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Autore: Julie Darkeh    01/07/2014    0 recensioni
-Allora? Andiamo? Dovrei avere qualcosa da bere in camerino- poggiai una mano sulla schiena di Madalina per condurla insieme a me verso la piccola stanza. Con l'altra mano afferrai il mio zainetto, dove dentro stava piegato il foglio di Green ice, insieme all'altro, poi proseguii verso la nostra meta.
-Succo d'ananas?- chiese Mad speranzosa.
-Uhm, no, non credo proprio- risposi con ironia e risi.
Sul palmo della mia mano, oltre la sua schiena, percepii un brivido.
E non era mio.
––––•(-•♥•-)•––––
-Cosa dovrei nasconderti?- mi domandò lei scuotendo la testa e facendo finta di non capire.
Mi alzai dal divanetto e posai il mio bicchiere vuoto per metà sulla scrivania bianca.
-Hai perso una cosa a casa mia, stamattina- le confessai aprendo il mio zainetto ed estraendo i due fogli, ma uno lo nascosi dietro la schiena. L'altro glielo mostrai.
-Cos'è?- chiese Madalina, curiosa.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Ville Valo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Green ice

I







Mi è sempre piaciuta l'aria fresca del mattino, soprattutto quando il fumo di una sigaretta mi entra nella gola e il panorama del piccolo terrazzo di casa mi rilassa gli occhi. Proprio come quel giorno, a metà maggio.
Mi svegliai presto. Solo, come d'abitudine. La prima cosa che pensai, ancora avvolto nelle coperte, fu il concerto che avrei dato quella stessa sera ad Helsinki, la mia città natale.
Un concerto importante, la prima tappa del nuovo tour con la band. Avremmo suonato e cantato per la prima volta i nostri nuovi pezzi ed ero elettrizzato all'idea.
Non volevo che l'ansia cominciasse a divorarmi dai primi minuti della giornata, così mi alzai, afferrai il pacchetto di sigarette che stava sul comodino ed uscii in terrazza.
Fui investito subito dal profumo primaverile che emanava la città, da quell'altezza. Mi stropicciai gli occhi, non ancora abituati alla luce del giorno, poi accesi una sigaretta. Cominciai a sentirmi meglio quando me la portai alla bocca e un senso di piacere mi pervase tutto il corpo.
Mi affacciai al massiccio parapetto in pietra e osservai con tranquillità la città sotto di me, poi il cielo. Limpido, senza nuvole.
Non avevo tutto il tempo, però, per godere di quei attimi di beata solitudine, poiché Madalina sarebbe arrivata a momenti. Me ne accorsi quando mi voltai verso la portafinestra aperta e diedi un'occhiata all'orologio da parete che stava appeso in camera. Ancora un quarto d'ora e non sarei più stato solo.
Scrivevo canzoni con Madalina, a volte. Quella mattina l'avevo invitata per concludere un nuovo pezzo, magari da imparare per poi suonarla in anteprima in una prossima data live, chissà in quale città straniera. I fans avrebbero gradito la sorpresa, ne ero certo.
Finita la prima sigaretta della giornata, tornai dentro e mi preparai per l'incontro con la mia scrittrice, nonché mia cara amica. Adoravo scrivere con lei, c'era sintonia tra noi. Nonostante la nostra differenza d'età, ci intendevamo sempre perfettamente, proprio come se i miei trentaquattro anni e i suoi venticinque fossero la stessa quantità di tempo vissuto.
Mi liberai del pigiama e mi infilai sotto la doccia. Mi lavai in pochi minuti, mi vestii e mi asciugai i capelli. Due spruzzate di profumo mi coprirono lievemente la pelle, dandomi una piacevole sensazione di freschezza sul collo.
Preparai il salotto per l'incontro: posi dei quaderni, fogli volanti e delle penne sul tavolino, posto di fronte al divano in pelle nera, poi presi dal frigo una bottiglia di succo d'ananas e due bicchieri di plastica dal ripiano della cucina e misi il tutto accanto alle carte.
Proprio quando diedi degli ultimi ritocchi al nostro occorrente, sentii suonare il campanello.
Avvertii un colpo al petto nello stesso instante in cui sentii quel suono e mi precipitai ad aprire.
-Buon giorno, Mad- salutai la mia piccola amica dopo aver controllato nello spioncino della porta che fosse lei e averle aperto.
-Buon dì, vecchio musico- mi schernì Madalina con il suo buonumore di sempre. Teneva una busta marrone in mano.
-Cos'è quello?- le chiesi indicando il curioso bottino macchiato d'unto.
-Sono brioche alla crema, sono per noi- mi annunciò contenta Mad e sollevò il sacchetto, poi lo diede in mano a me. Lo aprii e vi introdussi il naso per sentire il profumo della nostra colazione.
Madalina entrò in cucina quando chiusi la porta. I suoi occhi azzurri continuavano ad esplorare la casa come se ci fosse entrata per la prima volta. Non capivo perché lo facesse sempre.
-C'è del succo d'ananas in salone- dissi mentre accompagnavo Madalina al divano. Lei si sedette accanto a me poco dopo che presi posto anch'io.
-Uh, adoro l'ananas- confessò lei sorridendo. -E con queste brioche dev'essere una bomba.
-Bé, sicuramente- concordai. -Ne vuoi un po'?- le offrii subito il bicchiere. Lei annuì e le versai il succo facendo attenzione a non rovesciarlo fuori dai bordi.
Tirai fuori dal sacchetto una brioche e l'addentai su un lato. La crema era così tanta che mi sporcai i pantaloni con una grossa goccia gialla.
-Oh, merda- imprecai, ma subito dopo mi misi a ridere per l'imbarazzo e mi pulii la bocca con un tovagliolino che presi dalla busta marrone.
-Che pasticcione che sei!- mi prese in giro Madalina, contagiata dalle mie risate.
-Non credevo che ci fosse così tanta crema- mi giustificai mentre provai a togliere la macchia dai pantaloni, ma l'alone aveva bisogno di detersivo per dissolversi.
-La prossima volta morderai la brioche con meno voracità.
-E' da ieri pomeriggio che non mangio, ho saltato la cena- confessai ritornando a mangiare la mia colazione.
-Come mai?- chiese Madalina masticando la pasta morbida e zuccherosa.
-Ho preferito suonare un po'- risposi indicando la mia chitarra acustica, sorretta dal piedistallo nero, accanto alla TV.
-Hai ripassato qualche canzone per stasera?
-Sì, provare non fa mai male- dissi annuendo. Madalina mi sorrise teneramente mentre continuava a mangiare la brioche facendo attenzione a non sporcarsi. Era adorabile quando si leccava le labbra per pulirle dalla crema che fuoriusciva dal dolce ad ogni suo morso.
Finita la colazione, Mad tirò fuori dalla sua borsa dei fogli a righe, alcuni bianchi e alcuni scritti. Erano un po' spiegazzati, ma tenere le cose in ordine non è mai stata una qualità di Madalina.
-Ho scritto qualche poesia questa settimana, mi sentivo ispirata.
-Lo vedo, ma quanti fogli sono?- chiesi sbalordito nel vedere Mad cercare qualcosa in quell'ammasso di carta.
-Non prendermi per pazza, alcune le ho scritte tempo fa! Oh, guarda, qui c'è In joy and sorrow- estrasse dal mucchio un foglio, sul quale era scritta una delle canzoni con cui io e la band facemmo più successo. Personalmente l'amavo, ma il merito della sua bellezza era soprattutto di Madalina.
-Adoro cantarla- ammisi prendendo il testo della canzone in mano e lo guardai.
-E questa è Circle of fear- mi mostrò lei un altro foglio, facendomi alzare lo sguardo.
-Dove l'hai messa When love starts to die? Siamo qui per completarla, no?- le ricordai, giusto per non perdere altro tempo.
-Oh, sì, adesso la cerco- Mad ricominciò a smistare l'insieme di fogli.
Posai il testo di In joy and sorrow sul divano, accanto a me, poi riempii il mio bicchiere di succo e bevvi. Il sapore ricco e dolce dell'ananas mi ha sempre deliziato il palato e quella bevanda l'ho sempre bevuta a fiumi. Non è mai mancato nel mio frigorifero.
-Eccola!- esultò felice Madalina. -Allora, dove eravamo rimasti? Il ritornello l'abbiamo sistemato, tant'è che abbiamo pure determinato il titolo di tutta la canzone, ma dobbiamo sistemare la seconda strofa, ho ragione?- fece, infine, un riepilogo del nostro lavoro svolto la volta precedente. Mad aveva davvero una bella memoria.
-Assolutamente sì- concordai e le sorrisi. -Fa' vedere- allungai una mano verso di lei e Madalina mi passò il foglio. Appoggiai la testa su una mano mentre cominciai a leggere la strofa che doveva essere modificata.


My foot fail me?
In heart and stone
Still waiting for your cold
Ooh
Love is a cirlce?
Like angel wings spread


Riflettei qualche secondo per capire cosa ci fosse di sbagliato in quel pezzo. Non suonava tanto bene, ma il problema era trovare cosa spaccasse l'equilibrio tra quella parole.
-Sai, a casa l'ho riletto qualche volta- disse Madalina. -Forse dovremmo eliminare qualche verso, anziché modificare solo due parole- propose grattandosi il mento con un dito.
La guardai come se il suo corpo stesse brillando di luce propria. Come sempre, aveva ragione.
-Certo!- esclamai. -E' l'insieme dei versi che non funziona- osservai più attentamente, poi provai a canticchiare il testo e me ne resi conto ancora di più.
-Prendi la chitarra, proviamo a mettere questa strofa in musica- mi suggerì Mad. Mi fiondai sullo strumento musicale e mi risedetti sul divano. Posizionai la chitarra sopra di me, cominciai a strimpellare qualche nota e cantai.
Madalina mi guardava con interesse. Sapevo che la mia voce le piaceva e ciò mi faceva sentire bene. Adoravo cantare per lei.
-Secondo me dovresti fermarti a “Still waiting for your cold”, poi riproponi il ritornello- mi consigliò la mora gesticolando con le dita
-E gli altri versi? Un po' mi dispiace eliminarli, in sé sono belli.
-Uhm, potremmo spostarli dopo il secondo ritornello, che ne dici?
-Proviamo.
La mano pizzicava ancora le corde della chitarra mentre cominciai a cantare la canzone tutta d'accapo, provando per la prima volta il testo modificato. Tenni gli occhi concentrati su dove mettevo le dita, ma di tanto in tanto lanciai qualche sguardo a Madalina, la quale mi stava guardando con la stessa espressione di poco prima, di sempre. Le sue guance erano lievemente imporporate, così dolci.
Provai una soddisfazione immensa quando cantai il pezzo nuovo della canzone nel sentire quanto suonasse bene. Mad, ancora una volta, aveva fatto centro. Anche lei sorrise non appena notò la differenza rispetto alla prima volta che cantai When love starts to die, quella mattina.
-Ce l'abbiamo fatta!- esultò lei mostrandomi il palmo della mano, invitandomi a battere la mia sulla sua.
-E ci è bastato così poco- constatai nel momento in cui le nostre mani si scontrarono in una mossa complice. Una bomba mi scoppiò in petto, ma volli ignorarla.
-Già, perfetto.
-Il merito è tuo, hai una mente straordinaria- mi complimentai con lei per le sue idee, mai sbagliate.
-Non esagerare, sei tu la star, qui- precisò Madalina, ma non ero d'accordo con lei.
-Io ho la voce, ma il cervello è tuo.
-No, è nostro- mi corresse. -Noi collaboriamo, non lavoriamo ognuno per conto proprio.
Annuii, anche se non avevo ancora abbandonato l'idea che fosse tutto merito del suo ingegno.
Mad guardò lo schermo del suo cellulare per controllare l'orario. Sperai che non avesse fretta di andarsene.
-Ti va se proviamo pezzi che abbiamo già scritto? Magari quelli che io e i ragazzi faremo questa sera- proposi sperando che Madalina potesse accettare. Mi sarebbe piaciuto averla lì con me per altro tempo, prima di raggiungere Migé, Linde, Gas e Burton alle prove.
-Non le suonerai oggi, con loro, dopo pranzo?
-Certo, ma mi piacerebbe anche cantare qualcosa con te, se non ti dispiace...
Madalina si irrigidì sul posto, come se non avesse voluto sentirsi chiedere di rimanere a casa mia.
-Ehm, certo, ma solo un paio di canzoni, che dopo ho da fare- si giustificò con voce incerta.
-Che cosa?
-Varie faccende... e poi devo uscire con un'amica- mi rispose. -Bé, dai, cantami Into the night! La suonerete, no?
-Certo, è la terza in scaletta.
Ricominciai a suonare la chitarra e a cantare. Provai a concentrarmi pensando che dovevo sapere la canzone alla perfezione, se non volevo fare figuracce al concerto. I fans si sarebbe sciolti dalla tenerezza nel vedermi sbagliare, soprattutto le donne, ma per orgoglio personale non mi andava di commettere errori.
Mentre la musica mi entrava nelle orecchie insieme alla mia voce, una preoccupazione mi assalì il cuore: non era la prima volta che Madalina desiderava andarsene presto da casa mia, dopo aver lavorato un po' sulle canzoni. Pensai che dovesse avere qualche problema con me, ma non ci sperai.
Poi, però, quando la vedevo osservarmi suonare, era così serena e dolce in viso. Se le piaceva così tanto sentirmi cantare, perché non vedeva mai l'ora di andare via?
Forse erano tutte mie strane ed infondate sensazioni, ma non riuscivo ad ignorarle. Mi pesavano sul cuore, come potevo toglierle da lì e dissolverle nell'aria?
-Sempre bravissimo- mi fece i complimenti Mad, applaudendomi.
-Grazie- risposi semplicemente. -Ti prego, vieni stasera- la invitai al concerto piegando la testa da un lato e facendo la faccia più tenera che potessi fare. Non è mai stato il mio forte fare smorfie dolci, ma ci provai.
Madalina scoppiò a ridere. La mia espressione era più buffa di quanto pensavo.
-L'ultima volta che sono venuta, sono tornata a casa tardissimo- mi ricordò lei, ma io insistetti.
-Ti accompagnerò io a casa, dai! E poi, dovresti considerarti molto fortunata: sai quante fans vorrebbero avere un pass per vedermi nel backstage, dopo il concerto? Tu ce l'hai e non vuoi venire, ti rendi conto?
Mad rise di nuovo e scosse la testa portandosi una mano in fronte. Sembrava non poterne già più della mia insistenza.
-Okay, va bene, ci sarò- confermò lei mostrandomi i palmi delle mani, in segno di resa.
Suonai un altro paio di canzoni prima che Madalina se ne andasse: The funeral of hearts e The sacrament, le sue preferite.
L'accompagnai alla porta a malincuore, ma non feci trasparire nessuna delusione dal mio viso. Probabilmente, se l'avessi fatto, Mad si sarebbe sentita a disagio.
-Allora a stasera- disse lei dopo aver varcato la porta d'ingresso e si voltò verso di me. Mi appoggiai allo stipite con una spalla ed incrociai le braccia al petto.
-Mi ha fatto piacere suonare per te, oggi- le dissi sorridendole e lei arrossì. Portò lo sguardo al suolo e si schiarì la voce.
-A me ha fatto piacere ascoltarti, sono contenta di aver risolto il problema con When love starts to die. Sai, spero che l'aggiungerai ad un prossimo album.
-Mi piacerebbe inserirla in Tears on tape, ma ormai è già uscito.
-Non fa niente- Madalina scrollò le spalle e indietreggiò di qualche passo. -Adesso vado, a più tardi!
-Ci si vede al concerto, Mad. Ciao- la salutai quando mi diede già le spalle e la vidi allontanarsi, dritta verso le scale.
Chiusi la porta e gettai un sospiro. Mi ritrovai ancora solo, in casa mia. Le pareti bianche, la cucina in disordine e il silenzio che si estendeva per tutta l'area. Essere uomini solitari, a volte, non è il massimo. A volte si sta bene, a volte si soffre... e in quel momento mi sentii vuoto.
Vuoto perché Madalina se n'era andata.
Andai in salotto per rimettere la chitarra a posto e riordinare il tavolino. Guardai i miei quaderni, rimasti intatti. Peccato che quel giorno non scrissi nulla di nuovo, ma dovetti rassegnarmi all'idea.
Mi chinai per prendere la bottiglia di succo d'ananas, ma la mia attenzione cadde su un paio di fogli che Mad, probabilmente, fece cadere distrattamente sul divano quando sistemò le sue carte, prima di andare. Li raccolsi e li osservai con interesse. Il primo era il testo di Love, the hardest way. Oh, quante canzoni ho scritto insieme a quella ragazza.
Portai quel foglio dietro al secondo, ma quello che mi si presentò sotto gli occhi era un testo a me sconosciuto. Una poesia, forse. S'intitolava Green ice. Mi sedetti sul divano mentre cominciai a leggere quelle parole mai cantate prima.


When I look at you
There's no land under my feet
No oxygen in my lungs
Nothing's better than your eyes


'Cause they're made of green ice
So cold, so hot
'Cause they're made of green ice
And I love it
And I suffer in my silent secret


When I look at you
I imagine my arms around you e and yours around me
I wanna feel your warmth on my body
Touch my heart
Touch my soul
And touch my ears with your velvety voice


[Chorus x2]


Rimasi immobile e senza respiro. Non era una poesia qualsiasi. Era una canzone scritta per me. Non potevo avere dubbi, perché quelle parole parlavano di me e di quei momenti in cui io e Madalina lavoravamo sui testi per i miei album.
Allora Mad provava qualcosa per me? Così tanto da ispirarsi per una canzone?
Immaginai Madalina cantarla e suonarla pensando a me, mentre mi portai quei due fogli al petto. Un'emozione mi fece vibrare lo stomaco e si accese in me una nuova speranza.
Mi sentivo tanto come quando avevo quindici anni e morivo dietro alle ragazzine carine.
No, Mad non era una ragazzina carina. Lei era una donna bellissima.
Quella sera l'avrei rivista al concerto. Non vedevo l'ora di trovarla in prima fila a sentirmi cantare e di poterle parlare. Le avrei restituito Green ice. A quel punto non avrebbe potuto trovare una scusa per scappare da me.
O forse sì, ma io non glielo avrei permesso.

––––•(-•♥•-)•––––


E DARKEH COMINCIA DA QUI.

ciao a tutte, mie care himsters!
questa è la prima volta che scrivo qualcosa per il fandom degli HIM e sono felice di proporvi questa breve storia.
dura per soli due capitoli, ma spero di riuscire a realizzare una long in futuro.
per Green ice mi sono ispirata sia a dati veri su Ville che alla mia fantasia. 
qui Ville non abita in una torre, l'età dei personaggi è stata decisa per mia comodità, non so se Ville vada matto per il succo d'ananas e il testo della canzone Green ice l'ho inventato io.
lo so, è pietoso, ma non sono riuscita a fare di meglio, chiedo perdono.
come vi è sembrata questa prima parte? secondo voi cosa succederà nella seconda?
lo scoprirete tra qualche giorno con il nuovo ed ultimo capitolo! ;)

Kisses and heartgrams, 
Darkeh


   
 
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