Ho scritto
questa storia per Risa.
Sul nostro gruppo abbiamo indetto un piccolo contest senza nome (ovviamente noi scriviamo
a caso fuori classifica), e una delle sue consegne era: “Una Sirius/Dorcas. Sono
banditi Sirius donnaioli, con le paturnie, eccessivi, troppo sicuri di sé.
Niente Dorcas timide, svenevoli, lamentose, interessate alla parte
"oscura" di Sirius, salvatrici di non so che cosa. Unica regola: lei
è più grande di lui di qualche anno.”. Spero di averci azzeccato (e di
non aver fatto Sirius troppo paturnioso :v Me ne rendo conto con il senno di
poi, forse :v), in ogni caso… Ecco qua u.u
Buona lettura,
se mi lasciaste un commentino sarei ben felice :)
Negli occhi
Dicono
che la prima volta non si scorda mai.
Sirius,
però, non è che ricordasse tutti i particolari, ecco. Aveva solo quindici anni,
ed era scappato per l’ennesima volta – per l’ennesima notte – in quell’estate da quella casa che non faceva altro che
comprimerlo.
Black di qui,
Black di lì, stai diventando sempre più un traditore del tuo sangue, vergogna
della famiglia…
Era
andato in un locale Babbano pieno di luci e musica.
Qualcuno
gli aveva offerto del fumo – no, non una
sigaretta – e lui si era ritrovato a
ballare con un sorriso molto più ampio del solito sulle labbra, mentre le
persone vorticavano attorno a lui invertendo il sopra con il sotto.
E
poi era arrivata lei.
Gli
era sembrata familiare.
Fra
le luci del locale gli era davvero sembrata familiare, e… Spenta.
I
suoi occhi, i suoi grandi occhi verdi – se li ricordava bene, quelli, fra la
nebbia – erano spalancati sul nulla.
Lei
si era avvicinata, aveva iniziato a ballare con lui, e lui non aveva detto di
no – forse erano state le luci, forse era
stato il fumo, forse semplicemente quegli occhi.
Ad
un certo punto della serata dovevano essere andati in bagno. Sirius non ne era
sicuro, i ricordi vorticavano nella sua mente, ma ad un certo punto aveva
notato qualcosa accendersi in lei, ed
era stato come ricevere una secchiata d’acqua gelida in pieno viso.
La
sua espressione mentre faceva sesso… Era una cosa che non si sarebbe scordato
mai in vita sua. Il volto aveva vita, e lui era riuscito a memorizzare
perfettamente l’istante in cui lei si era calata su di lui, riaprendo gli occhi
prima chiusi dall’estasi, mentre i lunghi capelli neri ondeggiavano al ritmo
delle spinte.
Sirius
non ricordava come fosse andata esattamente; non ricordava se l’aveva
soddisfatta o meno né ciò che era successo dopo; non ricordava neppure la
sensazione di affondare nella carne di una donna. Eppure… Eppure quel viso,
illuminato all’improvviso; quello si era fissato nella sua mente come se fosse
stato marchiato a fuoco, e per contrasto si erano segnati anche gli occhi
enormi e spenti della ragazza che prima ballava solamente.
Sirius
aveva passato anni, dopo il primo momento in cui si era incaponito che lei
potesse essere quella giusta, a cercare di seppellire quel viso e quell’espressione
nei più reconditi recessi della sua mente.
Non
era molto fiero di aver perso la verginità in quel modo, di non ricordarsi bene
l’accaduto. A volte, se ci pensava, arrivava persino a pensare che lei l’avesse
violentato.
Eppure,
quegli occhi… C’era qualcosa di magnetico
in lei; qualcosa che aveva fatto sì che la giovane ragazza divenisse, nel
tempo, la protagonista indiscussa dei suoi sogni erotici; fatto che lo lasciava
irritato poi per tutto il giorno dopo il risveglio.
Ma
non poteva farci niente.
***
Così giovani,
così vivi, così immersi già in una guerra che non lasciava scampo.
Eppure,
nonostante esigenze più alte premessero – e lo soffocassero, come se non fossero già bastati dodici anni di
prigione –, Sirius sapeva che era arrivato il momento.
James
non c’era più. Faceva ancora male ogni volta che ci pensava, e faceva male
soprattutto ora che si era deciso, perché una vita prima loro due avevano già pensato
a come affrontare questo argomento con i loro futuri figli… Solo che adesso non
era più possibile.
Non
potevano farlo insieme, e quindi non
aveva più senso.
“Perché
mi volevi vedere, Sirius?”
Harry
era sulla soglia della stanza di Fierobecco, incerto e timoroso. Sirius lo
invitò ad entrare, chiudendo la porta, e a sedersi sul pavimento accanto a lui
e all’Ippogrifo.
“Ecco,
Harry… Non è esattamente facile per me, ma sono il tuo padrino e quindi… Uhm, è
un dovere che mi spetta, ecco. Cosa sai del sesso?”
***
Quando
se l’era trovata davanti aveva dovuto concentrare tutti i suoi sforzi per
trattenere la mascella al proprio posto.
“Dorcas
Meadowes, piacere.”
Lui,
James, Remus, Peter e gli altri erano appena stati ammessi nell’Ordine della
Fenice. Erano a casa di Silente, il quartier generale, e, dato che era la prima
sera, stavano tutti facendo un giro di presentazioni – o, almeno, chi non era
in missione o al lavoro.
E
Sirius se l’era ritrovata lì, davanti a lui, con i suoi grandi occhi verdi e
spenti.
In
tutti quegli anni, non gli era neppure mai venuta
in mente anche solo la possibilità
che lei potesse essere una strega.
Era andato in un locale Babbano, dopotutto.
Se
non altro, capì finalmente perché gli era parsa familiare: quando lui era solo
un piccolo primino, ad Hogwarts, Dorcas frequentava l’ultimo anno.
“Sirius
Black.” rispose, con un sorriso strano, quasi sarcastico.
Lui,
che non prendeva sul serio niente…
“Non
ti ricordi di me?”
Lei
lo soppesò per un attimo, giusto il tempo per dargli l’impressione di star
osservando davvero.
“No.
Dovrei?”
Fece
male, Sirius dovette ammetterlo. Certo, non era solo orgoglio maschile ferito,
ma il pensiero che lui si fosse
ricordato per anni di quella tizia e
lei… Lei…
Lei
non conosceva nemmeno il ‘famoso’ Sirius Black; famoso per la sua faida
familiare, che poco prima gli era costata un’occhiata non proprio amichevole da
alcuni membri più o meno anziani del gruppo. Chi non era stato ad Hogwarst con
lui, dopotutto, non aveva avuto modo di scorgere la sua vera natura e le sue
vere inclinazioni, e Silente aveva dovuto spiegare più e più volte che lui era
un Black solo di nome e non per scelta.
Sirius
non si prese neanche la briga di rispondere e andò a presentarsi a qualcun
altro. Con la coda dell’occhio, vide Dorcas andarsi a sedere su una poltrona e
prendere un libro in mano. Da quel momento, sembrò ignorare più o meno tutti i
presenti; era come se considerasse il suo compito esaurito dopo tutto il giro
di presentazioni.
Sirius
si scopriva a sbirciare nella sua direzione, di tanto in tanto, e si malediceva
silenziosamente due secondi dopo. Nulla in lei, comunque, sembrava cambiare.
Quella
notte, Sirius sognò di fare l’amore con lei, e di riuscire a sciogliere
nuovamente quell’espressione vuota e impassibile.
***
Harry
era diventato rosso come un pomodoro.
“Beh…
So come funziona e so che esistono degli incantesimi… Insomma non devi…”
“Non
sto parlando di quello, io dico… Hai già avuto la tua prima volta?”
Ora
pure i capelli stavano diventando rossi. Rosso Evans. Harry doveva sentirsi
davvero imbarazzato, per scatenare un caso di magia accidentale…
“Io
non… No! Ho solo quindici anni!”
***
Una
sera l’aveva seguita.
Non
era riuscito a farne a meno: la voglia di sapere cosa l’aveva spinta, anni
prima, a sedurlo e ad approfittare di lui per poi dimenticarsene così… Si
sentiva offeso, e umiliato.
Bruciava.
Bruciava
soprattutto la sua indifferenza e quegli occhi sempre troppo grandi, sempre
troppo vuoti, che non si soffermavano
mai su di lui, neppure quando erano di turno insieme per l’Ordine, come quella
sera.
Sirius
non l’aveva premeditato, ma l’idea gli vorticava in testa da un po’ di tempo,
per quello aveva preso in prestito il mantello di James… E l’aveva riposto con
cura in una borsa Mokessin con Incantesimo Estensivo Irriconoscibile
incorporato.
Aveva
avuto un solo secondo per decidere, quando lui e Dorcas si erano congedati e
lei gli aveva dato le spalle per andare. E l’istinto, il bruciore, aveva preso il sopravvento.
Sirius
si era coperto e l’aveva seguita, il più silenziosamente possibile. Quando lei
si era smaterializzata, dopo essere entrata in un vicolo stretto e buio, lui
aveva allungato una mano, in panico, e le aveva afferrato la veste. Aveva
cercato di seguirla senza farle avvertire la sua presenza – era ad altissimo
rischio di spaccatura – ed erano atterrati sani e salvi in un altro vicolo
piccolo che odorava di urina.
Dorcas
era uscita dalla stretta strada e Sirius, seguendola, aveva avuto un tuffo al
cuore: si trovavano sul retro del locale.
Di
quel locale.
L’aveva
vista entrare ed era rimasto così, congelato dall’orrore o forse dal brivido di
adrenalina per averla seguita, mentre nella sua mente i pensieri cozzavano l’uno
contro l’altro.
Ti ha mentito…
Forse se viene
qui tutte le sere non se lo ricorda davvero…
Ma perché…?
Alla
fine, l’aveva aspettata. E quando lei era uscita, alle due del mattino, di
nuovo con quell’espressione spenta ma con i vestiti e i capelli un po’ in
disordine, qualcosa dentro di lui era esploso.
Aveva
lasciato che lo superasse e si era tolto in fretta il mantello.
“Avevi
detto di non avermi riconosciuto.”
Dorcas
aveva estratto la bacchetta e, in meno di un secondo, gliela stava puntando
alla gola. Passato il primo momento di panico, l’abbassò.
I
suoi occhi non avevano ancora cambiato espressione, e Sirius provò il forte
istinto di prenderla a schiaffi per questo.
“Mi
hai seguito, Black.”
“Avevi detto di non avermi riconosciuto.”
sottolineò ancora lui, il tono un po’ più aspro.
“Ma
che accidenti stai dic… Oh.” si interruppe lei, aggrottando le sopracciglia “Vuoi
dire che frequenti locali Babbani?”
“Una
sola volta. E tu c’eri.”
Lei
lo squadrò per un attimo dalla testa ai piedi.
“Mi
spiace.” disse, ma non c’era traccia di rimorso nel suo tono di voce “Davvero
non mi ricordo. Ora scusa, è tardi e io domattina devo lavorare.”
E
si smaterializzò.
***
“Devi
scegliere con cura, Harry.”
Sirius
non era bravo con le parole. Lui era un uomo d’azione; erano i suoi fatti a
parlare per lui… Eppure, in quel momento doveva sforzarsi.
“La
prima volta è importante, e non puoi gettarla via. Non andare con la prima che
capita…”
“Uhm…
Uhm, lo farò sicuramente…”
Sirius
sospirò.
***
Era
stato così arrabbiato con lei.
All’inizio,
durante quei pochi mesi in cui se l’era trovata davanti in quanto membro dell’Ordine,
dentro di lui si erano alternate le sensazioni di oltraggio e desiderio.
E
poi, dopo aver avuto la conferma che lei non era stata con lui solo per ‘vantarsi
di essere stata con un Black’… Addirittura non
se lo ricordava…
Insomma,
Sirius aveva ammesso anche a se stesso che era diventato fin troppo paranoico
in merito alla questione.
Eppure,
lo imbestialiva lo stesso.
“Come
mai lo fai?” le chiese una sera, a bruciapelo, mentre il resto dell’Ordine era
rimasto in cucina per finire la cena, e lei se l’era filata come al solito per
andarsi a leggere un libro sulla sua poltrona preferita.
“Cosa?”
rispose, senza alzare gli occhi dal libro.
“Andare
con i ragazzini in locali Babbani.” gli uscì più duro di quanto volesse.
Dorcas
alzò lo sguardo per fissarlo, sempre con un’espressione neutra stampata in
volto.
“Mi
piace fare sesso e lo faccio. Sbaglio, forse?”
Sirius
strinse i pugni.
“E’
tutto qui, allora?”
Un
sospiro, da parte di lei.
“Sirius…”
“Sei
solo attratta da chi è più piccolo di te? Cos’è, una tua perversione?”
Dorcas
si sistemò nervosamente una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
Qualcosa
cambiò, in lei.
“Tu
non puoi capire…”
I
suoi occhi.
Erano
stati i suoi occhi a cambiare.
“E
allora spiegamelo.”
Sirius
sapeva di essere, per così dire, dalla parte del torto. Lui non era proprio
nessuno per poter fare la morale a Dorcas… La conosceva appena. Il fatto che
avessero fatto sesso, circa una vita prima, non aveva alcuna rilevanza.
Non
aveva alcun diritto su di lei e,
forse, la cosa lo innervosiva più di quanto osasse ammettere anche solo a se
stesso.
Eppure
lei non sembrava infastidita dalle sue domande, o, meglio, accuse.
Sembrava…
Triste, in qualche modo.
Dorcas
chiuse il libro, ma continuò a tenere gli occhi bassi e a stare seduta.
“Sono
così giovani…”
Sirius
aspettò che aggiungesse qualcosa.
“Perché
combatti questa guerra, Sirius?”
La
domanda lo lasciò spiazzato, ma Dorcas aveva alzato lo sguardo e c’era
qualcosa, nei suoi occhi, che lo convinse a rispondere.
Ardevano.
Ardevano
di decisione e tristezza.
“Non
condivido gli ideali della mia famiglia.” disse, meccanicamente. Era la stessa
risposta che dava sempre, che aveva sempre dato da quando avevano iniziato a
fargli quella domanda, un po’ per sincera curiosità e un po’ per cercare di
coglierlo in fallo, dato che era un Black “Penso che tutti debbano avere gli
stessi diritti. Tu-sai-chi… E’ malvagio.
Uccide e tortura per un ideale totalmente sbagliato
e questo è ingiusto. Io non abbasso
la testa fingendo di non vedere, sono un Grifondoro. Io dico no e faccio qualcosa di concreto per
dimostrare la mia decisione.”
Dorcas
sorrise appena.
“Infatti.”
replicò. Si alzò dalla poltrona, allargando le braccia, il viso espressivo… Era del tutto presa da
quello che stava dicendo “Se Voldemort vincesse, i Babbani verrebbero
sterminati. E qual è la giustizia in tutto ciò? Io sono giovane, loro sono
giovani… E siamo destinati a morire tutti. Io combatto, tu combatti, eppure…
Non riusciamo a salvare tutti. Allora non è forse meglio cercare una gioia,
anche effimera, anche momentanea? Non è forse meglio morire almeno contenti, se
si deve morire giovani? Tutte queste vite… Queste vite che vengono distrutte
giorno dopo giorno.” Dorcas chiuse gli occhi e inspirò “Devono trovare almeno
un po’ d’amore.”
Sirius
aveva assottigliato le labbra, sentendo tutto quel discorso.
Dorcas
si era come… Animata. Era sembrata viva, mentre parlava. I suoi occhi,
anche adesso che aveva finito, rimanevano accesi dalla tristezza e, forse,
dalla traccia di qualcos’altro che non riusciva a cogliere.
“Quindi
la tua sarebbe una specie di opera di carità, dico bene?” sputò lui, acido.
Dorcas
era stata così presa, ma a lui erano sembrate solo sciocchezze. Anche se il suo
sguardo aveva subito dei cambiamenti… Non era stato come quella volta.
Quella volta, la
schiena inarcata e lei sopra di lui, gli occhi socchiusi che si aprivano
lasciando passare la lascivia e il piacere, la bocca aperta ad ansimare e i
capelli che ondeggiavano, ondeggiavano…
Lei
scosse la testa, piano.
“L’avevo
detto, che non potevi capire. Sei così giovane, Sirius, e così pieno di
speranze.”
Poi
si girò, prese il libro da dove l’aveva poggiato e salì al piano di sopra,
allontanandosi da lui.
E
lui non la seguì, ma rimase in piedi in mezzo al salotto, gonfio di rabbia.
***
Harry
si era defilato in fretta e furia balbettando qualcosa, dopo aver visto che lui
non aveva intenzione di continuare a discutere di cose imbarazzanti.
Sirius
si era passato una mano fra i capelli, sospirando.
Non
ci sapeva fare. Sperava solo che Harry avesse compreso… Ma lui era così giovane.
Così giovane, in
mezzo ad una guerra, e potevano morire tutti domani…
***
L’ultima
sera della sua vita, Dorcas l’aveva passata con lui.
Non
che fosse stata una serata speciale. Come al solito lui era andato a casa sua e
avevano fatto sesso, tutto qui.
E,
per anni, Sirius era rimasto convinto che lei avesse donato proprio a lui il
suo ultimo atto d’amore, com’era
solita chiamare i loro amplessi.
Si
era sentito… Uno schifo, e poi in colpa per essere sopravvissuto, e poi ancora
sconcertato nel rendersi conto che, se loro due non fossero diventati amati,
lei probabilmente avrebbe continuato a concedersi a ragazzini sconosciuti in un
locale Babbano.
E
un Babbano, quindi, avrebbe sempre avuto sulla pelle l’odore del suo ultimo
sesso.
Invece era
toccato a lui.
E
ancora non era stato in grado di capire.
***
Sirius
scese la scale per andare in cucina. Era quasi ora di cena e il profumino delle
polpette era arrivato fin nella soffitta, facendogli venire un certo
languorino.
Entrò
in cucina e li vide tutti lì: i gemelli che apparecchiavano con la magia, Harry
e i suoi amici che giocavano a Sparaschiocco sul pavimento, Ginny seduta su una
sedia con Grattastinchi in braccio…
Erano
lì.
Erano
giovani, ed erano vivi.
Domani
potevano non esserlo più.
E allora
comprese.
***
Sirius
era sdraiato nel letto e si rigirava fra le mani una piccola foto che, anni e
anni prima, aveva ritagliato da un annuario scolastico.
Dorcas
non aveva ancora il vuoto nello sguardo e sorrideva timidamente. A giudicare
dalla rotondità del suo viso doveva essere al terzo o al quarto anno di
Hogwarts.
Anni che lui non
aveva vissuto con lei; anni in cui era ancora spensierata, e ben lontana dalla
freddezza e dalla morte…
Quando
aveva iniziato a desiderare un po’ d’amore per sé, Dorcas? Quando aveva
iniziato ad andare con ragazzi Babbani sconosciuti per appagare ciò che era un
suo sogno; un sogno che non poteva permettersi in quanto sapeva di poter morire
da un momento all’altro?
Sarebbe
morta triste, Dorcas, se a suo tempo fosse stata costretta come lui a vivere
fra quattro mura odiate, pur di allungare la sua agonia di ancora un giorno?
Perché
questa era la verità: lei sarebbe morta lo stesso.
Così
come sarebbe morto anche lui, e tutte le precauzioni di Silente erano inutili.
Perché
lui, come Dorcas, era una persona che agiva,
non limitandosi alle parole.
E
allora non aveva fatto bene, lei, sfidando la sorte notte dopo notte, cercando
rifugio in un compagno occasionale finché non aveva trovato lui?
Dorcas
era morta giovane. Ma era morta amata,
esattamente come avrebbe desiderato vivere.
E
lui?
Sirius
posò la foto sul comodino accanto a lui e si coricò sotto le coperte.
Sperò
di sognarla, quella notte come le restanti della sua vita.
Perché così,
quando sarebbe morto, almeno sarebbe morto con il ricordo di lei negli occhi.
Due parole in
croce, due di numero.
Ho pensato che,
all’inizio, Sirius abbia incontrato un po’ di difficoltà nell’Ordine… Cercate
di capire: erano in guerra, erano svantaggiati numericamente, ne morivano ogni
giorno, e un Black era stato fatto entrare nelle loro schiere. Non che i membri
dell’Ordine siano stati razzisti, ma semplicemente non conoscevano Sirius e
avevano paura che lui fosse una spia per conto dei Mangiamorte. Cercate di
immedesimarvi in quegli anni e in quel clima, davvero… A me sembra una scelta
sensata, ma non si sa mai.
Alla fine,
Sirius ha capito che Dorcas non faceva un
atto di carità donandosi a dei ragazzini che potevano morire da un momento
all’altro… Ma che voleva solo essere amata, e che ha scelto l’amore fisico
proprio perché non poteva aspirare ad una vita ‘felice e contenta’ fintantoché
ci fosse stata la guerra. Ovviamente, il fatto che poi si sia scelta Sirius
come ‘amante fisso’ ci fa capire che aveva iniziato a provare per lui qualcosa,
ecco.
Bene, credo di
aver finito u.u
Grazie mille a
chi è arrivato fino in fondo! :D