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Autore: New Animorph    03/01/2005    1 recensioni
Sono passati centinaia d'anni da quando gli Animorphs salvarono il mondo, ma non tutto finì allora
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il mio nome è Aysleen, ma i miei pochi amici preferiscono chiamarmi semplicemente Leen

Il mio nome è Aysleen, ma i miei pochi amici preferiscono chiamarmi semplicemente Leen.

Non chiedetemi il mio cognome, perché non ve lo dirò né vi fornirò più informazioni del necessario su di me. Non è sicuro, di questi tempi, parlare troppo, soprattutto per una persona come me.

Non parlerò mai, neanche sotto tortura, e questi bestioni di militari non sapranno nulla da me, a meno che loro non mi spieghino che cosa diavolo vogliono da me.

A dire il vero, io lo so che cosa vogliono o, perlomeno, a che cosa puntano, ma non so a quale scopo. Non mi parlano quasi, questi energumeni del governo, ed io meno di loro.

Insomma, ma vi pare giusto che una studentessa universitaria venga portata con l’inganno nei pressi di un’area militare dal suo stesso docente di botanica e costretta a seguire con la forza una quindicina di uomini armati fino ai denti? Non che sia una di quelle inermi ragazze pelle e ossa, con grandi e lacrimosi occhi azzurri, che si arrendono non appena uno alza la voce, ma quindici uomini ultrapalestrati, con certi muscoli che per poco non strappano le loro camicie verde oliva e stivaloni lucidi, che ti puntano addosso un fucile ed hanno alla cintura tre granate a testa…

Non vi starò a tediare con i dettagli. La conclusione è che adesso sono chiusa in una tipica cella, senza nessuna uscita tranne quell’odiosa porta dotata solo di uno sportello da cui far passare i pasti, che io non accetto per timore di qualche “brutto scherzo” di questa gente.

Lo so, sono estremamente diffidente, ma non posso fare altrimenti. Io sono fatta così. Non mi fido di nessuno, men che meno delle persone.

Sono sempre stata molto scostante, fin dalla più tenera età. Mi chiamano tuttora “Miss Ghiacciolo” all’università, ed io mi limito a far finta di non sentire. Sarò gelida come la mia terra, ossia l’Alaska, poco espressiva e dallo sguardo che fa rabbrividire, ma sono anche in grado di accendermi.

Uno sgarbo poco più marcato oppure uno scherzo cretino ripetuto più volte… ed ecco SuperLeen all’attacco. Non ho mai studiato arti marziali o difesa personale, ma sono perfettamente in grado di mettere ko un tipo grosso il doppio di me.

E poi… io sono speciale. Anzi, specialissima. Sono in grado di entrare in metamorfosi, come i ragazzi che più di mille anni fa hanno combattuto per difendere il nostro pianeta dagli Yeerk.

Ricordo la prima volta che accadde. Avevo poco meno di dieci anni ed ero poco fuori città con Spiz, il mio primo vero amico, un grosso cane samoiedo, quando lui arrivò.

Era un grosso, feroce lupo, e ci attaccò. Se non fosse stato per Spiz, a quest’ora sarei morta. E se non avessi acquisito involontariamente, in uno dei miei ingenui giochi di bambina, il suo DNA, anche il mio fedele amico sarebbe morto quel giorno.

Ero talmente terrorizzata dal desiderare con tutte le mie forze di poter aiutare il mio amico, il quale, sotto quelle terribili zanne, stava avendo la peggio. Ho immaginato di essere come lui e all’improvviso mi sono sentita cambiare, quasi come se le mie ossa si stessero sciogliendo ed il prurito che provavo era lo spuntare del pelo.

Solo dopo, quando sono riuscita ad uscire da quella specie di stato d’incoscienza che mi aveva portato l’entrare nella mente di un cane e il lottare contro quella belva, sono riuscita a capire che non avevo immaginato nulla e che ero davvero diventata il mio cane.

Non potete immaginare come hanno reagito mia madre Alicia e mia nonna Harriett alla notizia! E’ stata una sorpresa anche per me sentirle dire, con voce rotta dal terrore, che mi credevano ma non dovevo dire a nessuno quello che era accaduto, anzi, avrei dovuto dimenticare quello che era accaduto e non cercare mai più di ripetere un’esperienza simile.

Mi sarei immaginata che mi avessero detto che avevo sognato e che mi avessero portato a fare analisi all’ospedale, ma mai e poi mai che mi credessero.

Fatto sta che da quel giorno ho praticato di nascosto l’arte della metamorfosi ed ora ho un buon repertorio di animali.

La mia preferita è di certo quella dell’orca assassina, per via dell’intelligenza di questo cetaceo, ma non la uso molto spesso sia per la sua mole non indifferente sia perché questa sua mente quasi umana mi inquieta non poco, per questo la metamorfosi che uso più spesso è quella di Spiz, la mia prima metamorfosi e quella a cui sono più attaccata, soprattutto adesso che Spiz è rimasto a Ancorage, la città in cui ancora vivono mia madre e mia nonna.

Io studio al Jake Berenson’s College di Phoenix assieme a Joshua e Micheal, i miei unici amici a non avere coda, pinne oppure ali. Come si suol dire, si sono accodati a me alla notizia della mia partenza e, con la scusa di proteggermi dai malintenzionati, vivono da universitari studiando poco o nulla e dedicandosi alla nostra band. Io sono la batterista, Michel è al basso mentre Joshua è cantante e tastierista. Facciamo musica rock e stavamo ottenendo anche un discreto successo. Già, stavamo. Adesso non sono sicura che per noi ci sarà un futuro.

Chissà cosa faranno la mamma e la nonna se non dovessi tornare a casa… Già hanno sofferto tanto nella vita, poverine.

Mia madre non è stata la figlia ideale per mio nonno Frank e mia nonna Harriet, e quando rimase incinta di me aveva soltanto sedici anni ed un ragazzo, di cui io non ho mai saputo il nome, che a loro non piaceva affatto.

Mio nonno, durante una di quelle furiose litigate con mia madre, ebbe un malore che gli fu fatale e mia madre, in preda al panico, fuggì di casa.

Vi è rientrata soltanto quando nonna Harriett l’ha vista sulla porta, con me tra le braccia e gli occhi gonfi per il pianto: l’uomo a cui devo parte del mio corredo genetico è scappato via, lasciando mia madre senza soldi e con una bambina a carico.

E’ per questo motivo che io sono cresciuta soltanto con loro. E forse è stato questo ambiente protetto a causarmi problemi nella socializzazione.

Le ragazze non si sono mai avvicinate a me perché mi consideravano strana e troppo maschiaccio per essere del loro gruppo, mentre i ragazzi mi allontanavano per il mio essere poco femminile.

Come dicono Joshua e Micheal, sono molto carina con i miei lunghi capelli biondissimi ed i miei occhi verdi chiato, ho tutte le curve al punto giusto e non somiglio ad una di quelle silfidi che al primo alito di vento devono andare in giro con i sassi nelle tasche, ma scateno sentimenti più simili a quelli che si possono provare per un fratello piuttosto che per una ragazza.

Non che a me interessi piacere a un uomo. Amici vanno bene, ma mai legarsi troppo a loro, questo è il mio motto. Forse sarò stata traumatizzata dal tradimento di mio padre ai danni di mia madre, ma il mio pensiero non cambia. Io non m’innamorerò mai!

Oh, ecco che la porta si apre. Finalmente saprò chi sono questi pazzi dell’Area 51 e che cosa vogliono da me. Finalmente smetterò di fare certi stupidi pensieri da reclusa.

 

 

 

 

 

 

  
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