24/08/2008
2 recensioniQuesta storia
è nata ieri sera, di colpo. Ho deciso di
provarci… beh fatemi sapere se vi
piace!
Alice.
Il mio nome è Sofia Elizabeth Lyra Marie, sono una principessa franco tedesca, ma ormai da anni nessuno mi crede più viva.
Venni rapita dal mio castello all’età di cinque anni.
Ricordo ancora la notte del tre marzo 1805, la notte del mio sequestro.
Indossavo una camicia da notte bianca, piena di merletti e volant.
Mia madre, Gunhild Heidelore era la terzogenita di un nobile tedesco, che era andata in sposa a Hugo Gratien II.
Io ero la loro unica figlia, mia madre aveva quasi perso la vita nel darmi alla luce e le era stato vietato di procreare altri eredi. Mio padre aveva superato il fatto che fossi una femmina e stravedeva per me, così come mia madre.
Quella sera, come al solito, era stata lei a mettermi a letto e a rimboccarmi le coperte. Dopo aver posato un bacio sulla mia fronte aveva socchiuso la porta e aveva lasciato la stanza.
Quando mi ero svegliata non mi trovavo più lì.
Adesso, tredici anni dopo, sono la schiava di Edouard.
Lui è il mio padrone, anche se finora non mi ha mai sfiorata. Mi tratta per quello che sono, un’aristocratica. Grazie a lui sono stata istruita dai migliori maestri, vestita dai migliori sarti, omaggiata dai migliori orafi e celebrata da grandi artisti. Tuttavia sono segregata nelle sfarzose stanze del suo maniero. Non posso uscire se non accompagnata da almeno tre persone e le uscite si limitano ai giardini del castello. Per quanto grandi possano essere, sarei disposta a dare un braccio per poter uscire dalla mia ricca prigione.
Quello che Edouard volesse da me era stato chiaro fin da subito, ma aveva preferito attendere che io compissi 18 anni prima di prenderselo.
Da bambina mi ero domandata spesso come mai lui non invecchiasse, come potesse conservare l’aspetto di un giovane di vent’anni così a lungo. La spiegazione mi venne fornita proprio da lui, una sera.
“Sono un vampiro, Lyra…” mi disse. Lyra era il nome che prediligeva fra i miei e così mentre gli altri dovevano usare tutti i miei nomi, a lui avevo concesso di utilizzarne uno solo.
“Come quelli delle storie che ci sono nei tuoi libri?” gli avevo chiesto io, seduta sul tappeto ai suoi piedi.
“Esatto. Solo che non mi nutro di solo sangue. Ma questo è un mio capriccio” aveva aggiunto, portandosi un calice di vino alle labbra.
“E allora quanti anni hai?”
“Ventuno… da cent’anni.”
“Allora ne hai centoventuno!” ricordo di avere esclamato.
Lui aveva sorriso e poi aveva annuito.
“E perché io sono qui?”
“Perché quando sarai grande diventerai la mia compagna.”
“E perché mi hai portata via da casa?”
“Perché volevo che crescessi con me.”
“Ma allora scusa non sarebbe come se fossi mio fratello? Io non voglio sposare mio fratello!” avevo replicato.
“Capirai quando sarai più grande, Lyra” aveva risposto “adesso non credi sia ora di andare a letto?”
Avevo stretto la mano che mi porgeva e mi ero lasciata portare in camera. Allora avevo sette anni.