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Autore: AnnaHazza    02/07/2014    2 recensioni
L’amore è qualcosa che attendiamo.
Ci immaginiamo il nostro primo bacio e addirittura la nostra prima volta.
Ma certo non immaginiamo la prima volta che ci si spezza il cuore, forse perché, anche il solo immaginarlo, fa troppo male.
Però, in qualche modo, il dolore per amore è quello che ci cambia davvero..
Buona lettura!
Genere: Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: Triangolo
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Zayn non era mai stato il ragazzo da fidanzata, egli infatti preferiva provarci con più tipe contemporaneamente, senza alcun impegno.
Nonostante si sforzasse a volte, non riusciva a dare una svolta efficace alla sua vita sentimentale, gli piaceva divertirsi e non ci trovava niente di malefico in ciò.
Sebbene avesse questo spirito un po’ ribelle, doveva cercare di contenersi data la presenza di sua sorella Mose.
Non le avrebbe mai mancato di rispetto andando con qualche ragazza in sua presenza, la famiglia era sempre rimasta la sua priorità.
Era passato più di un anno circa, da quando i suoi genitori e di conseguenza le altre sorelle minori, avevano interrotto qualsiasi tipo di comunicazione con Mose.
La ragazza, sempre testarda e autoritaria, aveva deciso di non professare la religione mussulmana, scatenando disguidi all’interno dell’intera famiglia Malik.
Avrebbe preferito diventare cattolica, com’era in origine sua madre e magari un giorno, sposarsi in chiesa con una cerimonia cristiana ma questo, portò solamente al disfacimento della famiglia.
 
Da quando Mark Tomlinson aveva chiesto la custodia esclusiva dei figli, Johannah si era rivolta al proprio vicino di casa, e noto avvocato londinese. 
George annotava qualsiasi informazione a lui utile per impedire che il padre di quei ragazzi li allontanasse dalla loro madre. 
Durante quei mesi di frequentazione con Johannah e la sua famiglia, George non aveva mai dubitato dell’amore che questa aveva nei confronti dei propri figli.
Probabilmente Mark era solo combattuto dal fatto che Louis e le gemelle abitassero a circa un’ora da Doncaster e che lo riputassero un padre assente, quasi inesistente.
“Johannah, è normale essere sotto stress” disse lui abbracciando la donna in lacrime.
“Prenderà i miei bambini, non potrei accettare un simile cambiamento” rispose singhiozzando Johannah.
“Hai trascurato una cosa” disse catturando la sua attenzione “finché sarò il tuo avvocato, non perderai nemmeno la speranza”.
George la strinse fra le sue braccia, facendola sentire protetta dopo tanto tempo.
 
Charlotte si sentì davvero una stupida ad aver accettato di fare da balia alle gemelle.
Qualche mese fa aveva dato la sua disponibilità a Johannah come scusa per vedere Louis ma in quel momento, avrebbe voluto evitarlo.
Dato che la porta di casa era aperta, la ragazza entrò guardandosi a destra e a sinistra.
“Grazie per essere venuta un po’ in anticipo, Charlotte” disse Johannah lasciandole due teneri baci sulle guance. Charlotte sorrise, travolta da un abbraccio da parte delle gemelle.
“Daisy e Phoebe hanno appena cenato, un’ora di televisione e poi dritte a dormire” disse severa Johannah osservando le figlie.
Le bambine sbuffarono, facendole la linguaccia ma appena la madre si finse offesa, entrambe le stamparono un bacio sulle guancie.
“Devo anche pagarti, Charlotte” disse Johannah cercando il portafoglio nella borsa.
“Non importa davvero, sto volentieri con Phoebe e Daisy” sorrise Charlotte prendendo le bambine per mano.
“Assicuratevi che sia pagata da vostro fratello appena torna dagli allenamenti di calcio” disse la donna con il dito puntato verso le figlie minori.
 
Harry raggiunse l’entrata di casa sua spense il motore della moto, si tolse il casco e sistemò i capelli scuotendoli.
Nonostante avesse preferito andar a vivere in un appartamento, sua madre aveva insistito affinché alloggiasse in una villa a sue spese.
Sopportava a fatica il rapporto apprensivo che Anne aveva nei suoi confronti, dato essere l’unico figlio maschio .
Voleva maggiore indipendenza di fatti aveva incominciato a lavorare in una panetteria e a guadagnare da se i propri soldi.
Da quando i propri genitori avevano divorziato, madre e padre erano entrati in competizione per assicurarsi l’amore dei loro figli.
Disprezzava l’insistenza di suo padre, il quale aveva assunto una cameriera sudamericana che lavorasse per Harry senza il suo minimo consenso.
Il ragazzo era grato  alla signora Consuelo, essa infatti lo trattava come un essere umano, a differenza dei propri genitori che lo vedevano più come un gioco da litigarsi.
 
Louis aprì la porta di casa con le proprie chiavi.
Attraversò lentamente il corridoio, abbandonando la borsa da calcio sulle scale.
Entrò nella stanza da letto delle sorelle, diede un bacio sulla nuca a entrambe e si diresse verso la porta d’uscita.
Si fermò appena vide Charlotte sulla poltrona situata accanto a un mobile, con un libro in mano ancora aperto.
Restò qualche minuto a fissarla prima di prenderla in braccio e portarla sul divano, dove la coprì con il proprio giubbotto.
Camminò verso la cucina e aprì il frigorifero, prese gli avanzi di pizza del giorno precedente e ritornò in salotto.
 
Mose tirò fuori dal pacchetto una sigaretta, se la mise in bocca e tentò di accenderla senza successo.
Iniziò a cercare nervosamente un accendino nella borsa, rovesciando il contenuto nel parcheggio del condominio di Niall.
Fece un tiro e buttò fuori il fumo mentre osservava la finestra aperta dell’appartamento del suo ex fidanzato.
Il suono della sua voce accompagnata da una chitarra rattristì la ragazza che avrebbe voluto esser stata lì con lui, come una volta.
Appoggiò i gomiti sulle ginocchia, chiuse gli occhi continuando a fumare e una serie di ricordi felici le tornarono alla mente.
Presa dall’ira del momento, s’alzò in fretta iniziando a correre verso l’auto di Niall e buttò sul cemento la sigaretta, che ancora accesa, continuava ad emettere del fumo.
Tirò un calcio allo specchietto facendolo cadere e attivando l’allarme, che invase l’area circostante al condominio.
Non ragionava più mentre continuava a tirare calci alla macchina con tutta la forza che aveva in se stessa.
Niall, s’affacciò alla finestra sentendo quel casino e aspettò qualche minuto prima di capire cosa stesse succedendo e cosa avrebbe dovuto fare. 
Corse per le scale del condominio, lasciando la porta dell’appartamento aperto e arrivando nel parcheggio afferrò Mose per le braccia.
I loro corpi erano attaccati, mentre la presa di Niall diventava sempre più forte e la ragazza piangeva cercando di dimenarsi.
“Non mi merito questa tua indifferenza, Niall” urlò agitando le mani “non dopo ciò che abbiamo passato io e te”.
“Anch’io non mi meritavo di venir tradito dalla persona più importante della mia vita, tu” urlò lui spingendo il corpo di Mose sulla portiera del passeggero della macchina.
Il vicinato assisteva alla scena con interesse mentre qualcuno aveva chiamato la polizia, la quale sirena si sentiva suonare lontana.
“Ti sei dimenticato in poco tempo di me, di noi e del nostro amore” gli disse facendo una smorfia di dolore sul viso.
“A volte l’amore non basta, Mose” disse Niall cercando di rimanere tranquillo “io ti penso giorno e notte, non riesco a dimenticare dei nostri anni passati insieme ma la ferita è ancora aperta e non riesce a cicatrizzarsi, non insistere”.
 
La ragazza continuò a piangere, questa volta appoggiata al petto di Niall, il quale spostava lo sguardo verso il poliziotto che si stava avvicinando a loro.
 
Liam si stava allenando contro il sacco da box che aveva sistemato nel garage quando il campanello di casa suonò.
Appoggiò i guantoni sul cofano della macchina parcheggiata davanti casa e si diresse verso l’ingresso, dove fece entrare Mose, alla quale delle lacrime rigavano il viso sino al collo.
“Ho esagerato a casa di Niall, ero arrabbiata” continuò a spiegare la ragazza “mi hanno portata in caserma dove ho pagato la cauzione, per fortuna sono maggiorenne e non hanno dovuto chiamare i miei genitori”.
Liam le appoggiò una mano intorno alla spalla, la avvicinò a sé e insieme si sedettero sul divano ancora abbracciati.
“Mose, non capisco perché tu abbia dovuto rovinarti per amore” disse Liam scuotendo la testa e appoggiando una mano sulla guancia della ragazza.
Donna, in quel momento varcò la soglia di casa e rimase in silenzio alla porta, attendendo risposte da entrambi rispetto a ciò che aveva appena visto.
“Il vero motivo della visita era di chiedere scusa a Donna, per averle rovinato la festa di compleanno” continuò Mose asciugandosi il trucco colato.
“Non voglio sentire le tue scuse, mi dispiace” commentò duramente la ragazza “ora, esci da casa mia e non farti più vedere in mia presenza”.
“Donna, non esagerare” intervenne Liam bloccando la sorella per il braccio destro.
“Tu non c’entri in questo discorso, Liam” commentò duramente liberandosi della presa e accompagnando Mose fuori dall’abitazione.  
   
 
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