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Autore: DaisyBuch    01/07/2014    1 recensioni
Olivia, Yvonne e Jolene non si conoscevano, ognuna di loro aveva una storia diversa, un passato diverso. Eppure quella sera si erano trovate, ma erano rimaste coinvolte da una cassaforte. La vita delle tre ragazze sarà rovinata da un colpo troppo grosso, che le porterà ad un'avventura al di sopra delle loro aspettative.
Dal capitolo 7:
"-Per quanto tempo ancora continuerai a non guardarmi negli occhi?- le chiese Max.
Olivia dovette fare uno sforzo per rispondere e per guardarlo, quindi ci concesse un po’ di tempo prima di farlo e un grande respiro per l’autocontrollo. Avrebbe potuto rispondergli peggio, ma la ragione le ricordava che quella sera avrebbero avuto bisogno del suo aiuto.
-Fino a che non me ne andrò.- rispose Olivia. Finì in una sorsata il caffè e si alzò dalla tavola. Lui ovviamente non disse niente, non reagì. Lui non faceva mai niente."
Genere: Avventura, Mistero, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
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cap9 Era ora di cena e Jolene ancora guardava male Yvonne.
Erano tutti seduti allo stesso tavolo. Olivia si faceva i fatti suoi, Max cercava di staccare gli occhi dai capelli di Jolene, Jolene bruciava con lo sguardo Yvonne e quest’ultima provava a far conversazione.
-E quindi.. mi passi il pollo?- chiese Yvonne ad Olivia. Olivia era in una sorta di trance, perché pensava e ripensava alle parole di Yvonne, quindi questa dovette ripeterglielo più di una volta.
-Olly, allora? Il pollo?- la svegliò Yvonne.
-Si scusa.- scosse la testa e le passò il piatto.
-Sei mai stato al mausoleo, Max?- chiese Yvonne addentando un boccone.
-Ci ho lavorato un paio di volte, è una noia, ma di solito a questi eventi partecipa molta gente, perciò serve molto personale.- spiegò. Le ragazze si guardarono preoccupate.
-A proposito, che commissione devi fare?- chiese.
-Ehm..c’è il mio professore e devo portargli un..quadro.- si inventò sul momento. In effetti non aveva una scusa pronta, non sapeva che Olivia avesse un inquilino e tantomeno pensava di dovergli dare spiegazioni.
-Non mi pare aveste portato un quadro.- si stupì Max.
-Si, è di piccole dimensioni.- spiegò Yvonne ridendo nervosamente. Accidenti, Max, quante domande fai? Pensò scocciata Yvonne. Jolene le fece uno sguardo per complimentarsi per la storia, ma contemporaneamente tutte e tre pensarono che adesso dovevano anche occuparsi di un eventuale quadro da portare.
-Ha un valore?- chiese ancora. Yvonne stava cominciando a stancarsi ed entrare nel pallone.
-Seicentomila dollari.- rispose con un sorriso. Jolene strabuzzò gli occhi ed Olivia buttò tutto il boccone nel piatto, poiché stava per strozzarsi.
Max rise ed Yvonne lo accompagnò.
-Divertente,  di sicuro lo venderà, con tutti i milionari che vengono questa sera. Ho sentito che ancora non hanno trovato la collana della principessa d’Etiopia,- riflettè Max – doveva essere al mausoleo.-
Tutte e tre abbassarono gli occhi e sperarono che Max non facesse due più due, anche perché Yvonne aveva nominato lo stesso valore della collana, quindi forse inconsciamente Max ci era già arrivato.
Jolene ed Olivia, che guardavano male Yvonne le diedero un calcio sotto al tavolo per dire qualcosa.
-E... h-hai detto che ci sono dei milionari stasera? Qualcuno di famoso?-  sviò Yvonne per interrompere un probabile flusso di pensieri di Max.
-Si, ho sentito dire che alloggeranno tutti all’Harmon Hotel. E’ vicino al mausoleo, non so se lo conoscete.- disse Max, finendo il suo piatto.
Loro tre piombarono in silenzio. Certo che lo conoscevano, era la stessa catena d’alberghi in cui aveva alloggiato il Signor Warlett, quando Jolene aveva rubato la collana. Di bene in meglio, almeno adesso sapevano che il signor Warlett era lì.
-Bene, dovremmo andare a prepararci.- si alzò Jolene in preda al panico e le altre la seguirono in camera.


Jolene si guardava allo specchio esterrefatta, quella pelliccia non le andava giu.
-E’ stato ucciso un animale per questo! Io non lo voglio mettere.- ripeteva.
-Lo so Jail, non ho nient’altro.- spiegò per l’ennesima volta Yvonne.
-E poi fa caldo, perché devo indossare una pelliccia.- chiese esasperata.
-Non hai molta scelta, o questa o il vestito.- ripetè Yvonne.
-Ma il vestito ha la schiena scoperta.- si lamentò.
-Quanto sei difficile, è solo un vestito!- disse Olivia, che era l’unica pronta da trenta minuti e sdraiata sul letto in preda all’agonia, perché Yvonne ancora doveva vestirsi a causa dei capricci di Jolene.
-Ok, ma mi copro con uno scialle.- disse scomparendo in bagno a mettersi il vestito.
Appena uscì  Yvonne ed Olivia continuavano a farle i complimenti, ed era vero, il vestito lungo blu elettrico esaltava le curve di Jolene ed inoltre creava un effetto affascinante in contrasto con il colore dei capelli.
-Sembri una diva!- si esaltò Yvonne per il suo lavoro.
Jolene si rassegnò all’entusiasmo di Yvonne e si fece truccare in silenzio. Olivia dal canto suo indossava un vestito avorio con la scollatura a barca ed una cinta color oro che le risaltava i capelli, il tutto coronato da dei guanti di pizzo bianchi.
Yvonne invece si attenne al suo piano di intenditrice d’arte con la camicia ed i pantaloni lunghi a vita alta.
Max dovette aspettare in macchina oltre venti minuti, perché Jolene aveva ripensato alla pelliccia.
-Forse non è così male.- diceva mentre opponeva resistenza.
-Andiamo! Max deve essere puntuale!- la trascinavano le altre.
In macchina erano tutte prese dal panico, soprattutto Olivia, che nella borsa teneva la collana. L’avevano preventivamente messa in un porta gioielli e speravano che la polizia all’ingresso non gli avrebbe fatto aprire le borsette.
-Io devo stare dentro a controllare che nessuno tocchi i quadri o gli altri oggetti esposti, quindi ci rivedremo in giro. Fino a quanto intendete restare?- chiese Max, girando nella via con l’insegna luminosa che recitava “Las Vegas”.
-Fino a quando non avrò fatto la commissione.- rispose Yvonne.
-Io ho il turno fino alle cinque del mattino.-
-Prendiamo un taxi.- intervenne Olivia.
Restarono in silenzio fino a che Max non parcheggiò la macchina, la tensione era palpabile, e l’aveva avvertita anche Max.
-Scusa Yvonne, il quadro?- chiese sospettoso.
-Ehm, è nella borsa.-  inventò, la sua era la borsa più grande.
-Posso dargli un occhiata?-
-E’ incartato.- intervenne Jolene.
-Se ha davvero un valore ed è incartato devi prima farlo vedere alla polizia.- spiegò Max.
-Sei tu la polizia.-
-Non me lo hai fatto vedere.-
-E’ incartato.- disse di nuovo Yvonne. Non sapeva cos’altro inventarsi.
Max sospirò. –Non puoi chiudere un occhio e dire che lo hai controllato?- chiese Jolene.
-Così mi licenziano.- alzò gli occhi al cielo Max.
-Altrimenti dovremmo darti una botta in testa e lasciarti qua fino a che non avremmo consegnato il quadro.- sorrise Yvonne. Ma era seria.
-Cos’ha di tanto importante quel quadro che io non posso vedere?- chiese sarcasticamente Max. Le tre non risposero, in cerca di una risposta convincente. Intanto Yvonne pensava seriamente alla botta in testa.
In quel momento Max fece due più due: ma certo, seicentomila dollari, il valore della collana rubata, le ragazze avevano nominato una collana quel pomeriggio, e doveva trovarsi al mausoleo a Las Vegas, ecco perché erano lì. Dovevano riportarla indietro?
Max guardò seriamente Olivia, tanto che lei si spaventò per quanto il suo sguardo diventò grave.
Si sentiva come una bambina che aveva fatto qualcosa di male, e i suoi genitori la guardavano rimproverandola. –Olivia, dimmi che non è come penso io.-
Olivia per la prima volta lo guardò negli occhi sul punto di piangere.
   
 
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