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Autore: New Animorph    03/01/2005    1 recensioni
Sono passati centinaia d'anni da quando gli Animorphs salvarono il mondo, ma non tutto finì allora
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il mio nome è Evelyn, non vi posso dire molto altro su di me. Perché? Semplice, sono in una guerra in cui la segretezza è la cosa più importante. Come cognome potrei usarne uno qualsiasi, ma per alcune cose sceglierò uno molto semplice: Shadows, con questo cognome verrò conosciuta d'ora in poi. Pensavate forse che gli Yeerk fossero dei duri avversari? Allora non avrete speranze con questi. Come si chiamano? Semplice, loro non si chiamano, cioè, si fanno chiamare "Padroni", "Dominatori", "Signori", ma io ho cominciato a chiamarli in un modo diverso: per me sono "Pulisi", dal triestino, che ho avuto modo di imparare, che significa "Pulci" perché non sono altro che parassiti della mente.

Ho cominciato dicendovi il mio nome, vero? Come cognome sceglierò uno che mi potrà ben che rispecchiare: Shadows. Be', qualcosa in più posso dirvelo: facevo diverse cose nel mio tempo libero, spaziavo dallo judo allo scoutismo al clarinetto, nulla d'importante, se si è figli di spie; ah, naturalmente, grazie al fatto d'essere figlia di spie, andavo anche al poligono di tiro, ero tra i migliori cecchini del circolo.

A quindici anni, però, scoprii la mia vera natura…

 

Una villetta nelle Highlands scozzesi.

- Come, mamma, un altro day hospital?- chiesi.

- Sì, vogliono accertare dei parametri.- rispose lei, sorridendo.

- Uffi, però, l'ultima volta sembravo una drogata.-

Certo, mi andava bene perdere delle ore di scuola a maggio, ma quello era il quinto day hospital in due settimane e, per giunta, in cinque ospedali diversi: il primo nelle Highlands scozzesi, dov'ero nata e cresciuta, il secondo a San Francisco, il terzi a Parigi, il quarto a Mosca e il quinto ancora non lo sapevo. Potevo dirmi dotata del dono dell'ubiquità.

- Dove andiamo, stavolta?-

- Al Cattinara di Trieste, in Italia.-

- Grandioso.- feci, sarcastica.- Il prossimo lo facciamo a Taiwan?-

- Su, prepara la valigia e andiamo.-

- Agli ordini, mamma.- risposi.

Andai in camera mia e chiusi la valigia nera, ultimamente sempre pronta per i vari spostamenti. La sollevai e la portai fuori, pesava non poco e mi chiedevo cosa mia madre avesse aggiunto mentre m'intrattenevo con mio fratello, che vidi appena uscii. Mio fratello si chiamava Alexander e aveva otto anni, aveva corti capelli neri, occhi azzurri e una carnagione molto chiara, indossava il grembiule blu di scuola, anche lui era nato nelle Highlands. Osservai un'ultima volta mia madre, si chiamava Mariam: corti capelli castani ricci, occhi azzurri e una pelle un po' abbronzata, lei era originaria di Londra e aveva quarantadue anni, indossava un grembiule bianco sopra a dei vestiti per casa. Io ero molto simile a lei: fluenti capelli castani lisci, occhi azzurri e una carnagione rosea, quasi bianca, ed ero originaria, come Alexander, delle Highlands, indossavo la mia divisa da college.

- Evy, chi resterà se anche tu vai via?- mi chiese.

- La mamma e il papà, Alex, questa volta vado via solo io.- gli sorrisi.- Sei un ometto, ormai, non piangere.-

- E chi piange!- sbottò, punto sul vivo.

Ridacchiai piano e salutai lui e mia madre, salendo in auto, un'anonimia auto nera che avevamo da tre anni, mettendo dentro il bagagliaio la valigia. Mio padre regolò lo specchietto, osservandomi attraverso quello. Mio padre si chiamava George e aveva quarantacinque anni, occhi azzurri, capelli lisci e mori, carnagione chiara e portava gli occhiali ed era in giacca e cravatta. Partimmo quasi subito

- Senti, papà, come arriverò all'ospedale? Se ricordo bene non ci sono aeroporti civili che a Ronchi dei Legionari.-

- C'è un aereo militare che ti aspetta poco distante da qui, ti porterà direttamente nella provincia e lì ci sarà una macchina ad aspettarti. Credi in Dio?-

- Che domanda è, papà? So che Dio non esiste perché, se fosse mai esistito, non avremmo mai patito gli Yeerk malvagi.-

- Eppure la tua migliore amica è una Yeerk.-

- Discende dai ribelli, papà, in lei non c'è il seme malvagio.-

- E se cominciasse a comportarsi malvagiamente?-

- Cercherei di riportarla sulla retta via e tenterei finché non sarò o morta o riuscita nel mio intento. Perché tutte queste domande?-

- Io e te non abbiamo mai avuto un vero dialogo e sto tentando di farti capire che la minaccia sta per tornare.-

- Minaccia? C'è l'esercito, ci sono gli Andaliti, gli Hork-bajir, e ci siamo noi.-

- Abbiamo ricevuto notizie che una navetta si è schiantata nel Pacifico, una navetta che non abbiamo ancora riconosciuto, nessuno è riuscito a riconoscerla. Sono stati i pezzi, ma non gli occupanti.-

- E io che c'entro con tutto questo? Ho il diritto di sapere il perché di tutti questi day hospital in tante e tanto diverse nazioni, no?-

- Te lo devo dire, anche se avrei ritardato il più possibile questa verità: il tuo genoma è molto diverso dal mio e da quello di tua madre, ha una facilità impressionante di cambiare.-

- Quindi?-

- Appena vedrai un animale, toccalo e concentrati su di lui: diventerai ciò che hai toccato.-

- Come gli antenati?-

- No, meglio: potrai passare da una forma all'altra senza tornare umana e riposarti e potrai stare quanto tempo vorrai.-

- E tu come lo sai?-

- Ero presente agli esperimenti sul tuo sangue, nemmeno tua madre lo sa.-

Rimanemmo in silenzio e raggiungemmo l'aeroporto militare. La macchina si fermo praticamente sotto un F-18/hornet e scesi, trascinandomi dietro la valigia.

- Colonnello O'Hara, ecco qui il suo passeggero.- disse mio padre al pilota, mentre mettevo la valigia nel vano delle bombe da scaricare in volo.

- Piacere di conoscerla, signorina Shadows. Partiremo subito, vada a mettersi la tuta da volo.-

Andai negli spogliatoi femminili e mi cambiai, tirandomi via la divisa del college e mettendomi la tuta da volo, con il casco in testa ben allacciato. Quando tornai, vidi che mio padre se n'era già andato e che il colonnello mi aspettava a bordo dell'aeroveicolo.

- Signore, potrei pilotarlo?- chiesi, sedendomi nel secondo posto.

- Ha già pilotato?-

- Nei simulatori di volo non mi schiantavo nemmeno nelle condizioni più avverse.-

- Aspetti che effettui il decollo e dopo, quando saremo in quota, glielo lascerò.-

- Grazie, signore.-

 

Ospedale di Cattinara, Trieste, qualche giorno dopo.

- Confermo tutti gli altri test.- disse un medico al colonnello, in mia presenza, di solito mi lasciavano da qualche parte in modo che non sentissi.

- Allora c'è solo una cosa da fare.- rispose il colonnello.- Lei, e quanti altri ci hanno visto qui, dimenticherete che siamo stati qui.-

Il colonnello schioccò le dita e il medico rimase per un po' imbambolato.

- Venga con me, Shadows, partirà subito per l'area 51, dome nei prossimi due anni studierà come usare le sue potenzialità.-

- Mi perdoni la domanda, come farò con la scuola?-

- Ufficialmente è inserita nel liceo Cassie di Pielungo, nella sperimentazione di scienze ma in nessuna classe, giusto per confondere un po' le acque. Ora andiamo.-

E fu così che iniziò la mia avventura, a quindici anni di vita e in volo verso la zona proibita: l'area 51.




Evelyn
  
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