Il ragazzo biondo lo ignora. Stringe le ginocchia, ancora tremanti, e resta in silenzio a godersi il calore di Kuroo. Il suo respiro, appena affannoso, gli accarezza il collo.
Si sente sporco. È la prima volta che succede, da quando stanno insieme, e non è una bella sensazione.
Domani lui partirà.
Andrà via, lo lascerà solo.
Ma gli ha promesso di tornare, e già va meglio. Il nodo si allenta, mentre scivola nei ricordi piacevoli di qualche minuto prima. Nessuno dei due si è risparmiato, e Kenma sta morendo di sonno.
È stato sesso. Non amore, per una volta.
Kuroo li caratterizza in modo diverso, e lui ha imparato a distinguerli dallo scintillio dei suoi occhi. Non gli piace granché, ma ci ha fatto l'abitudine.
«Dimmi che mi ami.»
Quelle parole sono una doccia fredda.
Lo strappano dal dormiveglia con inaspettata violenza, tanto che adesso sente il tocco delle sue dita sulle dita sul fianco e sul torace. Sono fredde, e lo infastidiscono.
Non parla. Sente il respiro calmo di Kuroo mozzarsi.
«Dimmi che mi ami, Kozume» deglutisce, e si ferma per respirare «Come- regalo d'addio.»
Non ora. Non può dirlo. Ma provarci sì.
La sua bocca che si apre, seppur leggermente, sembra fare un rumore infernale. Resta fermo, a labbra schiuse, nascosto dalla sua vista.
Non ci riesce.
Le parole non scivolano via dalle sue labbra, non può cavarsela scrollando le spalle. Semplicemente non può.
Lui ama davvero Kuroo?
Ed è il panico. Non lo sa. Non se l'è mai chiesto davvero, perché sembrava così ovvio. Eppure non riesce a parlare.
«... capisco.» esala, e lo sente girarsi.
È finita.
Basta aspettare domani mattina.
Basta aspettare domani mattina.