CAPITOLO 4
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CIAO A TUTTI! ECCOVI IL 4° CAPITOLO, SPERO MI LASCERETE
TANTI COMMENTI COME AVETE FATTO FIN’ORA…IN QUESTO CAPITOLO SANZO E’ ABBASTANZA
OOC, SCUSATEMI, SO CHE NON E’ MOLTO NELLA SUA NATURA, MA HO SEMPRE SOGNATO
VEDERE IL BONZO CORROTTO ESPRIMERE I SUOI SENTIMENTI IN MANIERA PIU’…UMANA!
BUONA LETTURA E MI RACCOMANDO…COMMENTATE!
^_^
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- non posso Goku, non ci riesco…non voglio lasciarti lì
dentro…non ce la faccio… non posso, non posso… -
Mentre diceva queste parole nascondeva il viso sulla
spalla di Goku. Averlo vicino lo faceva stare bene, lo faceva sentire
finalmente vivo e la sua presenza gli aveva impedito un sacco di volte di
compiere gesti estremi. La sua vicinanza gli era diventata indispensabile, alla
faccia del non avere legami, e proprio per questo, per non perderlo del tutto
doveva rinchiuderlo; nel suo animo c’era una lotta tra la mente e il cuore, ma
entrambe sapevano qual’era l’unica scelta possibile. Sanzo sapeva cosa doveva
fare, e l’avrebbe fatto, solo, più tardi, ora voleva rimanere lì, abbracciato
alla sua scimmia, abbracciato a quello che, tra i due, era il vero il sole.
Sanzo non
poté dire per quanto restarono così abbracciati , per quanto si perse nel
benessere che quell’abbraccio gli procurava. Ad un certo punto però la
razionalità si rimpossessò di lui, cosicché alzò la testa e si rese conto che
il cielo si era fatto molto buio e che le stelle brillavano come diamanti su un
tappeto di velluto nero; si ritrovò a pensare che quello spettacolo sarebbe
piaciuto molto alla sua scimmia e nel farlo gli scappò un mezzo sorriso! La
mezzanotte era quasi arrivata, di questo ne era quasi certo data la posizione
della luna; con gli occhi ancora bagnati dalle lacrime si alzò, prese Goku tra
le braccia e si avvicinò alla caverna, ma un dubbio atroce lo fece bloccare
all’istante.
- come
diavolo ti riporto la dentro? Non c’è l’entrata. –
- a
questo penserò io!- una voce sentita solo poche volte, ma stranamente
familiare, alle sue spalle lo fece voltare di scatto.
- ancora
tu? –
- è bello
vedere che certe cose non cambiano mai, anche se le cose immutabili sono noiose,
vero Konzen Doji?-
La dea
della misericordia era in piedi davanti a lui con una mano poggiata su un
fianco e l’altra lasciata ricadere liberamente lungo l’altro fianco; il sorriso
tipico di chi conosce molte cose risplendeva sul suo volto.
- non
pensavo che ti potessi legare così a qualcuno, nipote –
- non
sono affari che ti riguardano, vecchia! –
-
moccioso! –
- come ti
permetti, io … -
Ma non
terminò la frase, poiché Kanzeon Bosatsu si era avvicinata a lui prendendogli
Goku dalle braccia.
- che
cavolo stai facendo? –
- quello
che tu non puoi fare –
- no…
…aspetta! –
-
aspettare? Cosa? –
Sanzo si
era visto strappare Goku dalle braccia, sapeva che sarebbe successo, ma non in
quel modo…così immediato, così brusco, non aveva avuto neanche il tempo di
salutarlo, di rassicurarlo, di osservarlo… la domanda della dea però lo aveva
colto alla sprovvista, non sapeva cosa risponderle, sapeva però che se avesse
aspettato ancora non avrebbe lasciato scampo a Goku e che poi l’avrebbe seguito
nella morte, ma non era giusto togliere al piccolo demone la cosa che più amava
al mondo: la vita
- nulla –
Questo fu
tutto quello che il monaco riuscì a dire tenendo lo sguardo fisso sul terreno.
La dea, allora, si avvicinò alla grotta con in braccio la scimmietta
addormentata e scomparve solo per riapparire un istante dopo all’interno di
essa, dove delicatamente depose il ragazzo a terra mentre robuste catene si
mossero rapide per circondargli il collo, le caviglie e i polsi e una pesante
palla di ferro compariva bloccandolo a terra. Goku non si era accorto di nulla,
dato che era ancora sotto l’effetto della droga, ma il monaco notò che il
sorriso era sparito dal suo volto ed ora la sua scimmia aveva un’espressione
terribilmente seria, probabilmente inconsciamente aveva riconosciuto il posto.
Sanzo provava rabbia, una rabbia intensa, verso se stesso, verso quello che
stava facendo, verso la sua incapacità di trovare un’altra strada per salvare
la persona che amava. Immerso com’era nei suoi pensieri, non si rese conto che
Kanzeon era uscita finché la dea non gli mise una mano sulla spalla. Il monaco
non reagì come al solito in malo modo, poiché quel tocco gli trasmetteva un
senso di familiarità che non riusciva a spiegarsi.
- ora vai
Konzen, i tuoi amici ti aspettano da molto. –
- no,
resterò qui finché non sarà giunto il momento di farlo uscire –
- non
puoi. –
- perché?
–
- è
proprio vero, non c’è peggior sordo di che non vuole sentire! –
- cosa
vorresti dire? –
- ma davvero non lo capisci da
solo? Ti ho detto che il motivo per cui verrà sparsa quella sostanza nell’aria
è eliminare gli eretici, ma tu quanti ne conosci, oltre a Goku e ad Homura?
-
nessuno…
…non vorrai dire che tutto questo è stato fatto per… -
- esatto, tutto questo è stato
fatto per eliminare Son Goku dato che Homura, in quanto dio della guerra serve
ancora al mondo celeste e perciò non ne verrà coinvolto. –
- ma
perchè non posso restare? –
- stupido! Io ho fatto in modo che
loro non potessero vedere all’interno della caverna, ma anche se non troveranno
Son Goku metteranno in circolo lo stesso quella sostanza nella speranza di
ucciderlo, se però tu te ne stai qui impalato capiranno dov’è nascosto e
aspetteranno finché non sarà uscito, così facendo condannerai il tuo animaletto
a restare in quella grotta per sempre…è questo quello che vuoi? –
- no, no
di certo...
- mi raccomando non accennare né a
Goku né al luogo in cui si trova per i prossimi tre giorni, anche i muri hanno
orecchie –
- capsico –
- ora vado, a presto, Konzen! –
- vecchia? –
- che c’è ? –
- grazie –
La dea lo guardò dolcemente.
- sei cambiato, Konzen Doji! –
E
sorridendogli se ne andò lasciando il monaco da solo. Sanzo si avvicinò alla
grotta. La sua sauru dormiva tranquilla senza sapere che lui la stava
osservando dannandosi l’anima per quello che era stato costretto a fare, il
senso di colpa si faceva ogni istante più pesante…gli sarebbe mancato da
morire, proprio come se gli avessero tolto un pezzo del suo cuore. Sanzo
guardava Goku e gli diceva di non preoccuparsi, che non doveva sentirsi solo
perché lui sarebbe tornato, non lo avrebbe mai lasciato solo, gli confessò per
la prima volta ciò che provava nei suoi confronti, un sentimento così grande e
bello che temeva che il suo cuore non fosse in grado di sopportarlo dopo tutto
il dolore subito, ma tutto questo glielo avrebbe detto non appena si fosse
svegliato; poi strinse i pugni, le sue nocche erano diventate bianche, e con
uno sforzo per lui durissimo si voltò e percorse il sentiero al contrario. Per
molte volte si fermò e si girò all’indietro con la voglia impellente di andare
da Goku e tirarlo fuori di lì,ma riuscì sempre a controllarsi e a continuare a
scendere dalla montagna.
Intanto
Gojio e Hakkai erano in pensiero per i loro due amici, uno camminava
nervosamente avanti e indietro,l’altro fumava incessantemente; nonostante tutta
la loro preoccupazione, però, non intendevano salire per raggiungere Sanzo,
dato che il monaco era stato categorico e poi loro sapevano bene che quella era
una cosa che riguardava unicamente Sanzo e Goku. Quando finalmente lo videro
arrivare gli si avvicinarono preoccupati per sapere il motivo per cui ci aveva
messo così tanto, ma vedendo il suo volto, capirono che non era quello il
momento più opportuno per le spiegazioni. Gli occhi del monaco erano spenti,
vuoti; il suo volto esprimeva tristezza e continuava a mordersi il labbro per
impedire alle lacrime di scendere copiose sul suo volto. Tutto quello che
riuscì a dire fu: - Andiamo -
Per tutto
il viaggio era stato seduto al fianco di Hakkai senza dire una parola , sempre
fissando il vuoto, stringendo tra le dita una sigaretta che aveva acceso, ma si
era scordato di fumare, con la conseguenza che si consumasse fra le sue dita.
Quando questa finì, il calore lo ridestò dai suoi pensieri, facendogli notare
la sua dimenticanza, ma liquidò la cosa con uno dei suoi soliti “Tzè” e gettò
il mozzicone giù dalla jeep. Arrivati alla locanda, Sanzo scrisse su di un
biglietto i motivi per cui non dovevano pronunciare né il nome di Goku, né il
luogo in cui si trovava per i prossimi tre giorni. Da quel momento passò tutto
il suo tempo in camera, né Gojio, né Hakkai poterono fare o dire nulla per
persuaderlo ad uscire. Per il monaco era una fatica troppo grande da sopportare
vivere senza Goku; si sentiva di nuovo solo, come quando era morto il suo
maestro, sentiva ancora quel senso di impotenza di fronte agli eventi; gli
risuonavano ancora in testa le ultime parole del suo maestro e il suo unico
vero insegnamento:
“SII FORTE,
PROMETTI DI ESSERE SEMPRE FORTE, GENJIO SANZO OSHI”
“NON AVERE NULLA.
SE INCONTRI UN BUDDAH, UCCIDILO
SE INCONTRI UN TUO ANTENATO, UCCIDILO
NON AVERE LEGAMI
NON ESSERE SCHIAVO DI NESSUNO
VIVI SEMPLICEMENTE PER LA TUA VITA”
“Devo avervi proprio deluso maestro, non sono
riuscito ad essere forte, anche se con gli altri mi impongo di non darlo a
vedere, non lo sono…mi dispiace…non sono riuscito neanche a rispettare il
vostro unico insegnamento che diceva di non avere legami, dato che io mi sono legato
in maniera inverosimile ad una stupida scimmia…non l’ho fatto volontariamente,
è stato come se fosse la cosa più naturale di questo mondo, come se fossimo
stati legati da sempre, ma un giorno mi sono reso conto di non poter fare più a
meno di lui…oggi mi sono accorto che la mia vita è vuota senza Goku…è stato il
primo, dopo la vostra morte, che mi ha voluto bene sul serio, le cui parole
cariche di sentimenti erano rivolte a me, e non al mio titolo…sapete maestro,
lui dice sempre che io sono il suo sole, ma ora ho compreso che per dare la
luce, c’è bisogno di riceverla, e io la ricevo da lui, da quei suoi occhi puri
e fiduciosi, che altro non reclamano se non un po’ d’amore, lo stesso che io
provo per lui, ma di questo me ne sono accorto solo ora…reclamano quell’amore e
quell’affetto che io gli ho sempre negato, nascondendo la mia paura di amare
dietro la freddezza…ho deluso sia voi che lui…non sono riuscito a proteggervi,
non sono riuscito a proteggere lui, non sono riuscito ad impedirvi di
soffrire…mi dispiace,mi dispiace tanto…”
I pensieri di Sanzo si rincorrevano veloci nella sua
mente, vecchi e nuovi dolori si univano appesantendogli cuore ed anima. Finì l’ennesima
sigaretta, la notte l’aveva passata in bianco, ci avevano messo poco nel
ritornare alla locanda ma lui non riusciva proprio a dormire, e sicuramente
quella sera avrebbe fatto lo stesso; nel prendere il nuovo pacchetto, lo
sguardo gli cadde sul vassoio della cena, vicino a quello del pranzo e della
colazione che non erano stati per nulla toccati. Non ce la faceva, non riusciva
a mangiare senza la voce petulante della sua stupida scimmia, quella voce che
gli chiedeva incessantemente del cibo addirittura mentre stava mangiando,
quella voce che si lamentava per ogni cosa, per il caldo, per i freddo, per il
vento…non c’era nessuno che mettesse il suo nome in ogni frase e che lo
chiamasse in ogni momento, anche per il motivo più stupido.
Gojio e Hakkai entrarono nella stanza del bonzo per
augurargli la buona notte e poi si ritirarono nella loro camera…avevano chiesto
al monaco se voleva che dormissero tutti in una stanza, ma Sanzo aveva detto di
voler restare solo…avevano provato a convincerlo, ma quando il monaco era in
quello stato era perfettamente inutile cercare di intavolare un discorso.
Sanzo, però, come aveva immaginato, neanche quella notte dormì,
rimase sdraiato sul suo letto a fumare, ignorando il fatto che a poca distanza
da lui, un ragazzino imprigionato in una grotta, si continuasse a rigirare
pronunciando il suo nome con la voce impastata dal sonno tipica di chi si sta
per svegliare…
CONTINUA….