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Autore: imperfectjosie    01/07/2014    4 recensioni
« Visto che non rispondi e che oggi mi sembri meno odioso del solito, mi prenderò il tuo petto come cuscino, allarga le gambe » gli ordinò, voltandosi e arpionando le mani sulle ginocchia ormai rigide del biondo.
« Potter, non oserai----? »

|Draco/Harry|
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
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Fandom: Harry Potter
Pairing: Draco/Harry
Rating: Giallo (diciamo per gli epiteti poco carini)
Note: I don't own anything (sigh)
Piccola One shot senza pretese, nè fronzoli.
Draco si rifugia spesso sulla Torre d'Astronomia a pensare. Harry, dal canto suo, non accetta l'idea di abbandonare quel posto solo per l'irritante presenza del biondino.
Enjoy!


 

At first against my will, but someone invented chills!

 
In a room full of frozen faces
In a moment of fractured time
We eclipse in a conversation
As the words, they pass us by
[ Intoxicated - The Cab ]

 

A Draco, tutto sommato, erano poche le cose che davano fastidio.
Blaise ubriaco, dopo l'ennesimo festino – rigorosamente illegale – del dormitorio Serpeverde. Quell'imbecille si scolava bottiglie infinite di Firewhiskey e poi si accomodava nel suo letto, rompendogli i coglioni con assurdi – e quanto mai noiosi – monologhi sull'amore. Se ne stava steso tra le candide lenzuola del Principe a sproloquiare frasi senza senso su quanto sarebbe stato bello girare mano nella mano al tramonto insieme alla propria anima gemella. Gli veniva da vomitare al solo pensiero. E non sarebbero servite le minacce di morte relative al suo posare il culo sulle lenzuola immacolate, Blaise non si fermava mai. Lo tediava, mandandolo quasi al manicomio. Sì, decisamente cominciava ad averne abbastanza! Di lui, del suo cuoricino pulsante e di qualsiasi altro pazzo maniaco-sentimentale che riempiva i corridoi di Hogwarts. Odiava tutti.
A prescindere dalla Casa d'appartenenza. Durante l'ultimo anno si era concesso il lusso di prendersi del tempo per stare solo con sè stesso. E Draco amava concedersi del tempo per ascoltare il rimbombo sordo dei propri pensieri. Perchè sì, un narcisista è così che si sente appagato.
Poi c'era Pansy. Ora, avrebbe pure valutato l'idea di volerle sinceramente bene, se non fosse così dannatamente pettegola e priva di senso della decenza. Starnazzava sempre, tutto il maledetto tempo, forandogli i timpani e pretendendo persino una risposta alle sue ciance inutili, costringendolo spesso ad abbandonare la Sala Comune con un'elegante alzata di spalle e i piedi che minacciavano di sfondare il pavimento dal nervoso.
Poi puntualmente arrivava lo Sfregiato, accaparrandosi il podio assoluto del suo odio viscerale.
Il punto della questione, ad essere onesti, era un altro. Ma Draco sarebbe stato comunque troppo pieno di sé per ammetterlo. Il problema principale – nonché unico carnefice delle sue notti insonni – era il tarlo fastidioso del suo cuore che continuava a sillabare indecente il nome dell'idiota.
Harry Potter, pardon.
Oh, aveva ponderato bene come comportarsi alla luce di quella rivelazione nauseante e così poco Malfoy, optando infine per l'indifferenza più totale.
Quel giorno d'ottobre, le cose però non andarono precisamente secondo i suoi piani.
Immerso nei pensieri, abilmente nascosto dal chiacchiericcio insopportabile della scuola, se ne stava placidamente poggiato sulla finestra in pietra della Torre d'Astronomia, godendo del silenzio più assoluto. Silenzio che – e lo avrebbe ucciso per questo – venne rumorosamente spezzato dai passi pesanti e strascicati di qualcuno che conosceva fin troppo bene.
« Potter, comincio a credere che la tua vita sociale faccia davvero schifo. »
Sarcastico, gelido e pungente. Adorava questo aspetto del suo carattere, adorava – nonostante gli ultimi sviluppi emotivi – mandarlo in bestia.
E non attese molto prima di godere appieno del grido rabbioso che sarebbe giunto in risposta.
Harry, quantificando il gonfiore della vena sulla tempia, si era avvicinato, prendendolo per la cravatta diligentemente annodata e alitandogli ad una spanna dal viso.
Deleterio per Draco, che si ritrovò a sperare di non dovergli dare spiegazioni imbarazzanti sul suo gonfiore inguinale istantaneo. I dannati pantaloni della divisa cominciavano a reclamare ossigeno.
« Malfoy, inizi veramente a darmi sui nervi! Chiudi quella boccaccia o te la sigillo a pugni! Sono stato chiaro? E questo è un luogo pubblico, vengo qui quando e quanto mi pare. Adesso evapora, devo studiare per pozioni. » strepitò con voce roca.
L'elegante sopracciglio biondo alzato, ebbe cura di farlo infuriare ulteriormente. Digrignò i denti, sicuro che non appena quella bocca sprezzante avesse parlato, si sarebbe incazzato oltremodo.
Le labbra piegate in un sorrisetto insopportabile, l'espressione noncurante e sfacciatamente regale che sempre lo aveva contraddistinto fin da piccolo... Harry cominciava a perdere del tutto le staffe. Si impose di rimanere calmo, sarebbe stato difficile spiegare a Madama Chips le varie – ed eventuali – ossa rotte di Draco Malfoy.
« Se non vuoi infilarmi la lingua in bocca, ti consiglio di allontanarti. E, Cristo Potter, mangiati due mentine ogni tanto! » commentò sardonico, arricciando il ghigno in una smorfia di finto – malcelato – disgusto.
Harry ruggì, liberandolo dalla presa con un colpo secco del polso e incrociando le braccia al petto, senza tuttavia smettere di fissarlo.
Continuava a sorridere Draco, fiero di averlo scosso nel profondo. Amava prendersi gioco di lui, metterlo in difficoltà, umiliarlo... si sentiva vivo. Forse – e maledì la propria coscienza per averglielo suggerito – il punto della questione era che amava Harry, in verità.
L'ossessione per il suo rivale, la rabbia nel vederlo sempre al centro dell'attenzione di chiunque e la smania di riuscire a superarlo, con gli anni, si era trasformata in qualcosa di decisamente più definito. Perchè Draco invidiava Harry, e provava sincera – nascosta ad occhi indiscreti, ma vivida – stima nei suoi confronti. Ammirazione sconfinata.
Ne aveva parlato a Blaise e si era anche ampiamente incazzato dopo la reazione assurda dell'amico. Noncurante, gli aveva fatto notare che lui sapeva già da tempo le sue reali intenzioni emotive. E Draco, scioccato per la scoperta, gli aveva risposto con un pugno sotto al mento e l'abbandono impettito dalla Sala Comune.
Zabini si era preso gioco di lui. Nessuno – nessuno, tranne l'imbecille spettinato che aveva di fronte in quel momento – poteva permettersi di arrivare a tanto.
« Non vorrei essere io ad aiutare il tuo neurone, ma si da il caso che sono stato il primo a salire quassù, spaccandomi i polmoni per farlo, perciò se c'è qualcuno che deve levarsi dalle palle, quello sei tu, Sfregiato! » lo stuzzicò, sistemandosi la camicia e spolverandosi le spalle con una sfrontatezza tale, che Harry potè sentire lo scricchiolio convulso dei propri denti.
« Non ci contare, Malfoy. »
Il tono vibrava di rabbia e il biondo si concesse un mezzo sorriso di sfida.
« Allora accomodati, Potter. Da che lato dormi di solito? » elargì teatrale, mostrandogli con uno spostamento secco del braccio la panchina di pietra della finestra sulla quale era seduto.
Harry piegò la testa scettico, spostando lo sguardo da lui, al punto che gli era stato indicato.
Non ne era sicuro, ma il Principino gli stava forse proponendo una metaforica convivenza sulla Torre?
Merlino, aveva battuto la testa?
« Malfoy, ti senti bene? » domandò allucinato.
Draco sbattè le palpebre più volte al suono ingenuo e sincero di quella domanda, pestando poi i piedi per terra con stizza e lasciando alle gote il compito di imporporarsi un po'.
« Chiudi il becco, Potter, e fai accomodare il tuo immacolato fondoschiena su quella dannata pietra! » strepitò, infine.
Ad occhi sgranati e con un'espressione di puro sgomento, il moro osservava estasiato il contrasto del suo imbarazzo sulla pelle diafana. E poi esplose in una fragorosa risata, lasciando il biondo a bocca aperta.
Lì, sulla Torre d'Astronomia, Draco comprese a fondo la bellezza selvaggia di Harry Potter.
« Potter ti avviso: stai scrollando l'albero degli schiaffi! » lo aggredì subito, risentito dai suoi stessi pensieri e sempre più nervoso.
L'ilarità del moretto – se possibile – si intensificò ulteriormente, per poi scemare alla vista dell'occhiataccia del biondo, che con cipiglio severo lo osservava, serrando la mascella.
In silenzio e scuotendo la testa ancora divertito, obbedì, posizionandosi di fronte alla figura elegante che già aveva preso posto.
Il vento arruffava i capelli di Harry e Draco lo osservava con la coda dell'occhio, scrutando ogni particolare di quel profilo così diverso dal suo, ma decisamente attraente. Aveva un'aria spensierata, il naso dritto e le labbra non troppo carnose giacevano silenziose sotto agli incredibili occhi verde smeraldo. A Draco mancò un battito, quando si accorse di essere stato colto sul fatto!
« Cosa c'è? » si sentì domandare, con una punta di dolcezza che lo spiazzò appena.
Il biondino si strinse il dito della mano destra, che stava bloccando con l'altra in una posizione abbastanza comoda. Le gambe piegate, le braccia mollamente appollaiate sulle ginocchia e la schiena salda contro il muro di pietra della finestra. Dall'altro lato, Harry lo imitava, sfoggiando una camicia stropicciata e una cravatta che sembrava non avesse mai goduto di un nodo stabile e preciso.
Draco storse il naso di riflesso. Quel ragazzo era un casino vivente. Eppure, alla luce del tiepido Sole autunnale, non gli sembrava poi così diverso da lui.
« Niente, Potter, pensavo... » fece, vago, spostando lo sguardo sulla distesa d'acqua che circondava il campo di Quidditch.
« Tu pensavi? Chi l'avrebbe mai detto! » fu il commento divertito – contornato da un ironico sghignazzare – del ragazzo Sopravvissuto.
Con stizza, il biondo si era già voltato di scatto, perdendosi tra la massa scomposta di ciuffi corvini e un collo ambrato. Aveva sollevato un pelo la testa, chiudendo gli occhi senza cancellare quel sorrisino di scherno.
Lo faceva infuriare, ma allo stesso tempo, gli piaceva da impazzire.
Adorava confrontarsi con lui, beandosi di una voce roca e decisa, spaventosa quando arrabbiata, ma altrettanto calda ed invitante. Harry era un tipo singolare, avvezzo all'impulsività e alla spontaneità più sincera e inattaccabile. E Draco, vicino a lui, si trovava continuamente in difetto.
Paradossalmente parlando, il suo narcisismo non funzionava affatto quando veniva a contatto con il nero pece di quei capelli sparpagliati e indomabili.
« Che ridere, Sfregiato. Adesso non ho tempo, ma più tardi ti manderò una foto in slow-motion della mia incontenibile ilarità! » rimbeccò sarcastico, accostando la testa platinata al muro freddo.
La risatina che ne seguì fu motivo di blocco respiratorio per il biondo.
Harry lo guardava indecifrabile, un velo che non riusciva a spiegarsi aleggiava sulle iridi verdi, lasciando Draco abbastanza a disagio.
« Cosa diamine hai da fissare, Potter? »
« Se stessi zitto, saresti anche attraente, Malfoy. Il tuo problema è quella dannata boccaccia! » lo stuzzicò, sollevando le braccia per portarle dietro la testa in una posa smaliziata e allo stesso tempo dannatamente provocatoria. Alimentata dal fatto – di per se non importante – che avesse aperto una coscia, per stenderla sulla pietra della finestra.
Lo sguardo di Draco guizzò lascivo sul petto ampio del moro, che incrociò presto la direzione di quelle iridi assurdamente grigie, concedendosi un mezzo sorriso carico di ritrovata malizia.
« Stai facendo pensieri impuri su di me, Draco? »
Al suono vivido del proprio nome – mai pronunciato da quelle labbra insopportabili – il discendente dei Malfoy tornò a posare gli occhi su quel viso squadrato e decisamente più virile del suo.
« Se così fosse? »
Inarcò un sopracciglio elegante allusivo, ripagandolo con la stessa piega della bocca e guadagnandosi un'occhiata che ebbe cura di irrigidirgli i muscoli della schiena.
Voleva solo sfidarlo, non si aspettava che ricambiasse i suoi sogni impuri. Nonostante le proprie aspettative, Draco dovette ammettere che quel verde intenso lasciava ben poco all'immaginazione.
Lo sognava anche lui. Eccome se lo sognava.
L'orgoglio Serpeverde prese il sopravvento, mentre l'ego – già mastodontico – del biondino urlava gioia a gran voce.
« Non ti hanno insegnato che non si risponde ad una domanda con un'altra domanda? »
Il tono saccente stava quasi per farlo scoppiare a ridere di gusto. Harry Potter non poteva badare a certe cortesie verbali. No di certo. Cominciò a sospettare di non sapere proprio nulla della sua reale personalità e si scoprì curioso di rimediarvi.
Conosceva il suo sangue, quello davvero bene. Innumerevoli le volte che aveva dovuto levarlo dalla sua camicia bianca. Conosceva quello che la Gazzetta del Profeta proferiva a grandi caratteri cubitali, tante voci di corridoio... il fatto che dormisse a pancia in giù, scomposto e rozzo come al solito e che odiasse sinceramente il succo d'arancia. La passione che metteva nel Quidditch, il timbro insopportabilmente fastidioso della sua voce infuriata, la sua sconfinata vena ironica, ma di certo non il vero Harry Potter.
Draco voleva rimediare.
« Non ti hanno insegnato che è maleducazione osservare in quel modo il cavallo dei pantaloni altrui? » rimbecco divertito dalla situazione assurda che si stava creando.
L'aria profumava di elettricità potente e muschio bianco, lo stesso che Draco stava assorbendo nei polmoni.
« Touchè » disse il moro con una scrollata di spalle noncurante.
Calò il silenzio per qualche secondo. Imbarazzante come due anime così dissimili si trovassero bene nonostante non ci fossero parole a rafforzarle.
Erano incompatibili, ma riuscivano a completare ogni aspetto dell'altro senza neppure aprire la bocca per dare fiato a frasi e battibecchi inutili.
Vivevano soli, affrontando la cosa in maniera differente, ma comunque soli. Entrambi.
« Malfoy dì qualcosa, comincio a preoccuparmi »
No, di certo Harry non era in grado di comprendere quando un momento dovesse continuare ad esistere senza venire spezzato dal suo inutile vociare.
Era sveglio, incredibilmente impacciato nelle faccende sociali, eppure a Draco questo aspetto non dispiaceva. In qualche modo, il Salvatore del mondo magico aveva bisogno di lui.
« Riesci a stare zitto per cinque minuti, Sfregiato? Sei davvero irritante! »
Ovviamente non lo avrebbe mai dato a vedere.
La vena tornò minacciosa sulla tempia del moro, che si era avvicinato gattonando nella sua direzione e inarcando un sopracciglio ironico.
« Draco? » lo chiamò, curandosi di rimarcare il suo nome apposta.
Il Serpeverde gli schioccò un'occhiataccia diffidente, godendo proprio malgrado per quel calore improvviso che anche a distanza quel corpo riusciva ad infondere.
Harry odorava di aspettative e speranza.
« Stiamo parlando senza scannarci... perché? » domandò, tornando serio e mostrandogli di nuovo la sua assurda sincerità priva di logica.
Ma che diavolo di domande esistenziali si faceva?
« Visto che non rispondi e che oggi mi sembri meno odioso del solito, mi prenderò il tuo petto come cuscino, allarga le gambe » gli ordinò, voltandosi e arpionando le mani sulle ginocchia ormai rigide del biondo.
« Potter, non oserai----? »
La protesta scandalizzata e colma di vergogna, morta sul nascere nel momento in cui alcuni ciuffi neri sparati gli stavano solleticando il mento. E Draco imprecò mentalmente, senza tuttavia riempirlo di botte.
Il calore diventò totale, alcune lastre di ghiaccio intorno al suo cuore si sciolsero a quel contatto violento, liberando chiare pozze d'acqua in un'anima da tempo ignorata.
Sentiva il respiro pesante di Harry arrivargli chiaro ai timpani e per un secondo Draco ebbe paura che si accorgesse del suo - ormai - veloce battito cardiaco.
« Sfregiato, me lo spieghi come mai dove ci sono regole, ti senti in dovere di infrangerle? » domandò sarcastico, spostando la gamba quando il gomito del ragazzo cominciava a sfondargli il muscolo.
Digrignò i denti, mantenendo comunque il suo solito cipiglio dignitoso. Un Malfoy non si imbarazza per così poco.
L'assordante risolino roco lo raggiunse con più anticipo del previsto.
« Le regole sono noiose, Malfoy. Piuttosto... spostati un pelo, il tuo amorevole pisello mi sta sfondando la schiena! »
Si lamentava pure? Oh, Draco stava prendendo in considerazione l'idea di cruciarlo.
« Pardonne-moi, ma forse non puoi comprendere il problema, vista la tua scarsa dote. » rimbeccò sarcastico, guadagnandosi un pugno sulla coscia esterna e un basso ringhio davvero molto, molto irritato.
Avrebbe voluto ridere, ma si trattenne dal farlo. Mostrarsi così apertamente – così presto – non gli sembrava una buona idea.
Draco si fidava solo di due persone. Pansy e Blaise. Lasciare a Potter la chiave del suo mondo, avrebbe significato accettare di amarlo. E non era certo di essere pronto.
Il flusso dei pensieri, bloccato dal viso sollevato di Potter, che sorridente lo osservava con attenzione. Draco abbassò la testa al richiamo del verde intenso, sentendosi come un ragazzino impacciato alla prima cotta.
« Lo sai, Malfoy? Il tuo cuore comincia a preoccuparmi. C'è qualcosa che vorresti dirmi? »
E in quel momento, il biondo si accorse che lo Sfregiato aveva vinto anni di battibecchi e scazzottate. Si era accorto di tutto, senza tuttavia fare leva sui suoi sentimenti per annientarlo.
Per la prima volta nella sua vita, il viso del ragazzo con la pelle chiara, mostrò ad Harry Potter l'anima che celava, convinto di non doversene pentire affatto.
« Non montarti la testa. » fu tutto quello che riuscì a proferire, ma i suoi occhi rari tradivano il significato reale di quella frase.
Harry si sciolse, schiacciandosi di più al petto asciutto del proprio rivale e sollevando le braccia in alto, per posare le grandi mani sul volto scioccato che lo sovrastava.
« Malfoy, sei un idiota! » lo apostrofò, spostando – a fatica – un dito sulle labbra con l'intenzione di ammazzare ogni ovvia minaccia – contornata da torture indicibili - che sapeva stava per travolgerlo! Lo conosceva bene, forse, meglio di quanto conoscesse Hermione e Ron.
Perchè i nemici si studiano più a fondo.
Il biondo cercava di bofonchiare le sue ragioni, spostandosi dalla bocca con stizza quel dito e inveendogli contro.
« Tieni le tue zampacce lontane dal mio viso, Potter! » tuonò rosso di rabbia ed evidente imbarazzo.
Ed Harry rise cristallino, lasciandolo per l'ennesima volta – quel giorno – spiazzato da tale comportamento. Quell'idiota privo di cervello iniziava a farlo sentire a disagio.
Draco digrignò i denti, provando a scrollarselo di dosso e arrivando così alla conclusione, che quell'ammasso di problemi e capelli sfatti era decisamente più prestante di lui.
« Hai finito? » lo stuzzicò ironico, nel momento in cui percepì i continui movimenti allusivi del proprio rivale.
« Potter levati di dosso, oppure--- »
« Oppure chiudi il becco e mi stai a sentire. »
Non seppe dire se derivasse dal tono perentorio, o dal timbro carico d'emozione, ma Draco si zittì, mordendosi la lingua per non mandarlo al diavolo e rilassando nuovamente il corpo contro la pietra fredda.
« Mi domandavo quanti pugni in bocca dovessi ancora sganciare, prima che ti accorgessi di ciò che provo, Malfoy. E sopratutto, che mi ricambiassi. Sono anni che mi rovino le nocche sul tuo bel faccino candido, cominciavo ad averne abbastanza! » snocciolò, vagamente divertito ma con una punta di risentimento che gli scosse il cuore.
Le orecchie di Draco – così come ogni fibra del suo essere – non potevano credere a ciò che stavano ascoltando. Eppure non c'era traccia di sarcasmo in quella frase. E se ci fosse stata, di certo il Re di tale specialità se ne sarebbe accorto.
Il biondino era abile nello scrutare ogni doppiosenso di ogni parola e contesto trattato.
Quelle parole non avevano secondi significati.
Harry Potter amava Draco Malfoy.
« Hai intenzione di dirmi che sono ricambiato, o di tremare ancora a lungo? »
La voce canzonatoria lo riportò alla Torre d'Astronomia, mentre un'elegante vena verdastra si formava instabile sulla sua tempia. Serrò la mascella per evitare di scaraventarlo nel campo di Quiddich e porre fine a quell'assurda – quantomai agognata – dichiarazione d'amore reciproca.
« Non mi sentirai parlare di arcobaleni e unicorni rosa, Potter, perciò datti pace. » rispose divertito dallo sguardo indecifrabile che era tornato a posarsi su di lui.
Adorava quegli occhi, magnetici e sfrontati. E adorava ogni singola ciocca priva di controllo.
Meno, adorava il fatto che Harry Potter fosse sempre così dannatamente impulsivo. Non riuscì ad evitarlo. Velocemente, aveva ricominciato a sentire freddo sul petto, prima che un'ondata di calore gli si riversasse addosso con prepotenza, nel preciso istante in cui una bocca invitante gli stava esplorando il palato, alla disperata ricerca della sua lingua.
Lo teneva saldo per i ciuffi chiari, spingendoselo addosso.
Muschio bianco nei polmoni, e Draco non capì più niente. Mandò al diavolo il proprio orgoglio, stringendo la schiena del moro e lasciandosi trovare.
Danzarono a lungo, mordendosi le rispettive labbra e staccandosi solo al violento bisogno d'ossigeno.
Ansimanti, erano rimasti a fissarsi per un tempo incalcolabile. Nelle iridi di entrambi guizzava fugace ogni traccia di desiderio e avventura sconfinata. Bisogno d'esplorare, di legarsi e liberare ogni libido allacciata al muro di un finto odio troppo a lungo.
« Harry » lo chiamò. Nel tono, l'ombra del sentimento che da sempre lo aveva spaventato.
Ma Draco non aveva più paura, non insieme a lui.
Il moro, dal canto suo, era piacevolmente sorpreso del fatto che avesse usato il suo nome e l'espressione di sorpresa, mutò in fretta nell'avvolgente sorriso affettuoso per il quale era conosciuto. Il biondino non aveva mai potuto goderne, né lo aveva mai visto dal vivo, e fu in quella frazione di secondo che la sua mente articolò quanto si era perso in quegli anni.
« Non c'è bisogno che tu dica nulla, Draco. Non mi servono grandi dichiarazioni in grande stile, mi serve solo continuare ad ascoltare il tuo cuore accelerare in mia presenza. Hai capito? » nell'alitargli ad una spanna dal viso, gli occhiali tondi si spostarono appena, scendendo sul naso. Draco si aspettava che li rimettesse a posto, ma non successe. Non che la cosa lo stupisse più di tanto. Harry era diverso dagli altri, poneva priorità decisamente più alte. E la sua attuale priorità, era proprio lui.
Aveva capito eccome.
Sinceramente sorpreso dal fatto che anche il moro desse più importanza ai fatti concreti, liberò il raro sorriso sincero che serbava geloso fin da bambino, nella speranza di poterlo donare un domani a qualcuno che lo meritasse.
Quel qualcuno era un casino vivente, rumoroso e privo di garbo. Rozzo, scombinato, un vero disastro sociale. Occupava gran parte delle sue notti insonni, stuzzicandolo con voce calda e penetrante. Profumava di problemi. Turbe mentali, confusione. Grandi occhi verdi e capelli spettinati. Due occhiali davvero ridicoli, ma il cuore più grande che Hogwarts avesse mai ospitato durante i suoi innumerevoli secoli d'attività.
Harry Potter non era il Salvatore del mondo magico. Agli occhi di Draco, solo una delle tante pedine di un mondo crudele che si divertiva a giocare con il destino. Destino che – e questo ormai lo aveva capito – sarebbe per sempre rimasto allacciato al proprio.
L'aspettativa, incredibilmente, non lo gettò nel panico.
« Sono riuscito a zittire Draco Malfoy? »
La voce scandalizzata della sua rovina lo riportò a terra. Harry si era seduto, agevolandogli i movimenti per riuscire a guardarlo in faccia. A gambe incrociate, con le mani sulle scarpe consumate e la solita cravatta storta.
Il biondo gli schioccò un'occhiata critica, arricciando l'aristocratico naso purosangue in una smorfia di lieve – ma finto – disgusto.
« Dovremmo lavorare sul tuo abbigliamento, Potter. » lo informò, ignorando apertamente la frecciatina del moro, che confuso - e vagamente preoccupato – aveva cominciato a guardarlo. Gli occhi verdi chiusi in due fessure scettiche.
« Che diamine stai blaterando? »
No, indubbiamente non sarebbe riuscito a fargli entrare nella zucca il concetto di buongusto.
Quella fu la prima vera risata di Draco Malfoy.
Harry osservava estasiato il collo diafano in bella mostra e i fili platino scivolare sulle tempie, beandosi del suono più raro che avesse mai udito in tutta la sua tormentata vita.
Distendendo lo sguardo in un'espressione pacifica e finalmente serena, continuava a guardare estasiato il Serpeverde, almeno finché l'ilarità non si spense del tutto, rimpiazzata da un mezzo sorriso.
« Posso sapere cosa ho detto di così tanto divertente, Malfoy? » domandò retorico.
Non ne aveva idea, ma la cosa lo lasciava del tutto indifferente. Aveva visto la risata di Draco, il resto poteva andare al diavolo.
« Sei davvero insopportabile, Potter. Chiudi il becco e vieni qui! » fu ciò che ebbe in risposta, prima che una mano diafana, fulminea, si ancorasse alla sua divisa Grifondoro e che la testa spettinata tornasse a fare compagnia al cuore ormai libero del biondo.
Nessuno dei due disse più nulla.
Il tramonto si stagliava timido di fronte a loro, ricordando ad entrambi che sarebbe stata dura andare avanti, ma necessario per sopravvivere.

 


END.

  
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