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Autore: Jovaiku    01/07/2014    0 recensioni
Cosa faresti tu se un giorno tu ti risvegliassi e scoprissi che in realtà sei un semidio?
I vari capitoli sono ancora in via di sviluppo, non preoccupatevi se possono sembrarvi corti, poco descrittivi o anche con banali errori di scrittura.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Passai davanti a tutte le case. Le uniche che erano già sveglie erano quelle di Apollo e Afrodite. I primi probabilmente per dare il buongiorno a loro padre, dato che il suo simbolo era il sole. Gli altri invece si stavano facendo belli. Dovevano usare tonnellate di trucco se cominciavano a prepararsi all'alba. Una ragazza di Afrodite uscì per buttare una scatola che credo contenesse trucchi usati. Quando mi vide, sorrise e mi salutò. Era veramente bella. Aveva capelli corti e castani, e due occhi azzurri come l'oceano. Ricambiai il saluto, ma lei rientrò subito dentro. Rimasi un po' perplesso, ma poi sentii una voce dietro di me. -Stai tranquillo cugino, sono tutte così. Ti salutano, ti fanno gli occhi dolci, ma poi l'unica cosa che gli importa è che tu le dica quanto sono belle.- Mi girai, e mi accorsi che era stata una ragazza di Apollo a parlare. Aveva i capelli biondi, raccolti in una coda, ma con una ciocca che le cadeva sugli occhi. I suoi occhi erano di un verde acceso. Ma la cosa che mi stupì era la sua maglietta. Era uguale alla mia, con la scritta "Keep Calm and Listen to Music". Poi mi ricordai che era figlia del dio della musica. La salutai. -Piacere, Mark Collins, figlio di Ecate.- Lei mi guardo è fece una lieve risata. -Piacere Mark Collins, figlio di Ecate. Io sono Deborah Wilkins, figlia di Apollo. Per gli amici Deb.- Mi sorrise, e capì che intendeva che potevo chiamarla con il nomignolo. -Perché hai riso quando mi sono presentato?- Chiesi con tono normale. Lei mi guardò e fece un altro sorriso. si tratteneva dal non ridere. -Beh, dopo ieri sera tutti al campo sanno chi sei. Sai, sono rari i figli della dea della magia da queste parti.- -Credo di averlo capito. Sei tipo, la terza persona che me lo dice, oggi.- Mi squadrò dalla testa ai piedi, come in attesa di qualcosa. Forse si aspettava che facessi qualche magia, come tirare fuori una colomba da un cappello? Non ne avevo nemmeno uno, ed anche se ce l'avessi avuto non avrei saputo di cosa farmene. Poi una voce alle mie spalle interruppe il silenzio. -Mio caro Mark! Stavo proprio cercando te.- Era la voce di Chirone. Mi girai, e Deborah fece un inchino. Il centauro fece un gesto con la mano e lei tornò dentro la sua casa. -Sai, io insegno ai semidei a tirare con l'arco, e credo che i figli di Apollo mi vedano come una specie di divinità minore. Comunque, io e te abbiamo molto di cui parlare.- Ci incamminammo verso la Casa Grande. Quando arrivammo, Chirone entrò in una sedia a rotelle che doveva essere magica, perché ad un certo punto il suo corpo da stallone sparì all'interno di essa e lui sembrava una comunissima persona disabile. -Il tetto non è abbastanza alto per la mia vera forma. Ma non mi dispiace, così mi riposo un po'.- Disse, con il solito tono pacato. Quando entrammo, la casa sembrava più normale di quello che mi aspettavo. Notai un videoproiettore su un tavolo. Chirone parlò, come per leggermi nel pensiero. -Prima usavamo far vedere un video introduttivo ai nuovi arrivati. Negli ultimi tempi però, sembra che la cosa sia meno necessaria. La parte divina presente nel corpo dei semidei sembra essere più cosciente di se stessa, in modo tale che crediate subito ai miti e al Campo Mezzosangue.- Rimasi a fissarlo. Poi il mio sguardo si spostò sul centauro. Sapevo che voleva parlarmi, ed anche di cosa, ma non sapevo il perché e neanche cosa mi avrebbe chiesto. -So cosa stai pensando. Tranquillo, non ti chiederò dimostrazioni pratiche, anche perché dubito che tu sia già capace di controllare a pieno i tuoi poteri. Però...- girò intorno a me un paio di volte, come se fossi una statua da studiare. Incominciavano ad essere troppe le volte in cui mi sentivo al centro dell'attenzione. Non ne ero per niente abituato. -Sei rimasto invisibile non solo ai mostri, ma anche ai nostri satiri per tutto questo tempo. In più, sei riuscito a convincere un segugio infernale che aveva sbagliato prede. Quest'ultimo fatto ora mi torna molto semplice da spiegare. Ecate è protettrice dei cani. Probabilmente ha fiutato la tua discendenza e non ha voluto mettersi contro un figlio della sua padrona. Però per il resto dei mostri...- Cominciai a pensare. Cosa sapevo su Ecate? Durante le lezioni di Epica mi ricordo il professore che ci parlava della dea della magia, che era anche dea degli incroci. Ma aveva un altro ruolo importante... Qual era? -Controlla la Foschia!- Pensai a voce alta. Ecco un altro dei miei difetti. Spesso penso a voce alta. La cosa non mi aveva mai causato problemi, nessuno mi prendeva mai in considerazione. Però negli ultimi giorni ero riuscito a farmi notare, ed avevo paura che potesse torcersi contro di me. Chirone mi fissò. -E' esatto. Ecate, oltre ad essere la dea della magia è anche colei che controlla la Foschia. Ma questo cosa...- Il suo sguardo si illuminò. Doveva aver avuto un'intuizione geniale, se si era fermato così di colpo durante un discorso. -Tu riesci a controllare la Foschia! Ecco come hai fatto a passare inosservato!- Disse con tono trionfale. Rimasi perplesso. Controllare la Foschia? Era possibile? -Devi sapere che nel corso degli anni sono nati alcuni mezzosangue con la capacità di controllare la Foschia. Fanno vedere agli altri ciò che vogliono. Tu sei sempre stato una persona solitaria, mi ha riferito Brad. Non volevo che gli altri ti notassero o che ti prendessero in giro, quindi la Foschia si addensava intorno a te, dando l'impressione che tu quasi non ci fossi.- Questo spiegava molte cose. Il motivo per il quale nessuno mi prendesse mai in giro. Il motivo per il quale i professori non si accorgevano del fatto che ascoltassi la musica in classe. Modellavo la Foschia intorno a me, in modo tale da sembrare un comunissimo ragazzo affetto da dislessia. -Ma... come avrei fatto a controllare la Foschia nonostante non sapessi nulla della mia discendenza e non sapessi nemmeno che ero un semidio? Non ho mai fatto nessun addestramento o niente di simile.- Chiesi. Chirone sorrise e mi rispose con sicurezza. -Beh, prendiamo in esempio un figlio di Atena. Lui è sempre stato intelligente, ancora prima di essere riconosciuto. I tuoi poteri sono innati, ce li hai dalla nascita.- -Già... dalla nascita...- il mio sguardo si fece spento. -Chirone, ho una domanda per lei.- -Dimmi pure, figliolo.- Il suo volto divenne serio. Sapeva quello che stavo per chiedergli? -Io sono cresciuto con la convinzione che mia madre fosse morta dandomi alla luce, e che mio padre fosse morto per un incidente giorni prima della mia nascita. Ma ho scoperto che mia madre è Ecate, e che è immortale. Come avrebbe mai potuto darmi alla luce per abbandonarmi? E soprattutto, se lei è mia madre, chi è mio padre? E' davvero morto? Di chi si è innamorata mia madre per darmi alla luce?- Chirone sembrò pensarci su. Esistevano semidei orfani? Da quanto mi avevano raccontato i cugini di Ermes, tutti avevano vissuto con il loro genitore mortale fino al compimento dei dodici anni, per poi essere messi al corrente della loro natura divina. Ma io lo avevo scoperto per puro caso. I miei genitori erano adottivi. Cercai una risposta sul viso del centauro, ma sembrava che ne sapesse quanto me. -Mark, non ti so dire chi sia tuo padre. Non ho idea di come tu sia venuto alla luce né di cosa abbia indotto Ecate a farti nascere. Posso dirti che il tuo è un caso interessante. L'importante è aver capito per oggi di cosa sei capace. Controllare la Foschia è un dono riservato a pochi, nemmeno i tuoi fratelli alla casa di Ecate riescono a maneggiarla.- Un suono proveniente dal campo diede il termine alla nostra conversazione. -Forza, andiamo a mangiare. E' ora di colazione!- Ed insieme uscimmo dalla Casa Grande.
   
 
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