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Autore: Crazymoonlight    02/07/2014    1 recensioni
Raccolta sui principali momenti di SAO, naturalmente concentrati sulla coppia Kirito/Asuna.
Non sono completamente di mia invenzione, ma qua e là metterò anche qualche Missing-Moment creato interamente da me.
Ci saranno drabbles, flash-fics e anche One-Shot, ma cercherò di scrivere principalmente le prime.
1. Non morire.
2. Labbra.
3. Corri, Asuna!
4. Lasciati andare.
5. Sposiamoci.
6. Ingiusta.
7. Voglio stare per sempre con voi!
8. Maschera.
9. Pranzo.
10. Principessa da salvare.
11. Ridammelo!
12. Game over
13. Calore
14. Di dormite, sconfitte e dormite.
15. Partita finita.
16. Quel qualsiasi giorno.
17. Rapier-san
18. Riunione.
19. Amerei ancora di più, no?
20. Almeno per il momento...
21. Fine del mondo.
22. Proteggimi.
23. Con te.
24. Sete di Sangue Cremisi
25. Ti incontrerò e mi innamorerò di nuovo di te.
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Asuna Yuuki, Kazuto Kirigaya, Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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21. La fine del mondo.


 
 
“La squadra di ricognizione è stata annientata…?”
Fu con questa notizia che Kirito ed Asuna furono accolti dai leader della gilda Cavalieri del Patto di Sangue quando arrivarono a Grandum, non appena ebbero ricevuto la loro convocazione.
Al centro della stanza bianca dell’ultimo piano del Castello di Ferro Nero, seduto al tavolo semicircolare, vi era Heatchliff con gli altri capi, il mento appoggiato sulle mani incrociate e l’espressione imperscrutabile.
“Per la preparazione al combattimento contro il boss è stato mandato un raid di 20 persone presi da 5 gilde diverse” spiegò il leader “Ma quando i primi dieci arrivarono al centro della stanza, apparve il boss e la porta si chiuse. Gli altri rimasti fuori cercarono in tutti i modi di entrare, ma non ci riuscirono. Cinque minuti dopo, quando la porta si riaprì, non vi era alcuna traccia né del boss né dei membri del raid” continuò, con gli occhi chiusi e la voce apatica per non far trasparire le proprie emozioni.
“Un’area anti-cristalli?” chiese Kirito, annichilito. Gli vennero alla mente i compagni defunti della sua prima gilda e capì tutto il dolore e disperazione che aveva potuto provare la squadra di ricognizione, trovandosi intrappolata senza alcuna via di uscita, aspettando inesorabilmente la morte. Sembrava che ogni 25 piani ci fosse un boss dalla forza e difficoltà sorprendente; ma fino ad allora, a parte quello del 74° piano -che doveva funzionare da monito, forse- in nessuna occasione era stato loro vietato di ritirarsi dalla battaglia e riorganizzarsi senza perdere vite. Questo complicava di parecchio le cose.
“Dieci persone… ma come è possibile?” chiese Asuna in un bisbiglio.
“Ma non possiamo rinunciare a finire il gioco”continuò Heathcliff, risoluto “Dobbiamo attaccare con ogni mezzo a disposizione”
“Vi aiuteremo; ma la sicurezza di Asuna è la mia priorità. Se le cose si mettono male, proteggerò lei prima della squadra”
Kirito sentì che a quella parole sua moglie lo stava guardando, ma non sapeva intuire con quale espressione; non gli importava. Avrebbe fatto di tutto per tenerla in vita. Heathcliff parve sorridere.
“Una persona è più forte quando deve proteggere qualcuno” concordò “Mi aspetto il massimo da voi. L’assalto comincerà fra tre ore e vi parteciperanno 32 persone, inclusi voi due. Ci riuniremo di fronte al cancello di teletrasporto a Collinia al 75° piano, all’una in punto. Questo è tutto”
 

“Mancano solo tre ore, uhu?” chiese Asuna quasi con ingenuità, seduta sul tavolo nella stanza appena lasciata dai leader della gilda. Kirito era appoggiato con la schiena alle vetrate, guardando sua moglie in modo strano. In realtà osservava e cercava di memorizzare perfettamente ogni parte del suo corpo, come se non ne avesse avuto più la possibilità. Notando quello sguardo, Asuna sorrise, imbarazzata.
“Che ti prende?” ridacchiò, ma vedendo la serietà di Kirito si immobilizzò.
“…Asuna…” la chiamò lui.
“Cosa?”
“Spero non te la prenda” cominciò, grave “Ma oggi potresti rimanere qui piuttosto che combattere contro il boss?”
Inizialmente Asuna lo fissò, poi abbassò il volto e rispose con tristezza: “Perché mi stai chiedendo questo?”
“Non possiamo sapere cosa accadrà lì dentro, nonostante quel che dica Heathcliff pure se non possiamo teletrasportarci. Sono veramente preoccupato… Ho paura. Quando penso… che potrebbe accaderti qualcosa”
“Preferisci andarci da solo per salvarmi da una fine ancora incerta? Vorresti che ti aspettassi in qualche luogo sicuro ad attendere il tuo ritorno?” lo interruppe lei, con tono di rimprovero. Kirito tremò.
Asuna si alzò dal tavolo e procedette segnando il suo avanzamento col rumore sicuro e costante dei tacchi. Si mise di fronte a Kirito e lo guardò. Lui notò un forte ardore nei suoi occhi, particolare che amava in lei. Particolare che rendeva tutto ancora più difficile.
“Se andassi via e non tornassi mai più… Mi ammazzerei!” Kirito trasalì.
“Avrei perso la mia ragione per vivere e non mi perdonerei mai per averti semplicemente atteso qua. Se vuoi andartene da qui, allora ce ne andremo insieme. Se è questo che vuoi, io sono d’accordo”
Kirito chiuse gli occhi con forza, impedendosi di crollare.
“Scusa, ma non so cosa fare” mormorò “Quello che voglio veramente è prenderti e scappare via insieme. Non voglio che tu muoia e non voglio morire neanche io. Non siamo costretti…”
Asuna sorrise addolcita e poggiò una mano sul petto di lui. Kirito la afferrò con disperazione, guardandola negli occhi.
“Non importa se non torniamo nel mondo reale. Voglio vivere in quella casa nel bosco con te, per sempre!”
Asuna strinse il suo petto con l’altra mano; chiuse gli occhi, anche lei cercando di resistere, ma poi iniziò a singhiozzare.
“Già… lo vorrei anche io. Ogni giorno, per sempre…” cercò di calmarsi “Ma, Kirito-kun, hai mai pensato a cosa sta accadendo ai nostri corpi reali in questo momento?” chiese, seria.
 “Ricordi quando dei giocatori si sono disconnessi per non più di due ore, dopo che Kayaba Akihiko ci ebbe informato di quello che stava accadendo? Io penso che fosse perché…”
“…dovevano trasportare i nostri corpi agli ospedali” concluse Kirito. Asuna annuì.
Non avevano mai discusso di quello che accadeva nell’altro mondo. Ricordare ai giocatori il loro infelice destino era diventato un tabù e nessuno si era chiesto cosa fosse accaduto loro per non preoccuparsi ulteriormente.
“Se i nostri corpi sono mantenuti in vita nei letti d’ospedale, per quanto ancora pensi possa andare avanti?”
“Quindi mi stai dicendo che abbiamo un tempo limite incuranti del fatto che abbiamo finito o meno il gioco?”
Il terrore che potesse morire all’improvviso, così, senza alcuna apparente ragione, gli fece gelare il sangue nelle vene. Abbracciò Asuna accertandosi che esistesse, per paura che potesse scomparire da un momento all’altro. Lei ricominciò a singhiozzare.
“Io… Io…” si abbandonò al suo abbraccio, lasciando sgorgare finalmente le lacrime “Voglio stare con te per il resto della mia vita! Voglio incontrarti per davvero, sposarti e invecchiare con te! Ecco perché… Ecco perché..”
“…dobbiamo combattere questa battaglia, giusto?”
Kirito accarezzò i capelli di Asuna, che si dimenava per il pianto fra le sue braccia.
Sarebbe andato tutto bene. Doveva… Fino a che fossero rimasti insieme, sarebbe decisamente andato…
Strinse più forte sua moglie, cercando di allontanare le preoccupazioni che si insinuavano nonostante cercare di essere più ottimista.

 
“Per la nostra liberazione!”
L’urlo incoraggiante di Heatchliff echeggiò nella stanza di pietra in fondo al dungeon, ma ben presto fu rimpiazzato da un “SI!” poderoso da parte dei giocatori, con l’adrenalina che scorreva a fiumi.
Dietro di loro, Kirito rimaneva in disparte, impassibile. Asuna gli afferrò la mano, chiusa dolorosamente a pugno, e lui sobbalzò quando lei gli parlò all’orecchio.
“Non preoccuparti. Ti proteggerò. Quindi proteggi me, ok?”
“Sì. Lo giuro”
Si scambiarono un ultimo sguardo e un sorriso rassicurante, poi iniziò.

 
Il forte arancione del tramonto sembrava mandare in fiamme ogni cosa, mentre il vento soffiava forte ed implacabile. Kirito si ritrovò su una piattaforma di cristallo, sopra la quale vedeva le nuvole sotto di lui scorrere a una grande velocità. Non capiva. Non era morto? Eppure eccolo lì, in qualche strana dimensione. Non era vivo: tutto il suo corpo era trasparente e si mimetizzava con l’aspetto circostante, come se fosse fatto di vetro.
Alzò la mano destra e spinse un dito verso il basso. Si aprì la finestra del menù. Quindi si trovava ancora in SAO; ma al posto delle normali opzioni, comparve solo una barra con scritto Fase Finale in Esecuzione, 54% completato. Cosa stava succedendo?
“Kirito-kun…”
Avrebbe riconosciuto quella voce tra mille, ma era troppo bello per essere vero. Quello non era il paradiso, dopotutto. Fu per questo che si girò titubante, senza davvero sperare…
Eppure Lei era lì, contro il sole ardente, i lunghi capelli scossi dal vento, il suo corpo semitrasparente. Non ce la fece a muoversi.
Non cercò nemmeno di trattenere le lacrime, quando disse, sorridendo: “Scusami, penso di essere morto anche io…”
“…Idiota” pianse anche Lei.
Allargò le braccia, invitandola a sé, poi finalmente ebbe la forza di chiamarla. “…Asuna”
Asuna quasi volò letteralmente da lui, abbracciandolo forte, piangendo. Si baciarono. Fu lungo e soffocato dai singhiozzi, ma non importava: non si sarebbero lasciati più, per alcun motivo. Kirito avrebbe voluto raccontarle cosa gli era accaduto, scusarsi per non essere riuscito a salvarla, ma sentiva che non ce n’era bisogno; piuttosto guardò l’ambiente che li circondava.
“Questo… Cos’è questo posto?”
Mentre Kirito guardava l’orizzonte infinito, Asuna si girò ed indicò verso il basso. Oltre la piattaforma di cristallo sulla quale si trovavano, molto più in basso, vi era un’enorme struttura gigantesca a cono con in cima un palazzo che volava fra le nuvole; ma la base di questo sembrava separarsi di sezione in sezione, sgretolandosi nello spazio indefinito. Kirito aveva visto quella figura migliaia di volte su riviste, in Tv o sul web nell’altro mondo.
“Aincrad…”
Asuna annuì. Vedere il mondo che li aveva ospitati per due anni distruggersi da solo, gli fece venire una fitta al petto. Le case, le strade, i prati, i fiumi… tutto crollava per poi sparire. Kirito notò che anche il 22° piano, dove viveva con sua moglie, se ne era andato per sempre. Nonostante tutto, si sentiva felice. Aveva portato a termine la sua missione ed ora era lì, con la donna che amava. Si sedette sui margini della piattaforma con Asuna fra le braccia e insieme continuarono a mirare quello spettacolo sorprendente ed agghiacciante allo stesso tempo.

“E’ una vista impressionante”
Una nuova voce, ma comunque sconosciuta, richiamò la loro attenzione. Kirito ed Asuna guardarono a destra e videro un uomo in piedi. Kirito lo riconobbe: era Kayaba Akihiko. Non apparve loro come Heathcliff, ma con il suo aspetto reale, seppur apparisse anche lui semitrasparente: indossava una camicia e un camice bianco e dei pantaloni professionali; l’unica cosa uguale al suo avatar erano i suoi occhi, taglienti e profondi. Anche se aveva condannato migliaia di giocatori alla morte e vi aveva combattuto poco prima, Kirito continuò a mantenere la calma. Sentiva che non poteva esserci altro in quel luogo; quindi gli chiese:
“Cosa sta succedendo esattamente?”
“In questo momento, la centrale operativa di SAO localizzata cinque piani sotto la sede centrale di Argus, sta provvedendo a cancellare tutti i dati contenuti all’interno dell’unità di memoria. Questo mondo sarà distrutto tra dieci minuti”
“Cosa succederà alle persone che stanno ancora giocando?” chiese Asuna.
“Non preoccuparti. Proprio un momento fa, tutti i 6147 giocatori sopravvissuti sono usciti”
“E quelli morti? Cosa succederà agli altri 4000 giocatori? Noi siamo morti, eppure continuiamo ad esistere qui” si intromise Kirito.
“Non riapriranno mai più gli occhi” rispose atono Kayaba, le mani in tasca “La vita non può essere recuperata così facilmente. La loro coscienza non tornerà più. I morti scompariranno: questo è un dato di fatto in ogni mondo. Ho creato questo posto solo perché volevo parlare con voi due… un’ultima volta”
Kirito rimase allibito da quella semplice risposta, che non avrebbe mai potuto giustificare la morte di così tante persone; eppure, continuava a non provare rabbia. Piuttosto aveva un’altra domanda da fare.
“Perché? Perché l’hai fatto?”
“Il motivo, mi chiedi?” Kayaba sorrise amaramente. Poi rispose, dopo un lungo silenzio.
“L’ho dimenticato molto tempo fa. Chissà perché…” anche lui guardò in alto, verso l’infinito “Forse quando iniziai con lo sviluppo del… Anzi, molto prima. Non volevo far altro che creare quel castello: un mondo diverso che trascende le leggi e i confini del mondo reale. E ora… Volevo vedere qualcuno che trascendesse i limiti del mio mondo” li guardò.
“Da giovane ero ossessionato da un castello metallico che volteggiava nel cielo. Volevo volare e raggiungere quel castello. Ecco quello che ho voluto per tutto questo tempo. Vedi, Kirito-kun… Continuo a credere che quel castello esista in qualche altro mondo”
“Già… lo spero anche io” sussurrò Kirito. Asuna annuì, tra le sue braccia.
Silenzio. Continuarono a guardare Aincrad che andava in pezzi e Kirito notò che anche l’ambiente circostante iniziava a sparire. Avevano poco tempo.
“Quasi dimenticavo” esordì Kayaba “Congratulazioni per aver completato il gioco, Kirito-kun, Asuna-kun”
I due lo guardarono senza sapere cosa dire. Lui ricambiò con uno sguardo tranquillo e un mezzo sorriso.
“Bene, adesso dovrei andare”
Girò loro le spalle e camminò, poi la sua figura fu spazzata via dal vento prima che i due se ne accorgessero.

Finalmente anche il palazzo di giada, dove avrebbero dovuto combattere con Heatchliff, sparì. Non avevano molto tempo, se non quello che Kayaba aveva deciso di concedere loro. Kirito appoggiò una mano sulla guancia di Asuna e la baciò lentamente. Quello era il loro ultimo bacio.
“Suppongo che sia un addio…”
Asuna scosse il capo.
“Invece no. Scompariremo insieme e resteremo uniti. Per sempre. Ecco perché non ci separeremo mai”
Inclinò la testa guardandolo e sorridendo, poi chiese:
“Ehi, Kirito-kun. Puoi dirmi il tuo nome? Il tuo vero nome?”
Kirito rimase sorpreso. Era come se il suo vero “io” si fosse svegliato solo in quel momento, lasciando da parte il guerriero in armatura.
“Oh? Kirigaya. Kirigaya Kazuto. Credo di aver compiuto sedici anni il mese scorso”
“Kirigaya… Kazuto-kun…”
Asuna ridacchiò: “Perciò sei più giovane di me! Io mi chiamo Yuuki Asuna. Ho diciassette anni”
“Yuuki… Asuna. Yuuki Asuna” continuò a ripetere Kirito. Poi non ce la fece più e scoppiò a piangere.
Finalmente tutte le emozioni che aveva represso fino a quel momento invasero il suo corpo e non riuscì a trattenersi più. Sentiva dolore, era dannatamente triste, non voleva che succedesse. Per colpa sua, non era riuscito a salvare la persona che più amava, stroncandole una vita gioiosa prima del tempo. Sentì un groppo in gola e strinse forte i pugni.
“Scusami… Scusami! Avevo promesso di… riportarti nel mondo reale… e invece…! Ma io… Io…”
Asuna gli strinse la mano, rassicurandolo.
“Va tutto bene… va tutto bene…” ma anche lei piangeva.
“Sono stata felice. Il tempo in cui ti ho conosciuto e che abbiamo trascorso insieme è stato il più bello di tutta la mia vita, Kazuto-kun! Grazie… Ti amo…”
Kirito la abbracciò strettamente, disperato. Aspettarono insieme il momento finale. Continuò a chiamare il suo nome mentre tutto perdeva forma. Una luce accecante invase il mondo e il sorriso di Asuna si mescolò al suo candore.
“Ti amo… Ti amo…” sussurrava dolcemente lei.
Alla fine nulla ci fu. Scomparirono come una cosa sola.

 
L’aria che percepiva era invasa da strani odori.
Qualcosa di aspro che sembrava disinfettante, del fresco che sapeva di bucato pulito, e del dolce della frutta, invasero le sue narici. Ancora una volta non capì. Non era morto?
Aprì faticosamente gli occhi, ma la luce glieli fece sbattere più volte. Finalmente si abituò: vide le luci al neon appese al soffitto, delle tende alla finestra, un condizionatore che soffiava aria, la stanza spartana in cui si trovava. Macchine? Quella non poteva essere Aincrad. Nessuno sarebbe stato capace di ricrearle, per quanto potesse essere abile. Lacrime calde presero a sgorgare sulle sue guance, quando capì.
Era tornato.
Spalancò gli occhi e fece per alzarsi di scatto, ma non riusciva a muoversi. Era come se qualche forza innaturale lo mantenesse sdraiato, i muscoli non rispondevano. Riuscì ad alzare solo la sua mano destra, che portò davanti agli occhi per esaminarla: era magrissima, ricoperta di peli, le vene ben visibili. Non era più abituato a una visione tale del corpo umano. Sul polso vi era un cerotto, sotto il quale spuntava un tubo; seguendolo, vide che era attaccato ad una flebo, con un liquido arancione che gli veniva iniettato a intermittenza. Si concentrò e fece forza, per muovere anche l’altra mano, che portò alla testa, dove indossava ancora il Nerve Gear.
Un ricordo, doloroso, gli lacerò la mente. Era questa la ricompensa per aver finito il gioco? Allora anche Lei… L’immagine di sua moglie che rideva euforica in riva al lago gli occupò ogni pensiero.
“Ah…” provò dolore quando utilizzò la gola, ferma da due anni.
“A…su…na…”
Aveva un’irrefrenabile voglia di vederla. Di toccarla, abbracciarla, baciarla, sentire la sua voce. Anche lei era viva. Kayaba si era congratulato anche con lei per aver finito il gioco. Doveva essere viva.
Fu questo pensiero che gli fecero sforzare i muscoli, i quali, mossi dal forte desiderio, decisero infine di obbedire. Ogni parte del suo corpo gridava per il dolore, ma non importava. Doveva trovarla.
Si alzò, barcollò, si afferrò alla flebo e camminò.
“A…suna”
Un passo.
“Asuna”
Due passi. Iniziava a riacquistare forza.
“Asuna”
Ogni cellula del suo corpo bramava la sua vista, la certezza che Yuuki Asuna fosse ancora viva. Avrebbe continuato ad andare avanti e a cercare ovunque, fino a che non l’avesse trovata e stretta fra le sue braccia.
Si incamminò verso la porta.





 




NdA: Della seria, capitoli lunghi a gogo. Qualcuno di voi li ha voluti così ed eccovi accontentati, dopo un bel po'!
Ho odiato/amato scrivere questa parte. Perchè? Perchè piango maledettamente ogni dannatissima volta. Vedo l'anime? Piango. Leggo la light novel? Piango. Lo scrivo io? E piango pure questa volta, anche se non raggiungerò mai la bellezza dell'anime o della light novel!
Dannata me e questa sensibilità, l'amore che provo per Kirito ed Asuna!
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH.
...Ok, mi sono calmata. Sì. Dicevo.
Penso che pubblicherò quotidianamente, per finire tutti i momenti di questi due entro il 5 luglio compreso. Oggi forse pubblicherò di nuovo, chissà.... ;)
Grazie ancora a tutti e scusatemi per questo sfogo da pazza da manicomio.
Alla prossima!

-CrazyMoonLight

 
  
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