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Autore: Erika Castel    01/07/2014    5 recensioni
[Creepypasta]
[Creepypasta][Creepypasta] [Jeff the killer]
Lilith Mitchell si ritiene essere una normale ragazza di diciassette anni che tutti i giorni prende l'autobus per andare a scuola, al pomeriggio studia o esce in compagnia e alla sera legge un libro prima di addormentarsi.
Ma una sera, la sua vita "normale" cambierà radicalmente. Incontrerà di persona colui che ormai da anni sta seminando morte e paura in tutte le città: Jeff the killer.
Lilith avrà modo di parlarci e conoscere la sua storia, prima di addormentarsi per sempre.
-"Jeff... Ho ancora due domande da porti..."
"Certo, dimmi pure" le rispose lui, mentre si sedeva sul letto, vicino a lei.
"Per primo, devi promettermi una cosa".
"Dipende da ciò che mi chiederai" rispose lui con la massima tranquillità, anche se nei suoi occhi Lilith poteva scorgere una furia omicida quasi palpabile.
Una furia omicida che si stava lentamente spegnendo, però. Solo ora si accorse che per tutto il tempo, Jeff l'aveva sempre guardata negli occhi.
"Promettimi che non farai del male ai miei genitori"-
Genere: Song-fic, Suspence, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Unico

Torna a dormire, Lilith... Torna a dormire




They wanna see blood,
They wanna see hate,
Like a needle in your vein,
A sickness with no name,
In a world that's insane,
Was America to blame?
When you're praying for a change
to a God with no face!

Deuce - America






"IL MISTERIOSO SERIAL KILLER HA ATTACCATO ANCORA. ECCO LA TESTIMONIANZA DELLA PRIMA PERSONA CHE E' RIUSCITA A SOPRAVVIVERE ALLA SUA FURIA OMICIDA"
"Pare che sia implicato nella catena di omicidi iniziati quattro anni fa" dice il capitano Robinson, "Le sue vittime muoiono dissanguate dopo essere state brutalmente accoltellate. La polizia sta cercando testimonianze anche in altri Stati"


Questo era il titolo del giornale di quella settimana.
Lilith leggeva sempre il giornale dopo essere tornata a casa da scuola. Era passato quasi un anno da quando il caso di questo misterioso serial killer era apparso in prima pagina.
Sotto ai titoli, c'era la foto di un uomo con un coltello in mano e il volto coperto da un grande punto di domanda.
Nessuno l'aveva mai visto in volto. O almeno, la testimonianza di Michael Smith -ritratto vicino alla foto dell'uomo- era da considerare come quella di uno che lavora troppo con la fantasia.
Infatti, il ragazzo sosteneva che quell'assassino fosse tutt'altro che un essere umano.


La sua testimonianza riportava queste parole: "Erano circa le due di notte e mi ero svegliato perché avevo sete" dice il ragazzo, "La prima cosa che notai, fu la porta della mia camera semiaperta. Mi innervosii subito: io chiudo sempre la porta della mia camera perché mio papà rimane sveglio fino a tardi -e spesso si addormenta sul divano- per guardare film Horror trasmessi verso l'una di notte. Questo mi da molto fastidio perché non riesco a prendere sonno, dato che la televisione è sempre ad alto volume. Ero assolutamente convinto che fosse stata una bravata di mio fratello Jordan. Poi però, mi venne in mente che Jordan era andato a dormire a casa di un amico, quella notte. Feci spallucce e presi il bicchiere d'acqua che era sul comodino. Poi mi alzai per andare a chiudere la porta. E proprio mentre la mia mano si stava per appoggiare sulla maniglia, lo vidi: era a pochi centimetri da me. La prima cosa che notai furono gli occhi, che erano piccoli e bordati di nero. Non scuoteva mai le palpebre. E forse cercavo di concentrarmi sugli occhi perché avevo intravisto la bocca e, pur essendo occhi minacciosi, la bocca rossa con quel lungo sorriso orrendo era peggio. La sua pelle era completamente bianca. Quella figura -e più ci penso, più sono convinto che non fosse umano-, mi contemplava con quel sorriso disgustoso, immobile, senza fiatare. Mi allontanai lentamente fino a raggiungere il letto. Ero terrorizzato. Mi sedetti con molta cautela. Alla fine, la creatura parlò: una frase molto semplice, ma detta con una voce glaciale, che lasciava trasparire tutta la sua voglia di uccidere: "Torna a dormire".
Non riuscii a pronunciare neanche una parola che si avvicinò a me. Prese un coltello dalla tasca dei pantaloni e si accanì contro di me. Tentai di respingerlo ma fu inutile, aveva una forza mostruosa. Urlai con tutto il fiato che avevo in gola e pochi secondi dopo, mio padre entrò di corsa in camera. Prese quell'"uomo" e lo sollevò di qualche centimetro da terra. Si divincolò ma non riusciva a sfuggire: mio padre è un ex campione di pugilato -fortunatamente-. "Vediamo se gli assassini sanno volare" disse. "Michael, forza, apri la finestra!" Mi alzai dal letto e la aprii: mio padre buttò giù quella creatura. Lo guardai per qualche secondo e sperai che fosse morto. Invece, anche se un po' traballante, si rialzò. Mi guardò e mi disse: "Torna a dormire... Ma sappi che questo non sarà il nostro ultimo incontro". Lo vidi allontanarsi zoppicando. Ancora adesso, mi pento di non aver chiamato la polizia. Quegli occhi maligni e quell'orribile sorriso saranno i miei ricordi peggiori."


"Mamma, tu ci credi?" chiese Lilith, subito dopo aver finito di leggere.
"Certo che ci credo, tesoro" le rispose sua madre. "Molto probabilmente, l'assassino indossava una maschera"
"Già, a questo non ci avevo pensato" disse lei, mordendosi il labbro.



***




Lilith si era appena svegliata.
Controllò la sveglia e sorrise nervosamente: erano solo le tre di notte. Era raro che si svegliasse così presto, anzi, molto spesso al mattino sua madre la richiamava tre o quattro volte prima che si alzasse.
Quel giorno era andata così. Si vede che sarebbe successo qualcosa di speciale.
Siccome non riusciva più a prendere sonno, decise di aprire la finestra e ammirare il paesaggio. La strada era illuminata da luci colorate, le case da addobbi e festoni: mancava una settimana e sarebbe arrivato il Natale.
Lilith adorava il Natale; una tra le cose che più le piaceva fare durante quel periodo era andare ai mercatini con sua mamma a comprare i regali.
Una folata di vento la riportò alla realtà dai suoi pensieri natalizi: rabbrividì e chiuse la finestra.

Pensò un attimo a cosa avrebbe potuto fare per passare il tempo, e i suoi occhi si posarono sul libro che stava finendo di leggere: Colorado Kid di Stephen King.
Si rimise a letto e prese in mano il libro. Ad un tratto, una voce la fece sobbalzare.
"Ti piace leggere?"
Lilith alzò lo sguardo e lo vide: Michael Smith non aveva lavorato di fantasia, nel raccontare la sua testimonianza. Michael Smith raccontava il vero.
Gli occhi di quella creatura incrociarono quelli verdi di lei. Era seduta sulla sedia della sua scrivania.
La pelle bianca, gli occhi piccoli e contornati di nero, il sorriso largo e spettrale... Quella creatura era vera.
"C-chi sei?" chiese la ragazza, con un filo di voce.
"Mi chiamo Jeff, e tu devi essere Lilith, vero?"
"Si..."
"Non hai ancora risposto alla mia domanda, però" disse Jeff, continuando a fissarla. "Ti piace leggere?" le chiese ancora.
"Oh si... Si, mi piace leggere" rispose la ragazza, con voce tremante.
"Anche a me piace leggere. Anche se ormai non compro libri da qualche anno"
"D-davvero? Peccato..." Lilith cominciò a pensare che tutta la sua sanità mentale se ne stesse andando via lentamente.
Il serial killer più famoso d'America era lì, in camera sua, e le stava parlando di libri. No, era uno scherzo, non poteva essere vero.
"Già, un vero peccato" disse Jeff. "Ma vedi, la gente si spaventerebbe se entrassi in biblioteca. E farebbero bene ad avere paura" l'ultima frase la disse con una tale crudeltà che Lilith sentì diversi brividi percorrerle la schiena.
"Io non avrei paura" disse poi, prendendo un po' di coraggio dopo qualche secondo di silenzio.
"Davvero?" le chiese Jeff. "Ne sei sicura?"
"Certo, perché dovrei? Sei solo una persona come le altre che entra in biblioteca per noleggiare un libro, no?"
"Ed è qui che ti sbagli. Però mi piace il tuo modo di ragionare!"
Lilith abbozzò un sorriso. "Chi sei tu, veramente?" gli chiese.
"Beh, la risposta non è tanto facile. So che mi chiamo Jeff, che un tempo avevo un padre, una madre e un fratello più piccolo. E ora sono diventato una persona irriconoscibile. Diciamo che so cosa sono, ma non chi sono, capisci cosa intendo?"
"Si, più o meno credo di aver capito... Hai detto di essere una persona... Ma perché sei diventato così? Perché il tuo volto è bianco? Perché i tuoi occhi sono contornati di nero? E perché la tua bocca..."
"Ehi ehi, calma, una domanda alla volta!" la interruppe Jeff. "Sai, non ho una buona memoria, io"
"Oh, scusa..."
"Tranquilla. Dunque, qual'era la prima domanda?"
"Perché sei diventato così?"
Già alla prima domanda, Jeff trovò difficoltà a rispondere. Perché era diventato così? Molto spesso era abituato a ricordare tutto ciò che era successo dopo essere tornato a casa dall'ospedale, non il motivo per cui ci era andato.
Il motivo...
"Sono diventato così per proteggere mio fratello" disse infine.
"Per proteggere tuo fratello? Che cosa era successo?"
"Dei bulli volevano fargli del male. Non che ce l'avessero con lui in particolare... E' solo che ci avevano preso di mira... Ma quel giorno, incontrarono me, non lui..."
"Come si chiama tuo fratello?"
"Liu. E' un bel nome, non trovi?"
"Si, ma Jeff è più bello"
"Lo pensi sul serio?"
"Certo". Lilith notò che il sorriso di Jeff sembrava un po' più naturale.
"Qual'era la tua seconda domanda?"
"Ah si... Perché il tuo volto è bianco?"
"Per via della candeggina"
"Candeggina?" Lilith non capiva.
"Si, candeggina. Mi cadde addosso mentre cercavo di uccidere l'ultimo rimasto di quei tre bulli... Poi vediamo... Mi avevi chiesto dei miei occhi e della mia bocca, giusto?"
"Si...". Ad ogni secondo che passava, Lilith si sentiva sempre più strana.
"Accadde quando tornai a casa dall'ospedale. Sai, il terzo bullo, prima di morire, mi diede fuoco con un accendino. Ancora mi chiedo come ho fatto a sopravvivere... Comunque, i primi giorni furono terribili perché non riuscivo ad aprire bene gli occhi e della mia bocca non era rimasto quasi nulla, solo un sottile filo di carne... Così con un accendino mi bruciai gli occhi per tenerli sempre aperti e vedere il mio sorriso, che mi feci con questo coltello". Dalla tasca dei pantaloni estrasse un coltello lungo e affilato.
"E i tuoi genitori e tuo fratello...?" gli chiese la ragazza.
"Loro non ci sono più"
"Li hai uccisi tu?"
"Si"
"Perché?"
"Posso solo dirti che mia madre la uccisi perché mi aveva mentito. Quella notte mi vide, mentre stavo costruendo quel nuovo me e non lo apprezzò. Mi disse che ero bellissimo ma in realtà pensava che fossi orribile... Mi sono sentito preso in giro. La stessa cosa vale per mio padre, perché mia madre lo andò a chiamare e mi vide solo per una frazione di secondo... I suoi occhi erano pieni di terrore. Se avesse pensato che fossi bellissimo non avrebbe reagito in quel modo, non trovi?"
"Certo, hai ragione... E tuo fratello? Perché hai ucciso anche lui?"
"Mi dispiace Lilith, ma questo non posso dirtelo". Jeff si alzò e cominciò ad avvicinarsi a lei.
Solo in quel momento Lilith realizzò il fatto che per lei era giunta la fine. Ma non voleva opporsi, non voleva urlare, non voleva chiedere aiuto.
Perché Jeff non meritava del male.
Perché pensava ad una cosa del genere? Non riuscì a trovare risposta.
"Jeff... Ho ancora due domande da porti..."
"Certo, dimmi pure" le rispose lui, mentre si sedeva sul letto, vicino a lei.
"Per primo, devi promettermi una cosa".
"Dipende da ciò che mi chiederai" rispose lui con la massima tranquillità, anche se nei suoi occhi Lilith poteva scorgere una furia omicida quasi palpabile.
Una furia omicida che si stava lentamente spegnendo, però. Solo ora si accorse che per tutto il tempo, Jeff l'aveva sempre guardata negli occhi.
"Promettimi che non farai del male ai miei genitori"
"Certo, te lo prometto. Cos'altro volevi chiedermi?"
"Com'eri prima di diventare così?"
Jeff ci pensò un attimo su e poi le rispose: "I miei capelli erano castano chiaro, proprio come i tuoi, anziché neri. Le mie labbra erano rosa scuro e la pelle un po' pallida, ma non così bianca. I miei occhi erano castani, prima di diventare bianchi con un punto nero al centro"
Lilith se lo immaginò per qualche istante e una lacrima solitaria le solcò il volto. La breve avventura di quella lacrima fu poi accompagnata da altre che cominciarono a scendere ininterrotte dai suoi occhi.
"Jeff... Eri bellissimo... E lo sei ancora..."
Per un attimo lo vide: il Jeff dai capelli e gli occhi castani. Dalle labbra rosa scuro e la pelle un po' pallida. Le loro labbra si sfiorarono.
"Lilith... Ti ringrazio..."
Per la prima volta in tutti quegli anni, la mano di Jeff tremò nell'impugnare il coltello.


"Ora però torna a dormire, Lilith... Torna a dormire"


Il mattino seguente, la signora Mitchell per poco non ebbe un attacco di cuore.
Sua figlia era stesa sul letto, in una pozza di sangue. Un candido sorriso la rendeva quasi una creatura divina.
In mano teneva qualcosa. Era un biglietto.

"Liu, aveva i tuoi stessi occhi..."



Angolo Autrice :)

Ciao a tutti!
Premetto che questa è la prima fanfiction che scrivo su Jeff the killer e, da come avrete potuto notare, il personaggio è terribilmente OOC.
Spero comunque che vi sia piaciuta... Ho immaginato che Liu avesse gli occhi verdi ed è quello che per un attimo aveva frenato Jeff dall'uccidere Lilith.
Beh, che altro posso dirvi?
Spero di ricevere qualche recensione per sapere cosa ne pensate, positiva o negativa che sia ^^
Le critiche costruttive servono per migliorare :)
Baci :*

Erika
   
 
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