Ehm
ciao.
So che in genere si bypassano sempre le note introduttive dell'autore,
ma stavolta vi chiedo di avere pazienza e leggerle prima di
avventurarvi in
questa storia perché contengono alcuni dettagli e consigli
importanti. L'estratto dal testo nell'intro alla storia, infatti,
potrebbe innescare un
enorme "WTF?" non appena inizierete a leggere, ma tutto
acquisirà un senso nei capitolo successivi.
Per farla breve: qui niente
è come sembra. Uhm... forse.
Titolo: Sì
è tutto vero
Fandom: Teen Wolf
Ship: spudoratamente ed
orgogliosamente Sterek
Personaggi: Stiles Stilinski,
Derek Hale, lo sceriffo Stilinski, Lydia Martin, Sweetwolf ù.ù,
un po’ tutti
Nuovi personaggi:
un trio irresistibile, Keeran
Genere: introspettivo?
Sì. Angst?
Talvolta. Romantico?
Così pare. Were-fluff?
Assolutamente e fastidiosamente sì!
Rating: M
Note: What
if?, (o anche WTF? all'occorrenza
-.-'), Lemon e,
ovviamente, Sovrannaturale
Avvertenze: storia non adatta agli
omofobi, a chi non ama i cuccioli adorabili, a
chi non apprezza Stiles (ma esiste davvero
qualcuno che non lo apprezzi?), ai
sani di
mente.
Storia consigliata
a chi ama Stiles, a chi tifa sempre per Derek e sogna di vederlo
finalmente felice,
a chi non ha paura di affogare nel fluff e in concentrati di dolcezza,
a chi non butta via niente.
Avvertenze su chi scrive:
nerdy. Awkwardly funny. Long winded. Fragilmente umana,
stilestilinskisticamente
parlando.
Per altri chiarimenti ci rileggiamo nelle note finali. Buona lettura e grazie!
-
Nota
per the
criminal mind of Jeff Davis, tutta la crew creativa,
MTV
o chi per loro:
io
non
possiedo Teen Wolf,
né le sue storylines, né Stiles
né Derek,
e neppure il mio mito personale, il coach Finstock (♥_♥),
cosa di cui mi dispero più di ogni altra T___T,
ma sono seriamente intenzionata a presentare ricorso per
revocarne il possesso al
suddetto
criminal mind
Jeff per uno dei miliardi di motivi validi che
mi vengono in
mente: uso improprio
delle risorse umane. Dovrà
infatti
pur esserci una qualche legge federale/internazionale/universale che
riconosca come delitto
efferato tenere mister Tyler
Hoechlin off-screen per più di
2
millisecondi a puntata! No, dico, parliamo di uno che dovrebbe esser
riconosciuto patrimonio dell'umanità dall'Unesco e
invece lo nascondono ai nostri occhietti innocenti (?)
preferendogli qualunque comparsa buttata lì per fare numero,
preparare un piano per abusare fisicamente ed emotivamente di
Derek, farsi
uccidere dallo zio Peter dopo aver attuato il suddetto piano portandosi
a letto il nipote, o
essere
il nuovo love interest di Stiles. (Tra parentesi, mi offro pure
io! Sono gelosa che a chiunque sia offerta questa parte tranne a me!
u.u Perché non lasciate a quelle splendide attrici dei ruoli
che le facciano brillare
di luce propria e che siano modelli femminili di forza e indipendenza,
e prendete me come fidanzata scondinzolante di Stiles? Non dovrei
neppure sforzarmi di entrare nella parte della idiot in love: sono
entrambe le cose, parecchio idiot e altrettanto in love, e almeno io ho
maturato il mio epico amore
per lui in tre anni e non tre secondi e mezzo come le
millemila
candidate ufficiali di turno).
Sto divagando, tornando al ricorso, my dear
Jeffrey, Derek Hale deve, ripeto, DEVE apparire in ogni dannata
scena, con la faccia di Tyler Hoech., possibilmente non insanguinato,
lacerato, affranto. Non pretendo che debba essere per forza
terribilmente felice, ma c'è un limite anche al martirio,
sai? E cos'è sto kink
bondage ogni tre puntate? Beh oddio, forse in questo caso hai delle
attenuanti...
Ho finito il
delirio. Forse.
*** Sì,
è tutto vero
***
Capitolo I
Riempiti di
me.
Desiderami, stremami, versami, sacrificami.
Chiedimi. Raccoglimi, contienimi, nascondimi.
Voglio esser di qualcuno, voglio esser tuo.
(Pablo Neruda, da "Riempiti di me" in Poesie erotiche,
VIII)
Albeggiava appena
quando Stiles iniziò a risvegliarsi mentre i suoi sogni
svanivano.
Aprì gli occhi per un istante, poi sprofondò il
viso nuovamente sul cuscino lasciandosi accarezzare dalla sensazione
familiare della sua pelle nuda tra le lenzuola tiepide che profumavano
di lui, come ogni parte di sé.
D’istinto sorrise a se stesso, compiaciuto ma anche incredulo
nonostante questa fosse la sua vita da quasi dieci
anni e ormai avrebbe dovuto
essere abituato a risvegliarsi tra le
braccia della persona che amava più di quanto avesse mai
pensato d’essere capace, eppure faticava ancora a crederlo
possibile
e annaspava finché non ripeteva a se stesso «Sì,
è tutto vero» quelle due o tremila
volte prima di riprendere a respirare.
«Sì, è tutto vero»
si ripeté dunque anche quella mattina, e un sorrisetto
stupidamente soddisfatto gli illuminò il viso.
Era ancora molto presto, perciò richiuse gli occhi e
sospirò beato sporgendosi indietro perché il suo
corpo potesse assecondare meglio la morsa salda che lo cingeva alle
spalle assicurandolo in un abbraccio affamato che raccontava tanto di
quel loro
amore fatto di bisogno bruciante e premurosa dedizione, di inaspettata
dolcezza e appartenenza profonda l’uno all’altro.
Stiles si fece ancora più vicino intrecciando le dita alla
mano forte che gli serrava possessiva i fianchi e inspirò a
fondo lasciandosi cullare dal respiro regolare che si
infrangeva sulla sua nuca.
Sentiva la pelle incresparsi e quel soffio caldo iniziare a scorrergli
addosso come una lingua di fuoco vivo, crepitante e
affamato, costringendolo a mordersi il labbro per trattenere
la
risposta sonora al desiderio che si risvegliò in lui e
fluì puro nel suo sangue, come ogni dannata mattina.
«Mmh, allora sei sveglio» mugolò
evidentemente lusingato l’uomo alle sue spalle mentre beveva
quel profumo piccante d’appetito caldo sulla linea pallida
del suo collo.
«Già - rabbrividì Stiles al tocco di
quelle labbra umide sulla sua pelle assetata - E sei molto sveglio
anche tu» constatò soddisfatto, perché
non aveva bisogno di avere un olfatto ipersviluppato per sapere di non
essere l’unico a patire gli effetti della connessione tattile
dei loro corpi, troppo vicini perché vi fosse anche solo una
possibilità che non si accendessero della stessa feroce
passione.
Si scostò leggermente per voltarsi indietro e catturare quel
sorriso che amava e che era stato proprio lui a restituirgli tanti anni
prima, quando offrì ad un ragazzo in frantumi tutto se
stesso
perché vi ricostruisse sopra la sua vita, la sua famiglia,
la sua casa.
Stiles conosceva come nessun altro la profondità delle
ferite dell’uomo che ora gli sorrideva assonnato, le
custodiva tra le sue mani insieme a quel cuore scuro di cui si era
perdutamente innamorato contro ogni logica e buonsenso, illuminandolo
di nuovo, curandolo, guarendolo.
Vedere dunque sorridere quel ragazzone tormentato che gli era entrato
nel sangue, riusciva ancora a togliergli il respiro, sempre, e a
ricordargli la strada che avevano percorso, insieme, fuori dalle
macerie
di una vita lacerata, oltre quella nube densa di fumo scuro e colpevole
che
la soffocava.
Stiles amava da morire l’uomo che quel giovane era diventato
e che ora gli sorrideva, tenero e bellissimo, ma una parte del suo
cuore
sarebbe appartenuta per sempre al ragazzo che era quando
l’aveva conosciuto: spezzato, ombroso, selvatico.
«Buongiorno Sweetwolf» mormorò Stiles
allungandosi fino a racchiudere quel sorriso tra le sue labbra
«Buongiorno idiota» sbuffò nel bacio
avvicinandolo a sé per garantirsi un migliore accesso alla
sua bocca e al suo corpo tutto. Stiles ridacchiò: sapeva
quanto lui odiasse quel nomignolo, ma provocarlo era uno di quei
piaceri a cui non avrebbe mai rinunciato. O meglio, ad essere onesti,
Stiles non avrebbe mai rinunciato ad ogni genere di piacere
che provenisse da quell’uomo, dal suo corpo nato per il
peccato, dall’invadenza voluttuosa e implacabile delle sue
mani, dal talento sfibrante della sua bocca che ora lo braccava
togliendogli il fiato.
Stiles sospirò sonoramente nel bacio aggrappandosi alla
schiena
possente del suo amante e iniziò a muoversi sotto di lui per
godere di quel caldo buongiorno con ogni parte di sé.
Il suo
corpo però non sembrava intenzionato a collaborare e la
smorfia di dolore che gli si dipinse sul viso lo manifestava
chiaramente.
«Che c’è?» si
preoccupò l’uomo che amava sfiorandogli il viso
«Niente - sussurrò Stiles, ma non era molto
convincente - Scusami, è che mi fa male ovunque»
confessò poi con il viso riscaldato mentre si avvinghiava
goffamente al suo petto.
«Scusami tu - sospirò sorridendogli sulla fronte
prima di baciarla - Penso sia colpa mia» riconobbe non
riuscendo però a mascherare del tutto il piacere latente di
essere lui l’artefice di quel malessere diffuso nel suo
compagno, e Stiles avrebbe voluto odiarlo per questo, ma la
verità era che amava forse anche più di
lui sentire i segni delle sue fervide attenzioni pulsargli ancora nella
carne e nelle ossa.
Già, non lo avrebbe mai ammesso apertamente, ma Stiles
Stilinski amava essere sfibrato dalla passione che divampava avida e
inquieta tra loro ad ogni sguardo, si alimentava vorace ad ogni tocco,
esplodeva selvaggia ad ogni bacio.
Stiles amava che il suo maledetto e meraviglioso amante si prendesse
ogni parte di sé, spesso, a lungo e in ogni posizione, e non
gli lasciasse neppure il fiato per riprendersi.
Stiles amava la carezza premurosa di quello sguardo in fiamme mentre,
dopo aver fatto l’amore, lo teneva stretto a sé e
lo coccolava finché si fosse addormentato ribadendogli senza
suono
quanto intensamente lo amasse.
Stiles amava soprattutto che il suo corpo dolorante gli ricordasse
quanto lo amasse a sua volta, dissennatamente.
«Mi dispiace» sussurrò ancora
accarezzandogli delicatamente la schiena e Stiles faticò
ancora di più a trovare una vena astiosa a cui attingere per
non cedere alla tentazione di procurarsi nuovi motivi di paradisiaca
sofferenza saltandogli in bocca e invitandolo a riprendere da dove
avevano lasciato, stremati e ansimanti, qualche ora prima.
«No, è colpa mia - rispose contraendosi - non
avrei dovuto sposare un lupo mannaro indistruttibile che non sa
dominare il suo appetito sessuale» recriminò
scostandosi leggermente per sfoggiare quello che avrebbe dovuto
apparire come uno sguardo intriso di sarcasmo in perfetto stile
Stilinski, ma che in realtà era solo adorazione pura.
A sua
parziale difesa, però, ripeteva a se stesso che nessuno
avrebbe potuto
biasimarlo: Stiles sentiva di avere il sacrosanto diritto ogni tanto di
prendersi un momento per tributare il giusto culto a quel metro e
ottantatré di rappresentazione in 3D a sangue caldo - molto,
molto
caldo - del sogno erotico di qualunque essere vivente che
l’avesse incontrato, ma che lui, solo
ed esclusivamente lui, si portava a letto ogni
notte da quasi dieci anni.
«Non mi pare che ti lamentassi stanotte - obiettò
il sogno erotico - O meglio sì, ma erano quel genere di
lamenti del tipo:“Oh sì
Derek… ti prego… ancora… non
smettere… più veloce Derek… se ti
fermi ora ti strappo la gola… con i miei denti!”»
lo imitò ansimando sulle sue labbra ed esplodendo in una
sonora risata nel vederlo arrossire stizzito.
«Non mi abituerò mai all’idea che tu
abbia un qualche senso dell’umorismo, anche se
pessimo» considerò acido alzando gli occhi al cielo
«Se non l’avessi avuto, non ti avrei mai
sposato» rincarò Derek ridacchiando
«Finiscila, mi hai sposato perché sono
l’unico che riesce a sopportarti! - incalzò
cercando di allontanarsi, ma il suo corpo si rifiutò di
muoversi - E perché sono “coraggioso,
leale,
intelligente e maledettamente adorabile”»
aggiunse pavoneggiandosi nel citare quella che anni addietro era stata
la sua prima dichiarazione d’amore, o qualcosa del genere, ma
all’epoca era già un miracolo se il giovane lupo
riusciva ad articolare due frasi di fila tra un ringhio e
l’altro, perciò Stiles se la fece bastare e la
scolpì indelebilmente nella sua memoria e nel suo cuore.
«Esatto» ammise Derek seguendo il profilo delle sue
labbra e inchiodandolo con uno sguardo che tradiva anche tutti gli
altri motivi per cui l’aveva letteralmente implorato di
sposarlo.
«Seriamente, mi spiace se ho esagerato» si
scusò ancora sistemandolo meglio sul cuscino e sporgendosi
delicatamente su di lui per spazzargli via i capelli dalla fronte e
posarvi di nuovo le sue labbra «È che mi fai
impazzire» soffocò roco sulla pelle di Stiles che
si increspò scossa dai brividi intensi che strisciarono fino
al suo ventre, annodandolo stretto, per poi scorrere oltre e pulsare
tra i suoi fianchi.
«Prometto che cercherò di controllarmi»
soggiunse Derek sforzandosi di ignorare il profumo inebriante del
desiderio del suo compagno che deliziosamente iniziava a permeare
l’aria, e il suo che gli ribolliva dentro oscuro e imperioso.
«Promettimi che non lo farai mai» lo
pregò invece Stiles con un fil di voce, e per Derek non fu
affatto facile astenersi dal saziare la fame di entrambi
immediatamente, impetuosamente e ripetutamente.
«Okay» gli assicurò a parole rimandando
i fatti a quando fosse stato meglio e accontentandosi di assestargli un
bacio leggero sulle labbra a cui Stiles rispose però con
più vigore finché la contrattura alla schiena lo
costrinse a rinunciare.
«Questo è l’unico motivo per cui odio
essere umano» considerò mentre tentava di
assumere una posizione più confortevole
«Tu ami essere umano» lo
corresse Derek
«E tu? - domandò esitante - Tu ami che io sia un
essere umano?» specificò osservandolo timidamente,
perché non poteva fare a meno di chiederselo, nonostante suo
marito non gli avesse mai dato motivo di credere di essere deluso dalla
sua decisione tassativa di rifiutare il morso per non rinunciare alla
sua umanità.
Era infatti la sua umanità a renderlo Stiles:
un pasticcio goffo di arti dinoccolati e sarcasmo, destinato a non
accorgersi mai di essere per davvero quell’eroe che avrebbe
voluto diventare, insospettabilmente forte e determinato, altruista
fino al limite della follia e capace di amare senza alcuna riserva.
Stiles non avrebbe mai rinunciato alla sua umanità e a quel
ragazzo imbranato di cui Derek si era innamorato.
«Penso che potrei amarti in qualunque modo, ma
perché rischiare? - sorrise Derek sfiorandogli delicatamente
le labbra - E poi fatico già a starti dietro
così, se diventassi un lupo mannaro indistruttibile, dovrei
chiedere al dottor Deaton se esistono cure ricostituenti per lupi
legati a compagni piuttosto esigenti» lo prese in giro
«Dubito che ti lamenteresti - sbuffò malizioso
richiudendo le labbra sulle sue dita e baciandole - A meno che non
siano quel genere di lamenti sconnessi che alterni alle fusa per dirmi come,
dove e quanto mi
vuoi» sorrise beffardo
«Io non faccio le fusa!» brontolò Derek
«Oh sì che le fai! - ridacchiò - Ogni
volta che ti tocco» sussurrò seducente
sfiorandogli il torace per dimostrarglielo e Derek tentò di
soffocare il rombo
che gli nacque dentro, ma si arrese lasciandosi sfuggire un rantolo
gutturale che scatenò le risate di suo marito
«Questo non è fare le fusa»
tentò inutilmente di difendersi
«No certo, è un ringhio molto virile» lo
assecondò divertito Stiles, poi si sollevò sui
gomiti per raggiungere la sua bocca «Qualunque cosa sia, mi
fa impazzire» gli soffiò caldo sulle labbra prima
di baciarlo.
«Odio il mio stupido corpo» si lamentò
drammaticamente quando fu costretto a staccarsi dalla sua
bocca e ricadere dolorante sul cuscino
«Vuoi che ti porti via il dolore?» si
offrì premuroso Derek
«Mai questo genere di dolore» sorrise
accarezzandogli le labbra che suo marito baciò devotamente
mentre sprofondava stregato nei suoi occhi
«Posso almeno farti un massaggio?» gli
sussurrò dolcemente in alternativa
«Sì, ti prego - piagnucolò Stiles -
Come mi
devo mettere?»
«Stenditi a pancia in giù»
suggerì
«Ti ricordo che è esattamente così che
è iniziata ieri notte» sorrise ammiccante Stiles
mentre obbediva.
Derek ridacchiò aiutandolo a posizionarsi comodamente,
quindi lo baciò delicatamente sulla nuca «Prometto
che stavolta mi limiterò a mettere le mani dalla vita in su
- bisbigliò nel bacio - E soprattutto terrò a
posto la lingua» precisò sfacciato provocando un
gemito frustrato nel suo adorabile marito che maledisse il suo corpo
per non consentirgli di soddisfare lì e subito ogni genere
di cose che coinvolgessero quelle mani e quella
lingua.
«Ti odio…» sibilò affondando
la faccia nel cuscino.
«Stai mentendo» sorrise Derek mentre si disponeva
su di lui cercando inutilmente di dirigere il suo sguardo ovunque
tranne che sotto la vita dell’uomo che amava,
perché si conosceva abbastanza per sapere che non avrebbe
resistito al richiamo subdolo della perfezione scolpita del
suo…
«Finiscila di guardarmi il culo, ragazzone, e inizia quel
massaggio» bofonchiò Stiles che, tra le altre
cose, sapeva evidentemente leggergli nel pensiero.
«Cercavo dell’olio, idiota»
tentò malamente di sviare Derek prendendo la bottiglietta di
olio di mandorle dal cassetto del comodino.
Stiles sollevò appena la testa per accertarsene di persona e
gli lanciò un’occhiata perplessa
«Che c’è? - domandò Derek
mentre versava incurante l’olio sul palmo della sua mano -
Non va bene quest’olio per il massaggio?»
«Amore, quello è per un altro tipo di
massaggio» ammiccò Stiles con un sorrisetto
canzonatorio.
Derek alzò gli occhi al cielo «Lo so, ma non
voglio farti male, e le mie dita, come ben sai - sottolineò
sporgendosi su di lui per soffiarglielo sul collo - scivolano meglio
con l’olio, ovunque».
Stiles rabbrividì e dovette ricorrere a tutto il suo self
control per non sfidarlo a mostrargli a cosa si riferisse, ovunque
ritenesse più opportuno.
«Se non la finisci, le tue dita non scivoleranno da nessuna
parte per molto tempo, sai?» lo minacciò invece
sforzandosi di sembrare sdegnato e soprattutto credibile.
«Okay, ora sta’ zitto, rilassati e lasciami
fare» ordinò Derek e appena percepì la
risposta pronta di Stiles articolarsi sulle sue labbra con un ghigno
divertito, lo anticipò «Lo so, è
esattamente così che iniziata ieri sera»
sussurrò con un sorriso, perché anche Derek
sapeva, tra le altre cose, leggere nei pensieri di Stiles che
ridacchiò sprofondando finalmente sul cuscino e lasciandosi
coccolare buono buono dalle abili mani di suo marito.
«Mmh, potrei restare così per sempre»
mugolò Stiles stordito dopo quasi venti minuti di quella che
poteva essere chiamata solo estasi dolcissima e che entrava di diritto
tra le tre cose migliori che le dita di Derek gli avessero mai fatto.
«Sotto di me?» replicò beffardo Derek
inarcando un sopracciglio mentre lo girava delicatamente per occuparsi
delle contratture sul suo torace dopo avergli sciolto ogni nodo sulla
schiena con una tale cura e devozione che Stiles si ripromise di
ripagarlo più tardi in modo assolutamente dissoluto e
vizioso.
«No - farfugliò lasciandosi spostare dalle braccia
forti del suo uomo - cioè sì, anche» si
corresse aprendo gli occhi su di lui e lasciandosi sedurre dalla
bellezza del suo sorriso «Ma intendo che vorrei restare
così - riprese raggiungendo le mani di Derek ancora permeate
d’olio e intrecciandosi alle sue dita prima di adagiarle dove
il suo cuore pulsava - Vorrei restare qui, con te che ti prendi cura di
me, per sempre» sussurrò dolcemente e Derek si
adombrò irrigidendosi.
«Che c’è?» si
preoccupò Stiles
«Niente» mentì scacciando via i pensieri
e sciogliendosi dalla presa delle dita di suo marito per riprendere il
massaggio
«Avanti Derek, sono settimane che sei strano - lo
invitò esasperato Stiles - So che mi nascondi
qualcosa»
«Ne parliamo più tardi, va bene? - gli
sussurrò Derek sulla fronte prima di baciarla - Ora lasciami
finire di prendermi cura di te» lo pregò
ancorandosi ai suoi occhi con una palpabile disperazione che
tuonò dentro Stiles con rumore scuro, tuttavia non
insistette: più tardi avrebbe finalmente saputo cosa lo
preoccupasse, ora si arrese al silenzio e alle cure delle mani
dell’uomo che amava.
Derek riprese dunque il suo massaggio dipingendo lentamente piccoli
cerchi sulla pelle cerea del suo Stiles, solcandogli la carne con
dedizione, seguendo il profilo fragile delle sue ossa e assecondando la
curva concava del suo ventre fino a posare le mani sui suoi fianchi e
scaldarli scivolando lenitivo dentro ogni cavità.
Toccare Stiles senza conseguenze era pura utopia, Derek lo sapeva bene:
per tutto il tempo aveva combattuto il desiderio che gli pulsava
rovente sotto la pelle e aveva implorato il suo lupo di farsi da parte
prima di soccombere all’istinto insopprimibile di affondare
dentro il suo compagno e farlo suo.
Sentiva Stiles tremare sotto le sue dita mentre scavavano sentieri
decisi lungo i suoi fianchi e sorrise nel vederlo lottare a sua volta
per trattenere un gemito quando si fece strada delicatamente sul
profilo interno delle sue cosce per occuparsi dei lividi che gli aveva
procurato nell’impeto della passione. Derek sfiorò
le screziature violacee con tutta la delicatezza di cui era capace, si
sentiva colpevole ma anche inconfessabilmente fiero nel vedere il suo
compagno segnato dal suo frenetico desiderio.
«Mi dispiace» sussurrò chinandosi
leggermente tra le gambe di suo marito e soffiando sopra i lividi per
lenirne l’arrossamento mentre continuava a far scorrere le
dita sulla pelle marcata che inevitabilmente prese fuoco, costringendo
Stiles a cedere e inarcarsi sotto di lui esponendogli il collo e
sfiorandolo con la sua intimità nuda che sentì
crescere tra le sue cosce.
Fu allora che Derek si arrese e sprofondò su di lui
facendosi spazio tra le sue gambe per dare alla sue labbra ristoro
nell’incavo caldo del suo ventre, alla sua lingua assetata il
conforto della pienezza del gusto sapido della sua pelle.
«D..Derek?» sussultò Stiles senza voce
mentre la bocca di suo marito si muoveva su di lui
«Lascia che mi prenda cura di te»
mormorò Derek sollevandosi appena dalla sua pelle e
schiudendo le labbra rivestite dalla patina brillante
dell’olio per curvarle in un sorriso implorante mentre
osservava famelico il desiderio di suo marito diventare più
urgente tra le sue gambe
«E c..come pensi di fare? Niente mani o lingua s..sotto la
cintura, hai promesso» annaspò Stiles tradito dal
suo corpo che supplicava le attenzioni del lupo in modo dolorosamente
evidente
«Sì, ma non ho detto nulla a proposito delle mie
labbra e della mia bocca» sibilò rauco con le
iridi screziate di rosso e Stiles avrebbe voluto sindacare, ma perse
l’uso della parola nell’attimo in cui
l’alfa gli sorrise diabolico e poi posizionò le
labbra sulla sua eccitazione assaggiando i primi segni viscosi del suo
bisogno, tracciando morbido il percorso di ogni vena inspessita dal
desiderio intenso che gli scatenava, baciandone la lunghezza per poi
accoglierla, finalmente, nella profondità umida della sua
bocca.
Nonostante anni di pratica assidua, Stiles non era mai riuscito ad
abituarsi completamente alla bocca di Derek Hale su di lui in quel
modo, così mentre lo vedeva affondare lento sulla sua
intimità, non era certo che quell’immagine
dannatamente calda non fosse frutto della sua più fervida e
cupida immaginazione.
Derek ridacchiò come se potesse sentire i suoi pensieri e
forse in parte era vero perché il loro legame era parso da
subito un ridicolo cliché degno della frangia più
estremista degli appassionati di patetiche storie mannaromantiche, ma
per quanto si sforzassero di fare dell’ironia, entrambi
sapevano che ciò che li univa andasse ben oltre
l’amore, la fiducia e la passione. «È
come se foste annodati in un groviglio impossibile da
sciogliere» aveva detto Isaac brindando emozionato
alle loro nozze e, a parte qualche battuta maliziosa di Stiles su un
altro genere di “nodo” che purtroppo per lui si era
rivelato solo una leggenda, il loro amico aveva ragione e il legame tra
loro era talmente stretto che Derek alle volte aveva paura di aver
perso se stesso fondendosi in Stiles e riuscendo nel contempo a sentire
ogni angolo di lui vivere dentro di sé.
«Rilassati, è tutto vero» lo
rassicurò Derek premuroso sollevandosi sui gomiti e
accarezzandogli dolcemente il viso per rimuovere ogni residuo dubbio
sul fatto che questa fosse la loro splendida realtà prima di
riprendere ad occuparsi del suo scalpitante bisogno.
Stiles provò sul serio a rilassarsi, ma non era impresa
facile mentre il suo corpo bruciava e sentiva il senno abbandonarlo ad
ogni tocco delle labbra di suo marito su di sé.
Artigliò le lenzuola sotto di lui e si sforzò di
tenere per sé il flusso insensato di pensieri incoerenti che
si affastellavano nella sua testa, ma diavolo era Stiles! Tenere la
bocca chiusa gli era costituzionalmente impossibile.
«D..dovrebbero brevettare la tua bocca per curare le
disfunzioni erettili» delirò ansimante e Derek
soffocò una risata intorno a lui in un modo che
probabilmente non avrebbe dovuto portare Stiles sull’orlo
dell’orgasmo, ma la disperazione con cui gemette il suo nome
lasciava presagire il contrario, così quando Derek
abbandonò per un attimo le sue attività per
chiedergli spiegazioni, giurò di sentirlo guaire come un
cucciolo ferito.
«Derek… - piagnucolò - Per favore,
dopo… ora ho bisogn..» lo pregò
«No, prima spiegami - lo interruppe Derek con un sorriso
subdolo - Saresti davvero disposto a dividermi con qualcun
altro?» gli domandò incombendo su di lui con il
peso del suo corpo e bloccandogli i polsi perché non potesse
finire da sé ciò che lui aveva iniziato
«Ti odio!» arrancò Stiles scalpitante
col poco fiato che gli era rimasto
«Stai mentendo» sussurrò divertito sulla
sua bocca fremente mentre Stiles borbottava tra sé di lupi
mannari sadici e di divorzio per mancato assolvimento dei doveri
coniugali.
«Rispondimi - gli ingiunse poi con gli occhi in fiamme -
Davvero divideresti la mia bocca con qualcun altro?»
«La “tua” bocca?»
contestò sferzante Stiles sollevandosi leggermente per
respirargli sulle labbra e scavarlo dentro con uno sguardo risoluto e
insieme fragile che fece tremare Derek in anticipazione di
ciò che stava per dire
«A me pare di ricordare che fosse mia -
rimarcò sfidandolo - Tu sei mio,
were-stronzo, e la condivisione non è nemmeno
un’ipotesi, chiaro?» sussurrò e
maledisse se stesso per come la sua voce si incrinò
rivelando le sue insicurezze e smorzando l’impatto di quella
fiera rivendicazione solo per sé di ogni angolo di suo
marito.
Eppure, se la possessività di Stiles ricadde come lava
incandescente nelle vene di Derek velando di rosso i suoi occhi, fu
quella dolcissima esitazione a detonare dentro il suo cuore che
sentì sbattere con forza contro il suo torace, come se non
riuscisse a contenere quel genere di amore che non aveva mai conosciuto
prima e che era nato solo lì, in quegli occhi ambrati che
ora lo fissavano luminosi in attesa, e che si chiusero
nell’istante in cui le loro labbra si incontrarono per
consentire alle loro bocche di ribadirsi di appartenersi nel modo
più semplice, il più puro.
Stiles amava baciare Derek.
Se mai avesse dovuto essere condannato a fare un’unica cosa
per il resto della sua vita, non avrebbe avuto dubbi sulla sua scelta:
baciare Derek Hale.
Derek si lasciò baciare liberando i polsi di Stiles che si
incrociarono dietro la sua testa per stringerlo a sé
e trattenerlo nella sua bocca perché ne lambisse
ogni
recesso mentre respirava dentro di lui.
«Ora puoi finire ciò che hai iniziato? -
biascicò Stiles tra le sue labbra - Per favore?»
sussurrò arrossendo perché supplicarlo a letto
era forse l’unica cosa che riusciva ancora a metterlo in
imbarazzo, ed anche a spezzare ogni freno in Derek che non
sprecò fiato a rispondergli preferendo che le sue labbra gli
annunciassero il più evidente dei
“Sì” scorrendo umide sul suo collo e poi
giù lungo il suo petto, e il suo ventre, e le sue anche,
soffermandosi appena prima di chiudersi di nuovo intorno al suo sesso,
saggiarne il peso e goderne la carnosità piena pulsargli fin
dentro le ossa.
Mentre affondava nella bocca del suo uomo, Stiles fece scorrere le dita
tra i suoi capelli per guidarlo su di lui e intrecciò
l’altra mano alla presa salda di Derek che gli cingeva la
vita accarezzandolo per rassicurarlo e coccolarlo con quella premurosa
dolcezza che gli regalava sempre perché non poteva farne a
meno, perché si era convinto da anni di essere nato per
questo: amarlo.
Amare Stiles Stilinski era stata la prima cosa che Derek Hale era
riuscito a fare dannatamente bene nella sua vita e anche ora, mentre lo
invitava a spingersi senza paura dentro di sé, non riusciva
a fare a meno di accarezzarglielo delicatamente sulla pelle,
intrecciandosi più stretto alle dita di Stiles che si
dimenava febbrile in quel calore profondo che gli inghiottiva anche
l’anima, inarcandosi disperato sotto di lui.
Derek si mosse più velocemente, assecondando le preghiere
soffocate di Stiles, finché il suo piacere esplose, sfrenato
e travolgente, con il nome del suo lupo incastrato tra le labbra e
marchiato a fuoco nel suo cuore.
L’alfa assaporò il gusto salato del piacere di suo
marito accompagnandone ogni scossa finché lo
sentì sciogliersi nel più rilassato abbandono,
come neppure mille massaggi avrebbero potuto, quindi risalì
sulla sua pelle velata d’umido lasciandovi una scia di baci e
carezze lievi.
«Tu sarai la mia morte» ansimò senza
fiato né voce Stiles mentre riprendeva lentamente il
controllo delle sue facoltà mentali, scivolate via nella
bocca di suo marito insieme al suo cuore.
Non fu una scelta di parole felice.
Derek non rispose, infatti, ma si irrigidì lasciandosi
sfuggire un sospiro sul suo collo che fece rabbrividire Stiles, ma non
nel senso migliore.
«Derek - sussurrò sollevandogli il viso per
costringerlo a guardarlo - Vuoi dirmi che c’è che
non va?» lo pregò e l’espressione di
dolore sordo nel volto bellissimo di suo marito, gli fece gelare il
sangue.
«Stiles, ti preg…»
«No - lo interruppe Stiles accarezzandogli il viso - Dimmi
cosa ti tormenta, per favore» lo implorò.
Derek non rispose, ma si sollevò inquieto in ascolto.
«Papà!» trillava,
infatti, una vocina esile oltre la parete.
«Che c’è?» si
preoccupò Stiles che non sentiva nulla
«Claire» sussurrò Derek
«Sta male? - si allarmò subito Stiles - Vado da
lei!» aggiunse deciso tentando di alzarsi per raggiungerla
nonostante il suo corpo dolorante
«No, vado io» lo trattenne Derek accarezzandogli la
spalla prima di baciarla - Tu riprendi fiato, torno subito»
si raccomandò sfiorandogli dolcemente la bocca con le
labbra, quindi si alzò e raggiunse velocemente la porta
sotto lo sguardo allibito di Stiles che lo fermò prima che
uscisse.
«Vestiti!» gli intimò
«Perché? - sbuffò Derek voltandosi
verso il letto in tutta la sua statuaria, e molto nuda, bellezza - Non
capirò mai certi inutili pudori, non
c’è niente di vergognoso in un corpo
nudo»
«Sono d’accordo - ammise Stiles incapace di
distogliere lo sguardo - ma non voglio che tu rovini la vita sessuale
di nostra figlia creandole aspettative troppo alte…
laggiù» farfugliò indicando goffamente
le doti esposte del marito.
«Nostra figlia non avrà mai
una vita sessuale» ruggì Derek
«Sì certo signor padre - ridacchiò
roteando gli occhi - Ma se dovesse capitare a)
tu non strapperai la gola del poveretto e b) lei non dovrà
avere quei termini di paragone e chiedersi
perché le sia capitata tanta miseria, perciò
copriti!».
Derek avrebbe voluto controbattere, ma un singhiozzo debole sfuggito
alla bocca della sua bambina risuonò disperato nelle sue
orecchie perciò si arrese, raccattò un paio di
boxer dal cassetto e li indossò mentre Stiles lo guardava
compiaciuto.
«Sei contento ora?» brontolò seccato
prima di sparire dietro la porta
«Non sono mai contento quando ti vesti!» rispose
Stiles certo che Derek l’avrebbe sentito mentre raggiungeva a
grandi passi la cameretta di Claire.
Derek bussò delicatamente prima di scostare la
porta e
intravedere Claire avvinghiata al suo peluche che tentava di soffocare
il pianto sulla pelliccia arruffata del suo giocattolo preferito.
«Amore, che c’è?»
sussurrò preoccupato correndo da lei
«P..papà» singhiozzò la
bambina tendendogli freneticamente le manine che intrecciò
strette strette intorno al suo collo non appena Derek la prese in
braccio
«Il solito brutto sogno?» ipotizzò
l’uomo cullandola e quando la sentì annuire sul
suo petto, sospirò serrando la mascella impotente
«Mi dispiace, tesoro - mormorò esilmente sui suoi
capelli - Ora è tutto finito, papà è
qui» la confortò.
La bambina sollevò gli occhietti acquosi e fissò
per qualche istante il suo papà scrutando a fondo nel verde
dei suoi occhi per cogliervi ogni sfumatura di verità in
quel modo che apparteneva così tanto a Stiles da far
svolazzare lo stomaco di Derek.
Sì, gli occhi di Claire erano di Stiles, come del resto la
sua pelle candida screziata da adorabili lentiggini, i capelli di miele
di castagno, le piccole labbra disegnate racchiuse in un sorrisetto
furbo, e questo la rendeva agli occhi di Derek perfetta
e così profondamente sua come non lo
sarebbe stata neppure se fosse nata dal suo seme.
«N..nessuno farà del m..male a papy,
v..vero?» balbettò sforzandosi di soffocare il
pianto
«No - rispose Derek deciso - Nessuno farà male a
papy, non lo permetterò mai»
«Ma io ho visto… - singhiozzò la
piccola stringendo i suoi piccoli pugni sul petto del suo
papà - C’era il sangue, papy non rispondeva e tu
urlavi… c’era tanto sangue» pianse
terrorizzata
«Non succederà mai» ribadì
Derek, spezzandosi, mentre la stringeva a sé per proteggerla
dal dolore di quel presagio che tuttavia era anche il suo.
«Ma i miei sogni si avverano sempre»
soffocò sulla sua pelle la bimba tra le lacrime
«Non questo - le assicurò sollevandole il viso
perché lo guardasse negli occhi e se ne convincesse - Te lo
prometto» le soffiò sulla fronte prima di baciarla
e continuò a ripeterglielo finché il suo piccolo
cuore iniziò ad acquietarsi.
Derek la cullò delicatamente adagiandole la testa sul suo
collo e godendo del suo respiro delicato sulla pelle.
«Nessuno farà male al tuo papy -
sussurrò ancora spazzando via il pianto dal suo visino dolce
- Nessuno» ripeté baciandola tra i capelli e
sorridendo quando lei lo ricambiò richiudendo le labbra
tremanti sul suo collo prima di abbracciarlo e lasciarsi cullare
finché si riaddormentò.
Derek attese ancora un po’ prima di adagiarla delicatamente
nel suo lettino, quindi le rimboccò le coperte e
sistemò Sterek accanto a lei perché, per quanto
lui odiasse quel ridicolo lupo di peluche ritenendolo offensivo per la
stirpe mannara e fastidiosamente stereotipato, Claire lo adorava e
Stiles ne era follemente orgoglioso perché era stato lui,
diversi anni prima della nascita della bambina, a pretendere che il suo
fidanzato lo vincesse per lui ad uno stupido tiro al bersaglio in un
Luna Park.
«Ti
prego! - l’aveva
implorato saltellando eccitato mentre indicava il peluche incurante
degli sguardi allibiti dei passanti - È un lupo
nero con un ghigno acido, una camicia scozzese di flanella, gli occhi
verdi e le sopracciglia spesse: deve essere mio!»
e Derek aveva ceduto, soprattutto per farlo smettere: Stiles sapeva
come ottenere da lui tutto ciò che desiderava,
l’aveva sempre saputo.
«Sarà il primo regalo per i nostri
figli!» aveva blaterato estasiato sollevando il
pugno in aria in segno di vittoria quando Chuck, l’uomo dello
stand, gli consegnò il premio.
«Non siamo neppure sposati»
gli aveva fatto notare Derek allontanandolo subito dopo dallo sguardo
interessato del giovane assistente di Chuck che aveva sorriso un
po’ troppo ampiamente alla notizia che non fossero ancora
uniti legalmente, così da destare l’irritazione
cieca del lupo dentro di lui.
«Lo saremo tra due mesi - gli aveva
ricordato sognante mentre stringeva l’orribile peluche tra le
braccia - E Sterek verrà a casa con noi ad
aspettare di essere abbracciato dai nostri piccoli»
«Sterek?» si era accigliato
Derek in un primo momento, poi capì e alzò gli
occhi al cielo circondato dalla risata felice di Stiles, dalle sue
braccia e dal suo amore vero e palpabile che splendeva, senza alcuna
ombra, tra le sue lunghe ciglia.
Derek sorrise al
ricordo e accarezzò Sterek prima di uscire
dalla cameretta di Claire e trovarsi davanti un frugoletto che si
stropicciava assonnato gli occhietti.
«Cos’è successo?»
sbadigliò il piccolo barcollante
«Niente amore, torna a fare la nanna»
sussurrò Derek affondando delicatamente le dita nella
testolina corvina per reindirizzarlo verso la sua cameretta
«Devo fae pipì» si
oppose il bimbo con gli occhi a mezz’asta
«Vuoi che ti accompagni?» si propose premuroso
«No, sono autoinsulficiente»
si pavoneggiò alzando un sopracciglio e Derek
faticò a trattenere una risata
«Certo signore - si ricompose aprendogli la porta del bagno
che il bimbo varcò con un certo orgoglio - Buona
pipì allora» lo salutò accarezzandogli
dolcemente la fronte
«Gazie altettanto»
ridacchiò il bambino abbracciando le gambe del suo
papà prima di chiudere risoluto la porta e dedicarsi ai suoi
bisognini in totale autonomia.
Derek adorava il suo piccolo Dylan e nonostante tutto facesse supporre
fosse geneticamente suo, era certo che in lui albergasse
l’essenza stessa di Stiles: intelligente, goffo,
terribilmente vivace e sagace, era l’incubo delle maestre
all’asilo che riusciva a sfiancare con duemila
“Perché?” al minuto sparati a raffica
tra un corteggiamento e l’altro di tutte le bambine che
trovasse abbastanza carine da meritare di sottrarre tempo alla sua sete
di sapere.
Mentre raggiungeva la sua camera da letto, ansioso di tuffarsi di nuovo
tra le braccia di suo marito, sentì una porta aprirsi dietro
di lui e una vocina allarmata accarezzargli le orecchie
«Dov’è Dylan?»
«A fare pipì» rispose voltandosi verso
il bimbo che tirò su col naso nel tentativo di annusare
l’aria per trovare il fratellino.
Derek sorrise orgoglioso del suo piccolo lupo e lo invitò a
tornare dormire «Torna a letto, è ancora
presto» gli sussurrò
«Mi porti tu?» piagnucolò il bambino
tendendogli le manine e sfoderando il suo micidiale sguardo da cucciolo
abbandonato.
Derek resistette alla tentazione di alzare gli occhi al cielo e
chiedersi perché i suoi figli avessero imparato
così bene da Stiles ogni suo trucco subdolo per farlo
capitolare senza neppure combattere, preferì invece
avvicinarsi al piccolo furfante che sorrise deliziato quando il suo
papà lo prese in braccio.
Il giovane papà non si sentiva infatti di negare ai suoi
figli un po’ di conforto ben sapendo che vero il motivo
dell’ansietà di Dylan, esattamente come
l’apprensione dell’adorabile cucciolo che ora si
rannicchiava bisognoso nel suo collo, non avesse nulla a che fare con
la
pipì o l’assenza del fratellino: era il tormento
degli incubi di Claire a riverberare anche dentro i suoi fratelli che,
pur senza conoscerne la causa, durante la notte si svegliavano agitati
e con un senso di angoscia che li scuoteva nel profondo.
Essere gemelli li legava in modo speciale e Derek aveva giurato a se
stesso che avrebbe fatto di tutto per trovare un modo per dissolvere le
nuvole nere che incombevano minacciose sulla sua casa offuscando la
serenità dei suoi figli e logorando il suo cuore.
Derek scacciò quei pensieri laceranti perché il
cuore del piccolo Ty tra le sue braccia iniziava di riflesso a battere
più veloce, presentendo l’agitazione del suo
papà, e lo cullò per un po’ prima di
adagiarlo nel suo lettino.
«Stai bene, papà?» domandò
esitante non sapendo dare voce a quell’ansia che gli
serpeggiava dentro
«Sto benissimo, cucciolo, ora dormi»
sussurrò Derek sorridendogli, mentre gli spostava un ciuffo
di capelli nerissimi che adombrava il verde intenso dei suoi occhietti.
«Stai con me, un po’?» lo
pregò assumendo di nuovo quell’espressione
maledetta e Derek confermò a se stesso di avere per figlio
il peggior manipolatore della storia, secondo solo a suo
padre.
«Okay» acconsentì e il piccolo sorrise
accucciandosi sotto le lenzuola con gli elefantini rosa abbinati al suo
pigiamino, con grande soddisfazione della zia Lydia che non riusciva a
capacitarsi di come un esserino con un senso della moda e del colore
così sviluppato potesse essere stato generato dai lombi di
una tale coppia di disadattati, fashionisticamente parlando.
Derek attese che Tyler chiudesse gli occhietti e poi si alzò
per andar via, ma un piccolo ringhio lo bloccò
immediatamente e fu costretto a risedersi accanto al piccolo che lo
fissava con un sopracciglio alzato in segno di disappunto prima che la
sua manina sbucasse dalle coperte per afferrargli le dita, portarsele
sul petto e rannicchiarvisi sopra per essere certo che mantenesse la
sua promessa.
Un attimo dopo era già addormentato e Derek fece scivolare
la mano dalla sua presa mentre Dylan tornava dalla sua epica impresa in
bagno tutto soddisfatto.
«Tutto bene?» bisbigliò Derek e il
piccolo annuì sbadigliando, ma non lasciò andar
via il suo papà prima di averlo tranquillizzato
raccontandogli di aver vinto la battaglia contro il pigiamino che non
ne voleva sapere di sbottonarsi e di essersi lavato le manine per bene.
Derek gli sorrise orgoglioso e lo baciò prima di avvolgerlo
nelle coperte e guardarlo adorante addormentarsi un secondo dopo aver
posato la testolina sul cuscino.
Prima di uscire dalla stanza, si concesse un’ultima occhiata
ai suoi piccoli, riempiendosi le orecchie dei loro sbuffi dolci e del
respiro regolare di Claire che dormiva nella stanza accanto. Richiuse
la porta delicatamente e si diresse verso la sua stanza lasciandosi
accarezzare dal profumo intenso della sua famiglia che permeava la casa
e la sua carne stessa.
Sì, questa era la sua famiglia e a
Derek mancava sempre un po’ il respiro quando sentiva il
suono di questa parola riempirgli la bocca e il cuore.
Quando raggiunse Stiles, l’uomo si torturava le unghie seduto
sul letto e aveva indossato il pigiama.
«Stavo per raggiungerti - sussurrò balzando in
piedi - Perché ci hai messo tanto?»
«Si sono svegliati anche Ty e Dylan, ma ora dormono
sereni» lo rassicurò avvicinandosi e stringendolo
tra le braccia per lavar via il panico dal suo volto
«Anche Claire si è riaddormentata?»
sospirò sul suo collo
«Sì - annuì - Torniamo a
letto» suggerì baciandogli la fronte e Stiles lo
seguì rannicchiandosi su di lui quando furono sotto le
coperte.
Derek lo strinse a sé, ma sapeva che qualcosa ribolliva
dentro di lui e temeva di sapere di cosa si trattasse.
«Ancora lo stesso incubo?» domandò
infatti Stiles
«Già» confermò sperando
finisse tutto lì, ma Stiles aveva bisogno di risposte e, per
quanto fosse spaventato, nulla avrebbe potuto essere peggio del sapere
che le persone che più amava non volessero condividere le
loro preoccupazioni con lui.
«Sogna di me, vero?» sussurrò e non era
neppure una domanda.
Derek tentò di negare, ma Stiles sollevò lo
sguardo e nei suoi occhi lampeggiava già la conferma
«Lo vedo da come mi guarda: ha paura per me -
continuò risoluto - E anche tu» aggiunse
inchiodandolo.
«Stiles…» tentò di
svincolarsi, ma ogni speranza di evitare quella conversazione gli
morì in gola quando lesse nel viso dell’uomo che
amava una supplica muta rivestita di amarezza e palpabile rammarico per
quel silenzio che li divideva e che Derek squarciò in
quell’istante.
«Si tratta di Jackson» gli cadde dalle labbra come
una maledizione.
«Ma non avevamo perso le sue tracce anni fa?» si
stupì Stiles appuntellando la testa sul gomito per leggere
meglio sul volto di suo marito anche le parole non dette che,
conoscendolo, sapeva sarebbero state tante.
«Sì, ma lui non ha perso le nostre»
rispose tra i denti Derek
«È diventato un alfa - continuò
aggrottando le sopracciglia - e ha messo su un branco di
rinnegati»
«Rinnegati?»
«Sì, sono lupi cacciati perché hanno
violato i codici dei loro branchi: assassini di piccoli indifesi,
stupratori, ladri, e ha coinvolto anche altre creature molto
potenti» spiegò mentre Stiles lo fissava
sgomento
«E perché mai Jackson si è circondato
di personcine così a modo?»
«Per vendicarsi di tutti coloro che gli hanno fatto del male
- rispose Derek e fu costretto a riprendere fiato prima di sputare via
il resto - Io sono il primo della lista»
«Cosa? - proruppe stridulo - Perché?»
«Perché l’ho morso e la sua vita
è stata un incubo da allora»
«Ma te l’ha chiesto lui»
puntualizzò Stiles
«Non cambia nulla, allora era solo un ragazzino e se non
avessi ceduto alla sua richiesta di trasformarlo, forse la sua vita
sarebbe stata diversa» mormorò abbassando lo
sguardo sconfitto
«Oppure, e senza “forse” -
sottolineò Stiles - non sarebbe cambiato nulla
perché avrebbe continuato ad essere lo stesso stronzo idiota
umano che è sempre stato e avrebbe reso la sua vita un
incubo a prescindere» replicò caustico
«Non lo sapremo mai» sospirò Derek.
Stiles lo fissò per qualche istante prima di trovare il
fiato per chiedergli ciò che iniziava a pulsare frenetico
nella sua mente terrorizzandolo.
«Ha minacciato di ucciderti?» gli risalì
acre su per la gola
«No - gli rispose Derek con un’espressione
tutt’altro che sollevata da questa certezza - Vuole
vendicarsi, e sa che uccidermi non è la cosa peggiore che
possa
farmi» soggiunse sforzandosi di trattenere il lamento furioso
del lupo dentro di sé.
Stiles poteva tuttavia sentire la rabbia e l’impotenza
scalpitare selvaggia dentro suo marito e prima che potesse rendersene
conto, le sue lunghe dita pallide erano su Derek e lo accarezzavano
docili per tentare di lenire la muta lotta che lo sfibrava.
«Cosa vuole fare?» chiese con un fil di voce
«L’unica cosa che davvero potrebbe
distruggermi» sibilò Derek e Stiles si
raggelò.
«Uccidere la tua famiglia» gli si spezzò
in gola «Di nuovo» aggiunse
tra sé.
Derek deglutì e inspirò sonoramente temendo che
l’inferno che incombeva sarebbe diventato più
reale non appena fosse fuoriuscito dalla sua bocca, eppure non poteva
più tirarsi indietro «No - dichiarò
dunque e un brivido percorse la schiena di Stiles - Non esattamente, sa
che sono già sopravvissuto a questo».
«E allora cosa vuole fare?» domandò afono
«Vuole uccidere te» si
strozzò tra i denti di Derek
«Me?» ripeté Stiles e, per quanto
potesse sembrare folle, si sentì sollevato.
«Sì - inspirò Derek sollevando lo
sguardo su di lui - È l’unico modo per essere
sicuro di vedermi morire di disperazione» tremò
tra le sue labbra e Stiles combatté per qualche istante il
desiderio di stringerlo forte a sé e scacciar via
quell’espressione dal suo volto, ma poi l’armatura
di sarcasmo ebbe la meglio.
«Non crederai anche tu alle leggende metropolitane per cui i
lupi non sopravvivono alla morte dei loro compagni?»
ridacchiò spiazzandolo
«Non mi interessa cosa fanno gli altri lupi -
replicò irritato - Io non posso vivere
senza di te» sussurrò con un crepitio caldo che
fece vacillare il sarcasmo di Stiles
«È la cosa più sdolcinata che io abbia
mai sentito» lo prese in giro in un ultimo disperato
tentativo di sdrammatizzare
«Stiles, non scherzare su questo - lo avvisò
snervato intrappolandolo nel verde umido dei suoi occhi - Lui sa che tu
sei la mia vita e io non posso perderti» ammise vulnerabile e
Stiles si arrese.
«Derek - mormorò accarezzando il profilo delle sue
labbra - Non è la prima volta che ci attaccano e tentano di
farci del male, anzi questa mi sembra una delle sfide più
facili: vinceremo anche stavolta, e senza troppo sforzo» gli
assicurò sorridendogli dolcemente, ma Derek scosse la testa
e sembrava tutt’altro che persuaso.
«Aspetta - realizzò ad un tratto Stiles con orrore
- È questo l’incubo di Claire? Sogna che sono
morto?» domandò senza voce impallidendo
«No - guaì Derek - Sogna come ti
uccidono» sussurrò affranto e Stiles smise di
respirare.
«Non ti preoccupare - tentò di confortarlo Derek
intrecciandosi alle sue dita - Deaton mi ha aiutato a trovare qualcuno
che potrà farle dimenticare i suoi incubi senza conseguenze,
lo farei io ma non sono molto esperto e se poi sbagliassi
io…» arrancò indifeso
«Amore, smettila, okay? - lo interruppe Stiles prima che
iniziasse a darsi la colpa anche di questo - E chi sarebbe questa
persona?» domandò sfiorandogli amorevole la fronte
«Un emissario molto potente - rispose riprendendo fiato sotto
il tocco balsamico del suo compagno - Lo vedrò oggi prima di
pranzo. È qualcuno che ha collaborato per anni con mia madre
e penso possa aiutarmi a trovare anche una soluzione per evitare che
tu…» e la voce gli si spezzò
impedendogli di finire la frase
«Ehi Derek, no - lo bloccò Stiles serrandogli il
viso tra le mani e costringendolo a guardarlo dritto negli occhi -
Ascoltami bene, sai che io non credo al destino, perché
niente è già scritto, e non me ne
starò seduto in un angolo ad aspettare che
quell’idiota e un branco di dannati criminali magici rovinino
ciò che abbiamo, va bene?» affermò con
forza mentre le dita scorrevano lungo il viso contratto di suo marito
che annuì debolmente.
«Non ho alcuna intenzione di farmi uccidere facilmente -
riprese Stiles - E tu sai benissimo che non sono uno facile da
uccidere. Voglio dire: in passato sono stato colpito, ferito,
posseduto, sono praticamente morto già tre volte e sono
ancora qui. Troveremo un modo per rendere inoffensivo Jackson una volta
per tutte, non importa cosa dovrò fare, sono pronto a tutto,
anche a rinunciare a ciò che sono»
strascicò mordendosi il labbro e Derek impietrì.
«Hai capito bene - lo anticipò Stiles leggendo
l’incredulità dipingersi nitida nel suo sguardo -
Se fosse necessario, potrai mordermi» chiarì
stupendo anche se stesso perché era dannatamente vero.
«Non hai mai voluto il morso» replicò
scettico Derek
«Forse non ho mai avuto un motivo valido per cambiare
idea».
Derek non ne era affatto convinto, ma Stiles non si arrese
perché se c’era qualcosa in cui sapeva di
eccellere, era sostenere le sue ragioni: si sistemò meglio
su di lui e si leccò le labbra prima di dimostrargli che se
essere un lupo mannaro fosse servito a garantirgli la
felicità che si erano conquistati, allora Stiles Stilinski
sarebbe diventato un dannato lupo mannaro!
«Guardami e rispondi sinceramente: vuoi essere un
lupo?» lo pressò Derek per chiudere la questione
«No, ma più di ogni altra cosa io non voglio
lasciare te e la nostra famiglia, perciò se
l’unico modo fosse perdere la mia umanità, beh
amen: preparati all’idea di essere sposato ad un magnifico
lupo! Non è così male, credimi, io lo so
bene» sussurrò sorridendogli
«Io non voglio che tu..» tentò di
opporsi Derek, ma Stiles lo fermò subito
«Sai invece cosa voglio io?» gli respirò
sulle labbra e ogni parola che seguì, cadde come balsamo
dentro Derek, lambendo le sue ferite e curandole in
profondità.
«Voglio essere tuo marito ancora a lungo - iniziò
trepidante - Voglio vedere i nostri figli crescere forti e mio padre
invecchiare sereno. Voglio essere tuo ancora per
molte notti, con o senza luna, e svegliarmi tra le tue braccia
più o meno dolorante, ma mai così tanto da non
chiederti di fare l’amore con me ancora una volta prima che
inizi un altro giorno, insieme. E soprattutto voglio essere
lì per godermi la tua faccia quando ammetterai finalmente
che sposare me è stata la mossa più intelligente
che tu abbia mai fatto in tutta la tua vita» lo
provocò esplodendo in una risatina nel vederlo roteare gli
occhi prima di cedere e ridere con lui.
Derek si fermò ad osservarlo mentre si innamorava di nuovo
di lui e non ebbe dubbi che Stiles potesse leggergli in faccia
quell’ammissione già da allora, ma
l’uomo che amava non infierì limitandosi ad
accarezzarlo con il bronzo dei suoi occhi.
«Lo voglio anch’io» sussurrò
schiarendosi la voce.
«Bene - sorrise soddisfatto Stiles - Ora chiama Deaton e
digli di venire a pranzo qui da noi insieme al tizio che avete
contattato»
«Non credo sia una buona idea» obiettò
Derek che non voleva discutere della faccenda davanti a lui.
«Ho detto: chiama Deaton e invitalo a pranzo. Punto. Non
c’è niente da discutere»
ribatté seccato
«E io ho detto che non credo sia una buona idea»
grugnì spazientito
«Senti Derek, mi pare che tu mi abbia tenuto
all’oscuro anche troppo a lungo, ma non mi va di recriminare.
D’ora in poi però affronteremo questa cosa insieme
o giuro che ti ammazzo io prima che Jackson e l’allegra
comitiva in gita dall’Alcatraz infernale arrivino in
città» lo avvertì esasperato
«Non ho finito - continuò prima che Derek potesse
replicare - Voglio conoscere l’amico dei tuoi genitori e se
deve occuparsi di Claire, preferisco che lo faccia qui dove lei si
sente al sicuro e anch’io posso vegliare su mia figlia e
sulla mia famiglia» sussurrò raddolcendo il suo
sguardo che lo pregava in silenzio
«Va bene - cedette Derek - Ma devo avvisare anche tuo padre,
dovevamo vederci da Deat..»
«COME? - sbottò Stiles - Mio padre sa di questa
storia?» sussultò sconcertato.
Derek annuì e la furia di Stiles lo investì come
un uragano.
«Come ti è saltato in testa di coinvolgerlo? -
esplose allibito - Volevi fargli venire un altro infarto?» lo
accusò rabbioso ripensando all’angoscia provata
solo qualche mese prima quando il cuore di suo padre decise di fare i
capricci e spaventarli a morte. Possibile che suo marito fosse stato
così sconsiderato da esporlo ad una tale preoccupazione
rischiando una ricaduta dagli esiti nefasti?
«Vuoi darmi un solo motivo valido per cui l’hai
trascinato in questo incubo?» infuriò ancora Stiles
«Avevo bisogno di lui» rispose mortificato Derek
senza neppure riuscire a guardarlo in faccia
«Per combattere da soli quelle carogne e farvi ammazzare
entrambi?» lo derise sprezzante colpendolo ripetutamente sul
petto
«No - lo fermò Derek bloccandogli i polsi e
lasciando cadere ogni difesa - Per piangere sulla sua spalla e sentirmi
dire che andrà tutto bene» confessò
sgretolandosi davanti a lui e Stiles sentì distintamente il
suo cuore incrinarsi nell’istante in cui capì che
Derek non aveva bisogno di suo padre, aveva bisogno di un padre.
E lo sceriffo lo era stato: lo aveva consolato condividendo il peso
delle sue paure, lo aveva aiutato a trovare delle soluzioni, e quando
l’impotenza e la frustrazione lo dilaniavano, Derek poteva
rompersi davanti a lui senza essere giudicato e mostrargli le sue
debolezze come era capace di fare solo con Stiles. Era
l’unico papà che gli fosse rimasto e con lui al
suo fianco si sentiva più forte.
«Mi dispiace» sussurrò Stiles spezzato
«Shhh - lo interruppe Derek posando un dito sulle sue labbra
- Scusami tu per averti nascosto tutto»
«Già, non posso credere che volessi prendere a
calci in culo Jackson senza di me - brontolò Stiles - Non ti
avrei mai perdonato!» e ridacchiare insieme li avvolse in un
involucro caldo e confortevole che condivisero abbracciandosi stretti.
«Allora, avete già in mente dei piani?»
domandò Stiles accoccolandosi sul suo petto
«Possiamo parlarne più tardi? - gli
sussurrò tra i capelli Derek - Ora baciami»
suggerì roco e Stiles non oppose alcuna resistenza.
Stiles baciò Derek a lungo strisciando su di lui per avere
un migliore accesso alla sua bocca e lasciandosi coccolare dal tepore
inebriante del corpo di suo marito che sussultava sotto di lui.
Si sfamarono a vicenda finché l’alba fu scalzata
dalle luci del giorno, ma nessuno dei due sembrava intenzionato a
lasciare le braccia dell’altro e alzarsi.
«Derek?» mormorò pigramente Stiles
mentre riprendeva fiato stretto al suo petto
«Mmh?» mugolò Derek
«Andrà tutto bene» gli
sussurrò premuroso e per la prima volta anche Derek
iniziò a crederci.
* NdA *
Bene
(?) giusto due chiarimenti veloci, prima di scappare via,
probabilmente per sempre.
1.
married!sterek <-- capisco che dopo
l'estratto pubblicato nella presentazione della storia, questa cosa
sembra senza senso, ma ce l'ha: il prossimo capitolo lo
svelerà chiaramente, anche se credo sia facile intuirlo fin
da ora. Però non fidatevi mai troppo del senso apparente o
svelato, perché non è detto che sia quello
giusto: qui "è
tutto vero", finché non è vero il
contrario...
2.
I nomi di quei tre adorabili cuccioli <-- la scelta
per i due maschietti è scontata, ma non casuale,
abbiate fede. Il nome della bambina ha una storia a sé, ve
la racconterà Stiles stesso, prima o poi. ;)
3. Nota personale <-- confesso di aver avuto molte perplessità circa la pubblicazione di questa storia, per vari motivi che ho spiegato tempo fa qui click e che qualcuno di voi conosce fin troppo bene visto che ha dovuto sopportarmi. E' a queste persone che voglio dedicare ciò che avete appena letto e non perché sia speciale o chissà che, ma per ciò che rappresenta per me vederla pubblicata. Grazie a tutti per il sostegno e la fiducia, e anche a tutti quelli che leggeranno questa storia pur non avendo mai visto Teen Wolf solo perché... beh, lo sapete perché. *blush* (♥ ç_ç). Spero davvero ne sia valsa la pena e di non deludere le vostre aspettative, soprattutto le tue, Julia, o mi dovrai pagare quella famosa cena con Dylan.
4. Prossimo aggiornamento <-- (detta così sembro quella che si auto invita alle feste! -.-') Salvo improvvise crisi di coscienza e recuperi del senso del pudore, o quel che ne resta, penso di pubblicare il secondo capitolo lunedì prossimo, e poi orientativamente ogni lunedì fino alla fine. Vi terrò informati qui: pentesileask.tumblr.com
5. Grazie
<--
quest'ultimo grazie è per chi ha letto fin qui. Di solito a
fine
capitolo io invito chiunque ne abbia piacere a sedersi al tavolino di
una sorta di caffetteria virtuale solo nostra, per regalarmi le
sue
impressioni davanti ad un confortante assortimento di dolci
e bevande:
so che non è
sempre facile decidere di lasciare un commento quando si legge
qualcosa, ma spesso si sottovaluta quanta differenza possa fare per chi
è dall'altra parte a chiedersi se ha fatto bene a dar retta
a
Michela, Julia e le altre creature adorabili da quest'ultima istigate
ad incoraggiarmi a buttarmi nel vuoto e intraprendere questo nuovo
viaggio.
Nonostante quanto si dica, o si finga anche a se stessi per sentirsi
più forti e indipendenti, a nessuno fa piacere viaggiare da
solo. Dunque, solo se vi va, questi sono per voi e io sono quella
nascosta sotto il tavolino nell'angolino più
buio.♥
A presto,
P.♥