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Autore: zayn_malik_infinity    01/07/2014    0 recensioni
"E' che qualsiasi cosa tu faccia ci metti tutto l'amore che hai nel corpo. Ed è anche per questo che mi sono innamorata di te." dissi tutto d'un fiato.
"Davvero? Bhè, molte volte non metto neanche un briciolo d'amore in quello che sto facendo, ma forse sei tu che vedi il tuo amore per me riflesso in ogni mia azione" ribattè lui.
"Oh, sei intelligente, molto intelligente." sorrisi.
"Oh, lo so, piccola lettrice di romanzi rosa con i capelli tinti." avvolse le braccia attorno alla mia vita.
"Si vede così tanto?" lo baciai e ricademmo nei nostri soliti discorsi stupidi e innocenti.
Genere: Commedia, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Sai, Ess, sei una bambina davvero tranquilla. Come fai, a non essere curiosa, a non chiedere il perchè delle cose? Non hai voglia di vedere com'è il mondo al di fuori della tua cameretta? Su, vieni in giardino a giocare con me e Jen!"

Posai un leggero bacio sulla sua fronte e la incoraggiai a scendere. Sul prato Jenny giocava con una bambola plasticosa con dei grandi occhi azzurri. Non si accorse della nostra presenza fin quando non le toccai la spalla per invitarla a fare una passeggiata nei campi con la nostra sorellina.

Jennifer aveva nove anni a quel tempo e i suoi capelli dorati le scendevano ondulati sulle spalle. Gli occhioni castani sempre aperti per percepire con la vista ciò che non poteva sentire: Jen era sorda. Nacque con un infezione al timpano che presto le tolse completamente l'udito. Ma non si scoraggiava mai, non si faceva abbattere dalla sua debolezza.

Essence era la nostra sorellina minore, gemella di Brody. Lei stava in camera giorno e notte, non come tutti i bambini, curiosi ed impazienti di conoscere il mondo. In casa la sua passione più grande era disegnare. Faceva disegni particolareggiati, anche nella sua adolescenza continuò a tacere e disegnare.

Brody era un bimbo estremamente stressante, al contrario della gemella. Non si stancava un attimo di correre, giocare, saltare, esplorare. E io ero la sua compagna di giochi preferita. Andavamo in avanscoperta ogni giorno di sole, e potevamo star fuori da mattina fino a sera. Esploravamo boschi e prati, valli, fiumi, laghi... E poi inventavamo storie fantastiche sulle nostre "avventurose avventure" come diceva. E adorava stare ore ed ore al lago dietro casa nostra, e farsi cullare i boccoli castani dal vento che increspava la superficie dello specchio d'acqua. 

Gli anni successivi al settimo compleanno dei gemelli, però, io dovetti dedicare molto più tempo ai miei studi e non potei continuare le escursioni con il mio fratellino. Lui ne fu addolorato e da quel giorno i suoi unici passtempi divennero guardare la sorella che dipingeva o pettinare le bambole dell'altra.   L'estate del mio diciottesimo compleanno staccai gli occhi dai libri solo per andare a far la spesa o per accompagnare Jenny al corso di scrittura creativa. 

Quell'anno fu il peggiore tra quelli che dedicai ai miei studi. Dovetti stare a studiare fino a fare le ore piccole, ero convinta: volevo prendere una borsa di studio per l'università. La migliore università dello stato. E i saggi di ammissione erano complessi da scrivere... Per alcuni mi feci aiutare dalla mia migliore amica, aspirante scrittrice, con una spiccata vena artistica e fantasiosa.

 

"Ess, vuoi immergere i piedi nell'acqua?" sussurrai. L'acqua limpida del fiume Dane borbottava sotto le fronde degli alberi.

"No, è sporca e fredda. Non mi va. Torniamo a casa, ho visto una pianta che voglio disegnare."

Annuii e le presi per mano. Tornando a casa mi fermai in panetteria, dove conoscevo la proprietaria da quando ero nata. Fu vicina a mia madre quando nacquero i gemelli.

"Barbara?" chiamai. Invece della donna dai capelli rossi mi venne incontro il ragazzo del pane, così chiamato in città, con un sorriso da un orecchio all'altro. Sbuffai: quel giovane non la smetteva un attimo di fissarmi, squadrava senza ritegno il mio corpo ogni volta che ero lì.

"Ciao Edd." sbottai. Lui ricambiò il saluto con un cenno e una guardata svergognata al mio fondoschiena.

"Rose!" Barbara arrivò trafelata dal retro "qual buon vento vi porta qui, bambine mie?" ridacchiò.

"Devo comprare delle cose, siamo appena stati al fiume, ma Essence non ha voluto stare là più di venti minuti. Sai com'è fatta."

La donna fece una carezza alla mia sorellina e mi chiese cosa mi serviva. Un minuto dopo, il telefono squillò e Edd chiamò la mia amica nel retro del negozio. Lei mi annunciò che avrebbe mandato un certo Harry a servirmi. Da dietro la porta a vetri spuntò un ragazzo alto, con dei ricci selvaggi sulla testa e affascinanti occhi verdi.

"Ciao, dimmi che ti serve" strascicò le parole con voce roca, non sembrava però disprezzare il suo lavoro, mi pareva felice.

"Oh, avevo solo bisogno del pane, grazie" farfugliai.

Il ragazzo si muoveva lentamente, mi irritava quasi, con le sue movenze calme. Mi affascinava, aveva tanto, tanto fascino. Strano che non l'avessi mai visto prima in città.

"Non sei di qui, vero?" domandai dirigendoci alla cassa.

"No, mi sono trasferito qui da poco con mia mamma e mia sorella, abito in fondo alla strada." indicò una villetta bianca che in precedenza era stata abitata dal signor Twist.

"Oh, il signor Robin non vive più lì? Sapevo che c'era lui una volta, non mi è arrivata la notizia del suo trasferimento!" esclamai sorpresa. Ero sempre fuori casa e mamma era amica di tutte le pettegole del paese, avrei dovuto saperlo...

"Bhè, in realtà... Mia madre ha sposato il signor Twist. Cioè... Si sposano la settimana prossima" strisciò battendo lo scontrino. 

La mia mascella era a terra, Jennifer mi chiese di spiegargli così le ripetei le parole del giovane nel linguaggio dei sordi. Anche la sua bocca si spalancò e entrambe fissammo sbalordite il ragazzo: il signor Robin era sempre stato un bell'uomo, gentile, ma dopo la morte di sua moglie (la signora Ellen, grande amica di mia madre) non aveva più posato lo sguardo su nemmeno una donna, neanche fosse stata la più bella dello stato. Forse la signora... bhè, la madre di Harry, era ancora più bella della donna più ammaliante dello stato. Ecco forse da chi aveva preso il figlio, non che lui fosse il più bel giovincello che avessi mai visto, ma ne batteva parecchi della mia solita compagnia.

"C-come? E da quanto si conoscono... Oh, scusa!" mi tappai la bocca con le mani "no, sono troppo invadente! Cavolo, mi dispiace d'essermi fatta gli affari vostri"

"Mi date del voi?" il ragazzo sembrò essere divertito "allora anche io lo farò, vostra altezza" sorrise e si inchinò scherzosamente. Approfittai del gesto per dargli uno scherzoso schiaffetto sulla testa. 

"No, intendevo gli affari di... te e la tua famiglia. Dammi del tu, sono Rose, comunque." gli tesi la mano.

"Io sono Harry, piacere" la strinse.

"Tutto mio"

"Sei abbastanza... Non... Come le altre ragazze, intendo, sei forbita, in senso buono ci tengo a specificare; hai un linguaggio romantico, come nei libri di letteratura!" sorrisi e lo misi a conoscenza della mia passione per i libri di Jane Austen e le sorelle Brontë. Fu interessato dalla mia conoscenza approfondita e le mie memorie delle frasi più belle dei loro libri. Rise quando gli illustrai una conversazione tra le sorelle Dashwod riguardante il signor Ferrars, in cui la minore rimproverava Elinor per l'uso delle sue parole insipide e fredde. 

"Bhè, Ess ha fretta di andare a disegnare il paesaggio che abbiamo visto oggi, credo di dover scappare" conclusi.

"Ess? E' il diminutivo di quale nome, non l'avevo mai sentito" si accigliò. Gli dissi in breve la spiegazione e l'origine del nome della mia sorellina e lo salutammo in fretta con la promessa di rivederci nei giorni successivi.

   
 
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