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Autore: Pentesilea_    30/06/2014    8 recensioni
«Dunque ti sei sposato?» domandò timidamente Stiles sperando che la sfumatura d'amaro nella sua voce fosse solo frutto della sua immaginazione
«Sì» confermò Derek in un sospiro lento e caldo che raccontava di un sentimento che Stiles era certo di non aver mai letto negli occhi del "suo" Sourwolf e che lo ferì più di quanto potesse permettersi di ammettere, anche a se stesso.
Sconfitto, pur senza aver mai realmente lottato, chinò il capo e prima che un silenzio imbarazzante raccontasse ogni dettaglio della sua delusione, indossò la sua luminosa armatura di sarcasmo e ridacchiò.
«Che c’è?» si stupì l'alfa
«Niente - mentì Stiles - è che non pensavo esistesse qualcuno così masochista da sopportarti» lo prese in giro, e avrebbe di certo funzionato meglio se solo i suoi dannati occhi nel frattempo non stessero gridando «Eccolo, ce l'hai davanti a te!».
«Infatti non mi sopporta affatto - ammise Derek ridendo di sé - però mi ama» aggiunse accarezzando con inusuale dolcezza il filo di platino che cingeva il suo dito.
Fu allora che Stiles capì di averlo perso.
Se mai fosse possibile perdere qualcuno che in realtà non si è mai avuto.
Qualcuno che neppure sapeva di desiderare.
Genere: Fluff, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Lydia Martin, Nuovo personaggio, Sceriffo Stilinski, Stiles Stilinski
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Sterek

Ehm ciao. So che in genere si bypassano sempre le note introduttive dell'autore, ma stavolta vi chiedo di avere pazienza e leggerle prima di avventurarvi in questa storia perché contengono alcuni dettagli e consigli importanti. L'estratto dal testo nell'intro alla storia, infatti, potrebbe innescare un enorme "WTF?" non appena inizierete a leggere, ma tutto acquisirà un senso nei capitolo successivi.
Per farla breve: qui niente è come sembra. Uhm... forse.

Titolo: Sì è tutto vero
Fandom: Teen Wolf
Ship: spudoratamente ed orgogliosamente Sterek
Personaggi: Stiles Stilinski, Derek Hale, lo sceriffo Stilinski, Lydia Martin, Sweetwolf ù.ù, un po’ tutti
Nuovi personaggi: un trio irresistibile, Keeran
Genere: introspettivo? Sì. Angst? Talvolta. Romantico? Così pare. Were-fluff? Assolutamente e fastidiosamente sì!
Rating: M
Note: What if?, (o anche WTF? all'occorrenza -.-'), Lemon e, ovviamente, Sovrannaturale
Avvertenze: storia non adatta agli omofobi, a chi non ama i cuccioli adorabili, a chi non apprezza Stiles (ma esiste davvero qualcuno che non lo apprezzi?),
ai sani di mente.
Storia consigliata a chi ama Stiles, a chi tifa sempre per Derek e sogna di vederlo finalmente felice, a chi non ha paura di affogare nel fluff e in concentrati di dolcezza, a chi non butta via niente.

Avvertenze su chi scrive: nerdy. Awkwardly funny. Long winded. Fragilmente umana, stilestilinskisticamente parlando.

Per altri chiarimenti ci rileggiamo nelle note finali. Buona lettura e grazie!



- Nota per the criminal mind of Jeff Davis, tutta la crew creativa, MTV o chi per loro: io non possiedo Teen Wolf, né le sue storylines, né StilesDerek, e neppure il mio mito personale, il coach Finstock (♥_♥), cosa di cui mi dispero più di ogni altra T___T, ma sono seriamente intenzionata a presentare ricorso per revocarne il possesso al suddetto criminal mind Jeff per uno dei miliardi di motivi validi che mi vengono in mente: uso improprio delle risorse umane. Dovrà infatti pur esserci una qualche legge federale/internazionale/universale che riconosca come delitto efferato tenere mister Tyler Hoechlin off-screen per più di 2 millisecondi a puntata! No, dico, parliamo di uno che dovrebbe esser riconosciuto patrimonio dell'umanità dall'Unesco e invece lo nascondono ai nostri occhietti innocenti (?) preferendogli qualunque comparsa buttata lì per fare numero, preparare un piano per abusare fisicamente ed emotivamente di Derek, farsi uccidere dallo zio Peter dopo aver attuato il suddetto piano portandosi a letto il nipote, o essere il nuovo love interest di Stiles. (Tra parentesi, mi offro pure io! Sono gelosa che a chiunque sia offerta questa parte tranne a me! u.u Perché non lasciate a quelle splendide attrici dei ruoli che le facciano brillare di luce propria e che siano modelli femminili di forza e indipendenza, e prendete me come fidanzata scondinzolante di Stiles? Non dovrei neppure sforzarmi di entrare nella parte della idiot in love: sono entrambe le cose, parecchio idiot e altrettanto in love, e almeno io ho maturato il mio epico amore per lui in tre anni e non tre secondi e mezzo come le millemila candidate ufficiali di turno). Sto divagando, tornando al ricorso, my dear Jeffrey, Derek Hale deve, ripeto, DEVE apparire in ogni dannata scena, con la faccia di Tyler Hoech., possibilmente non insanguinato, lacerato, affranto. Non pretendo che debba essere per forza terribilmente felice, ma c'è un limite anche al martirio, sai? E cos'è sto kink bondage ogni tre puntate? Beh oddio, forse in questo caso hai delle attenuanti...
Ho finito il delirio. Forse.


*** Sì, è tutto vero ***

Capitolo I


Riempiti di me.
Desiderami, stremami, versami, sacrificami.
Chiedimi. Raccoglimi, contienimi, nascondimi.
Voglio esser di qualcuno, voglio esser tuo.


(Pablo Neruda, da "Riempiti di me" in Poesie erotiche, VIII)


Albeggiava appena quando Stiles iniziò a risvegliarsi mentre i suoi sogni svanivano.
Aprì gli occhi per un istante, poi sprofondò il viso nuovamente sul cuscino lasciandosi accarezzare dalla sensazione familiare della sua pelle nuda tra le lenzuola tiepide che profumavano di lui, come ogni parte di sé.
D’istinto sorrise a se stesso, compiaciuto ma anche incredulo
nonostante questa fosse la sua vita da quasi dieci anni e ormai avrebbe dovuto essere abituato a risvegliarsi tra le braccia della persona che amava più di quanto avesse mai pensato d’essere capace, eppure faticava ancora a crederlo possibile e annaspava finché non ripeteva a se stesso «Sì, è tutto vero» quelle due o tremila volte prima di riprendere a respirare.
«Sì, è tutto vero» si ripeté dunque anche quella mattina, e un sorrisetto stupidamente soddisfatto gli illuminò il viso.

Era ancora molto presto, perciò richiuse gli occhi e sospirò beato sporgendosi indietro perché il suo corpo potesse assecondare meglio la morsa salda che lo cingeva alle spalle assicurandolo in un abbraccio affamato che raccontava tanto di quel loro amore fatto di bisogno bruciante e premurosa dedizione, di inaspettata dolcezza e appartenenza profonda l’uno all’altro.
Stiles si fece ancora più vicino intrecciando le dita alla mano forte che gli serrava possessiva i fianchi e inspirò a fondo lasciandosi cullare dal respiro regolare che si infrangeva sulla sua nuca.
Sentiva la pelle incresparsi e quel soffio caldo iniziare a scorrergli addosso come una lingua di fuoco vivo, crepitante e affamato, costringendolo a mordersi il labbro per trattenere la risposta sonora al desiderio che si risvegliò in lui e fluì puro nel suo sangue, come ogni dannata mattina.

«Mmh, allora sei sveglio» mugolò evidentemente lusingato l’uomo alle sue spalle mentre beveva quel profumo piccante d’appetito caldo sulla linea pallida del suo collo.
«Già - rabbrividì Stiles al tocco di quelle labbra umide sulla sua pelle assetata - E sei molto sveglio anche tu» constatò soddisfatto, perché non aveva bisogno di avere un olfatto ipersviluppato per sapere di non essere l’unico a patire gli effetti della connessione tattile dei loro corpi, troppo vicini perché vi fosse anche solo una possibilità che non si accendessero della stessa feroce passione.

Si scostò leggermente per voltarsi indietro e catturare quel sorriso che amava e che era stato proprio lui a restituirgli tanti anni prima, quando offrì ad un ragazzo in frantumi tutto se stesso perché vi ricostruisse sopra la sua vita, la sua famiglia, la sua casa.
Stiles conosceva come nessun altro la profondità delle ferite dell’uomo che ora gli sorrideva assonnato, le custodiva tra le sue mani insieme a quel cuore scuro di cui si era perdutamente innamorato contro ogni logica e buonsenso, illuminandolo di nuovo, curandolo, guarendolo.
Vedere dunque sorridere quel ragazzone tormentato che gli era entrato nel sangue, riusciva ancora a togliergli il respiro, sempre, e a ricordargli la strada che avevano percorso, insieme, fuori dalle macerie di una vita lacerata, oltre quella nube densa di fumo scuro e colpevole che la soffocava.
Stiles amava da morire l’uomo che quel giovane era diventato e che ora gli sorrideva, tenero e bellissimo, ma una parte del suo cuore sarebbe appartenuta per sempre al ragazzo che era quando l’aveva conosciuto: spezzato, ombroso, selvatico.

«Buongiorno Sweetwolf» mormorò Stiles allungandosi fino a racchiudere quel sorriso tra le sue labbra
«Buongiorno idiota» sbuffò nel bacio avvicinandolo a sé per garantirsi un migliore accesso alla sua bocca e al suo corpo tutto. Stiles ridacchiò: sapeva quanto lui odiasse quel nomignolo, ma provocarlo era uno di quei piaceri a cui non avrebbe mai rinunciato. O meglio, ad essere onesti, Stiles non avrebbe mai rinunciato ad ogni genere di piacere che provenisse da quell’uomo, dal suo corpo nato per il peccato, dall’invadenza voluttuosa e implacabile delle sue mani, dal talento sfibrante della sua bocca che ora lo braccava togliendogli il fiato.

Stiles sospirò sonoramente nel bacio aggrappandosi alla schiena possente del suo amante e iniziò a muoversi sotto di lui per godere di quel caldo buongiorno con ogni parte di sé.
Il suo corpo però non sembrava intenzionato a collaborare e la smorfia di dolore che gli si dipinse sul viso lo manifestava chiaramente.
«Che c’è?» si preoccupò l’uomo che amava sfiorandogli il viso
«Niente - sussurrò Stiles, ma non era molto convincente - Scusami, è che mi fa male ovunque» confessò poi con il viso riscaldato mentre si avvinghiava goffamente al suo petto.
«Scusami tu - sospirò sorridendogli sulla fronte prima di baciarla - Penso sia colpa mia» riconobbe non riuscendo però a mascherare del tutto il piacere latente di essere lui l’artefice di quel malessere diffuso nel suo compagno, e Stiles avrebbe voluto odiarlo per questo, ma la verità era che amava forse anche più di lui sentire i segni delle sue fervide attenzioni pulsargli ancora nella carne e nelle ossa.

Già, non lo avrebbe mai ammesso apertamente, ma Stiles Stilinski amava essere sfibrato dalla passione che divampava avida e inquieta tra loro ad ogni sguardo, si alimentava vorace ad ogni tocco, esplodeva selvaggia ad ogni bacio.
Stiles amava che il suo maledetto e meraviglioso amante si prendesse ogni parte di sé, spesso, a lungo e in ogni posizione, e non gli lasciasse neppure il fiato per riprendersi.
Stiles amava la carezza premurosa di quello sguardo in fiamme mentre, dopo aver fatto l’amore, lo teneva stretto a sé e lo coccolava finché si fosse addormentato ribadendogli senza suono quanto intensamente lo amasse.
Stiles amava soprattutto che il suo corpo dolorante gli ricordasse quanto lo amasse a sua volta, dissennatamente.

«Mi dispiace» sussurrò ancora accarezzandogli delicatamente la schiena e Stiles faticò ancora di più a trovare una vena astiosa a cui attingere per non cedere alla tentazione di procurarsi nuovi motivi di paradisiaca sofferenza saltandogli in bocca e invitandolo a riprendere da dove avevano lasciato, stremati e ansimanti, qualche ora prima.
«No, è colpa mia - rispose contraendosi - non avrei dovuto sposare un lupo mannaro indistruttibile che non sa dominare il suo appetito sessuale» recriminò scostandosi leggermente per sfoggiare quello che avrebbe dovuto apparire come uno sguardo intriso di sarcasmo in perfetto stile Stilinski, ma che in realtà era solo adorazione pura.
A sua parziale difesa, però, ripeteva a se stesso che nessuno avrebbe potuto biasimarlo: Stiles sentiva di avere il sacrosanto diritto ogni tanto di prendersi un momento per tributare il giusto culto a quel metro e ottantatré di rappresentazione in 3D a sangue caldo - molto, molto caldo - del sogno erotico di qualunque essere vivente che l’avesse incontrato, ma che lui, solo ed esclusivamente lui, si portava a letto ogni notte da quasi dieci anni.

«Non mi pare che ti lamentassi stanotte - obiettò il sogno erotico - O meglio sì, ma erano quel genere di lamenti del tipo:“Oh sì Derek… ti prego… ancora… non smettere… più veloce Derek… se ti fermi ora ti strappo la gola… con i miei denti!”» lo imitò ansimando sulle sue labbra ed esplodendo in una sonora risata nel vederlo arrossire stizzito.
«Non mi abituerò mai all’idea che tu abbia un qualche senso dell’umorismo, anche se pessimo» considerò acido alzando gli occhi al cielo
«Se non l’avessi avuto, non ti avrei mai sposato» rincarò Derek ridacchiando
«Finiscila, mi hai sposato perché sono l’unico che riesce a sopportarti! - incalzò cercando di allontanarsi, ma il suo corpo si rifiutò di muoversi - E perché sono “coraggioso, leale, intelligente e maledettamente adorabile”» aggiunse pavoneggiandosi nel citare quella che anni addietro era stata la sua prima dichiarazione d’amore, o qualcosa del genere, ma all’epoca era già un miracolo se il giovane lupo riusciva ad articolare due frasi di fila tra un ringhio e l’altro, perciò Stiles se la fece bastare e la scolpì indelebilmente nella sua memoria e nel suo cuore.
«Esatto» ammise Derek seguendo il profilo delle sue labbra e inchiodandolo con uno sguardo che tradiva anche tutti gli altri motivi per cui l’aveva letteralmente implorato di sposarlo.

«Seriamente, mi spiace se ho esagerato» si scusò ancora sistemandolo meglio sul cuscino e sporgendosi delicatamente su di lui per spazzargli via i capelli dalla fronte e posarvi di nuovo le sue labbra «È che mi fai impazzire» soffocò roco sulla pelle di Stiles che si increspò scossa dai brividi intensi che strisciarono fino al suo ventre, annodandolo stretto, per poi scorrere oltre e pulsare tra i suoi fianchi.
«Prometto che cercherò di controllarmi» soggiunse Derek sforzandosi di ignorare il profumo inebriante del desiderio del suo compagno che deliziosamente iniziava a permeare l’aria, e il suo che gli ribolliva dentro oscuro e imperioso.
«Promettimi che non lo farai mai» lo pregò invece Stiles con un fil di voce, e per Derek non fu affatto facile astenersi dal saziare la fame di entrambi immediatamente, impetuosamente e ripetutamente.
«Okay» gli assicurò a parole rimandando i fatti a quando fosse stato meglio e accontentandosi di assestargli un bacio leggero sulle labbra a cui Stiles rispose però con più vigore finché la contrattura alla schiena lo costrinse a rinunciare.
«Questo è l’unico motivo per cui odio essere umano» considerò mentre tentava di assumere una posizione più confortevole
«Tu ami essere umano» lo corresse Derek
«E tu? - domandò esitante - Tu ami che io sia un essere umano?» specificò osservandolo timidamente, perché non poteva fare a meno di chiederselo, nonostante suo marito non gli avesse mai dato motivo di credere di essere deluso dalla sua decisione tassativa di rifiutare il morso per non rinunciare alla sua umanità.
Era infatti la sua umanità a renderlo Stiles: un pasticcio goffo di arti dinoccolati e sarcasmo, destinato a non accorgersi mai di essere per davvero quell’eroe che avrebbe voluto diventare, insospettabilmente forte e determinato, altruista fino al limite della follia e capace di amare senza alcuna riserva. Stiles non avrebbe mai rinunciato alla sua umanità e a quel ragazzo imbranato di cui Derek si era innamorato.

«Penso che potrei amarti in qualunque modo, ma perché rischiare? - sorrise Derek sfiorandogli delicatamente le labbra - E poi fatico già a starti dietro così, se diventassi un lupo mannaro indistruttibile, dovrei chiedere al dottor Deaton se esistono cure ricostituenti per lupi legati a compagni piuttosto esigenti» lo prese in giro
«Dubito che ti lamenteresti - sbuffò malizioso richiudendo le labbra sulle sue dita e baciandole - A meno che non siano quel genere di lamenti sconnessi che alterni alle fusa per dirmi come, dove e quanto mi vuoi» sorrise beffardo
«Io non faccio le fusa!» brontolò Derek
«Oh sì che le fai! - ridacchiò - Ogni volta che ti tocco» sussurrò seducente sfiorandogli il torace per dimostrarglielo e Derek tentò di soffocare il rombo che gli nacque dentro, ma si arrese lasciandosi sfuggire un rantolo gutturale che scatenò le risate di suo marito
«Questo non è fare le fusa» tentò inutilmente di difendersi
«No certo, è un ringhio molto virile» lo assecondò divertito Stiles, poi si sollevò sui gomiti per raggiungere la sua bocca «Qualunque cosa sia, mi fa impazzire» gli soffiò caldo sulle labbra prima di baciarlo.

«Odio il mio stupido corpo» si lamentò drammaticamente quando fu costretto a staccarsi dalla sua bocca e ricadere dolorante sul cuscino
«Vuoi che ti porti via il dolore?» si offrì premuroso Derek
«Mai questo genere di dolore» sorrise accarezzandogli le labbra che suo marito baciò devotamente mentre sprofondava stregato nei suoi occhi
«Posso almeno farti un massaggio?» gli sussurrò dolcemente in alternativa
«Sì, ti prego - piagnucolò Stiles - Come mi devo mettere?»
«Stenditi a pancia in giù» suggerì
«Ti ricordo che è esattamente così che è iniziata ieri notte» sorrise ammiccante Stiles mentre obbediva.
Derek ridacchiò aiutandolo a posizionarsi comodamente, quindi lo baciò delicatamente sulla nuca «Prometto che stavolta mi limiterò a mettere le mani dalla vita in su - bisbigliò nel bacio - E soprattutto terrò a posto la lingua» precisò sfacciato provocando un gemito frustrato nel suo adorabile marito che maledisse il suo corpo per non consentirgli di soddisfare lì e subito ogni genere di cose che coinvolgessero quelle mani e quella lingua.
«Ti odio…» sibilò affondando la faccia nel cuscino.
«Stai mentendo» sorrise Derek mentre si disponeva su di lui cercando inutilmente di dirigere il suo sguardo ovunque tranne che sotto la vita dell’uomo che amava, perché si conosceva abbastanza per sapere che non avrebbe resistito al richiamo subdolo della perfezione scolpita del suo…
«Finiscila di guardarmi il culo, ragazzone, e inizia quel massaggio» bofonchiò Stiles che, tra le altre cose, sapeva evidentemente leggergli nel pensiero.
«Cercavo dell’olio, idiota» tentò malamente di sviare Derek prendendo la bottiglietta di olio di mandorle dal cassetto del comodino.
Stiles sollevò appena la testa per accertarsene di persona e gli lanciò un’occhiata perplessa
«Che c’è? - domandò Derek mentre versava incurante l’olio sul palmo della sua mano - Non va bene quest’olio per il massaggio?»
«Amore, quello è per un altro tipo di massaggio» ammiccò Stiles con un sorrisetto canzonatorio.
Derek alzò gli occhi al cielo «Lo so, ma non voglio farti male, e le mie dita, come ben sai - sottolineò sporgendosi su di lui per soffiarglielo sul collo - scivolano meglio con l’olio, ovunque».
Stiles rabbrividì e dovette ricorrere a tutto il suo self control per non sfidarlo a mostrargli a cosa si riferisse, ovunque ritenesse più opportuno.
«Se non la finisci, le tue dita non scivoleranno da nessuna parte per molto tempo, sai?» lo minacciò invece sforzandosi di sembrare sdegnato e soprattutto credibile.
«Okay, ora sta’ zitto, rilassati e lasciami fare» ordinò Derek e appena percepì la risposta pronta di Stiles articolarsi sulle sue labbra con un ghigno divertito, lo anticipò «Lo so, è esattamente così che iniziata ieri sera» sussurrò con un sorriso, perché anche Derek sapeva, tra le altre cose, leggere nei pensieri di Stiles che ridacchiò sprofondando finalmente sul cuscino e lasciandosi coccolare buono buono dalle abili mani di suo marito.


«Mmh, potrei restare così per sempre» mugolò Stiles stordito dopo quasi venti minuti di quella che poteva essere chiamata solo estasi dolcissima e che entrava di diritto tra le tre cose migliori che le dita di Derek gli avessero mai fatto.
«Sotto di me?» replicò beffardo Derek inarcando un sopracciglio mentre lo girava delicatamente per occuparsi delle contratture sul suo torace dopo avergli sciolto ogni nodo sulla schiena con una tale cura e devozione che Stiles si ripromise di ripagarlo più tardi in modo assolutamente dissoluto e vizioso.
«No - farfugliò lasciandosi spostare dalle braccia forti del suo uomo - cioè sì, anche» si corresse aprendo gli occhi su di lui e lasciandosi sedurre dalla bellezza del suo sorriso «Ma intendo che vorrei restare così - riprese raggiungendo le mani di Derek ancora permeate d’olio e intrecciandosi alle sue dita prima di adagiarle dove il suo cuore pulsava - Vorrei restare qui, con te che ti prendi cura di me, per sempre» sussurrò dolcemente e Derek si adombrò irrigidendosi.

«Che c’è?» si preoccupò Stiles
«Niente» mentì scacciando via i pensieri e sciogliendosi dalla presa delle dita di suo marito per riprendere il massaggio
«Avanti Derek, sono settimane che sei strano - lo invitò esasperato Stiles - So che mi nascondi qualcosa»
«Ne parliamo più tardi, va bene? - gli sussurrò Derek sulla fronte prima di baciarla - Ora lasciami finire di prendermi cura di te» lo pregò ancorandosi ai suoi occhi con una palpabile disperazione che tuonò dentro Stiles con rumore scuro, tuttavia non insistette: più tardi avrebbe finalmente saputo cosa lo preoccupasse, ora si arrese al silenzio e alle cure delle mani dell’uomo che amava.

Derek riprese dunque il suo massaggio dipingendo lentamente piccoli cerchi sulla pelle cerea del suo Stiles, solcandogli la carne con dedizione, seguendo il profilo fragile delle sue ossa e assecondando la curva concava del suo ventre fino a posare le mani sui suoi fianchi e scaldarli scivolando lenitivo dentro ogni cavità.
Toccare Stiles senza conseguenze era pura utopia, Derek lo sapeva bene: per tutto il tempo aveva combattuto il desiderio che gli pulsava rovente sotto la pelle e aveva implorato il suo lupo di farsi da parte prima di soccombere all’istinto insopprimibile di affondare dentro il suo compagno e farlo suo.
Sentiva Stiles tremare sotto le sue dita mentre scavavano sentieri decisi lungo i suoi fianchi e sorrise nel vederlo lottare a sua volta per trattenere un gemito quando si fece strada delicatamente sul profilo interno delle sue cosce per occuparsi dei lividi che gli aveva procurato nell’impeto della passione. Derek sfiorò le screziature violacee con tutta la delicatezza di cui era capace, si sentiva colpevole ma anche inconfessabilmente fiero nel vedere il suo compagno segnato dal suo frenetico desiderio.

«Mi dispiace» sussurrò chinandosi leggermente tra le gambe di suo marito e soffiando sopra i lividi per lenirne l’arrossamento mentre continuava a far scorrere le dita sulla pelle marcata che inevitabilmente prese fuoco, costringendo Stiles a cedere e inarcarsi sotto di lui esponendogli il collo e sfiorandolo con la sua intimità nuda che sentì crescere tra le sue cosce.
Fu allora che Derek si arrese e sprofondò su di lui facendosi spazio tra le sue gambe per dare alla sue labbra ristoro nell’incavo caldo del suo ventre, alla sua lingua assetata il conforto della pienezza del gusto sapido della sua pelle.

«D..Derek?» sussultò Stiles senza voce mentre la bocca di suo marito si muoveva su di lui
«Lascia che mi prenda cura di te» mormorò Derek sollevandosi appena dalla sua pelle e schiudendo le labbra rivestite dalla patina brillante dell’olio per curvarle in un sorriso implorante mentre osservava famelico il desiderio di suo marito diventare più urgente tra le sue gambe
«E c..come pensi di fare? Niente mani o lingua s..sotto la cintura, hai promesso» annaspò Stiles tradito dal suo corpo che supplicava le attenzioni del lupo in modo dolorosamente evidente
«Sì, ma non ho detto nulla a proposito delle mie labbra e della mia bocca» sibilò rauco con le iridi screziate di rosso e Stiles avrebbe voluto sindacare, ma perse l’uso della parola nell’attimo in cui l’alfa gli sorrise diabolico e poi posizionò le labbra sulla sua eccitazione assaggiando i primi segni viscosi del suo bisogno, tracciando morbido il percorso di ogni vena inspessita dal desiderio intenso che gli scatenava, baciandone la lunghezza per poi accoglierla, finalmente, nella profondità umida della sua bocca.

Nonostante anni di pratica assidua, Stiles non era mai riuscito ad abituarsi completamente alla bocca di Derek Hale su di lui in quel modo, così mentre lo vedeva affondare lento sulla sua intimità, non era certo che quell’immagine dannatamente calda non fosse frutto della sua più fervida e cupida immaginazione.

Derek ridacchiò come se potesse sentire i suoi pensieri e forse in parte era vero perché il loro legame era parso da subito un ridicolo cliché degno della frangia più estremista degli appassionati di patetiche storie mannaromantiche, ma per quanto si sforzassero di fare dell’ironia, entrambi sapevano che ciò che li univa andasse ben oltre l’amore, la fiducia e la passione. «È come se foste annodati in un groviglio impossibile da sciogliere» aveva detto Isaac brindando emozionato alle loro nozze e, a parte qualche battuta maliziosa di Stiles su un altro genere di “nodo” che purtroppo per lui si era rivelato solo una leggenda, il loro amico aveva ragione e il legame tra loro era talmente stretto che Derek alle volte aveva paura di aver perso se stesso fondendosi in Stiles e riuscendo nel contempo a sentire ogni angolo di lui vivere dentro di sé.

«Rilassati, è tutto vero» lo rassicurò Derek premuroso sollevandosi sui gomiti e accarezzandogli dolcemente il viso per rimuovere ogni residuo dubbio sul fatto che questa fosse la loro splendida realtà prima di riprendere ad occuparsi del suo scalpitante bisogno.

Stiles provò sul serio a rilassarsi, ma non era impresa facile mentre il suo corpo bruciava e sentiva il senno abbandonarlo ad ogni tocco delle labbra di suo marito su di sé.
Artigliò le lenzuola sotto di lui e si sforzò di tenere per sé il flusso insensato di pensieri incoerenti che si affastellavano nella sua testa, ma diavolo era Stiles! Tenere la bocca chiusa gli era costituzionalmente impossibile.

«D..dovrebbero brevettare la tua bocca per curare le disfunzioni erettili» delirò ansimante e Derek soffocò una risata intorno a lui in un modo che probabilmente non avrebbe dovuto portare Stiles sull’orlo dell’orgasmo, ma la disperazione con cui gemette il suo nome lasciava presagire il contrario, così quando Derek abbandonò per un attimo le sue attività per chiedergli spiegazioni, giurò di sentirlo guaire come un cucciolo ferito.

«Derek… - piagnucolò - Per favore, dopo… ora ho bisogn..» lo pregò
«No, prima spiegami - lo interruppe Derek con un sorriso subdolo - Saresti davvero disposto a dividermi con qualcun altro?» gli domandò incombendo su di lui con il peso del suo corpo e bloccandogli i polsi perché non potesse finire da sé ciò che lui aveva iniziato
«Ti odio!» arrancò Stiles scalpitante col poco fiato che gli era rimasto
«Stai mentendo» sussurrò divertito sulla sua bocca fremente mentre Stiles borbottava tra sé di lupi mannari sadici e di divorzio per mancato assolvimento dei doveri coniugali.
«Rispondimi - gli ingiunse poi con gli occhi in fiamme - Davvero divideresti la mia bocca con qualcun altro?»
«La “tua” bocca?» contestò sferzante Stiles sollevandosi leggermente per respirargli sulle labbra e scavarlo dentro con uno sguardo risoluto e insieme fragile che fece tremare Derek in anticipazione di ciò che stava per dire
«A me pare di ricordare che fosse mia - rimarcò sfidandolo - Tu sei mio, were-stronzo, e la condivisione non è nemmeno un’ipotesi, chiaro?» sussurrò e maledisse se stesso per come la sua voce si incrinò rivelando le sue insicurezze e smorzando l’impatto di quella fiera rivendicazione solo per sé di ogni angolo di suo marito.
Eppure, se la possessività di Stiles ricadde come lava incandescente nelle vene di Derek velando di rosso i suoi occhi, fu quella dolcissima esitazione a detonare dentro il suo cuore che sentì sbattere con forza contro il suo torace, come se non riuscisse a contenere quel genere di amore che non aveva mai conosciuto prima e che era nato solo lì, in quegli occhi ambrati che ora lo fissavano luminosi in attesa, e che si chiusero nell’istante in cui le loro labbra si incontrarono per consentire alle loro bocche di ribadirsi di appartenersi nel modo più semplice, il più puro.

Stiles amava baciare Derek.
Se mai avesse dovuto essere condannato a fare un’unica cosa per il resto della sua vita, non avrebbe avuto dubbi sulla sua scelta: baciare Derek Hale.

Derek si lasciò baciare liberando i polsi di Stiles che si incrociarono dietro la sua testa per stringerlo a sé e trattenerlo nella sua bocca perché ne lambisse ogni recesso mentre respirava dentro di lui.
«Ora puoi finire ciò che hai iniziato? - biascicò Stiles tra le sue labbra - Per favore?» sussurrò arrossendo perché supplicarlo a letto era forse l’unica cosa che riusciva ancora a metterlo in imbarazzo, ed anche a spezzare ogni freno in Derek che non sprecò fiato a rispondergli preferendo che le sue labbra gli annunciassero il più evidente dei “Sì” scorrendo umide sul suo collo e poi giù lungo il suo petto, e il suo ventre, e le sue anche, soffermandosi appena prima di chiudersi di nuovo intorno al suo sesso, saggiarne il peso e goderne la carnosità piena pulsargli fin dentro le ossa.
Mentre affondava nella bocca del suo uomo, Stiles fece scorrere le dita tra i suoi capelli per guidarlo su di lui e intrecciò l’altra mano alla presa salda di Derek che gli cingeva la vita accarezzandolo per rassicurarlo e coccolarlo con quella premurosa dolcezza che gli regalava sempre perché non poteva farne a meno, perché si era convinto da anni di essere nato per questo: amarlo.
Amare Stiles Stilinski era stata la prima cosa che Derek Hale era riuscito a fare dannatamente bene nella sua vita e anche ora, mentre lo invitava a spingersi senza paura dentro di sé, non riusciva a fare a meno di accarezzarglielo delicatamente sulla pelle, intrecciandosi più stretto alle dita di Stiles che si dimenava febbrile in quel calore profondo che gli inghiottiva anche l’anima, inarcandosi disperato sotto di lui.
Derek si mosse più velocemente, assecondando le preghiere soffocate di Stiles, finché il suo piacere esplose, sfrenato e travolgente, con il nome del suo lupo incastrato tra le labbra e marchiato a fuoco nel suo cuore.

L’alfa assaporò il gusto salato del piacere di suo marito accompagnandone ogni scossa finché lo sentì sciogliersi nel più rilassato abbandono, come neppure mille massaggi avrebbero potuto, quindi risalì sulla sua pelle velata d’umido lasciandovi una scia di baci e carezze lievi.

«Tu sarai la mia morte» ansimò senza fiato né voce Stiles mentre riprendeva lentamente il controllo delle sue facoltà mentali, scivolate via nella bocca di suo marito insieme al suo cuore.
Non fu una scelta di parole felice.
Derek non rispose, infatti, ma si irrigidì lasciandosi sfuggire un sospiro sul suo collo che fece rabbrividire Stiles, ma non nel senso migliore.
«Derek - sussurrò sollevandogli il viso per costringerlo a guardarlo - Vuoi dirmi che c’è che non va?» lo pregò e l’espressione di dolore sordo nel volto bellissimo di suo marito, gli fece gelare il sangue.
«Stiles, ti preg…»
«No - lo interruppe Stiles accarezzandogli il viso - Dimmi cosa ti tormenta, per favore» lo implorò.

Derek non rispose, ma si sollevò inquieto in ascolto.
«Papà!» trillava, infatti, una vocina esile oltre la parete.

«Che c’è?» si preoccupò Stiles che non sentiva nulla
«Claire» sussurrò Derek
«Sta male? - si allarmò subito Stiles - Vado da lei!» aggiunse deciso tentando di alzarsi per raggiungerla nonostante il suo corpo dolorante
«No, vado io» lo trattenne Derek accarezzandogli la spalla prima di baciarla - Tu riprendi fiato, torno subito» si raccomandò sfiorandogli dolcemente la bocca con le labbra, quindi si alzò e raggiunse velocemente la porta sotto lo sguardo allibito di Stiles che lo fermò prima che uscisse.
«Vestiti!» gli intimò
«Perché? - sbuffò Derek voltandosi verso il letto in tutta la sua statuaria, e molto nuda, bellezza - Non capirò mai certi inutili pudori, non c’è niente di vergognoso in un corpo nudo»
«Sono d’accordo - ammise Stiles incapace di distogliere lo sguardo - ma non voglio che tu rovini la vita sessuale di nostra figlia creandole aspettative troppo alte… laggiù» farfugliò indicando goffamente le doti esposte del marito.
«Nostra figlia non avrà mai una vita sessuale» ruggì Derek
«Sì certo signor padre - ridacchiò roteando gli occhi - Ma se dovesse capitare a) tu non strapperai la gola del poveretto e b) lei non dovrà avere quei termini di paragone e chiedersi perché le sia capitata tanta miseria, perciò copriti!».

Derek avrebbe voluto controbattere, ma un singhiozzo debole sfuggito alla bocca della sua bambina risuonò disperato nelle sue orecchie perciò si arrese, raccattò un paio di boxer dal cassetto e li indossò mentre Stiles lo guardava compiaciuto.
«Sei contento ora?» brontolò seccato prima di sparire dietro la porta
«Non sono mai contento quando ti vesti!» rispose Stiles certo che Derek l’avrebbe sentito mentre raggiungeva a grandi passi la cameretta di Claire.


__o_O_o__

Derek bussò delicatamente prima di scostare la porta e intravedere Claire avvinghiata al suo peluche che tentava di soffocare il pianto sulla pelliccia arruffata del suo giocattolo preferito.
«Amore, che c’è?» sussurrò preoccupato correndo da lei
«P..papà» singhiozzò la bambina tendendogli freneticamente le manine che intrecciò strette strette intorno al suo collo non appena Derek la prese in braccio
«Il solito brutto sogno?» ipotizzò l’uomo cullandola e quando la sentì annuire sul suo petto, sospirò serrando la mascella impotente
«Mi dispiace, tesoro - mormorò esilmente sui suoi capelli - Ora è tutto finito, papà è qui» la confortò.

La bambina sollevò gli occhietti acquosi e fissò per qualche istante il suo papà scrutando a fondo nel verde dei suoi occhi per cogliervi ogni sfumatura di verità in quel modo che apparteneva così tanto a Stiles da far svolazzare lo stomaco di Derek.
Sì, gli occhi di Claire erano di Stiles, come del resto la sua pelle candida screziata da adorabili lentiggini, i capelli di miele di castagno, le piccole labbra disegnate racchiuse in un sorrisetto furbo, e questo la rendeva agli occhi di Derek perfetta e così profondamente sua come non lo sarebbe stata neppure se fosse nata dal suo seme.

«N..nessuno farà del m..male a papy, v..vero?» balbettò sforzandosi di soffocare il pianto
«No - rispose Derek deciso - Nessuno farà male a papy, non lo permetterò mai»
«Ma io ho visto… - singhiozzò la piccola stringendo i suoi piccoli pugni sul petto del suo papà - C’era il sangue, papy non rispondeva e tu urlavi… c’era tanto sangue» pianse terrorizzata
«Non succederà mai» ribadì Derek, spezzandosi, mentre la stringeva a sé per proteggerla dal dolore di quel presagio che tuttavia era anche il suo.
«Ma i miei sogni si avverano sempre» soffocò sulla sua pelle la bimba tra le lacrime
«Non questo - le assicurò sollevandole il viso perché lo guardasse negli occhi e se ne convincesse - Te lo prometto» le soffiò sulla fronte prima di baciarla e continuò a ripeterglielo finché il suo piccolo cuore iniziò ad acquietarsi.

Derek la cullò delicatamente adagiandole la testa sul suo collo e godendo del suo respiro delicato sulla pelle.
«Nessuno farà male al tuo papy - sussurrò ancora spazzando via il pianto dal suo visino dolce - Nessuno» ripeté baciandola tra i capelli e sorridendo quando lei lo ricambiò richiudendo le labbra tremanti sul suo collo prima di abbracciarlo e lasciarsi cullare finché si riaddormentò.

Derek attese ancora un po’ prima di adagiarla delicatamente nel suo lettino, quindi le rimboccò le coperte e sistemò Sterek accanto a lei perché, per quanto lui odiasse quel ridicolo lupo di peluche ritenendolo offensivo per la stirpe mannara e fastidiosamente stereotipato, Claire lo adorava e Stiles ne era follemente orgoglioso perché era stato lui, diversi anni prima della nascita della bambina, a pretendere che il suo fidanzato lo vincesse per lui ad uno stupido tiro al bersaglio in un Luna Park.

«Ti prego! - l’aveva implorato saltellando eccitato mentre indicava il peluche incurante degli sguardi allibiti dei passanti - È un lupo nero con un ghigno acido, una camicia scozzese di flanella, gli occhi verdi e le sopracciglia spesse: deve essere mio!» e Derek aveva ceduto, soprattutto per farlo smettere: Stiles sapeva come ottenere da lui tutto ciò che desiderava, l’aveva sempre saputo.
«Sarà il primo regalo per i nostri figli!» aveva blaterato estasiato sollevando il pugno in aria in segno di vittoria quando Chuck, l’uomo dello stand, gli consegnò il premio.
«Non siamo neppure sposati» gli aveva fatto notare Derek allontanandolo subito dopo dallo sguardo interessato del giovane assistente di Chuck che aveva sorriso un po’ troppo ampiamente alla notizia che non fossero ancora uniti legalmente, così da destare l’irritazione cieca del lupo dentro di lui.
«Lo saremo tra due mesi - gli aveva ricordato sognante mentre stringeva l’orribile peluche tra le braccia - E Sterek verrà a casa con noi ad aspettare di essere abbracciato dai nostri piccoli»
«Sterek?» si era accigliato Derek in un primo momento, poi capì e alzò gli occhi al cielo circondato dalla risata felice di Stiles, dalle sue braccia e dal suo amore vero e palpabile che splendeva, senza alcuna ombra, tra le sue lunghe ciglia.

Derek sorrise al ricordo e accarezzò Sterek prima di uscire dalla cameretta di Claire e trovarsi davanti un frugoletto che si stropicciava assonnato gli occhietti.
«Cos’è successo?» sbadigliò il piccolo barcollante
«Niente amore, torna a fare la nanna» sussurrò Derek affondando delicatamente le dita nella testolina corvina per reindirizzarlo verso la sua cameretta
«Devo fae pipì» si oppose il bimbo con gli occhi a mezz’asta
«Vuoi che ti accompagni?» si propose premuroso
«No, sono autoinsulficiente» si pavoneggiò alzando un sopracciglio e Derek faticò a trattenere una risata
«Certo signore - si ricompose aprendogli la porta del bagno che il bimbo varcò con un certo orgoglio - Buona pipì allora» lo salutò accarezzandogli dolcemente la fronte
«Gazie altettanto» ridacchiò il bambino abbracciando le gambe del suo papà prima di chiudere risoluto la porta e dedicarsi ai suoi bisognini in totale autonomia.

Derek adorava il suo piccolo Dylan e nonostante tutto facesse supporre fosse geneticamente suo, era certo che in lui albergasse l’essenza stessa di Stiles: intelligente, goffo, terribilmente vivace e sagace, era l’incubo delle maestre all’asilo che riusciva a sfiancare con duemila “Perché?” al minuto sparati a raffica tra un corteggiamento e l’altro di tutte le bambine che trovasse abbastanza carine da meritare di sottrarre tempo alla sua sete di sapere.

Mentre raggiungeva la sua camera da letto, ansioso di tuffarsi di nuovo tra le braccia di suo marito, sentì una porta aprirsi dietro di lui e una vocina allarmata accarezzargli le orecchie «Dov’è Dylan?»
«A fare pipì» rispose voltandosi verso il bimbo che tirò su col naso nel tentativo di annusare l’aria per trovare il fratellino.
Derek sorrise orgoglioso del suo piccolo lupo e lo invitò a tornare dormire «Torna a letto, è ancora presto» gli sussurrò
«Mi porti tu?» piagnucolò il bambino tendendogli le manine e sfoderando il suo micidiale sguardo da cucciolo abbandonato.
Derek resistette alla tentazione di alzare gli occhi al cielo e chiedersi perché i suoi figli avessero imparato così bene da Stiles ogni suo trucco subdolo per farlo capitolare senza neppure combattere, preferì invece avvicinarsi al piccolo furfante che sorrise deliziato quando il suo papà lo prese in braccio.

Il giovane papà non si sentiva infatti di negare ai suoi figli un po’ di conforto ben sapendo che vero il motivo dell’ansietà di Dylan, esattamente come l’apprensione dell’adorabile cucciolo che ora si rannicchiava bisognoso nel suo collo, non avesse nulla a che fare con la pipì o l’assenza del fratellino: era il tormento degli incubi di Claire a riverberare anche dentro i suoi fratelli che, pur senza conoscerne la causa, durante la notte si svegliavano agitati e con un senso di angoscia che li scuoteva nel profondo.
Essere gemelli li legava in modo speciale e Derek aveva giurato a se stesso che avrebbe fatto di tutto per trovare un modo per dissolvere le nuvole nere che incombevano minacciose sulla sua casa offuscando la serenità dei suoi figli e logorando il suo cuore.

Derek scacciò quei pensieri laceranti perché il cuore del piccolo Ty tra le sue braccia iniziava di riflesso a battere più veloce, presentendo l’agitazione del suo papà, e lo cullò per un po’ prima di adagiarlo nel suo lettino.
«Stai bene, papà?» domandò esitante non sapendo dare voce a quell’ansia che gli serpeggiava dentro
«Sto benissimo, cucciolo, ora dormi» sussurrò Derek sorridendogli, mentre gli spostava un ciuffo di capelli nerissimi che adombrava il verde intenso dei suoi occhietti.
«Stai con me, un po’?» lo pregò assumendo di nuovo quell’espressione maledetta e Derek confermò a se stesso di avere per figlio il peggior manipolatore della storia, secondo solo a suo padre.
«Okay» acconsentì e il piccolo sorrise accucciandosi sotto le lenzuola con gli elefantini rosa abbinati al suo pigiamino, con grande soddisfazione della zia Lydia che non riusciva a capacitarsi di come un esserino con un senso della moda e del colore così sviluppato potesse essere stato generato dai lombi di una tale coppia di disadattati, fashionisticamente parlando.
Derek attese che Tyler chiudesse gli occhietti e poi si alzò per andar via, ma un piccolo ringhio lo bloccò immediatamente e fu costretto a risedersi accanto al piccolo che lo fissava con un sopracciglio alzato in segno di disappunto prima che la sua manina sbucasse dalle coperte per afferrargli le dita, portarsele sul petto e rannicchiarvisi sopra per essere certo che mantenesse la sua promessa.

Un attimo dopo era già addormentato e Derek fece scivolare la mano dalla sua presa mentre Dylan tornava dalla sua epica impresa in bagno tutto soddisfatto.
«Tutto bene?» bisbigliò Derek e il piccolo annuì sbadigliando, ma non lasciò andar via il suo papà prima di averlo tranquillizzato raccontandogli di aver vinto la battaglia contro il pigiamino che non ne voleva sapere di sbottonarsi e di essersi lavato le manine per bene. Derek gli sorrise orgoglioso e lo baciò prima di avvolgerlo nelle coperte e guardarlo adorante addormentarsi un secondo dopo aver posato la testolina sul cuscino.

Prima di uscire dalla stanza, si concesse un’ultima occhiata ai suoi piccoli, riempiendosi le orecchie dei loro sbuffi dolci e del respiro regolare di Claire che dormiva nella stanza accanto. Richiuse la porta delicatamente e si diresse verso la sua stanza lasciandosi accarezzare dal profumo intenso della sua famiglia che permeava la casa e la sua carne stessa.
Sì, questa era la sua famiglia e a Derek mancava sempre un po’ il respiro quando sentiva il suono di questa parola riempirgli la bocca e il cuore.


__o_O_o__

Quando raggiunse Stiles, l’uomo si torturava le unghie seduto sul letto e aveva indossato il pigiama.
«Stavo per raggiungerti - sussurrò balzando in piedi - Perché ci hai messo tanto?»
«Si sono svegliati anche Ty e Dylan, ma ora dormono sereni» lo rassicurò avvicinandosi e stringendolo tra le braccia per lavar via il panico dal suo volto
«Anche Claire si è riaddormentata?» sospirò sul suo collo
«Sì - annuì - Torniamo a letto» suggerì baciandogli la fronte e Stiles lo seguì rannicchiandosi su di lui quando furono sotto le coperte.
Derek lo strinse a sé, ma sapeva che qualcosa ribolliva dentro di lui e temeva di sapere di cosa si trattasse.

«Ancora lo stesso incubo?» domandò infatti Stiles
«Già» confermò sperando finisse tutto lì, ma Stiles aveva bisogno di risposte e, per quanto fosse spaventato, nulla avrebbe potuto essere peggio del sapere che le persone che più amava non volessero condividere le loro preoccupazioni con lui.

«Sogna di me, vero?» sussurrò e non era neppure una domanda.
Derek tentò di negare, ma Stiles sollevò lo sguardo e nei suoi occhi lampeggiava già la conferma «Lo vedo da come mi guarda: ha paura per me - continuò risoluto - E anche tu» aggiunse inchiodandolo.
«Stiles…» tentò di svincolarsi, ma ogni speranza di evitare quella conversazione gli morì in gola quando lesse nel viso dell’uomo che amava una supplica muta rivestita di amarezza e palpabile rammarico per quel silenzio che li divideva e che Derek squarciò in quell’istante.

«Si tratta di Jackson» gli cadde dalle labbra come una maledizione.

«Ma non avevamo perso le sue tracce anni fa?» si stupì Stiles appuntellando la testa sul gomito per leggere meglio sul volto di suo marito anche le parole non dette che, conoscendolo, sapeva sarebbero state tante.
«Sì, ma lui non ha perso le nostre» rispose tra i denti Derek
«È diventato un alfa - continuò aggrottando le sopracciglia - e ha messo su un branco di rinnegati»
«Rinnegati?»
«Sì, sono lupi cacciati perché hanno violato i codici dei loro branchi: assassini di piccoli indifesi, stupratori, ladri, e ha coinvolto anche altre creature molto potenti» spiegò mentre Stiles lo fissava sgomento
«E perché mai Jackson si è circondato di personcine così a modo?»
«Per vendicarsi di tutti coloro che gli hanno fatto del male - rispose Derek e fu costretto a riprendere fiato prima di sputare via il resto - Io sono il primo della lista»
«Cosa? - proruppe stridulo - Perché?»
«Perché l’ho morso e la sua vita è stata un incubo da allora»
«Ma te l’ha chiesto lui» puntualizzò Stiles
«Non cambia nulla, allora era solo un ragazzino e se non avessi ceduto alla sua richiesta di trasformarlo, forse la sua vita sarebbe stata diversa» mormorò abbassando lo sguardo sconfitto
«Oppure, e senza “forse” - sottolineò Stiles - non sarebbe cambiato nulla perché avrebbe continuato ad essere lo stesso stronzo idiota umano che è sempre stato e avrebbe reso la sua vita un incubo a prescindere» replicò caustico
«Non lo sapremo mai» sospirò Derek.

Stiles lo fissò per qualche istante prima di trovare il fiato per chiedergli ciò che iniziava a pulsare frenetico nella sua mente terrorizzandolo.
«Ha minacciato di ucciderti?» gli risalì acre su per la gola
«No - gli rispose Derek con un’espressione tutt’altro che sollevata da questa certezza - Vuole vendicarsi, e sa che uccidermi non è la cosa peggiore che possa farmi» soggiunse sforzandosi di trattenere il lamento furioso del lupo dentro di sé.
Stiles poteva tuttavia sentire la rabbia e l’impotenza scalpitare selvaggia dentro suo marito e prima che potesse rendersene conto, le sue lunghe dita pallide erano su Derek e lo accarezzavano docili per tentare di lenire la muta lotta che lo sfibrava.

«Cosa vuole fare?» chiese con un fil di voce
«L’unica cosa che davvero potrebbe distruggermi» sibilò Derek e Stiles si raggelò.
«Uccidere la tua famiglia» gli si spezzò in gola «Di nuovo» aggiunse tra sé.
Derek deglutì e inspirò sonoramente temendo che l’inferno che incombeva sarebbe diventato più reale non appena fosse fuoriuscito dalla sua bocca, eppure non poteva più tirarsi indietro «No - dichiarò dunque e un brivido percorse la schiena di Stiles - Non esattamente, sa che sono già sopravvissuto a questo».
«E allora cosa vuole fare?» domandò afono
«Vuole uccidere te» si strozzò tra i denti di Derek
«Me?» ripeté Stiles e, per quanto potesse sembrare folle, si sentì sollevato.

«Sì - inspirò Derek sollevando lo sguardo su di lui - È l’unico modo per essere sicuro di vedermi morire di disperazione» tremò tra le sue labbra e Stiles combatté per qualche istante il desiderio di stringerlo forte a sé e scacciar via quell’espressione dal suo volto, ma poi l’armatura di sarcasmo ebbe la meglio.
«Non crederai anche tu alle leggende metropolitane per cui i lupi non sopravvivono alla morte dei loro compagni?» ridacchiò spiazzandolo
«Non mi interessa cosa fanno gli altri lupi - replicò irritato - Io non posso vivere senza di te» sussurrò con un crepitio caldo che fece vacillare il sarcasmo di Stiles
«È la cosa più sdolcinata che io abbia mai sentito» lo prese in giro in un ultimo disperato tentativo di sdrammatizzare
«Stiles, non scherzare su questo - lo avvisò snervato intrappolandolo nel verde umido dei suoi occhi - Lui sa che tu sei la mia vita e io non posso perderti» ammise vulnerabile e Stiles si arrese.
«Derek - mormorò accarezzando il profilo delle sue labbra - Non è la prima volta che ci attaccano e tentano di farci del male, anzi questa mi sembra una delle sfide più facili: vinceremo anche stavolta, e senza troppo sforzo» gli assicurò sorridendogli dolcemente, ma Derek scosse la testa e sembrava tutt’altro che persuaso.

«Aspetta - realizzò ad un tratto Stiles con orrore - È questo l’incubo di Claire? Sogna che sono morto?» domandò senza voce impallidendo
«No - guaì Derek - Sogna come ti uccidono» sussurrò affranto e Stiles smise di respirare.
«Non ti preoccupare - tentò di confortarlo Derek intrecciandosi alle sue dita - Deaton mi ha aiutato a trovare qualcuno che potrà farle dimenticare i suoi incubi senza conseguenze, lo farei io ma non sono molto esperto e se poi sbagliassi io…» arrancò indifeso
«Amore, smettila, okay? - lo interruppe Stiles prima che iniziasse a darsi la colpa anche di questo - E chi sarebbe questa persona?» domandò sfiorandogli amorevole la fronte
«Un emissario molto potente - rispose riprendendo fiato sotto il tocco balsamico del suo compagno - Lo vedrò oggi prima di pranzo. È qualcuno che ha collaborato per anni con mia madre e penso possa aiutarmi a trovare anche una soluzione per evitare che tu…» e la voce gli si spezzò impedendogli di finire la frase
«Ehi Derek, no - lo bloccò Stiles serrandogli il viso tra le mani e costringendolo a guardarlo dritto negli occhi - Ascoltami bene, sai che io non credo al destino, perché niente è già scritto, e non me ne starò seduto in un angolo ad aspettare che quell’idiota e un branco di dannati criminali magici rovinino ciò che abbiamo, va bene?» affermò con forza mentre le dita scorrevano lungo il viso contratto di suo marito che annuì debolmente.
«Non ho alcuna intenzione di farmi uccidere facilmente - riprese Stiles - E tu sai benissimo che non sono uno facile da uccidere. Voglio dire: in passato sono stato colpito, ferito, posseduto, sono praticamente morto già tre volte e sono ancora qui. Troveremo un modo per rendere inoffensivo Jackson una volta per tutte, non importa cosa dovrò fare, sono pronto a tutto, anche a rinunciare a ciò che sono» strascicò mordendosi il labbro e Derek impietrì.
«Hai capito bene - lo anticipò Stiles leggendo l’incredulità dipingersi nitida nel suo sguardo - Se fosse necessario, potrai mordermi» chiarì stupendo anche se stesso perché era dannatamente vero.
«Non hai mai voluto il morso» replicò scettico Derek
«Forse non ho mai avuto un motivo valido per cambiare idea».
Derek non ne era affatto convinto, ma Stiles non si arrese perché se c’era qualcosa in cui sapeva di eccellere, era sostenere le sue ragioni: si sistemò meglio su di lui e si leccò le labbra prima di dimostrargli che se essere un lupo mannaro fosse servito a garantirgli la felicità che si erano conquistati, allora Stiles Stilinski sarebbe diventato un dannato lupo mannaro!

«Guardami e rispondi sinceramente: vuoi essere un lupo?» lo pressò Derek per chiudere la questione
«No, ma più di ogni altra cosa io non voglio lasciare te e la nostra famiglia, perciò se l’unico modo fosse perdere la mia umanità, beh amen: preparati all’idea di essere sposato ad un magnifico lupo! Non è così male, credimi, io lo so bene» sussurrò sorridendogli
«Io non voglio che tu..» tentò di opporsi Derek, ma Stiles lo fermò subito
«Sai invece cosa voglio io?» gli respirò sulle labbra e ogni parola che seguì, cadde come balsamo dentro Derek, lambendo le sue ferite e curandole in profondità.
«Voglio essere tuo marito ancora a lungo - iniziò trepidante - Voglio vedere i nostri figli crescere forti e mio padre invecchiare sereno. Voglio essere tuo ancora per molte notti, con o senza luna, e svegliarmi tra le tue braccia più o meno dolorante, ma mai così tanto da non chiederti di fare l’amore con me ancora una volta prima che inizi un altro giorno, insieme. E soprattutto voglio essere lì per godermi la tua faccia quando ammetterai finalmente che sposare me è stata la mossa più intelligente che tu abbia mai fatto in tutta la tua vita» lo provocò esplodendo in una risatina nel vederlo roteare gli occhi prima di cedere e ridere con lui.

Derek si fermò ad osservarlo mentre si innamorava di nuovo di lui e non ebbe dubbi che Stiles potesse leggergli in faccia quell’ammissione già da allora, ma l’uomo che amava non infierì limitandosi ad accarezzarlo con il bronzo dei suoi occhi.
«Lo voglio anch’io» sussurrò schiarendosi la voce.
«Bene - sorrise soddisfatto Stiles - Ora chiama Deaton e digli di venire a pranzo qui da noi insieme al tizio che avete contattato»
«Non credo sia una buona idea» obiettò Derek che non voleva discutere della faccenda davanti a lui.
«Ho detto: chiama Deaton e invitalo a pranzo. Punto. Non c’è niente da discutere» ribatté seccato
«E io ho detto che non credo sia una buona idea» grugnì spazientito
«Senti Derek, mi pare che tu mi abbia tenuto all’oscuro anche troppo a lungo, ma non mi va di recriminare. D’ora in poi però affronteremo questa cosa insieme o giuro che ti ammazzo io prima che Jackson e l’allegra comitiva in gita dall’Alcatraz infernale arrivino in città» lo avvertì esasperato
«Non ho finito - continuò prima che Derek potesse replicare - Voglio conoscere l’amico dei tuoi genitori e se deve occuparsi di Claire, preferisco che lo faccia qui dove lei si sente al sicuro e anch’io posso vegliare su mia figlia e sulla mia famiglia» sussurrò raddolcendo il suo sguardo che lo pregava in silenzio
«Va bene - cedette Derek - Ma devo avvisare anche tuo padre, dovevamo vederci da Deat..»
«COME? - sbottò Stiles - Mio padre sa di questa storia?» sussultò sconcertato.
Derek annuì e la furia di Stiles lo investì come un uragano.
«Come ti è saltato in testa di coinvolgerlo? - esplose allibito - Volevi fargli venire un altro infarto?» lo accusò rabbioso ripensando all’angoscia provata solo qualche mese prima quando il cuore di suo padre decise di fare i capricci e spaventarli a morte. Possibile che suo marito fosse stato così sconsiderato da esporlo ad una tale preoccupazione rischiando una ricaduta dagli esiti nefasti?
«Vuoi darmi un solo motivo valido per cui l’hai trascinato in questo incubo?» infuriò ancora Stiles
«Avevo bisogno di lui» rispose mortificato Derek senza neppure riuscire a guardarlo in faccia
«Per combattere da soli quelle carogne e farvi ammazzare entrambi?» lo derise sprezzante colpendolo ripetutamente sul petto
«No - lo fermò Derek bloccandogli i polsi e lasciando cadere ogni difesa - Per piangere sulla sua spalla e sentirmi dire che andrà tutto bene» confessò sgretolandosi davanti a lui e Stiles sentì distintamente il suo cuore incrinarsi nell’istante in cui capì che Derek non aveva bisogno di suo padre, aveva bisogno di un padre.
E lo sceriffo lo era stato: lo aveva consolato condividendo il peso delle sue paure, lo aveva aiutato a trovare delle soluzioni, e quando l’impotenza e la frustrazione lo dilaniavano, Derek poteva rompersi davanti a lui senza essere giudicato e mostrargli le sue debolezze come era capace di fare solo con Stiles. Era l’unico papà che gli fosse rimasto e con lui al suo fianco si sentiva più forte.

«Mi dispiace» sussurrò Stiles spezzato
«Shhh - lo interruppe Derek posando un dito sulle sue labbra - Scusami tu per averti nascosto tutto»
«Già, non posso credere che volessi prendere a calci in culo Jackson senza di me - brontolò Stiles - Non ti avrei mai perdonato!» e ridacchiare insieme li avvolse in un involucro caldo e confortevole che condivisero abbracciandosi stretti.

«Allora, avete già in mente dei piani?» domandò Stiles accoccolandosi sul suo petto
«Possiamo parlarne più tardi? - gli sussurrò tra i capelli Derek - Ora baciami» suggerì roco e Stiles non oppose alcuna resistenza.

Stiles baciò Derek a lungo strisciando su di lui per avere un migliore accesso alla sua bocca e lasciandosi coccolare dal tepore inebriante del corpo di suo marito che sussultava sotto di lui.
Si sfamarono a vicenda finché l’alba fu scalzata dalle luci del giorno, ma nessuno dei due sembrava intenzionato a lasciare le braccia dell’altro e alzarsi.

«Derek?» mormorò pigramente Stiles mentre riprendeva fiato stretto al suo petto
«Mmh?» mugolò Derek
«Andrà tutto bene» gli sussurrò premuroso e per la prima volta anche Derek iniziò a crederci.



* NdA *

Bene (?) giusto due chiarimenti veloci, prima di scappare via, probabilmente per sempre.

1. married!sterek <-- capisco che dopo l'estratto pubblicato nella presentazione della storia, questa cosa sembra senza senso, ma ce l'ha: il prossimo capitolo lo svelerà chiaramente, anche se credo sia facile intuirlo fin da ora. Però non fidatevi mai troppo del senso apparente o svelato, perché non è detto che sia quello giusto: qui "è tutto vero", finché non è vero il contrario...

2. I nomi di quei tre adorabili cuccioli <-- la scelta per i due maschietti è scontata, ma non casuale, abbiate fede. Il nome della bambina ha una storia a sé, ve la racconterà Stiles stesso, prima o poi. ;)

3. Nota personale <-- confesso di aver avuto molte perplessità circa la pubblicazione di questa storia, per vari motivi che ho spiegato tempo fa qui click e che qualcuno di voi conosce fin troppo bene visto che ha dovuto sopportarmi. E' a queste persone che voglio dedicare ciò che avete appena letto e non perché sia speciale o chissà che, ma per ciò che rappresenta per me vederla pubblicata. Grazie a tutti per il sostegno e la fiducia, e anche a tutti quelli che leggeranno questa storia pur non avendo mai visto Teen Wolf solo perché... beh, lo sapete perché. *blush* (♥ ç_ç). Spero davvero ne sia valsa la pena e di non deludere le vostre aspettative, soprattutto le tue, Julia, o mi dovrai pagare quella famosa cena con Dylan.

4. Prossimo aggiornamento <-- (detta così sembro quella che si auto invita alle feste! -.-') Salvo improvvise crisi di coscienza e recuperi del senso del pudore, o quel che ne resta, penso di pubblicare il secondo capitolo lunedì prossimo, e poi orientativamente ogni lunedì fino alla fine. Vi terrò informati qui: pentesileask.tumblr.com

5. Grazie <-- quest'ultimo grazie è per chi ha letto fin qui. Di solito a fine capitolo io invito chiunque ne abbia piacere a sedersi al tavolino di una sorta di caffetteria virtuale solo nostra, per regalarmi le sue impressioni davanti ad un confortante assortimento di dolci e bevande: so che non è sempre facile decidere di lasciare un commento quando si legge qualcosa, ma spesso si sottovaluta quanta differenza possa fare per chi è dall'altra parte a chiedersi se ha fatto bene a dar retta a Michela, Julia e le altre creature adorabili da quest'ultima istigate ad incoraggiarmi a buttarmi nel vuoto e intraprendere questo nuovo viaggio. Nonostante quanto si dica, o si finga anche a se stessi per sentirsi più forti e indipendenti, a nessuno fa piacere viaggiare da solo. Dunque, solo se vi va, questi sono per voi e io sono quella nascosta sotto il tavolino nell'angolino più buio.♥

A presto, P.♥

   
 
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