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Autore: Mitsuki91    01/07/2014    3 recensioni
[Sirius/Dorcas]
[Scritta per il "Contest senza nome" indetto da me e Risa sul nostro gruppo di facebook - fuori classifica]
***
E poi era arrivata lei.
Gli era sembrata familiare.
Fra le luci del locale gli era davvero sembrata familiare, e… Spenta.
I suoi occhi, i suoi grandi occhi verdi – se li ricordava bene, quelli, fra la nebbia – erano spalancati sul nulla.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dorcas Meadowes, Harry Potter, Sirius Black | Coppie: Dorcas/Sirius
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Ho scritto questa storia per Risa.
Sul nostro gruppo abbiamo indetto un piccolo contest senza nome (ovviamente noi scriviamo a caso fuori classifica), e una delle sue consegne era: “Una Sirius/Dorcas. Sono banditi Sirius donnaioli, con le paturnie, eccessivi, troppo sicuri di sé. Niente Dorcas timide, svenevoli, lamentose, interessate alla parte "oscura" di Sirius, salvatrici di non so che cosa. Unica regola: lei è più grande di lui di qualche anno.”. Spero di averci azzeccato (e di non aver fatto Sirius troppo paturnioso :v Me ne rendo conto con il senno di poi, forse :v), in ogni caso… Ecco qua u.u
Buona lettura, se mi lasciaste un commentino sarei ben felice :)


Negli occhi

Dicono che la prima volta non si scorda mai.
Sirius, però, non è che ricordasse tutti i particolari, ecco. Aveva solo quindici anni, ed era scappato per l’ennesima volta – per l’ennesima notte – in quell’estate da quella casa che non faceva altro che comprimerlo.
Black di qui, Black di lì, stai diventando sempre più un traditore del tuo sangue, vergogna della famiglia…
Era andato in un locale Babbano pieno di luci e musica.
Qualcuno gli aveva offerto del fumo – no, non una sigaretta – e lui si era ritrovato a ballare con un sorriso molto più ampio del solito sulle labbra, mentre le persone vorticavano attorno a lui invertendo il sopra con il sotto.
E poi era arrivata lei.
Gli era sembrata familiare.
Fra le luci del locale gli era davvero sembrata familiare, e… Spenta.
I suoi occhi, i suoi grandi occhi verdi – se li ricordava bene, quelli, fra la nebbia – erano spalancati sul nulla.
Lei si era avvicinata, aveva iniziato a ballare con lui, e lui non aveva detto di no – forse erano state le luci, forse era stato il fumo, forse semplicemente quegli occhi.
Ad un certo punto della serata dovevano essere andati in bagno. Sirius non ne era sicuro, i ricordi vorticavano nella sua mente, ma ad un certo punto aveva notato qualcosa accendersi in lei, ed era stato come ricevere una secchiata d’acqua gelida in pieno viso.
La sua espressione mentre faceva sesso… Era una cosa che non si sarebbe scordato mai in vita sua. Il volto aveva vita, e lui era riuscito a memorizzare perfettamente l’istante in cui lei si era calata su di lui, riaprendo gli occhi prima chiusi dall’estasi, mentre i lunghi capelli neri ondeggiavano al ritmo delle spinte.
Sirius non ricordava come fosse andata esattamente; non ricordava se l’aveva soddisfatta o meno né ciò che era successo dopo; non ricordava neppure la sensazione di affondare nella carne di una donna. Eppure… Eppure quel viso, illuminato all’improvviso; quello si era fissato nella sua mente come se fosse stato marchiato a fuoco, e per contrasto si erano segnati anche gli occhi enormi e spenti della ragazza che prima ballava solamente.
Sirius aveva passato anni, dopo il primo momento in cui si era incaponito che lei potesse essere quella giusta, a cercare di seppellire quel viso e quell’espressione nei più reconditi recessi della sua mente.
Non era molto fiero di aver perso la verginità in quel modo, di non ricordarsi bene l’accaduto. A volte, se ci pensava, arrivava persino a pensare che lei l’avesse violentato.
Eppure, quegli occhi… C’era qualcosa di magnetico in lei; qualcosa che aveva fatto sì che la giovane ragazza divenisse, nel tempo, la protagonista indiscussa dei suoi sogni erotici; fatto che lo lasciava irritato poi per tutto il giorno dopo il risveglio.
Ma non poteva farci niente.

***

Così giovani, così vivi, così immersi già in una guerra che non lasciava scampo.
Eppure, nonostante esigenze più alte premessero – e lo soffocassero, come se non fossero già bastati dodici anni di prigione –, Sirius sapeva che era arrivato il momento.
James non c’era più. Faceva ancora male ogni volta che ci pensava, e faceva male soprattutto ora che si era deciso, perché una vita prima loro due avevano già pensato a come affrontare questo argomento con i loro futuri figli… Solo che adesso non era più possibile.
Non potevano farlo insieme, e quindi non aveva più senso.
“Perché mi volevi vedere, Sirius?”
Harry era sulla soglia della stanza di Fierobecco, incerto e timoroso. Sirius lo invitò ad entrare, chiudendo la porta, e a sedersi sul pavimento accanto a lui e all’Ippogrifo.
“Ecco, Harry… Non è esattamente facile per me, ma sono il tuo padrino e quindi… Uhm, è un dovere che mi spetta, ecco. Cosa sai del sesso?”

***

Quando se l’era trovata davanti aveva dovuto concentrare tutti i suoi sforzi per trattenere la mascella al proprio posto.
“Dorcas Meadowes, piacere.”
Lui, James, Remus, Peter e gli altri erano appena stati ammessi nell’Ordine della Fenice. Erano a casa di Silente, il quartier generale, e, dato che era la prima sera, stavano tutti facendo un giro di presentazioni – o, almeno, chi non era in missione o al lavoro.
E Sirius se l’era ritrovata lì, davanti a lui, con i suoi grandi occhi verdi e spenti.
In tutti quegli anni, non gli era neppure mai venuta in mente anche solo la possibilità che lei potesse essere una strega. Era andato in un locale Babbano, dopotutto.
Se non altro, capì finalmente perché gli era parsa familiare: quando lui era solo un piccolo primino, ad Hogwarts, Dorcas frequentava l’ultimo anno.
“Sirius Black.” rispose, con un sorriso strano, quasi sarcastico.
Lui, che non prendeva sul serio niente…
“Non ti ricordi di me?”
Lei lo soppesò per un attimo, giusto il tempo per dargli l’impressione di star osservando davvero.
“No. Dovrei?”
Fece male, Sirius dovette ammetterlo. Certo, non era solo orgoglio maschile ferito, ma il pensiero che lui si fosse ricordato per anni di quella tizia e lei… Lei…
Lei non conosceva nemmeno il ‘famoso’ Sirius Black; famoso per la sua faida familiare, che poco prima gli era costata un’occhiata non proprio amichevole da alcuni membri più o meno anziani del gruppo. Chi non era stato ad Hogwarst con lui, dopotutto, non aveva avuto modo di scorgere la sua vera natura e le sue vere inclinazioni, e Silente aveva dovuto spiegare più e più volte che lui era un Black solo di nome e non per scelta.
Sirius non si prese neanche la briga di rispondere e andò a presentarsi a qualcun altro. Con la coda dell’occhio, vide Dorcas andarsi a sedere su una poltrona e prendere un libro in mano. Da quel momento, sembrò ignorare più o meno tutti i presenti; era come se considerasse il suo compito esaurito dopo tutto il giro di presentazioni.
Sirius si scopriva a sbirciare nella sua direzione, di tanto in tanto, e si malediceva silenziosamente due secondi dopo. Nulla in lei, comunque, sembrava cambiare.
Quella notte, Sirius sognò di fare l’amore con lei, e di riuscire a sciogliere nuovamente quell’espressione vuota e impassibile.

***

Harry era diventato rosso come un pomodoro.
“Beh… So come funziona e so che esistono degli incantesimi… Insomma non devi…”
“Non sto parlando di quello, io dico… Hai già avuto la tua prima volta?”
Ora pure i capelli stavano diventando rossi. Rosso Evans. Harry doveva sentirsi davvero imbarazzato, per scatenare un caso di magia accidentale…
“Io non… No! Ho solo quindici anni!”

***

Una sera l’aveva seguita.
Non era riuscito a farne a meno: la voglia di sapere cosa l’aveva spinta, anni prima, a sedurlo e ad approfittare di lui per poi dimenticarsene così… Si sentiva offeso, e umiliato.
Bruciava.
Bruciava soprattutto la sua indifferenza e quegli occhi sempre troppo grandi, sempre troppo vuoti, che non si soffermavano mai su di lui, neppure quando erano di turno insieme per l’Ordine, come quella sera.
Sirius non l’aveva premeditato, ma l’idea gli vorticava in testa da un po’ di tempo, per quello aveva preso in prestito il mantello di James… E l’aveva riposto con cura in una borsa Mokessin con Incantesimo Estensivo Irriconoscibile incorporato.
Aveva avuto un solo secondo per decidere, quando lui e Dorcas si erano congedati e lei gli aveva dato le spalle per andare. E l’istinto, il bruciore, aveva preso il sopravvento.
Sirius si era coperto e l’aveva seguita, il più silenziosamente possibile. Quando lei si era smaterializzata, dopo essere entrata in un vicolo stretto e buio, lui aveva allungato una mano, in panico, e le aveva afferrato la veste. Aveva cercato di seguirla senza farle avvertire la sua presenza – era ad altissimo rischio di spaccatura – ed erano atterrati sani e salvi in un altro vicolo piccolo che odorava di urina.
Dorcas era uscita dalla stretta strada e Sirius, seguendola, aveva avuto un tuffo al cuore: si trovavano sul retro del locale.
Di quel locale.
L’aveva vista entrare ed era rimasto così, congelato dall’orrore o forse dal brivido di adrenalina per averla seguita, mentre nella sua mente i pensieri cozzavano l’uno contro l’altro.
Ti ha mentito…
Forse se viene qui tutte le sere non se lo ricorda davvero…
Ma perché…?
Alla fine, l’aveva aspettata. E quando lei era uscita, alle due del mattino, di nuovo con quell’espressione spenta ma con i vestiti e i capelli un po’ in disordine, qualcosa dentro di lui era esploso.
Aveva lasciato che lo superasse e si era tolto in fretta il mantello.
“Avevi detto di non avermi riconosciuto.”
Dorcas aveva estratto la bacchetta e, in meno di un secondo, gliela stava puntando alla gola. Passato il primo momento di panico, l’abbassò.
I suoi occhi non avevano ancora cambiato espressione, e Sirius provò il forte istinto di prenderla a schiaffi per questo.
“Mi hai seguito, Black.”
Avevi detto di non avermi riconosciuto.” sottolineò ancora lui, il tono un po’ più aspro.
“Ma che accidenti stai dic… Oh.” si interruppe lei, aggrottando le sopracciglia “Vuoi dire che frequenti locali Babbani?”
“Una sola volta. E tu c’eri.”
Lei lo squadrò per un attimo dalla testa ai piedi.
“Mi spiace.” disse, ma non c’era traccia di rimorso nel suo tono di voce “Davvero non mi ricordo. Ora scusa, è tardi e io domattina devo lavorare.”
E si smaterializzò.

***

“Devi scegliere con cura, Harry.”
Sirius non era bravo con le parole. Lui era un uomo d’azione; erano i suoi fatti a parlare per lui… Eppure, in quel momento doveva sforzarsi.
“La prima volta è importante, e non puoi gettarla via. Non andare con la prima che capita…”
“Uhm… Uhm, lo farò sicuramente…”
Sirius sospirò.

***

Era stato così arrabbiato con lei.
All’inizio, durante quei pochi mesi in cui se l’era trovata davanti in quanto membro dell’Ordine, dentro di lui si erano alternate le sensazioni di oltraggio e desiderio.
E poi, dopo aver avuto la conferma che lei non era stata con lui solo per ‘vantarsi di essere stata con un Black’… Addirittura non se lo ricordava
Insomma, Sirius aveva ammesso anche a se stesso che era diventato fin troppo paranoico in merito alla questione.
Eppure, lo imbestialiva lo stesso.
“Come mai lo fai?” le chiese una sera, a bruciapelo, mentre il resto dell’Ordine era rimasto in cucina per finire la cena, e lei se l’era filata come al solito per andarsi a leggere un libro sulla sua poltrona preferita.
“Cosa?” rispose, senza alzare gli occhi dal libro.
“Andare con i ragazzini in locali Babbani.” gli uscì più duro di quanto volesse.
Dorcas alzò lo sguardo per fissarlo, sempre con un’espressione neutra stampata in volto.
“Mi piace fare sesso e lo faccio. Sbaglio, forse?”
Sirius strinse i pugni.
“E’ tutto qui, allora?”
Un sospiro, da parte di lei.
“Sirius…”
“Sei solo attratta da chi è più piccolo di te? Cos’è, una tua perversione?”
Dorcas si sistemò nervosamente una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
Qualcosa cambiò, in lei.
“Tu non puoi capire…”
I suoi occhi.
Erano stati i suoi occhi a cambiare.
“E allora spiegamelo.”
Sirius sapeva di essere, per così dire, dalla parte del torto. Lui non era proprio nessuno per poter fare la morale a Dorcas… La conosceva appena. Il fatto che avessero fatto sesso, circa una vita prima, non aveva alcuna rilevanza.
Non aveva alcun diritto su di lei e, forse, la cosa lo innervosiva più di quanto osasse ammettere anche solo a se stesso.
Eppure lei non sembrava infastidita dalle sue domande, o, meglio, accuse.
Sembrava… Triste, in qualche modo.
Dorcas chiuse il libro, ma continuò a tenere gli occhi bassi e a stare seduta.
“Sono così giovani…”
Sirius aspettò che aggiungesse qualcosa.
“Perché combatti questa guerra, Sirius?”
La domanda lo lasciò spiazzato, ma Dorcas aveva alzato lo sguardo e c’era qualcosa, nei suoi occhi, che lo convinse a rispondere.
Ardevano.
Ardevano di decisione e tristezza.
“Non condivido gli ideali della mia famiglia.” disse, meccanicamente. Era la stessa risposta che dava sempre, che aveva sempre dato da quando avevano iniziato a fargli quella domanda, un po’ per sincera curiosità e un po’ per cercare di coglierlo in fallo, dato che era un Black “Penso che tutti debbano avere gli stessi diritti. Tu-sai-chi… E’ malvagio. Uccide e tortura per un ideale totalmente sbagliato e questo è ingiusto. Io non abbasso la testa fingendo di non vedere, sono un Grifondoro. Io dico no e faccio qualcosa di concreto per dimostrare la mia decisione.”
Dorcas sorrise appena.
“Infatti.” replicò. Si alzò dalla poltrona, allargando le braccia, il viso espressivo… Era del tutto presa da quello che stava dicendo “Se Voldemort vincesse, i Babbani verrebbero sterminati. E qual è la giustizia in tutto ciò? Io sono giovane, loro sono giovani… E siamo destinati a morire tutti. Io combatto, tu combatti, eppure… Non riusciamo a salvare tutti. Allora non è forse meglio cercare una gioia, anche effimera, anche momentanea? Non è forse meglio morire almeno contenti, se si deve morire giovani? Tutte queste vite… Queste vite che vengono distrutte giorno dopo giorno.” Dorcas chiuse gli occhi e inspirò “Devono trovare almeno un po’ d’amore.”
Sirius aveva assottigliato le labbra, sentendo tutto quel discorso.
Dorcas si era come… Animata. Era sembrata viva, mentre parlava. I suoi occhi, anche adesso che aveva finito, rimanevano accesi dalla tristezza e, forse, dalla traccia di qualcos’altro che non riusciva a cogliere.
“Quindi la tua sarebbe una specie di opera di carità, dico bene?” sputò lui, acido.
Dorcas era stata così presa, ma a lui erano sembrate solo sciocchezze. Anche se il suo sguardo aveva subito dei cambiamenti… Non era stato come quella volta.
Quella volta, la schiena inarcata e lei sopra di lui, gli occhi socchiusi che si aprivano lasciando passare la lascivia e il piacere, la bocca aperta ad ansimare e i capelli che ondeggiavano, ondeggiavano…
Lei scosse la testa, piano.
“L’avevo detto, che non potevi capire. Sei così giovane, Sirius, e così pieno di speranze.”
Poi si girò, prese il libro da dove l’aveva poggiato e salì al piano di sopra, allontanandosi da lui.
E lui non la seguì, ma rimase in piedi in mezzo al salotto, gonfio di rabbia.

***

Harry si era defilato in fretta e furia balbettando qualcosa, dopo aver visto che lui non aveva intenzione di continuare a discutere di cose imbarazzanti.
Sirius si era passato una mano fra i capelli, sospirando.
Non ci sapeva fare. Sperava solo che Harry avesse compreso… Ma lui era così giovane.
Così giovane, in mezzo ad una guerra, e potevano morire tutti domani…

***

L’ultima sera della sua vita, Dorcas l’aveva passata con lui.
Non che fosse stata una serata speciale. Come al solito lui era andato a casa sua e avevano fatto sesso, tutto qui.
E, per anni, Sirius era rimasto convinto che lei avesse donato proprio a lui il suo ultimo atto d’amore, com’era solita chiamare i loro amplessi.
Si era sentito… Uno schifo, e poi in colpa per essere sopravvissuto, e poi ancora sconcertato nel rendersi conto che, se loro due non fossero diventati amati, lei probabilmente avrebbe continuato a concedersi a ragazzini sconosciuti in un locale Babbano.
E un Babbano, quindi, avrebbe sempre avuto sulla pelle l’odore del suo ultimo sesso.
Invece era toccato a lui.
E ancora non era stato in grado di capire.

***

Sirius scese la scale per andare in cucina. Era quasi ora di cena e il profumino delle polpette era arrivato fin nella soffitta, facendogli venire un certo languorino.
Entrò in cucina e li vide tutti lì: i gemelli che apparecchiavano con la magia, Harry e i suoi amici che giocavano a Sparaschiocco sul pavimento, Ginny seduta su una sedia con Grattastinchi in braccio…
Erano lì.
Erano giovani, ed erano vivi.
Domani potevano non esserlo più.
E allora comprese.

***

Sirius era sdraiato nel letto e si rigirava fra le mani una piccola foto che, anni e anni prima, aveva ritagliato da un annuario scolastico.
Dorcas non aveva ancora il vuoto nello sguardo e sorrideva timidamente. A giudicare dalla rotondità del suo viso doveva essere al terzo o al quarto anno di Hogwarts.
Anni che lui non aveva vissuto con lei; anni in cui era ancora spensierata, e ben lontana dalla freddezza e dalla morte…
Quando aveva iniziato a desiderare un po’ d’amore per sé, Dorcas? Quando aveva iniziato ad andare con ragazzi Babbani sconosciuti per appagare ciò che era un suo sogno; un sogno che non poteva permettersi in quanto sapeva di poter morire da un momento all’altro?
Sarebbe morta triste, Dorcas, se a suo tempo fosse stata costretta come lui a vivere fra quattro mura odiate, pur di allungare la sua agonia di ancora un giorno?
Perché questa era la verità: lei sarebbe morta lo stesso.
Così come sarebbe morto anche lui, e tutte le precauzioni di Silente erano inutili.
Perché lui, come Dorcas, era una persona che agiva, non limitandosi alle parole.
E allora non aveva fatto bene, lei, sfidando la sorte notte dopo notte, cercando rifugio in un compagno occasionale finché non aveva trovato lui?
Dorcas era morta giovane. Ma era morta amata, esattamente come avrebbe desiderato vivere.
E lui?
Sirius posò la foto sul comodino accanto a lui e si coricò sotto le coperte.
Sperò di sognarla, quella notte come le restanti della sua vita.
Perché così, quando sarebbe morto, almeno sarebbe morto con il ricordo di lei negli occhi.



Due parole in croce, due di numero.
Ho pensato che, all’inizio, Sirius abbia incontrato un po’ di difficoltà nell’Ordine… Cercate di capire: erano in guerra, erano svantaggiati numericamente, ne morivano ogni giorno, e un Black era stato fatto entrare nelle loro schiere. Non che i membri dell’Ordine siano stati razzisti, ma semplicemente non conoscevano Sirius e avevano paura che lui fosse una spia per conto dei Mangiamorte. Cercate di immedesimarvi in quegli anni e in quel clima, davvero… A me sembra una scelta sensata, ma non si sa mai.
Alla fine, Sirius ha capito che Dorcas non faceva un atto di carità donandosi a dei ragazzini che potevano morire da un momento all’altro… Ma che voleva solo essere amata, e che ha scelto l’amore fisico proprio perché non poteva aspirare ad una vita ‘felice e contenta’ fintantoché ci fosse stata la guerra. Ovviamente, il fatto che poi si sia scelta Sirius come ‘amante fisso’ ci fa capire che aveva iniziato a provare per lui qualcosa, ecco.
Bene, credo di aver finito u.u
Grazie mille a chi è arrivato fino in fondo! :D
   
 
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