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Autore: NamelessLiberty6Guns_    02/07/2014    5 recensioni
Suzuki Ryo, 46 anni, sposato ma senza figli. Dirigeva un’azienda molto grande per la sua età, era soddisfatto dunque del suo lavoro e aveva ancora molti progetti da realizzare. Come tutti aveva avuto un passato che però aveva deciso di rinchiudere in un cassetto remoto della sua mente. Quel strano giorno il suo passato era ritornato, con una lettera che aveva trovato nella posta personale quel mattino.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Poco dopo il diciannovesimo compleanno di Ryo, tante cose avvennero.
Prima di tutto Kouyou e Yuu si misero insieme. Ma la cosa avvenne a marzo, e fu una delle più felici che avvennero quell’anno: fra queste vi era anche la band, che andava a gonfie vele e pian piano i ragazzi cercarono di trovare qualche localetto dove farsi notare.
Fra quelle più spiacevoli si può annoverare Yutaka e la ragazza, i quali si lasciarono a luglio; mentre da un po’ di tempo Takanori aveva un comportamento strano. Era molto distaccato dagli altri, specialmente da Ryo; quasi non si confidava più con Yuu o Kouyou. Ovviamente Ryo non riusciva a darsi pace: sfortunatamente Yuu non poteva essergli d’aiuto perché Takanori non gli rivelava nulla di quello che stava accadendo in quei giorni. Era più muto di una tomba. Certo, veniva sempre a cercare l’affetto di Ryo, ma quest’ultimo lo sentiva freddo, staccato. E non riusciva a capire che diamine stesse succedendo.
Questo durò per molto, moltissimo tempo. Nel frattempo sia Kouyou che Ryo conclusero il liceo, ma decisero di trovarsi un lavoro. Ryo più che altro voleva andare a vivere da solo con Takanori, non aveva voglia di studiare e poi c’era la band. Andava tutto talmente bene che divennero una band emergente parecchio famosa. Si mormorava che presto avrebbero ottenuto un contratto discografico; tutto ciò fino al diciannovesimo compleanno di Takanori, quando le cose iniziarono decisamente a degenerare.
Sembrava che gli unici momenti di affetto che Takanori riservasse a Ryo avvenissero quando c’era da scattare una fotografia, o quando Yuu faceva troppe domande sul suo strano comportamento. La realtà era una sola: da un po' di tempo Takanori si stava chiedendo com’era il mondo fuori da quella bellissima bolla che il suo ragazzo e i suoi amici avevano costruito appositamente per lui. Ovviamente era tuttora felice che ciò fosse avvenuto, sapeva che l’amore che provava per Ryo era immutato. Però, questa curiosità lo turbava.
A lavoro aveva conosciuto un ragazzo molto simpatico e molto somigliante a Ryo; si infatuò. Questo ragazzo si chiamava Matsuhiro, e lavorava con lui. Pian piano aveva iniziato a chiedersi se ora che era diventato grande il mondo là fuori era cambiato, se ora poteva andare in giro senza che Ryo lo proteggesse. E Matsuhiro sembrava essere la sua unica via di fuga.
Iniziò a convincersi che quella bolla non gli serviva, iniziò a staccarsi da Ryo, dagli amici, divenne taciturno, prese a passare sempre più tempo con il suo collega. Poco prima del suo compleanno iniziò a convincersi addirittura di non essere più felice al fianco di Ryo.
Tutto questo per cercare di capire com’era il mondo là fuori, oltre quella bolla di sicurezza, oltre quel piccolo mondo che fino a quel momento l’aveva protetto e fatto crescere.
La situazione diventava sempre più insostenibile, Ryo non sapeva più dove sbattere la testa. Non sapeva veramente che fare. Aveva paura: se Takanori non parlava più con il migliore amico, come avrebbe potuto pretendere che parlasse con lui? Kouyou lo spronò: dovevano confrontarsi.
E così un giorno di marzo tornò da lavoro, trovando Takanori nella sua stanza, disteso sul letto, a leggere una rivista.

“Ciao Taka.”

“Ciao Ryo.” lo salutò sorridendo.

“Dobbiamo parlare.” attaccò subito Ryo sedendosi di fronte a lui.

A quel punto Takanori divenne bianco come un lenzuolo. “S…Sì…”

“Si può sapere che cazzo ti sta succedendo in questi mesi, Taka? Siamo tutti preoccupati, non capiamo che cazzo abbiamo fatto perché tu sia così!” iniziò Ryo con tono preoccupato.

Takanori iniziò a sentire il panico attanagliargli la gola. “V-Voi non avete fatto niente!” disse.

“E allora che succede??” lo aggredì Ryo.

Non poteva assolutamente raccontargli cosa stava succedendo, proprio no. Abbassò lo sguardo. Che altro poteva dirgli, se non la verità? “E’ un periodo un po’ particolare per me…” iniziò.

Ryo rimase in ascolto, con cipiglio preoccupato.

“Mi sto chiedendo com’è il mondo ora che sono cresciuto… Sono sempre qui con voi e mi garantite la protezione di cui ho sempre avuto necessità. Ma adesso, io vorrei… Ecco… Uscire da questa protezione, sì. Vedere se fuori il mondo è ancora una merda come lo era prima di conoscerti, Ryo. Ecco…”

“M…Ma Taka… Come… Come…”

“Ho conosciuto un tipo.” ricominciò Takanori, facendo morire le parole in gola a Ryo. “Si chiama Matsuhiro, lavora con me. Lui mi sembra parecchio simpatico e…”

“E?” incalzò Ryo, temendo il peggio.

“E… Lui sembra una persona buona con me, come lo siete voi. E…”

“Ti piace, non è così?” chiese Ryo fermamente. Sentiva già le lacrime invadere il suo campo visivo, ma le ricacciò prontamente indietro.

Takanori annuì.

Ryo rimase pietrificato da questa confessione. Una delle sue più grandi paure erano diventate realtà.

“Non sto dicendo che non ti amo più, amore…” ricominciò Takanori, lasciando le lacrime scorrere libere per la tristezza. “Ma lui mi piace… Vorrei non fosse così…” pronunciò l’ultima frase in un bisbiglio, inudibile da Ryo.

“Vorresti provare a stare con lui?” chiese Ryo, con quel tono fermo che in quel momento faceva parecchia paura a Takanori.

“Sì, ma io non voglio lasciarti!” disse, tremando per trattenersi dal scoppiare in lacrime. “Io… Io ti amo Ryo, ma… Ma… Ho questa necessità e non so come frenarla!”

“Ho capito, Taka. Ho capito.” disse Ryo non potendo più trattenere le lacrime.

“No Ryo, non hai capito.” insistette il piccolo per poter ricominciare a spiegare.

“Sì, invece.” lo interruppe l’altro. “Però devi sapere che io non posso continuare a stare con te sapendo che tu esci con un altro ragazzo.” disse fermamente. 

“Possiamo, che ne so… Darci del tempo, così magari mi schiarisco le idee e….”

“Non se ne parla, Takanori. No. Io non posso sopportare l’idea che tu vada con un altro ragazzo per poi tornare da me!” iniziò ad alterarsi Ryo, per l’immenso dolore che provava.

Takanori tacque definitivamente.

La verità era emersa davanti alla persona che amava di più al mondo, e si vergognava così tanto di avere quel bruciante desiderio in sé. Ma ormai era troppo tardi per tornare indietro. Troppo tardi. E il silenzio era la sua unica arma di difesa in quel momento, proprio come quando viveva ancora con suo padre. 

“Tu vuoi vedere se là fuori non c’è più tuo padre o Yoshida.” ricominciò Ryo, mantenendo il tono di voce nonostante stesse piangendo come un bambino. “Allora vai. Io non posso fermarti, se tu lo vuoi così tanto, vai allora.” 

“Ryo…”

“Dimmi soltanto una cosa, una sola.”

“Cosa, Ryo?”

“Sinceramente. In questi ultimi tempi… Sei stato felice con me?”

Takanori sapeva benissimo che non c’era stata una sola volta in cui non era stato felice con Ryo, lo sapeva perfettamente e se l’era ripetuto mille volte quando faceva di tutto per staccarsi da lui. Se lo ripeteva perché quel suo desiderio a volte gli faceva veramente troppa paura. Ma la sua bocca pronunciò la parola sbagliata.

“No.” rispose dunque.

Ryo lasciò andare un sospiro, smettendo improvvisamente di piangere. Sentiva il cuore diventare polvere, non c’era più nemmeno bisogno di piangere, stava troppo male.

“Vai.” gli disse. “Se non sono più capace di farti felice, allora è finita. Mi sono giurato di farti felice, e se non sono più in grado di adempire al mio giuramento, allora chiudiamo qui.”

Takanori fece per ribattere, per ammettere che stava dicendo un mucchio di stronzate, che non era vero che non era felice, ma Ryo si alzò e andò via, chiudendosi la porta di casa alle spalle.
Takanori si sentiva una merda, una vera merda. Si accasciò sul letto piangendo. Sapendo bene che il danno era enorme, si affrettò a sparire dalla casa di Ryo.
Quest’ultimo invece dopo essersi fatto un giro per schiarirsi le idee, sperava che tornando a casa lo avrebbe trovato ancora lì, per parlare, per sistemare le cose. Ma non trovandolo, capì che ormai il suo Takanori era volato via lontano, e che molto probabilmente non sarebbe mai, mai tornato. Quella notte decise di chiudere con tutti, anche con i suoi amici. Non voleva più nessun segno di Takanori nella sua vita, nessuno. Così prese quelle foto che gli aveva regalato il giorno del suo diciannovesimo compleanno, e scese in giardino.
Erano le due del mattino. Ryo ammucchiò le foto vicine, con un fiammifero si accese una sigaretta, poi lo gettò nel mucchio e appiccò il fuoco. Tutti quei momenti iniziarono a bruciare, uno dopo l’altro.
Ryo si accorse di non provare più nemmeno dolore, fumava la sua sigaretta e addirittura con disprezzo rimase a guardare le foto bruciare. Se ne salvò una sola: all’inizio voleva riservarle un trattamento speciale, versandoci sopra dell’alcol e bruciandola perché sparisse, ma in un ultimo impeto di dolcezza decise di conservarla, solo quella.
Le altre erano cenere, cenere che il vento impetuoso di quella sera sparse per Tokyo.



Il mattino dopo disse alla madre che lui e Takanori si erano lasciati. La signora non poteva veramente crederci; rimase di stucco.

Ryo aggiunse: “Mi iscriverò all’università.”

“Ma sei matto, Ryo!”

“Voglio cambiare vita, mamma. Voglio renderti orgogliosa.”

“Ma io sono già orgogliosa di te!” insistette lei, cercando di farlo rinsavire.

“No, mamma. Lo sai che sulle mie decisioni non torno indietro.”

La donna rimase senza parole, e Ryo si avviò per andare a prove. Ovviamente non si portò dietro il basso. Appena si ritrovò davanti gli amici, vide che Takanori non c’era, poi li guardò uno ad uno.
Kouyou non si dimenticò mai la faccia di Ryo quel giorno: una maschera di rabbia e di dolore. Non sembrava nemmeno di avere davanti il suo migliore amico, ma un’altra persona.
Ryo iniziò dicendo che avrebbe lasciato il gruppo. Alle reazioni di sgomento iniziò a raccontare tutto. Raccontò della confessione di Takanori, che l’aveva lasciato andare via “perché amore è anche questo”, che aveva bruciato le foto e che aveva deciso di iscriversi all’università per cambiare completamente vita.
Kouyou lo fissava con gli occhi spalancati, una mano alla bocca e le lacrime che scorrevano libere sulle guance. Gli altri due non potevano credere alle loro orecchie.

“Non vi voglio mai più vedere.” disse, con freddezza e molta, molta crudeltà. Fu allora che Kouyou non resse più, scoppiando in un pianto incontrollato. “Non cercatemi, io non vi cercherò, mai. Non tornerò mai più a Nakano, non mi rivedrete mai più” 

Con solo queste parole se ne andò via, lasciando gli amici esterrefatti.
Kouyou non si diede pace per giorni e giorni, tentando di chiamarlo, di farlo rinsavire, per dirgli che in quel momento aveva bisogno della loro presenza, non di prendere quelle decisioni così affrettate. Ma Ryo non volle mai parlare.
Aveva proibito alla madre di chiamarlo al telefono se dall’altra parte della linea ci fosse stato uno dei suoi tre amici; e anche se la donna lo pregò in ginocchio e piangendo di riflettere, di calmarsi un attimo, non ci fu verso di convincerlo. Distrutto com’era dal dolore, voleva solamente liberarsi per sempre del ricordo dell’amore della sua vita.



Ad aprile entrò alla facoltà di economia. Studiando giorno e notte per impedire il ritorno dei ricordi, a luglio riuscì a passare brillantemente gli esami sia del primo che del secondo semestre; ciò gli riscosse non poca notorietà all’interno dell’ateneo. Odiava studiare, ma si costringeva a farlo, giorno e notte, notte e giorno.
Pian piano il suo passato andò in quel cassetto remoto della sua mente, intento com’era nella realizzazione della sua decisione.
All’iniziò del secondo anno si rasò i biondi capelli, salutandoli per sempre. Buttò via i vestiti visual kei, per comprarsi degli abiti consoni all’ambiente universitario. Si guardò allo specchio con enorme rammarico, ma ormai era troppo tardi. Divenne lo studente più brillante dell’ateneo, persona rispettata da colleghi e professori. Stupito dal suo stesso zelo, Ryo continuò a studiare senza quasi più dormire, per cercare di cancellare per sempre Takanori, Kouyou, Yuu e Yutaka dalla sua mente. E sfortunatamente, ci riuscì, ma solo superficialmente.
Quando si laureò con il massimo dei voti, la lode e molti altri riconoscimenti di prestigio, aveva già un sacco di offerte di lavoro che lo aspettavano. Decise di entrare in una piccola azienda, dove appena fu assunto divenne vicecapo. Riuscì ad adempire brillantemente ad ogni suo compito; finché quando il suo superiore raggiunse l’età della pensione, lasciò a lui la guida dell’azienda. Aveva solo trentaquattro anni.
Da allora mise anima e corpo nella conduzione dell’azienda, e da allora non si videro mai momenti di crisi. Nello stesso periodo lavorava con lui un’impiegata, molto gentile, di nome Arisa. Sapeva che prima o poi doveva sposarsi per pure esigenze di etichetta, iniziò a chiederle di uscire. Si sposarono dopo due anni di fidanzamento. A Ryo non erano mai piaciute le donne, mai. Ma anche allora si costrinse a fare ciò che non voleva, e durante i rapporti con la neo moglie tentava in ogni maniera di non farsi tornare in mente le magiche sere d’amore con Takanori, ma non c’era nulla da fare.
Da qui decise di non avere figli. Sapeva che avrebbe messo al mondo una creatura con una persona che non amava, e il terrore di trattare il figlio come Takanori era stato trattato lo fece desistere. D’altro canto la moglie non aveva passione per i bambini, così di comune accordo non procrearono. Ryo sapeva di aver dimenticato, e viveva dunque la vita che si era creato, credendosi felice.
Alcune sere però, si ritrovava seduto in ufficio, davanti alle sue carte, a piangere. Non capiva il perché: sapeva solo che d’un tratto un po’ del dolore che teneva chiuso riusciva a fuggire. Piangendo amaramente, si sforzava a far ritornare quel dolore nel suo angolino della mente, dove doveva stare. Ogni tanto gli capitava di sognare Kouyou, o i suoi amici, molto raramente Takanori. Ogni volta che sognava il suo amore sapeva che quella sarebbe stata una brutta giornata. Quando lo sognava sentiva quanto gli mancava, ma appena si svegliava negava tutto, per ricominciare con la giornaliera censura dei ricordi.


 

Dopo quei maledetti giorni, Yutaka, Yuu e Kouyou decisero di provare a farsene una ragione. Ovviamente i Gazetto si sciolsero, tutti e tre riposero i loro strumenti in cantina o in garage, e ricominciarono con le loro vite.
Yutaka salutò tutti e se ne tornò a Tokushima, per realizzare una delle sue ambizioni: diventare cuoco. Studiò cinque anni con zelo, durante i quali conobbe Yuko. Si misero insieme al secondo anno di studio; dopo che Yutaka divenne chef e trovò il suo lavoro al ristorante, si sposarono. Ebbero molti problemi ad avere il primo figlio, ma quando finalmente Yuko rimase incinta fu festa per tutti. Masako nacque quasi in concomitanza con il compleanno di Ryo.



Yuu e Kouyou andarono a vivere insieme.
Appena trovarono la loro casetta, si licenziarono dai rispettivi vecchi lavori per trovarne altri di migliori. Yuu poté trovare impiego in un negozio di strumenti musicali, invece Kouyou riuscì a diventare modello, professione che mantenne per tre anni prima di doverla lasciare per le sue condizioni di salute. Ultimamente il lavoro gli stava mettendo talmente tanta pressione che si stava ammalando di anoressia, ma Yuu riuscì a capire in tempo e lo fece licenziare.
Aspettò un po’ di tempo per tornare in salute, poi trovò un posto come commesso in un konbini. 


 

Solo cinque anni dopo la forzata separazione, Yutaka trovò il coraggio di contattare Yuu e Kouyou.
Si ritrovarono durante delle brevi ferie estive. Piangendo si riabbracciarono, e trascorsero quasi tutta la giornata a piangere sull’onda dei vecchi ricordi. Si giurarono di continuarsi a tenere in contatto, e così fecero.
Pian piano decisero di mettersi alla ricerca di Ryo e Takanori, ricerca che durò molti anni. Telefonandosi quasi giornalieramente, Kouyou, Yuu e Yutaka si aiutavano in tutte le maniere per cercare di trovare gli amici perduti.



E Takanori?
Takanori divenne un’ombra.
Nessuno sapeva dov’era, nessuno era mai riuscito a trovarlo. Nessuno sapeva nulla di lui, dopo che trascinò la sua borsa con dentro qualche vestito fuori da casa di Ryo. Nessuno sapeva se con Matsuhiro le cose avevano funzionato, nessuno sapeva se lavorava ancora, perché poco dopo quei giorni d’inferno entrambi si licenziarono. Qualche raro avvistamento, nulla più. Takanori era completamente scomparso.
Ma si sa 
che quando torna la luce, le ombre scompaiono per rivelarsi. Il tempo era giunto. 


 

Quella modernissima stazione comparve d’improvviso.
Un treno arrivò in quel momento.
Scese quella persona dai lunghi capelli biondi.
Quell’immenso sorriso che mai aveva dimenticato comparve sul suo volto.

 













Che questo sia uno dei miei capitoli preferiti, mi è difficile ammetterlo.
Nonostante la storia l'avessi già scritta in forma di OS tre anni fa, questa parte mi uccide ogni volta.
Una mia amica leggendo questo capitolo mi confidò che da un lato questa trasformazione di Ryo era poco credibile, e atta soltanta a far filare la storia. Io non so cosa ne pensate voi.
Ma conosco persone che vivono nel mio stesso paese che dopo la fine di una lunga storia d'amore, sono totalmente cambiate. 
Una di queste sono io. Sono molto diversa dalla Yukiko che aveva sedici anni e si innamorava follemente per la prima volta. Quando quella storia è finita (non per colpa mia) sono diventata la Yukiko odierna. Forse anche grazie al mio attuale ragazzo, certo. Ma che io non sia più la stessa dopo la fine di quella storia e, nel bene e nel male, nessuno me ne ha fatto mistero. 
Spero che tutte le domande che avete accumulato durante i capitoli precedenti abbiano finalmente avuto una risposta. Questo capitolo per me è bellissimo in ogni sua parte, c'è molto di me fra queste righe. Ma sta a voi dirmi cosa ne pensate. 
Vi ringrazio per tutto l'affetto che continuate a dimostrarmi ogni volta. Ormai mancano solo due capitoli alla fine, e vi assicuro che sarà meravigliosa. 
Vi voglio bene <3
Yukiko H. 
  
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