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Autore: Selhen    30/06/2014    2 recensioni
Anni di guerra, territorio conteso e fazioni eternamente in lotta nella terra del dio Aion. Com’è possibile per Selhen nutrire odio verso qualcuno che l’ha risparmiata? Com’è possibile odiare senza conoscere veramente il volto della guerra?
Com’è possibile parlare con un nemico e trovarlo così normale e uguale a se stessi?
Una nuova avventura di Selhen solo per voi. Recensite numerosi. Le vostre recensioni mi danno la carica per scrivere sempre di meglio. Un abbraccio, la vostra autrice.
N.b. avviso gli eventuali lettori che ho postato questa storia più corretta e revisionata su wattpad. Se la preferite con meno imperfezioni sapete dove andare, sono selhene. :)
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Quando mi ero lanciata nel portale di Shadow non avevo riflettuto sul fatto che sarei finita dritta dritta davanti casa sua, ma la rabbia nei confronti di Velkam era stata tale che avevo scelto il metodo più veloce per allontanarmi da lui.
"Shadow, Shadow... apri!". Mi ero lanciata contro la porta di casa di Shad e la avevo letteralmente presa a pugni. Volevo dirgliene quattro per tutto quello che era successo a Kamar, e per il modo in cui mi aveva messa in difficoltà facendomi temere, fino all'ultimo secondo, che sarebbe avvenuta una lite epocale.
Proprio mentre battevo con violenza il maniglione del grande portone in legno, uno spiraglio si aprì e da esso intravidi il viso annoiato di Shad.
Notai un piccolo particolare che quella sera mi era sfuggito. Al sopracciglio di Shad, perfettamente inarcato, rilucevano due anellini argentati.
"Si può sapere il motivo per cui stai buttando giù a pugni la porta di casa mia?", chiese lui aprendo il portone per venire sulla soglia.
I miei occhi scarlatti si puntarono sui suoi senza alcuna incertezza, anche se, quella sicurezza durò poco.
Perché stavo buttando giù la porta di casa sua? Non ero arrabbiata con lui, ma con Velkam, eppure fino a poco prima nella mia testa era balenato un pretesto per cui potessi andare a lamentarmi con Shad. L'unica cosa era che, adesso che me lo chiedeva, nessuna scusa sembrava verosimile e la verità era solo una: avevo voglia di stare con lui.
"Perché...", esordii con una falsa decisione nel tono di voce, "perché sei uno stupido guastafeste!". Lo spinsi senza chiedere permesso e feci ingresso in casa sua ignorando altezzosamente il suo shugo servitore.
Intravidi Shad scuotere il capo esasperato e venirmi dietro dopo aver richiuso la porta d'entrata. Io intanto mi ero seduta su una ricca poltrona del soggiorno e stavo cercando di placare la rabbia concentrando il mio sguardo sulla grande testa di Raksha, esposta come trofeo, accanto a una grande libreria in noce piena zeppa di libri rilegati in pelle.
"E così io sarei uno stupido guastafeste ma tu... tu non saresti un'esaltata pacifista pazza suicida", disse versandosi un liquido scuro in un elegante bicchiere di vetro e riposando la bottiglia sul tavolo del soggiorno.
Lo guardai male. "Potrai anche avere avuto ragione ma... per poco non ci ritrovavamo le autorità di Sarpan nell'intento di fermare una lite violenta e assurdamente stupida!", sbottai surriscaldata osservando la sua mano stretta al bicchiere. "E comunque...", proseguii altezzosa, "pensavo che fossi così galante da offrirmi qualcosa".
Shad ridacchiò e sollevò la bottiglia, "Questa roba non fa per te", disse divertito mandando giù l'intero bicchierino e poggiandolo, in un tintinnio, di fianco alla bottiglia scura.
"Selhen... ho la vaga sensazione che presto, molto presto, tu ti metterai nei guai". A passi molto lenti percorse il perimetro della stanza fino a raggiungermi. 
"Qualcuno ti ha mai raccontato la favoletta del nostro popolo? Sai... quel raccontino in cui ci stanno dei cattivi, boriosi tizi con le alucce bianche che ci odiano a morte...".
Lo fulminai con lo sguardo. C'era una domanda che mi premeva fargli, ma non ne avevo il coraggio.
"Conosco la nostra storia", sibilai acida.
"Ecco..." , continuò lui con aria soddisfatta, "ora proviamo a supporre che non sia una favola".
Roteai gli occhi stizzita e mi alzai in piedi spintonandolo per dirigermi verso la grande libreria alla parete. "Piantala di fare il mio angelo custode! Nessuno ti ha chiesto niente, Shadow. Quando imparerai a farti gli affari tuoi?", dissi gelida mentre scorrevo con gli occhi i titoli d'oro sul dorso di ogni libro.
Sobbalzai quando Shad, d'improvviso, mi prese per un braccio e mi voltò con violenza facendomi urtare con le spalle alla grande libreria. Da uno scaffale cadde per terra, sparpagliata, una pila di libri che era stata sistemata troppo in bilico.
"Quando tu smetterai di fare la pacifista suicida". Il suo sguardo severo incatenò il mio, poi le sue labbra morbide e invitanti si piegarono all'insù da un angolo.
Mi ritrovai imprigionata tra Shad e la libreria. Il suo corpo muscoloso, contro il mio, mi causò un brivido che al suo sguardo attento non dovette sfuggire.
"Shad...", mormorai confusa cercando nei suoi occhi una risposta a quello che stava per accadere tra noi.
"Shad... cosa...". Fui zittita dal suo indice che morbido e lento si posò sulle mie labbra rosse.
"Shhh", mi stava sussurrando suadente. "Riformulo la domanda", proseguì dolcemente, "quando capirai che se dovessi metterti in pericolo sarei capace di farmi ammazzare, per te?".
Non capivo, era tutto così confuso, così irreale e inverosimile. Quelle parole che non avrei mai immaginato Shad potesse proferire per me.
"Sei un maledetto diavolo tentatore, Shadow", sibilai tra i denti quando lui ebbe scostato il dito con cui stava percorrendo l'intero profilo della mia guancia, e poi giù, a segnare leggermente con l'artiglio, la mia gola.
"Che vuoi fare?", continuai con voce tremolante, scossa dai brividi. "Ethun...".
"Ethun...", intervenne per zittirmi,  "non è più un problema".
Corrugai la fronte senza capire. "Vi siete lasciati?".
Non rispose volutamente, né mi diede la soddisfazione di conoscere la verità, intento com'era a studiare le mie labbra con lo sguardo colmo di desiderio.
Incerta posai entrambe le mani sui suoi avambracci che mi tenevano imprigionata tra lui e la libreria. Percepii il calore del suo respiro e quel profumo di notte. L'oscurità della sua personalità duttile e carismatica balenò nel blu di quegli occhi magnetici.
Aveva la  bellezza di un dio e la duttilità di un demone tentatore.
"Shadow", dissi in un sussurro quando lui ormai era troppo vicino alle mie labbra.
Per tutta risposta lui mi rivolse un sorriso sghembo e catturò le mie labbra tra le sue costringendomi,  o meglio, invitandomi ad un bacio profondo e passionale che io fui ben felice di ricambiare.
Le mie mani, dapprima incerte, si strinsero convulsamente sui suoi avambracci scoperti e muscolosi mentre il respiro mi si affannava nella foga di quel bacio da sempre tanto agognato.
Con una sicurezza spiazzante Shad mollò la presa dalla libreria per infilarmi entrambe le mani tra i capelli e sorreggermi il capo continuando, vorace, a cercare le mie labbra umide e arrossate da quel lungo contatto.
Ad un certo punto i denti di Shad si strinsero suo mio labbro inferiore e le sue mani si mossero alla volta del vestito rosso, alla ricerca dei laccetti che me lo tenevano chiuso.
"Shadow, che stai facendo?", dissi incerta quasi senza volontà. 
"Quello che avrei voluto fare da quando ti conosco", mormorò lui accostando sensuale le labbra al mio orecchio. "E non mi stupirebbe se questo valesse anche per te...", continuò con un mezzo sorriso storto tirando il primo laccetto.
Abbozzai un sorriso a quell'ultima osservazione e quando percepii il vestito allentarsi raccolsi due lembi della sua maglietta aderente per sfilargliela dalla testa, contemplando per qualche minuto il suo corpo pallido e muscoloso, adornato di cicatrici. Tante cicatrici, quasi fossero prepotenti trofei di battaglia, esposte a vita su quel corpo divinamente bello.
Il bacio che si era interrotto per poco riprese, più ardente e appassionato di prima. In me si era risvegliato un istinto sopito che la morbidezza delle labbra di Shad e i brividi, che con il suo tocco mi causava, erano riusciti a far tornare a galla.
Sentivo nella mia bocca il sapore dolciastro e alcolico della bevanda che poco prima si era servito e il suo fiato caldo sul mio viso si era spostato poi all'incavo del mio collo, dove aveva cominciato a lasciare numerosi piccoli baci.
Chiusi gli occhi inebriata da quella sensazione e affondai le unghie nelle sua pelle, mentre con la mano sinistra stringevo in un pugno i capelli alla sua nuca.
"Avevo detto che non ci sarei ricascata", balbettai senza però opporre alcuna resistenza.
"Cosa te lo impedirebbe?", sussurrò lui risalendo con lo sguardo ai miei occhi mentre scostava una bretella del mio vestito rosso scoprendomi una spalla.
"Non ti ho mai considerato un tipo molto affidabile, Shad".
Per tutta risposta lui mi accarezzò una guancia con la mano fresca. "L'ho sempre detto che hai una brutta opinione di me".
Risi ironica. "Guarda un po' come mi hai ridotta" , mi indicai la spallina che era stata abbassata decisamente con poca delicatezza. "Potresti fare qualcosa per farmi cambiare idea magari...".
Shad mi guardò interrogativo per un momento, poi sorrise sghembo e con eleganza riportò delicatamente la spallina al suo posto.
"Un gentiluomo che si rispetti non costringerebbe mai una donna a fare quello che non vuole". L'aria teatrale con cui lo disse mi fece capire che voleva essere una ripicca nei miei confronti.
"Se è a giocare che mi stai invitando, non mi tiro indietro", concluse con tono irritante raccogliendo la sua maglietta da terra per infilarsela nuovamente.
Si allontanò da me per ritornare al tavolo e versarsi dell'altro liquido nel bicchiere.
Scossi il capo ridendo. Ormai i suoi simpatici giochetti non mi impressionavano più ne sarebbe riuscito a imbarazzarmi per così poco. Era ovvio che Shad volesse rimanere con il coltello dalla parte del manico.
Per quel giorno tutto sarebbe finito lì, e la cosa, forse, neanche mi dispiaceva. 
Mi risistemai il vestito con nonchalance e lo raggiunsi al tavolo poggiandogli entrambe le mani sulle spalle.
Da una parte lo desideravo ardentemente, ancora in quel momento, ma sarei stata abbastanza forte da non dargliela vinta e da fare il suo gioco. 
"Bravo Shad", sussurrai suadente al suo orecchio. "Sei proprio un gentiluomo".
Ridacchiai scuotendo il capo prima di allontanarmi verso la porta accompagnata dal rumore cadenzato dei tacchi dei miei stivali.
"Oh. .. ti conviene sistemare quei libri", conclusi indicandoli ai piedi della libreria con un cenno del capo. Gli rivolsi un ultimo sorriso affettato e uscii dalla porta per richiudermela alle spalle.

L'episodio appena accaduto mi aveva stravolta, nonostante non lo avessi dato a vedere.
Da tanto tempo Shad mi piaceva. Lo avevo sempre guardato con paura mista a desiderio.
Sì,  Shad mi metteva anche paura. Era totalmente imprevedibile e dopotutto, quello che era appena successo a casa sua, ne era stata la prova.
Chissà che avrebbe pensato Saephira di tutto questo.
Con questi pensieri ero giunta al teletrasporto di Pernon, avrei voluto fare un salto a Pandemonium per una cena veloce, prima di ritornare a casa. Ero totalmente a digiuno.
Salutai cordialmente il responsabile del teletrasporto e dopo aver pagato per il viaggio mi ero lanciata nel portale  ritrovandomi in poco tempo davanti all'obelisco del grande tempio di Pandemonium. 
Con la mente ancora ingombra da mille pensieri mi diressi a passo svelto oltre il ponte Vifrost e feci una breve sosta sui gradini della piazza per frugare nella bisaccia alla ricerca di qualche moneta con cui avrei pagato la mia cena.
"Ehi Selhen !", udii qualcuno chiamarmi.
Vagai con lo sguardo per tutta la piazza e i miei occhi si soffermarono su un tipo dai capelli bianchi come i miei che agitava le braccia per farsi notare. Ci misi qualche secondo a capire chi si trattasse poi sorrisi sincera.
"Dahnael!". Il mio sorriso si allargò e senza pensare all'ultimo litigio che stupidamente ci aveva separati accelerai il passo per raggiungerlo e stringerlo affettuosamente in un abbraccio a lungo sperato.
"Stupido, non sai quanto mi sei mancato".
Lui mi sorrise. "Se anche tu non mi fossi mancata, non sarei venuto a cercarti".

[Eh eh eh... posto il pezzo di questo capitolo u.u un pezzo che adoro.
http://m.youtube.com/watch?v=38ACAg1XAv8
Sappiate che ho ricopiato questo capitolo dal cellulare solo per voi è.é visto che mio fratello stavolta non mi ha ceduto il pc.
Spero che gradirete anche questo capitolino. Recensite e ditemi che ne pensate. Bacio! ♡

  
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