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Autore: Soul_Eyen    01/07/2014    0 recensioni
Vacanze estive: tempo libero, fin troppo. Voglia di impiegarlo: pari a zero.
Sono come la girandola arcobaleno piantata in giardino: non gira. Dovrei, è quello il mio compito, il mio scopo, il mio… divertimento?, ma non lo faccio. Sono immobile, nonostante il forte vento di tempesta capace di sradicarmi: non mi muovo. E tutti mi guardano, delusi.
Eppure esiste qualcosa -qualcuno- in grado di trasformare l'impossibile in possibile.
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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Summer's Pinwheel

Summer’s pinwheel

 

Perché?

È più forte di me: non ho voglia di vedere nessuno.

Nonostante tutte le raccomandazioni fatte l’ultimo giorno di scuola di non perdersi di vista durante l’estate e uscire insieme non solo una misera volta al mese, io sono ancora qui, a casa, nella più sana e totale solitudine.

Passo le giornate a nascondermi dalla luce del Sole, rifugiandomi nell’ombra di una casa vuota e fredda. Comincio pure a chiedermi se non ho sbagliato stagione: siamo forse in inverno, ora?

No, l’allegro cinguettio degli uccellini in giardino mi dice che è la bella stagione, questa.

Mento, se dico che non mi manca niente?

No.

Mento, se dico che non mi manca nessuno?

No.

Ci ripenso. La risposta non varia: no.

E va bene sì, sì che sto mentendo!

Mento ma non lo ammetto, non con altri all’infuori di me. La risposta la tengo sigillata nella mia mente, nel mio cuore. Non la lascerò udire a nessuno. Nessuno.

Nessuno. È una parola… interessante, considerando che è la quinta volta che la ripeto.

Nessuno.

Sesta.

Nessuno.

Settima.

Per quanto possa enumerare le volte in cui dico questa parola, essa non indica nulla, non riferisce, non numera, non parla, non… non fa nulla. È lì, e basta.

Quasi… poetica.

Ripetiamola quindi, ad alta voce: “nessuno”. Le lettere pronunciate si arricciano su se stesse, fino a scomparire in non più di un sussurro regalato al vento che entra dalla finestra aperta. Le persiane, rigorosamente chiuse. Entra il caldo, altrimenti, mi dicono i miei genitori continuamente.

“Nessuno” in questo momento sono tutte le persone che conosco e sono accanto a me.

Chi c’è accanto a me? Stendo una mano verso il letto accanto, vi poso lo sguardo, implorante.

Inutile. Richiudo gli occhi lasciando penzolare la mano aperta nel vuoto, appena qualche centimetro sopra il pavimento.

Sono come la girandola arcobaleno piantata in giardino: non gira.

Dovrei, è quello il mio compito, il mio scopo, il mio… divertimento?, ma non lo faccio. Sono immobile, nonostante il forte vento di tempesta capace di sradicarmi: non mi muovo. E tutti mi guardano, delusi.

Perché? Perché, perché, perché?

Eppure io voglio, voglio davvero girare e mostrare la mia bellezza, mostrare tutto di me.

Ma non ci riesco. Cosa mi blocca?

Quante domande… e niente risposte.

Vorrei svuotare la mente da ogni problema, da ogni stupido pensiero.

Spalancare le persiane e vivere nella luce del giorno, così calda e accecante… libera.

Sì, vorrei che quella luce illuminasse la mia libertà, il mio desiderio di distruggere questi scuri confini fatti di ombre e insicurezza.

Sobbalzo: mi vibra una coscia. Ok, ha smesso.

Niente paura. Tiro fuori di malavoglia il cellulare dalla tasca dei pantaloni.

La stanza s’illumina di una flebile luce azzurrognola.

Non ho voglia di rispondere… ma apro comunque il messaggio, senza nemmeno guardare il mittente.

“Yo! Ti ricordi ancora del nostro piccolo grande programma estivo? Che ne pensi di metterlo in pratica… diciamo… adesso?” recita il display con una faccina ammiccante. Spalanco gli occhi.

Non ho bisogno di tempo per pensare al significato di quel messaggio assurdo: lo so già.

Non ho bisogno di leggere chi l’ha mandato: lo so già.

La mia unica preoccupazione è di non inciampare nelle scarpe balzando giù dal letto.

Ah, speranza vana!

Ma non importa, mi rialzo in fretta saltellando, cercando slacciare le stringhe delle scarpe per infilarle in fretta e furia mentre mi avvicino alla finestra.

Una folata di vento più forte delle altre mi aiuta ad aprire le persiane chiuse. Perfetto.

Con la luce del Sole non inciamperò più, sicuramente.

Sorrido.

Non perché la girandola in giardino si è messa a girare. Quello non lo so ancora.

Corro giù per le scale a rotta di collo, salto gli ultimi quattro gradini atterrando su due piedi in perfetto equilibrio.

Con uno scatto guadagno il citofono e premo il bottone per aprire il cancello. Contemporaneamente metto l’altra mano sulla maniglia della porta.

La spalanco: sono fuori.

Non mi ferisce gli occhi l’improvvisa luminosità, perché una luce ancora più accecante mi aspetta al di là del cancello che lentamente si sta aprendo. Troppo lentamente, rischio di andare a sbatterci contro vista la velocità della mia folle corsa. Ce la farò a frenare in tempo?

Aaah, basta domande! Ho davvero bisogno di una risposta?

Non è contro il cancello, che andrò a sbattere. Lo so.

E anche se fosse… no, è impossibile.

Perché l’unica cosa che conta è il calore delle braccia che mi stringono adesso, i suoi occhi luminosi che mi fissano divertiti, il vento che mi scompiglia i capelli e le sue labbra che mi sussurrano: “Sono qui”.

Sì, è estate finalmente.

Con possibili piogge su una certa maglietta dinanzi a me. Anzi certe: è già zuppa, la sua, e non certo di sudore!

Che piova pure, che ne abbia il coraggio, mentre il Sole ancora brilla nel cielo: gli arcobaleni sono sempre i benvenuti. Soprattutto ora che il mio “nessuno” è diventato il mio “tutto”.

Sorrido di nuovo, felice.

 

Dimenticavo un dettaglio: la girandola in giardino, è finta.

  
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