Fanfic su artisti musicali > Mika
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Autore: Pomponella_    02/07/2014    2 recensioni
*Presa da un capitolo*
"Mika poteva diventare una dipendenza. Come il fumo, la droga, l'alcool. Solo che, a differenza di questi, quel dannato riccio mi avrebbe fatto solamente del bene."
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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~~(MIKA)
L’intervista era terminata per fortuna. Ogni volta avevo una paura matta di sbagliare.
Si, il mio italiano era migliorato, tutto grazie alla piccola Isabella, ma comunque non riuscivo a stare tranquillo. L’unico posto che mi faceva sentire era il mio palco.. Oh shit, quanto tempo era che non facevo un concerto?!
E poi c’erano le braccia di Leo. Il posto più bello del mondo.. Dove mi sentivo amato davvero.
Il mio Leo. Che poche ore prima avevo visto piangere disperatamente. Perché proprio a lui?
Non potevo vederlo soffrire in quel modo, mi provocava una bruttissima sensazione.
E pensare che ora fosse lontano da me, che non potessi abbracciarlo, mi distruggeva.
Un ragazzo così dolce non può sopportare una vita così.. orribile.


(LEO)
Ero fermi davanti alla porta del mio appartamento, con una copia delle chiavi in mano. Non sarei mai voluto entrare. Presi un respiro profondo ed infilai il pezzo di ferro nella serratura. Mi entrò subito il suo profumo nelle narici: mandorle. Corsi nella sua stanza. Il letto non era disfatto, gli armadi chiusi, i suoi pupazzi sullo scaffale e le foto sul muro. Ne presi una. Eravamo noi due al mare, abbracciati. La foto era di un anno prima, quando mi aveva costretto ad andare in costiera Amalfitana insieme.
“Sei cocciuta come un mulo..” sussurrai.
Strinsi a me il suo pupazzo, una lacrima. “Proprio ora dovevi andartene?” tante lacrime.
Infilai quei due oggetti nella borsa. Mi buttai sotto la doccia.
Le gocce d’acqua danzavano sul mio corpo, confondendosi con le mie lacrime. Le lasciai fare mentre mi passavo una mano nei capelli.
In casa, il silenzio. Prima c’era la sua vocina che mi urlava “Dove hai messo lo spazzolino??” oppure mi rimproverava “Usa poca acqua, sennò la faccio pagare solo a te!” il tutto contornato dalla sua magnifica risata. Una risata che non avrei sentito più.
Chiusi gli occhi, pensando a quello che ci eravamo detti due notti prima:
“Ma come si fa senza di te?!”
Un altro urlo strozzato.


(MIKA)
Ero nel mio appartamento, seduto al piano. Impegnato a creare una nuova melodia da abbinare ad una serie di parole che avevo messo insieme al momento. Era il modo migliore per rilassarmi, anche se in quel momento nulla poteva staccare la mia mente dal pensiero del mio Leo in lacrime.
Ogni poco mi veniva da chiedermi dove fosse, cosa stesse facendo in quel momento.
Poi cominciai a pensare a noi due. Era stata la cosa più bella del mondo incontrarlo. Quando vidi il suo sorriso per la prima volta non capii più nulla. Era speciale. Uno dei motivi per cui questa avventura ad XFactor non mi faceva più così tanta paura. E poi aveva una voce che.. oh God! Perfetta.
Lo amavo, nulla da fare. Chissà se stesse pensando a me in quel momento…


(LEO)
Odiavo il nero, ma non mi sarei mai potuto vestire colorato in quell’occasione. Suonai il campanello. Mi aprii una donna anziana, anche lei in un abito nero. Non mi diede neanche il tempo di un “Salve..”, che subito si dileguò lasciandomi lì.
Entrai, non conoscevo nessuno. Sentii il singhiozzare disperato di una donna e lo seguii.
Su un piccolo letto c’era lei. Le parole mi si strozzarono in gola. Mi avvicinai.
“Giovanotto, se deve fare le condoglianze c’è la fila.” Disse un vecchio con una voce rauca. Non lo ascoltai.
Gli occhi mi si inumidirono subito, mi portai una mano alla bocca; non riuscivo a respirare.
Corsi verso quel corpo candido e mi inginocchiai accanto a lui. Le presi la mano.
Era così  fredda, così bianca. Gli occhi del colore del cielo.. quelli dov’erano? Erano chiusi.
“Giulia.” Sussurrai tremando.
“Leonardo..” qualcuno mi poggiò una mano sulla spalla. Era suo padre. Mi alzai, abbracciandolo subito e trattenendo a stento le lacrime.
“Devo solo ringraziarti. Hai sempre protetto Giulia. Ti voleva bene; te ne vogliamo anche noi.”
Quanto avrei voluto dirgli che non era vero, che per un certo senso era colpa mia.
“Mi dispiace.” Dissi piangendo.
“Lo so Leo.” Abbassò lo sguardo, per poi rialzarlo e stringermi la mano. “Posso chiederti solo una cosa?”
“Tutto quello che vuole.”
“Quando canterai, stavolta fallo per lei.”
Ci abbracciammo ancora. “Lo farò.”
Tornai da lei, le lasciai un bacio sulla fronte, sperando sorridesse come faceva sempre.. ma nulla. Ferma e fredda. Ancora lacrime. “Ti voglio bene, Giù.”


(MIKA)
“Allora Mika, il verbo avere ed il verbo essere possono essere usati in diversi contesti..”
Lei parlava, ma io facevo tutto tranne che ascoltarla. Continuavo a giocherellare con la penna, a disegnare cerchi e cuori ovunque. Perché Leo non mi aveva ancora chiamato?
“Mi stai ascoltando??!” sembrava infastidita.
Abbassai la testa. “No, Isabela. Non ci riesco adesso.”
Mi si avvicinò, con fare materno mi poggiò una mano sulla spalla. Essendo più piccola di me, dovette alzarsi mentre io restavo seduto.
“È per quel ragazzo vero? Leonardo?”
“Gli è sucessa una cosa moolto brutta.” Ma perché allungavo le vocali?
“Lo so, Mika.. lo so.”
“Mi chiedo come posa continuare XFactor..”
Avevo paura che andasse via, che si ritirasse. Che cantasse male solo per uscire. Che tutta questa storia potesse farlo allontanare da me. Io lo amavo, non avrei mai potuto lasciarlo andare via.
“Me lo chiedo anche io.”
“È un ragazo forte.” socchiusi gli occhi. Volevo piangere, ma non potevo. Almeno davanti a lei.
“Ti dico solo una cosa..” mi afferrò per le spalle, in modo che la guardassi negli occhi. “Stagli vicino. Ha bisogno di te.”
“Ma io..”
“Tu sei vita, Mika. Non so se te lo hanno mai detto, ma con le tue gaffe, con la tua dolcezza, la tua pazzia, la tua musica.. fai sorridere le persone e le fai stare bene.”
Sorrisi, anche lei.
“Sei una insegnante fanttasstica!”
Ci abbracciammo.


(LEO)
Il funerale non durò molto, certo.. ma fu il giorno più brutto di tutta la mia vita.
Ogni tanto sentivo sua madre urlare il suo nome. Ed ogni volta era come ricevere una coltellata dritta nel cuore.
Stavo tornando a casa, con le mani in tasca.
Arrivato a casa sbattei la porta e tornai di nuovo nella sua camera, continuando a ripetere il suo nome. Facevo finta di cercarla, come quando mi rubava lo shampoo e giocavamo a nascondino come due bambini.
La trovavo sempre in fretta. Ma sapevo che stavolta non ci sarei riuscito...

 


ANGOLO DELLA PAZZA – IN QUESTO MOMENTO ANCHE DEPRESSA- DIETRO LO SCHERMO:
Eccomi. Si, ve lo avevo detto che questo capitolo era deprimente..
Maaa per la prima volta abbiamo avuto un pov (point of view?) di Mika!
No, non voglio un applauso perché mi sento ancora in colpa per Giulia.
Si, mi dileguo.
Al prossimo capitolo!
Tante coccole e tanti bacini, ringrazio coloro che continuano a recensire siete importantissime/i!! <3

   
 
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