Anime & Manga > Saint Seiya
Segui la storia  |       
Autore: Mia    04/01/2005    3 recensioni
I nostri eroi affronteranno una nuova battaglia: una battaglia contro sé stessi...
Genere: Romantico, Triste, Malinconico, Drammatico, Avventura, Fantasy, Sovrannaturale, Mistero, Suspence, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU), What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Nuova pagina 2

La Conoscenza

 

Capitolo VII

 

I cavalieri, lentamente, si stavano abbandonando a quel dolore, ma ad un certo punto…

“Pegasus, cavalieri. Avete dimenticato per che cosa lottate?”

“A…Atena…”

La voce calda e confortante di lady Isabell li raggiunse e, con il suo tono di dolce comando, la prediletta figlia di Zeus che dentro di lei risiedeva, li esortò a lottare e ad emergere dai neri scoli.

Allora i cinque ragazzi si fecero forza, emersero dalle acque del fiume e si liberarono delle anime degli iracondi.

Così cominciarono a nuotare controcorrente per risalire lo Stige.

 

***

Dopo quelle che sembrarono ore, i cavalieri giunsero in un luogo dove un immissario si gettava nello Stige.

-Ecco, quello è il Flagetonte.- disse Cristal –Ed è alla fine di quello che troveremo il palazzo di Ade.-

I cinque amici allora cominciarono a nuotare nel Flagetonte.

Mai nome avrebbe potuto essere più appropriato, poiché le acque bruciavano come frustate sulla pelle dei ragazzi.

Il dolore era intenso ed interno, poiché il corpo sembrava essere privo di lesioni.

Con fatica nuotavano i guerrieri di Atena, poiché ogni bracciata equivaleva ad una pugnalata.

-Dobbiamo mantenerci sulla destra.- disse Andromeda con un filo di voce ai compagni.

Gli altri annuirono e si spostarono più a destra, con enorme sforzo.

Se il viaggio attraverso lo Stige era parso loro lungo, quello attraverso il Flagetonte lo fu ancora di più, ma alla fine lo videro…

-Il palazzo di Ade!- esclamò Pegasus, scorgendo il grande palazzo nero davanti a loro, sulla riva destra del Flagetonte.

I cavalieri, assieme a quel palazzo, videro un barlume di speranza e questa li spinse a nuotare più velocemente.

Infine riuscirono a raggiungerlo, uscirono dall’acqua e si gettarono per terra, ancora in preda ad atroci dolori.

Quando essi si furono attenuati, i cinque si alzarono ed osservarono il nero castello che sorgeva davanti a loro.

-Se davvero è qui che si trova il Sole, e con lui Apollo, è qui che dobbiamo cercare.- disse Pegasus con tono deciso ai suoi compagni.

Gli altri annuirono, senza però staccare lo sguardo dall’oscuro castello, che sembrava averli come ipnotizzati.

Aspettarono ancora alcuni attimi e poi si diressero verso il grande portone.

 

***

Appena vi furono giunti davanti, allungarono la mano per bussare, ma il portone si aprì da solo, rivelando un ingresso, il cui buio era intenso e, strano a dirsi, maggiore rispetto all’esterno.

Dopo un attimo di esitazione, i cinque cavalieri entrarono, senza sapere che cosa li attendesse nella casa del Signore dei Morti.

Piano, piano i ragazzi si addentrarono sempre più nell’oscurità della dimora del Divino Ade.

Quando si furono allontanati dalla soglia, la porta si richiuse alle loro spalle, lasciandoli, per un attimo, immersi nella più totale oscurità, la quale però durò poco, venendo in breve sostituita dalla solita fioca luce blu.

Questo improvviso cambiamento mise subito in guardia i cinque ragazzi che, da quando erano spiriti e privi di armature, avevano acuito le loro difese.

-Benvenuti, cavalieri di Atena.- disse una voce tenebrosa.

Davanti a loro, i ragazzi videro una figura in ombra, seduta su di un trono.

-Ma non state lì immobili: avvicinatevi! e dite pure che cosa cercate qui nella dimora di Ade Cronide?- disse di nuovo la voce.

-Dove possiamo trovare Ade, il Signore dei Morti?-

-Già lo avete trovato cavalieri, poiché egli è dinnanzi a voi.- detto questo la figura scura di Ade si alzò in piedi e portò il suo volto alla fioca luce blu, rivelando lunghi capelli neri e grandi occhi cerulei privi di pupille.

La pelle pallida era resa ancor più inquietante dalla luce bluastra.

-Dunque sei tu Ade, il Signore dei Morti?- chiese Pegasus.

-Sì, cavaliere. Ma ora ditemi, difensori di Atena: che cosa siete venuti a cercare in casa mia?-

-Non fingere di non saperlo! Sappiamo che il figlio di Leto e di Zeus è sceso nell’Ade ed ha portato con sé il Sole. L’umanità non potrà sopravvivere senza di esso, perciò fai uscire allo scoperto Apollo e convincilo a riportare il Sole sulla Terra!-

Ade non si scompose, ma chiuse gli occhi con un sorriso obliquo sul viso, per poi riaprirli e dire:-Lo farei volentieri, cavalieri, ma Apollo non è qui ed io non ho idea di dove si trovi. Se davvero volete che riporti sulla Terra il Sole, andate a cercarlo e chiedeteglielo di persona.-

-Apollo non c’è? E tu davvero non sai dove sia?-

-Non vi fidate della parola di un Dio? Io stesso gli ho detto di andare ovunque avesse voluto e lui mi disse che doveva trovare delle persone, perciò andate a cercarlo, cavalieri.-

I cavalieri di Atena si guardarono l’un l’altro e poi si voltarono per uscire dal palazzo di Ade.

-Correte, correte, cavalieri. Io non vi permetterò di riportare il Sole sulla Terra. Con il Sole ed il suo primogenito maschio qui, io riuscirò a spodestare mio fratello e prendere il controllo del Sottosuolo, del Cielo, e, fra poco, anche della Terra sulla quale la mia amata nipote ha la sovranità.-

Detto questo, Ade fece un cenno e subito tre donne apparvero davanti a lui.

Sembravano giovani, ma qualcosa nei loro occhi faceva capire che la loro età era molto superiore a quella della razza umana.

Ade le guardò con un sorriso e poi disse:-Cloto, Lachesi ed Atropo: le mie nipoti preferite. La missione che sto per affidarvi è molto importante…- qui si fermò un attimo e poi disse:-I cinque Fili della Vita dei cavalieri dello zodiaco dovranno essere tagliati fra breve, perciò tenetevi pronte.-

Le Dee che erano apparse davanti ad Ade erano, infatti, le Moire, le figlie di Zeus e della sua prima moglie, Temi.

Esse erano le Dee del Destino, che tessevano il filo della vita di ogni essere vivente, per poi tagliarlo quando arrivava il momento della morte.

Le Moire annuirono: sul loro volto non si notava la minima emozione.

Cloto continuava a filare ininterrottamente, Lachesi continuava a dividere il filo, assegnando a ciascuno ciò che gli spettava dalla vita ed infine, con imperturbabile freddezza ed indifferenza, Atropo tagliava i fili, ponendo così fine alle vite di molte persone ogni minuto.

Loro erano coloro che potevano tagliare il sottilissimo legame che ancora intercorreva tra i corpi e le anime dei cavalieri.

 

***

Pegasus e gli altri cavalieri tornarono di nuovo in riva al Flagetonte e qui si fermarono a riflettere.

Dove poteva essere andato Apollo?

Proprio mentre pensavano a questo, videro sulla riva opposta del fiume un enorme buco da cui proveniva un’immensa luce.

Da nessun’altra parte dell’Ade c’era una tale luce…

-Solo lì può essere il Dio del Sole. Nessun altro luogo in Ade può essere così illuminato!- esclamò Pegasus indicando ai compagni il grande Baratro dinnanzi a loro.

-Hai ragione, Pegasus. Solo lì può essere il Divino figlio di Leto e di Zeus!- disse Cristal.

-Allora che cosa aspettiamo? Dirigiamoci verso quel Baratro.- disse Sirio.

Gli altri annuirono e senza pensarci su, e si gettarono nel Flagetonte.

I loro corpi, che non ancora del tutto si erano ripresi dal bruciore provato durante l’andata, ripresero a dolere.

Sentivano il dolore i cavalieri, ma lo sopportavano per il bene dell’umanità.

Che cos’era la loro dolenza paragonata alla salvezza dell’intera umanità?

Un nulla.

Meno di un granello di sabbia nell’Universo.

Di questo erano a conoscenza.

Per questo dovevano riuscire in quella impresa, sopportando anche quella sofferenza.

Solo pochi metri li separavano dal Baratro…poi più nulla.

Erano arrivati sull’altra sponda ed ora si stavano riprendendo dal dolore.

-Non c’è tempo da perdere: dobbiamo raggiungere Apollo.- disse Pegasus poco dopo.

Gli altri annuirono e si gettarono senza esitazioni in quel Baratro che sembrava senza fondo.

 

***

Precipitavano.

Precipitavano sempre più in basso, in quel Baratro di cui non vedevano la fine.

Non seppero mai per quanto tempo caddero, ma, ad un certo punto, toccarono terra.

Quando si furono resi conto di cosa era loro successo, si alzarono e si guardarono intorno.

-Ma dove siamo capitati?!- esclamò Andromeda.

In effetti, il luogo era ben strano: pieno di silenzio e di pace, ma non gli stessi che regnavano nell’alto Ade, che inquietanti e tenebrosi si presentavano, ma confortevoli e quasi rassicuranti.

I cavalieri si guardarono intorno per cercare Apollo, ma videro invece una donna che scaturiva una forte aurea argentea.

“E’sicuramente una Dea.” pensarono i cavalieri.

La ragazza che stava loro davanti era alta e slanciata di grande bellezza.

I capelli, non troppo lunghi, le arrivavano alle spalle ed erano biondi, ma non del normale biondo aureo, no: i capelli della donna erano di un biondo chiaro, quasi argentato.

La sua fronte era cinta da un nastro d’argento che ricordava un solitario raggio di luna.

Indossava un vestito senza maniche tenuto fermo sulle spalle da fermagli argentati, come le donne dell’antica Grecia, con la differenza che la gonna non era lunga ed ampia, ma corta e stretta. La pelle della ragazza era di un candore lunare, gli occhi grigi e penetranti e sul suo volto c’era un enigmatico sorriso.

Nella mano destra teneva un arco e, dietro la schiena, la faretra con delle frecce argentee.

-Benvenuti nel Baratro della Dimenticanza, cavalieri.-

-Chi sei tu? Sei una Dea?- chiese Pegasus alla ragazza.

-Sì, il mio nome è Artemide.-

-Beh, noi siamo venuti qua per Apollo, il Signore del Sole.-

-E siete venuti nel posto giusto: mio fratello, infatti, è qui perché è intenzionato a cercare due persone. Una è Coronide, una delle donne che lui amò e che gli diede un figlio, Ascelpio detto il guaritore. Conoscerete voi il mito di Coronide che tradì mio fratello per un mortale, e di Ascelpio?

Fu proprio a causa di suo figlio che Apollo fu cacciato dall’Olimpo da Zeus. Ascelpio era in grado di resuscitare i morti ed allora Zeus lo fulminò, in modo che non sconvolgesse l’ordine naturale delle cose. Apollo, irato a causa della morte del figlio, uccise i ciclopi che forgiavano le saette di Zeus ed allora nostro padre lo punì cacciandolo dall’Olimpo. E’ per questo che adesso lui ha privato la Terra del Sole: per vendetta.-

-Ma non può continuare così!- esclamarono i cavalieri -Privare la Terra del Sole per un litigio fra padre e figlio!-

-Può darsi, ma io non vi permetterò di convincere mio fratello a riportare il Sole sulla Terra.-

-Ma perché?-

-Perché adesso che lui non c’è più, sono io la padrona incontrastata del Cielo di Urano!-

Detto questo, Artemide fece un cenno e da dietro gli alberi spuntarono molte donne, armate di arco e di frecce.

-Purtroppo, non avendo più voi il corpo, non sarà più per me un divertimento ferirvi, ma sapete, il legame che vi tiene legati ai vostri fisici è così sottile che saranno sufficienti poche ferite per spezzarlo.-

Detto questo, Artemide fece segno alle sue Ninfe, le quali cominciarono a scoccare le loro frecce argentate ed anche lei prese una freccia, la incoccò e cominciò a scagliare dardi sui cavalieri privi di armatura.

I cavalieri dello zodiaco, ormai privi di armatura e di corpo, non potevano far altro che cercare di schivare le frecce, ma era difficile, perché le Ninfe di Artemide erano molte di più di loro e di una precisione estrema.

Presto, le poche e residue forze dei cavalieri cominciarono a venire meno.

-Artemide…- disse Pegasus alla Dea –Cerca di riflettere: neanche tu puoi privare la Terra del Sole per una rivalità con tuo fratello.-

-Io non permetto ad un miserabile mortale di dirmi quello che devo fare! E fra breve tu non sarai più nemmeno quello…-

E dicendo questo tese l’arco.

 

***

Il Signore dei Morti, seduto sul suo trono osservava la scena attraverso un grande occhio di cristallo.

Le Moire erano vicino a lui e continuavano a filare, spartire e tagliare i fili della vita.

Vedendo Artemide tendere l’arco disse:-Atropo, tieniti pronta a tagliare il filo della vita dei cavalieri dello zodiaco.-

Atropo annuì e si preparò per interrompere il filo della vita dei cavalieri, ma poi…

-Cosa?!- esclamò Ade.

 

***

-Fermati, sorella: tu non ucciderai questi cavalieri!-

Apollo, il Signore del Sole era apparso da dietro un albero.

-Perché non dovrei, fratello?- chiese Artemide.

-E così, tu volevi essere la sovrana incontrastata del Cielo? Credevo di conoscere la sorella che nacque dalla stessa gravidanza da cui nacqui io, ma mi sbagliavo. Tu altro non sei che una sporca traditrice!- detto questo Apollo prese a sua volta il suo arco d’argento e lo puntò contro la gemella, la quale fece altrettanto.

 

***

Intanto nell’Ade, il Signore dei Morti stava incoraggiando le Moire ad interrompere il filo della vita dei cavalieri, ma Atropo gli disse con tono impassibile:-Non è possibile, Signore: questi cavalieri hanno una volontà molto potente ed il loro filo non si lascia tagliare.-

-Questo non è possibile! Taglia subito quel filo!-

Ma proprio in quel momento, una grande luce scese sull’Ade.

-Ade!- disse una voce profonda e possente.

Il Signore dei Morti si spaventò e poi balbettò:-Ze…Zeus…-

-Sì, fratello, sono io e ti impedirò di tagliare il filo della vita di quei cavalieri, poiché non ancora giunto è il loro momento.-

Detto questo la voce di Zeus si spense e la luce si dissolse.

 

***

I due gemelli erano ancora l’uno davanti all’altro, con gli archi tesi.

Stavano per scoccare le loro frecce, quando una luce intensa li costrinse a rinunciare all’intento e a guardare verso di essa.

-Apollo, Artemide, perché puntate le vostre armi contro il fratello invece che contro il nemico, avvicinandovi così al comportamento umano invece che a quello Divino?-

-Padre!- dissero all’unisono i due fratelli.

In quel momento, al posto della luce apparve un uomo: giovane appariva, dal volto efebico, i capelli aurei ed un grande paio di occhi azzurri senza pupille, molto simili a quelli di Ade.

Zeus, il Padre degli Dei, era lì davanti a loro, in tutto il suo splendore e la sua potenza.

-Che ognuno di voi ritorni a svolgere il compito assegnatogli fin dai Tempi più antichi e tu Apollo sarai riammesso sull’Olimpo.- disse il Tonante Zeus ai suoi figli, i quali annuirono in silenzio, mai avrebbero contestato un ordine del Padre.

Poi il Signore dell’Olimpo si rivolse ai cinque cavalieri:-E voi cavalieri, tornate ai vostri corpi. Tornate sulla Terra e difendetela come sempre avete fatto.-

Detto questo Zeus sprigionò dal suo Divino corpo un’intensa luce che li avvolse facendo loro perdere il senso dell’orientamento.

 

***

Quando si risvegliarono, i cinque ragazzi si ritrovarono all’ingresso dell’Ade, con i loro corpi e le loro armature.

Appena essi se ne resero conto, si alzarono e si diressero verso l’uscita dell’Ade e così si ritrovarono…

-Siamo nella Sesta Casa!- esclamò Pegasus.

-Sì, è vero.- dissero gli altri.

Si guardarono attorno e videro…

-Virgo!- esclamarono, ma poi si fermarono di colpo.

-Ma, Virgo…che cosa ti è successo?- chiesero, vedendolo così cambiato.

-A me, cavalieri? Noi ci stavamo chiedendo che cosa fosse accaduto a voi.-

-Perché?-

-Sono ormai otto anni che siete scesi nell’Ade, cavalieri.-

I cinque ragazzi rimasero impietriti.

-No, non è possibile…- poi si voltarono ed uscirono di corsa.

 

***

Pegasus si precipitò verso quella che un tempo era casa sua: la Nona Casa di Saggitter.

-Tisifone!- esclamò entrando.

Una donna, a questo richiamò rientrò dalla porta sul retro ed appena lo vide lanciò un grido.

-Pegasus…?- chiese poi, incerta.

-Tisifone, sei proprio tu?- chiese Pegasus.

La ragazza che amava era cresciuta: era più alta e sembrava più vecchia, ma la sua bellezza non era diminuita.

Tisifone lo guardò per un po’poi lo abbracciò e disse:-Io non sono più la stessa Pegasus: sono invecchiata, mentre tu non sei mutato…- si interruppe per poi aggiungere:-Sono otto anni che sei sceso nell’Ade ed io pensavo…-

-Mamma, perché te ne sei andata? Non continuiamo l’addestramento?-

A questo richiamo Tisifone si staccò dal collo di Pegasus per girarsi verso un ragazzino di otto anni appena, che entrava in quel momento nella stanza.

Appena lo vide, Pegasus ebbe un tuffo al cuore: aveva grandi occhi castani e scuri capelli scomposti.

-Sì, tesoro, adesso continuiamo, ma prima…-

-Chi è?- chiese il bambino indicando Pegasus.

-Appunto questo ti volevo dire: lui è tuo padre, Pegasus.-

Il ragazzino non parve convinto:-Mio padre? No, non può essere: è troppo giovane. No, lui non è mio padre.-

Queste parole bruciarono il cuore di Pegasus come neppure le acque del Flagetonte avrebbero mai saputo fare, e nello stesso istante anche Sirio e Cristal ricevevano la stessa delusione.

Otto anni erano passati da quando erano scesi nell’Ade, ma perché lo avevano fatto?

Per trovare Apollo e convincerlo a riportare il Sole sulla Terra, ma perché avevano dovuto farlo loro? Perché, se Zeus era in grado di scendere nell’Ade, erano stati mandati loro a rischiare la vita?

Se lo chiedevano i cavalieri e soprattutto Andromeda si interrogava su quanto era loro accaduto:“Che sia questa la Conoscenza di cui parlava Tiresia, che tutti gli uomini vorrebbero saper usare, ma che è molto meglio non possedere? Se io possedessi la Conoscenza verrei a sapere che tutta la vita è gestita dagli Dèi che, per un loro capriccio, possono far perdere la vita a migliaia di persone? Forse davvero la vita non è altro che il Gioco degli Dèi e che noi non siamo solo le loro pedine?”

Questi erano i pensieri e le domande di Andromeda a cui mai avrebbe trovato risposta.

“Ma chi dice che non sia meglio così?” pensarono infine i cavalieri, osservando il cielo nel quale era tornato a splendere il Sole di Apollo.

Che cosa erano, del resto, il loro dolore e le loro vite nell’Universo?

Che cosa era perfino la Terra nell’Universo?

Un nulla.

Solo un granello di sabbia.

Di questo loro erano a conoscenza.

 

FINE

 

Finita.

So che il finale vi avrà deluso e che mi scriverete recensioni insultandomi, ma io sapevo che questa ff doveva finire così.

Ho cercato di inserirci degli insegnamenti, che ognuno di voi potrà interpretare a modo suo come meglio crede, oppure non interpretare e dire semplicemente: “Che bella schifezza questa ff!”.

Ad ogni modo, qualunque cosa voi pensiate, fatemela sapere, io certamente non pretendo che ciò che scrivo piaccia a tutti.

 

Io dedico questa ff alla mia famiglia per cui io ho sempre scritto e sempre continuerò a fare.

 

2/1/2005

 

Mia.

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Saint Seiya / Vai alla pagina dell'autore: Mia