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Autore: nullusetamoremred    02/07/2014    0 recensioni
Le più famose fiabe rigirate e riprodotte sotto una luce diversa.
Genere: Fantasy, Horror, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU, OOC, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Viveva, in una foresta della Germania, una bambina dalle dolci guance rosa e dai grandi occhi neri. Ella non aveva i genitori e il loro unico ricordo era una veste bianca lasciatele dalla madre. La bambina passò da famiglia a famiglia e per questo non acquisto mai un nome proprio ed unico: chiunque l’adottasse le cambiava il nome precedente, in modo da allontanare il malocchio. Chiunque adottasse quella dolce bambina si trovava poi in miseria.
Nonostante gli avvertimenti e  le chiacchere, Greta e sua madre decisero di adottare quella bambina perseguitata dalla sfortuna: loro non avevano più niente da perdere e avrebbero tanto voluto un viso dolce e caldo che rallegrasse le loro giornate. Gli anni passarono e la bambina venne cresciuta con sincero amore.
Il giorno del suo quattordicesimo compleanno, Greta mandò la figlia a casa della nonna per festeggiare con lei. Prima di farla uscire di casa le diede un cestino con delle focacce appena sfornate e la veste bianca con il cappuccio lasciatele dalla madre naturale. La avvertì anche di non parlare con gli sconosciuti e di non passare per la foresta. La dolce ragazzina sorrise a sua madre e si avviò.
Il sole illuminava quel cielo blu che era sopra la sua testa. Nonostante tutta la luce che c’era in quella bellissima giornata primaverile, la bambina si rabbuiò. Non riusciva a capire ma c’era qualcosa che le turbava la testolina bruna. Mise una mano paffuta nel cestino e controllò se aveva messo il coltello nel cestino. Sì, c’era.
Senza dare ascolto alla madre, la fanciulla entrò nella foresta e si mise a raccogliere dei fiori da portare alla nonna. Non ebbe nemmeno il tempo di finire un mazzo di margherite che le se materializzò davanti un grande lupo su due zampe. La guardò leccandosi le labbra e le parlò << tu sei la bambina che tua madre e la sua serva mi devono per la loro propria vita? >>.  La bambina guardò quel lupo che, dal quel che pareva, era un demone. Il mostro continuò << tu, mia cara bambina, tu sei la stessa che mi fu promessa quattordici anni fa per permettere a tua madre di essere quella strega che è ora? >>
Delle tortore sorvolarono il cielo, distraendo il demone. La ragazzina, confusa, si sedette su un tronco e guardò il lupo dritto negli occhi. Non capiva ma, in fondo, sapeva. Il lupo, eccitato, si permise di raccontarle tutto.
<< Cara bambina, anni or sono io detti a tua madre e alla sua serva, quelle che consideri rispettivamente tua nonna e tua madre, il dono della magia. Quando ella ti partorì decise di darmi la tua anima e la tua carne succulenta in cambio. Ma tuo padre, da brav’uomo che era, decise di farti nascondere facendoti adottare a destra e manca. Ma oggi, oggi che il giorno della scadenza tua madre era decisa a farti venire da lei per sacrificarti. Ma invece ti ho trovato prima io. Ora ti ucciderò, in modo da non lasciarti arrivare a casa di tua madre. Poi arriverò da lei per riscuotere la tua anima, ma tu non ci sarai e potrò prendere la sua. Due piccioni con una fava. >>
Dette quelle parole le si avvicinò, ingiallendo ovunque le sue zampe toccassero, e protesse il braccio per strozzarle il piccolo collo. Ma la dolce bambina, con un movimento veloce come il battito delle ali di un coleottero, gli tagliò l’arto. Il demone rimase a bocca aperta e la bambina, senza nemmeno pensarci due volte, gli squarciò il ventre.
Mentre il mostro rantolava nel suo sangue, la bella bruna disse << E quando hai dato i poteri a mia madre non hai pensato che potevi passarli involontariamente a quell’ esserino che aveva in grembo? >>
La ragazza bussò tre volte alla porta di noce. La madre le venne ad aprire. La guardò malamente e si trasformò: passò dall’essere quella fragile vecchietta che si fingeva la dolce nonna ad una donna fatale, dagli occhi dello stesso colore della figlia e da una bellezza magnetica, ampliata grazie alla magia. Guardò quella che pensava fosse il demone con disprezzo. Non sapeva che in realtà quella era la figlia, con addosso la sua veste non più banca e le pelli del lupo.
La figlia, travestita, si sedette e guardò quella che doveva essere sua madre. Non dimostrava più di trent’anni anche se, ne era sicura, ne avesse molti di più. A vederle insieme sarebbero sembrate sorelle. La strega si girò verso sua figlia e le parlò << Chi credi d’ingannare, ragazzina? >>
Nessuna risposta, solo un lungo ronzio da parte di una ape che si aggirava intorno ad un aiuola.
<< Chi credi d’ingannare? Il travestimento è perfetto, ma tesoro, sono tua madre. Ti riconoscerei dappertutto. >>
Un luccichio attraversò la stanza. Un coltello.
<< Amelia, dai, non vorrai mica uccidere tua madre come hai fatto con il demone. >>
Amelia, che ora finalmente conosceva il suo nome, le sputò addosso << Madre un corno. Per colpa tua ho vissuto un inferno eterno: ovunque andassi accadeva qualcosa di orribile per colpa di questi poteri trasmessimi da te. Mai nessuno ha voluto adottarmi per più di un anno. Poi tu mi volevi morta. >>
I raggi del sole entravano dalla finestrella accanto al cucinino e la risata della strega riempirono l’aria circostante. Con un gesto affettuoso tolse le pelli da dosso Amelia. << Cosa hai fatto per ucciderlo? Hai usato dell’ambrosia sul coltello? Ne sento l’odore. >>
Gli occhi di Amelia la fulminarono. << è stata Greta ad aiutarmi. Quando tu non c’eri mi ha insegnato. Mi ha sempre detto di non raccontarti niente. Mi ha insegnato a fare quel che so. >>
Le vene del collo della strega pulsarono. << Greta. Greta ha sempre avuto un debole per quel cacciatore di tuo padre. E tu hai il suo stesso fascino. Ma gliela farò pagare. E poi, cosa è che sai fare? Sporcare la lama di un coltello con dell’ambrosia? >>
Un guizzo, un lampo, odore di bruciato, di legno, di muschio e di sangue. E poi il suo cuore in mano alla bambina.
La bambina teneva in mano il cuore della madre. E la madre era viva. Non aveva deciso di ucciderla, aveva solo deciso di strapparle il cuore.
La strega guardò il gesto di sua figlia. Le aveva appena rubato il cuore.
Amelia sorrise, prese un bastone che si era portata dietro e infilzò il cuore sul terreno.
<< Diciamo che ora ti ho dannato al dolore eterno. >> E la madre urlò. Urlò perché le faceva male ed urlò perché sapeva che non sarebbe mai più finito e che nemmeno la morte l’avrebbe mai portato via.
Amelia guardò il suo riflesso in un ruscello. La sua mantellina non era più bianca. Era rossa. Era rossa, come il colore degli occhi suoi e di sua madre.
   
 
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