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Autore: Abby_da_Edoras    30/06/2014    3 recensioni
Autrice: Lady Arien. Trama: ho messo tutte insieme le storie scritte due anni fa sugli X-Men come capitoli di una long e adesso sto aggiungendo nuovi capitoli. All'inizio mi sono ispirata a una bellissima ff di Lara D_Amore, Logan si trova a occuparsi di Scott, sperduto e addolorato per la morte di Jean, e nasce così una strana relazione tra i due. In seguito, il professor X incaricherà Bobby di recuperare Pyro finito dalla parte di Magneto e nascerà pian piano anche un pairing fra loro; in seguito, alla scuola arriveranno dal lontano 1973 anche i giovani Erik e Charles... insomma cerco di destreggiarmi tra ben tre pairing!!!XD
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bobby Drake/Uomo Ghiaccio, James 'Logan' Howlett/Wolverine, John Allerdyce/Pyro, Scott Summers/Ciclope, Un po' tutti
Note: Lemon, Movieverse, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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It’s too late to apologize

It’s too late to apologize

Il Professor X aveva mantenuto il contatto mentale con Logan e Tempesta grazie a Cerebro, il dispositivo inventato da Hank che amplificava i poteri telepatici fino a coprire grandi distanze. Pertanto tutti i professori e gli allievi della scuola si erano riuniti nella stanza di Cerebro per seguire le fasi del salvataggio di Scott tramite la voce del Professore. Quando, però, Logan aveva deciso di rivelare i propri sentimenti a Scott e nel momento del bacio finale, Xavier aveva avuto la delicatezza di interrompere il contatto e si era rivolto agli altri, che seguivano con trepidazione la vicenda.

“Scott è salvo, Logan lo riaccompagnerà qui con la navetta mentre Tempesta tornerà con la sua moto” spiegò il Professore.

Hank sorrise soddisfatto, Kitty si mise addirittura ad applaudire per la gioia, gli altri ragazzi e docenti si scambiarono sguardi di sollievo e soddisfazione. Charles, che, per via del siero che prendeva, adesso aveva meno controllo sui propri poteri, non riuscì a staccarsi in tempo dalla mente di Scott e, con enorme imbarazzo, si ritrovò a vivere in prima persona tutte le emozioni e i sentimenti del giovane mutante durante la dichiarazione d’amore di Logan e il bacio successivo. La cosa lo turbò così tanto da mandarlo in confusione totale e rendergli ancora più difficili i tentativi di uscire dalla mente di Scott. Finalmente, con fatica, riuscì a scollegarsi da lui, ma era stravolto e provava un disagio immenso, non soltanto perché si era sentito una specie di maniaco che spiava i sentimenti e i momenti intimi altrui, ma anche perché quella situazione gli aveva ricordato cose che avrebbe voluto seppellire per sempre.

Dunque Logan e Scott sono innamorati… buon per loro, non sono fatti miei, no? Non ho certo fatto apposta a restare nella sua testa anche quando…

Vivere i sentimenti di Scott, tuttavia, era stato devastante per Charles. Scott si era sentito turbato, aveva quasi cercato di negare ciò che provava, poi, però, alla prospettiva di perdere Logan, aveva superato ogni imbarazzo e orgoglio e, in qualche modo, gli aveva fatto capire che lo ricambiava. Il bacio così appassionato e profondo di Logan, poi, gli aveva acceso un fuoco nelle vene, si era sentito totalmente travolto e per alcuni minuti non erano esistiti che loro due al mondo. Il giovane Xavier si ritrovò, suo malgrado, a pensare che quei sentimenti e quelle emozioni non gli erano totalmente estranei, o meglio, non lo erano per un Charles più giovane, più ingenuo e fiducioso… il Charles del 1962, quello che aveva incontrato Erik Lensherr per la prima volta e che si era innamorato perdutamente di lui dopo circa dieci minuti, a dir tanto. Un Charles che aveva vissuto ogni momento di quei giorni, qualunque cosa facessero insieme, che fosse andare alla ricerca di altri mutanti o addestrarsi alla scuola, nella gioia di stargli accanto e nella speranza che Erik si accorgesse di lui e lo volesse come compagno. Un Charles pieno di vita e di grandi ideali che avrebbe desiderato creare la sua scuola e mandarla avanti con Erik al suo fianco; un Charles che, ogni volta che si trovava da solo con Erik, sperava che lui lo guardasse in un modo diverso e che, magari, lo baciasse come Logan aveva appena fatto a Scott…

Un Charles che era un cretino integrale e che per la sua ingenuità si è beccato una pallottola su quella maledetta spiaggia e si è ritrovato invalido e solo! Bella prova!, pensò irritato il giovane telepate, cercando di scacciar via dalla testa quei ricordi che servivano solo a torturarlo.

“Hank, senti” fece poi, rivolto a McCoy, “hai detto di aver preparato delle dosi del siero che mi serve. Ora che sappiamo che Scott è salvo non c’è più bisogno di me, no? Puoi portarmi una di quelle siringhe, per favore?”

“Posso farlo, ma sei sicuro che sia questo che vuoi?” gli chiese il mutante. “Anche dopo tutti questi anni non sono riuscito a perfezionare il siero in modo che non influisca sui tuoi poteri.”

“Sono assolutamente sicuro” affermò deciso Charles. “Abbiamo già un telepate, qui, per cui non mi sembra che ci siano problemi. Puoi… per favore, puoi portarmi nel tuo laboratorio, in modo che possa farmi quella benedetta iniezione?”

Per Charles era mortificante farsi portare in braccio, ma, del resto, doveva pensare che quello era lo stesso Hank che gli era sempre accanto e che lo assisteva in tutto nella sua epoca, era solo… un po’ cresciuto, tutto qua. Il mutante lo prese in braccio e lo portò fuori dalla stanza di Cerebro; Erik, però, li seguì senza dire una parola.

Poco dopo Charles si era iniettato il siero e, attendendo che facesse effetto, Hank lo aveva accompagnato nella sua stanza e lo aveva deposto sul letto.

“Ti serve altro, Charles?”

“No, Hank, ti ringrazio” si sforzò di sorridere. “A quanto pare sei destinato a occuparti di me in ogni epoca… davvero, grazie, Hank, non saprei come fare se non ci fossi tu.”

Hank sorrise e uscì dalla stanza, lasciando solo il giovane telepate. Charles chiuse gli occhi, rilassandosi nel sentire che le voci nella testa si allontanavano sempre di più mentre aumentava la sensibilità nelle gambe.

“Continuerai ancora per molto con quelle stramaledette iniezioni?”

Erik era entrato nella stanza e aveva apostrofato il giovane mutante con un tono di rimprovero. A quella voce, Charles trasalì e aprì gli occhi: non si era nemmeno accorto che l’uomo era entrato nella stanza.

“Guardati… ti sei stupito nel trovarmi qui. Ovvio, visto che non puoi più leggermi nella mente. Non è una sensazione strana, per te, farti sorprendere dalla gente?”

“Non più di tanto ed è singolare che proprio tu me lo venga a chiedere” rispose Charles, riprendendo subito il controllo di sé. “Qualche brutta sorpresa da te l’ho ricevuta anche quando i poteri ce l’avevo!”

“Dovresti essere fiero di ciò che sei e non abbassarti a rinunciare al tuo potere solo per camminare” disse Erik, ignorando la provocazione del giovane telepate.

Charles, però, era nervoso; lo era stato fin da quando aveva condiviso le emozioni di Scott e, suo malgrado, le aveva riconosciute come qualcosa che lui stesso aveva provato. I rimproveri di Erik non potevano capitare in un momento peggiore. Sentendo che le gambe ormai lo reggevano, il giovane si alzò dal letto per affrontare meglio la discussione: non gli piaceva mostrarsi indifeso e debole, in particolar modo davanti all’amico di un tempo.

“Tu non hai alcun diritto di giudicarmi!” replicò invelenito. “Proprio tu, tra tanti, sei anzi l’unico che non deve neanche permettersi di farlo. Ripensa per un secondo per colpa di chi sono in questa situazione!”

Erik sospirò, pareva sinceramente abbattuto.

“Ti ho già detto e ripetuto che mi dispiace, Charles, non so più quante volte” disse. “Mi addolora veramente che tu sia stato ferito e…”

Tu sei dispiaciuto e addolorato? E’ troppo tardi per scusarsi ora! Io sono più dispiaciuto e addolorato di te, se permetti! Sono io che mi sono ritrovato a essere un invalido a poco più di vent’anni, hai solo una vaga idea di quello che vuol dire? Di come posso essermi sentito in tutti questi anni?”

“E’ ovvio che non posso…”

“Allora tieniti per te le tue belle frasi ed esci da questa stanza!” esclamò lapidario Charles.

“Non volevo che andasse così, lo sai” insisté Erik. “Comunque non sono venuto qui per rimproverarti, cercavo solo di farti capire che il tuo potere è molto importante e non dovresti rinunciarci.”

Queste parole scatenarono in Charles una reazione ancor più violenta.

“Ah, perché tu pensi che io sia contento di dover rinunciare al mio potere!” sibilò. “Magari credi che non me ne freghi nulla o, peggio ancora, che sia felice di sentirmi normale. Forse dovresti rinfrescarti la memoria e ripensare a quando mi hai conosciuto, a com’ero disinvolto nell’usare le mie capacità e nell’insegnarlo ad altri. Adesso, quando le voci tornano, non riesco più a padroneggiarle ed è come se fossi ritornato indietro!”

“Ma è proprio per questo che non dovresti inibire il tuo potere” ripeté con convinzione Erik. Charles, però, gli si avventò contro come una furia.

“Secondo te è una mia scelta? Sono io che non voglio il mio potere? O magari è solo che non ce la faccio a vivere come un invalido, come un essere inutile e spezzato, perché sono solo un ragazzo e mi fa male essere immobilizzato e accudito da altri anche per le cose più umilianti, ci hai mai pensato seriamente anche solo per un minuto?” gridò, disperato e facendosi forza per non scoppiare a piangere. “Invece di rimproverare me, pensa a quanto sei fortunato a non doverti trovare nella condizione di fare una scelta tanto straziante!”

“Sinceramente non mi sono mai considerato una persona fortunata…”

“Ah, no, certo, qui c’è solo una vittima e questa vittima si chiama Erik Lensherr, signore e signori! Piantala una buona volta di considerarti l’unico al mondo che abbia subito traumi e sofferenze, non ce l’hai l’esclusiva del dolore!”

Erik fino a quel momento si era mantenuto calmo, ma questa volta Charles aveva davvero esagerato. Afferrò il polso del giovane telepate con rabbia e lo fissò con occhi gelidi.

“Io non sono una vittima, non faccio la vittima e non sarò mai più una vittima, pensavo di averlo chiarito” disse, con la voce che vibrava per la collera repressa. “Non riesco a credere di essermi lasciato trascinare in questa discussione con te e tanto meno che tu sia stato tanto meschino da dirmi una cosa simile. Questo non è il Charles che conoscevo!”

“No che non lo è! Il Charles che conoscevi tu è morto su quella spiaggia e lo hai ammazzato tu!” replicò il ragazzo, col polso che gli doleva per quella stretta d’acciaio e le lacrime agli occhi per la rabbia, la frustrazione e mille altre cose. “Io sono meschino? E tu cosa sei, allora, cosa sei? Io ti ho dato tutto, ti ho salvato la vita, ti ho fatto conoscere altri mutanti, ti ho tolto dalla tua solitudine, ti ho donato tutta la mia fiducia e amicizia e ti ho perfino aiutato a scoprire la massima potenzialità del tuo potere. E tu che hai fatto? Mi hai tradito, mi hai portato via alcuni dei miei ragazzi e mi hai abbandonato solo e spaventato! Come credi che mi sia sentito quando mi sono accorto che non potevo più muovere le gambe, eh? Riesci a immaginare la paura e la disperazione che ho provato?”

La rabbia di Erik sbollì in un secondo a quelle parole, trattenne il polso di Charles, ma solo per tirare il giovane a sé e stringerlo forte al petto.

“No, non lo posso immaginare, ma forse meriterei che me lo facessi provare” mormorò, abbracciando Charles e accarezzandogli i capelli. “So che non puoi, adesso, ma, se ti farà stare meglio, potrai farmelo sentire quando avrai il tuo potere.”

Era un chiaro invito a entrargli in testa e a riversarvi tutto il suo dolore e la sua disperazione. Charles rimase incredulo, oltre che stordito per un abbraccio che aveva atteso per tanti anni. Non riuscì nemmeno a rispondere.

“Non è troppo tardi, Charles” continuò allora Erik. “Ti ho già detto che mi dispiace veramente, mi dispiace tanto per quello che ti è successo, lo so che ti sembrano solo parole, ma io sono qui, sono qui, ora, e non voglio lasciarti più. Non sei solo, non sarai più solo, Charles.”

Si chinò su di lui e, per la prima volta, lo baciò, lo baciò come avrebbe voluto fare su quella spiaggia e in mille altri momenti, lo baciò come aveva rimpianto di non aver fatto nei lunghi anni di separazione fra loro e come se non volesse staccarsi mai più da lui. Charles era sperduto, travolto, completamente catturato e incapace di fare altro se non abbandonarsi e assecondare un bacio che aveva tanto sognato e che superava ogni sua immaginazione. L’emozione che provava ora, la sensazione che tutto fosse luce e passione e brivido era qualcosa di reale, concreto, non una sensazione vissuta attraverso un altro, com’era accaduto prima con Scott. Quello era vero.

Quando Erik si staccò da lui, a Charles parve che fossero passate eternità e, subito dopo, che fosse finito troppo presto. Rimase ancora sconcertato, come ubriacato da tanta intensa felicità… solo con molta fatica riuscì a riprendersi.

“Non voglio più litigare con te, Charles” gli disse Erik. “E voglio averti accanto, non ti lascerò più solo.”

“Io… non so se potrò mai più fidarmi di te” rispose Charles, tentando di riacquistare un minimo di dignità.

“Allora pensaci: io posso aspettare” ribatté Erik, sorridendo. “In fondo, siamo anche in un’epoca che non è la nostra… forse proprio per capire se puoi perdonarmi e tornare a fidarti di me.”

“Forse…” ripeté Charles, combattuto tra la voglia di far pagare a Erik la sofferenza che gli aveva causato e il desiderio di lasciarsi andare a lui ed essere finalmente felice. Perché forse Erik aveva ragione: non era troppo tardi per scusarsi, non era troppo tardi per perdonare.

 

 

 

   
 
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