Summer’s
pinwheel
Perché?
È
più forte
di me: non ho voglia di vedere nessuno.
Nonostante
tutte le raccomandazioni fatte l’ultimo giorno di scuola di
non perdersi di
vista durante l’estate e uscire insieme non solo una misera
volta al mese, io
sono ancora qui, a casa, nella più sana e totale solitudine.
Passo le
giornate a nascondermi dalla luce del Sole, rifugiandomi
nell’ombra di una casa
vuota e fredda. Comincio pure a chiedermi se non ho sbagliato stagione:
siamo forse
in inverno, ora?
No,
l’allegro
cinguettio degli uccellini in giardino mi dice che è la
bella stagione, questa.
Mento, se
dico che non mi manca niente?
No.
Mento, se
dico che non mi manca nessuno?
No.
Ci ripenso.
La risposta non varia: no.
E va bene
sì, sì che sto mentendo!
Mento ma non
lo ammetto, non con altri all’infuori di me. La risposta la
tengo sigillata
nella mia mente, nel mio cuore. Non la lascerò udire a
nessuno. Nessuno.
Nessuno.
È
una parola… interessante, considerando che è la
quinta volta che la ripeto.
Nessuno.
Sesta.
Nessuno.
Settima.
Per quanto
possa enumerare le volte in cui dico questa parola, essa non indica
nulla, non
riferisce, non numera, non parla, non… non fa nulla.
È lì, e basta.
Quasi…
poetica.
Ripetiamola
quindi,
ad alta voce: “nessuno”. Le lettere pronunciate si
arricciano su se stesse,
fino a scomparire in non più di un sussurro regalato al
vento che entra dalla
finestra aperta. Le persiane, rigorosamente chiuse. Entra il caldo,
altrimenti,
mi dicono i miei genitori continuamente.
“Nessuno”
in
questo momento sono tutte le persone che conosco e sono accanto a me.
Chi
c’è
accanto a me? Stendo una mano verso il letto accanto, vi poso lo
sguardo,
implorante.
Inutile.
Richiudo
gli occhi lasciando penzolare la mano aperta nel vuoto, appena qualche
centimetro
sopra il pavimento.
Sono come la
girandola arcobaleno piantata in giardino: non gira.
Dovrei,
è
quello il mio compito, il mio scopo, il mio… divertimento?,
ma non lo faccio.
Sono immobile, nonostante il forte vento di tempesta capace di
sradicarmi: non
mi muovo. E tutti mi guardano, delusi.
Perché?
Perché,
perché, perché?
Eppure io
voglio, voglio davvero girare e mostrare la mia bellezza, mostrare
tutto di me.
Ma non ci
riesco.
Cosa mi blocca?
Quante
domande… e niente risposte.
Vorrei
svuotare la mente da ogni problema, da ogni stupido pensiero.
Spalancare
le persiane e vivere nella luce del giorno, così calda e
accecante… libera.
Sì,
vorrei
che quella luce illuminasse la mia libertà, il mio desiderio
di distruggere
questi scuri confini fatti di ombre e insicurezza.
Sobbalzo: mi
vibra una coscia. Ok, ha smesso.
Niente
paura. Tiro fuori di malavoglia il cellulare dalla tasca dei pantaloni.
La stanza
s’illumina
di una flebile luce azzurrognola.
Non ho
voglia di rispondere… ma apro comunque il messaggio, senza
nemmeno guardare il
mittente.
“Yo!
Ti
ricordi ancora del nostro piccolo grande programma estivo? Che ne pensi
di
metterlo in pratica… diciamo… adesso?”
recita il display con una faccina
ammiccante. Spalanco gli occhi.
Non ho
bisogno di tempo per pensare al significato di quel messaggio assurdo:
lo so
già.
Non ho bisogno
di leggere chi l’ha mandato: lo so già.
La mia unica
preoccupazione è di non inciampare nelle scarpe balzando
giù dal letto.
Ah, speranza
vana!
Ma non
importa, mi rialzo in fretta saltellando, cercando slacciare le
stringhe delle
scarpe per infilarle in fretta e furia mentre mi avvicino alla
finestra.
Una folata
di vento più forte delle altre mi aiuta ad aprire le
persiane chiuse. Perfetto.
Con la luce
del Sole non inciamperò più, sicuramente.
Sorrido.
Non
perché
la girandola in giardino si è messa a girare. Quello non lo
so ancora.
Corro
giù
per le scale a rotta di collo, salto gli ultimi quattro gradini
atterrando su
due piedi in perfetto equilibrio.
Con uno
scatto guadagno il citofono e premo il bottone per aprire il cancello.
Contemporaneamente
metto l’altra mano sulla maniglia della porta.
La spalanco:
sono fuori.
Non mi
ferisce gli occhi l’improvvisa luminosità,
perché una luce ancora più accecante
mi aspetta al di là del cancello che lentamente si sta
aprendo. Troppo
lentamente, rischio di andare a sbatterci contro vista la
velocità della mia folle
corsa. Ce la farò a frenare in tempo?
Aaah, basta
domande! Ho davvero bisogno di una risposta?
Non è
contro
il cancello, che andrò a sbattere. Lo so.
E anche se
fosse… no, è impossibile.
Perché
l’unica cosa che conta è il calore delle braccia
che mi stringono adesso, i
suoi occhi luminosi che mi fissano divertiti, il vento che mi
scompiglia i
capelli e le sue labbra che mi sussurrano: “Sono
qui”.
Sì,
è estate
finalmente.
Con possibili
piogge su una certa maglietta dinanzi a me. Anzi certe: è
già zuppa, la sua, e
non certo di sudore!
Che piova
pure, che ne abbia il coraggio, mentre il Sole ancora brilla nel cielo:
gli
arcobaleni sono sempre i benvenuti. Soprattutto ora che il mio
“nessuno” è
diventato il mio “tutto”.
Sorrido di
nuovo, felice.
Dimenticavo
un dettaglio: la girandola in giardino, è finta.