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Autore: ImAFeather    02/07/2014    3 recensioni
La schiena nuda scivola lentamente lungo la parete fredda della doccia. Cingo le gambe con le braccia, e piego la testa all’indietro. Lente e inesorabili gocce d’acqua scorrono dal rubinetto e s’impossessano della mia pelle, dei miei capelli, dei miei occhi… della mia anima.
 
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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»Sai perché amo la pioggia?


 A passi lenti si alternano le strade: pezzi di cemento che dovrebbero portare da qualche parte, quella che si sceglie o che ci è indicata. Lo fanno, il più delle volte. Non per tutti. Non sempre.
A sospiri lenti si alternano i pensieri. Catene che ti bloccano tra ‘‘ l’avere i piedi a terra’’ e ‘‘la testa tra le nuvole’’.
E il mondo sembra essere tra le tue mani, e comunque scivolarci. Le spalle doloranti per il troppo peso del mondo, il tuo. Il cuore strabordante di dolore. La bocca secca per le troppe urla.
A passi lenti si alterano i ricordi del passato a quelli che diverranno futuro. Tutto scorre velocemente. E tu cerchi di stare al suo passo. Di raggiungerlo.
Invano saranno altri passi, altri sospiri. Perso in ciò che era sicurezza. Straniero nella tua stessa vita.

Fuori dalla finestra il mondo sembra essersi fermato, o sono io ad aver smesso di respirare. Non ricordo. La maggior parte di ciò che succede in quei momenti non la ricordo. Ma come sfocati flash-back tornano istanti, emozioni e strani ricordi, o illusioni. Eppure sono importanti, sono momenti decisivi… e non li ricordo, o li dimentico. Qual è il valore delle cose che dovrebbero essere importanti? Qual è l’importanza di certi istanti?
Non lo so. Non ricordo. Forse ho dimenticato.
È la mia vita diventa così: sfocati passi in una strada di insicurezze. Un puzzle da completare, ma senza pezzi. Una foto sovraesposta, nella quale i ricordi sono cancellati.
E a passi lenti si alterna il tempo su questa terra. E io resto persa tra le strade secondarie senza uscita.


Stesa sul mio letto vedo il blu che traspare dal vetro sopra la mia testa. Tendo il braccio per afferrare un qualcosa che so non può essere afferrato. Ma siamo fatti così: bramiamo ciò che non possiamo avere, e se lo otteniamo diventa invisibile ai nostri occhi. Ciechi siamo tutti noi o, semplicemente, vediamo solo ciò che ci conviene vedere. Ma perché, semplicemente, non ci fermiamo ad osservare?
Cerchiamo di seguire un tempo che non è il nostro. Per essere come gli altri. Per essere gli altri. Maschere indossiamo ogni giorno, finché non diventiamo la nostra stessa bugia. Fin quando mentiamo persino a noi stessi, e finiamo col crederci. Credere a parole false. Le nostre. Vittime di noi stessi.
Ritraggo il braccio. Arrendevole nella noia di un tempo che si diverte a giocare con me. Sospiro. Cerco di alzarmi, ma il letto mi riaccoglie tra le sue grinfie, e resto ancora qui. Il blu sempre sopra la mia testa. E la consapevolezza di poterlo solo vedere.
Qual è il valore del tempo? Qual è la sua importanza?

A passi lenti raggiungo il bagno. La luce fa un lento ronzio prima di accendersi. Nello specchio sono riflessi occhi vuoti. Spenti. I miei.
La schiena nuda scivola lentamente lungo la parete fredda della doccia. Cingo le gambe con le braccia, e piego la testa all’indietro. Lente e inesorabili gocce d’acqua scorrono dal rubinetto e s’impossessano della mia pelle, dei miei capelli, dei miei occhi… della mia anima. Sai perché amo la pioggia? Sorrido. Un ennesimo sorriso finto, e bugiardo, dipinge il mio viso. Chiudo gli occhi, e per un solo istante, per un battito di ciglia, vedo una scena, forse una soluzione, ma son troppo debole e codarda anche per quella. Riapro gli occhi, che inondati di lacrime altrui, trovano la scusa per piangere. Bastardi.
Tendo il braccio e distendo la mano. La osservo, come se tra le pieghe, che la troppa presenza di acqua ha formato, potessi vederci il futuro, scoprire il passato o leggere il presente. Ma ci sono solo dita raggrinzite, e io che giaccio qui da non so quanto tempo, ormai.
Richiudo gli occhi, e quando li riapro non c’è più acqua che scorra a portar via i ricordi, quelli che superficiali si attaccano alla pelle. Inutili.

La luce fa un leggero ronzio, e poi si spegne. Tutto tace, ma resiste solo la lontana eco della pioggia, che s’infrange contro la finestra. Sospiro.

Perché è una delle poche volte in cui trovo qualcuno che sia disposto a piangere al mio posto.

 
[357 parole]



The corner of silent words                  
 

Care lettrici,
dopo una lunga assenza/pausa sono tronata (spero non vi dispiaccia XD).
Le parole sopra queste poche righe che state leggendo risalgono a un po' di tempo fa... sono emozioni vere che ho provato a imprimere nero su bianco, e mi sono resa conto che non sempre ciò riesce, che non sempre si può trascrivere la verità così com'è, o forse sono io che non ci riesco...
Spero che vi piaccia, e, come sempre, se vi va fatemi sapere cosa ne pensate...
Vostra,


Phil 
   
 
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