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Autore: MarieAlex    02/07/2014    1 recensioni
Ivy è una giovane ballerina italo-americana di danza contemporanea. Vive a Los Angeles da quasi due anni e mezzo, mentre fa coppia fissa con Tom da uno. La loro sembra la classica favola rosa che tutte le ragazze sognano. Ivy ha tutto ciò che si può desiderare: una bella casa, un lavoro che la appassiona, un uomo fantastico che la ama. Quando però, una sera, il destino decide di far ritrovare nelle mani di Ivy un segreto incoffessabile, ogni sua certezza le crolla addosso. Il dolore e la rabbia che si impossessano della ragazza la faranno allontanare da quello che Ivy credeva essere il suo vero grande amore.
Genere: Drammatico, Romantico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Kaulitz, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Hello darkness my old friend

I come to talk with you again

 

 

<< Ciao. >>

<< Ciao. >>

<< Entra. >>

<< Non mi fermo qui per molto. Devo solo prendere delle cose. >>

<< Sì, immaginavo... ti aiuto, ci vorrà un po'. >> Il ragazzo dai corti capelli biondi accompagna la sua amica, stranamente seria in viso, al piano di sopra.

<< Ho già preparato alcuni scatoloni. >> fa presente Bill.

<< Grazie. >> Effie entra in una grande camera da letto, dove sono sparsi diversi scatoloni e due valigie. << Facevi prima a dire che avevi già preparato tutto! >> esclama incredula.

<< Beh, volevo rendermi utile in qualche modo... Non sono giornate facili, queste. >>

Effie annuisce. Silenziosamente cominciano a portare gli effetti personali di Ivy al piano di sotto, partendo dai due pesanti trolley. Una volta portati giù anche tutti gli scatoloni. Esitano qualche minuto prima di caricare tutto nel pick-up di Effie, o meglio di suo zio: la ragazza se l'è fatto prestare proprio per quel trasloco lampo.

<< Lui dov'è? >> chiede Effie, nervosa. Continua a lanciare occhiate alla casa, come se quel traditore potesse saltare fuori da chissà dove da un momento all'altro.

<< E' andato via tre ore fa. Io ero sotto la doccia e non l'ho sentito uscire. >> risponde Bill.

<< Sembra essere diventato un fantasma. Non mangia più, sta tutto il tempo chiuso in camera sua, al buio, e quando lo obbligo a scendere in salotto, non vuole vedere neanche il più piccolo barlume di luce. >> Bill incrocia le braccia e si appoggia al muro. << Il fatto è che, di conseguenza, sto male anche io. Sai quanto siamo legati. >>

<< Sì, lo so. Ma lui ha sbagliato, ed Ivy ci sta male da morire per questo. >> Ribatte il tono duro la ragazza. La colpa di tutto quello che è successo è Tom, e ora deve pagarne le conseguenze. << Bill, capisco che tutti sbagliano. Ma la cosa che io – come Ivy – non capisco è che non ne aveva bisogno, della droga. Non capisco perché l'abbia fatto, se per imitare “gli altri” come se fosse ancora adolescente o chissà per cos'altro. >>

<< Anche io sono arrabbiato con lui. Io non ne sapevo niente, te l'ho detto oggi pomeriggio al telefono. >> Bill comincia a prendere degli scatoloni uno sopra l'altro, imitato da Effie. Per dieci minuti buoni i due ragazzi caricano gli scatoloni nel pick-up, sistemandoli ordinatamente in modo da non rovesciarli, incastrandoli l'uno accanto all'altro. Ivy si è trasferita da Tom sei mesi fa circa, dopo sette mesi da quando si sono messi insieme. Sono sempre stati una coppia bellissima ed affiatata, ed Ivy è stata ben accetta da tutti fin dall'inizio sia tra i membri della band sia con il resto degli amici più “in”.

Bill ed Effie tornano dentro casa dirigendosi in cucina.

<< Ivy come sta, invece? >>

<< Ci ho parlato giusto oggi pomeriggio. Sta male, Bill, glielo si legge negli occhi, anche se cerca di distrarsi in qualche modo. Anche io cerco di distrarla, cerco di farla ridere, di tenerla allegra. >>

<< Fai bene a starle vicino. >>

<< Come tu fai bene a stare vicino a Tom. >>

<< Già... >> tra i due cala una piccola pausa. E' palese che Bill sia mortificato a morte per tutto il casino che è successo. << Quando Tom mi ha raccontato dell'altra notte... Dio, non l'ho mai visto così. Era distrutto, ha buttato all'aria mezza casa, ha quasi distrutto il nostro pianoforte, ed è riuscito a farlo veramente con una delle sue chitarre. Ci sono volute delle ore intere prima che riuscisse a mettere insieme due frasi coerenti >>. Tom in balia della furia: non deve essere per niente un bello spettacolo.

<< Ivy ha dormito ventiquattro ore di fila >>

<< Le riferirai quello che ti ho detto su Tom? >>

<< No... Mi ha detto esplicitamente che di lui non vuole sapere più nulla. >>

<< Posso capire... Tom è stato un coglione. >>

<< Eh già >> ribatte in tono duro la ragazza. << Ringrazia il cielo che sia in giro chissà dove, sennò gli avrei provocato minimo un occhio nero. >>

L'espressione di Bill diventa ancora più seria in un attimo. Non è stupito, dopotutto riesce a comprendere il perchè di tutta quell'aggressività nel confronti di suo fratello. Lui, però, riesce solo a provare una gran pena per Tom.

<< Beh, se abbiamo preso e caricato tutto, io vado. >> Effie interrompe il silenzio prendendo le chiavi del pick-up che aveva appoggiato sul tavolo. << Usciamo insieme una di queste sere, che ne dici? >>

<< Sì certo. E' da un po' che non andiamo al cinema, giusto? >> propone Bill.

<< Infatti, ho proprio voglia di andare a vedere un bel film! >> esclama Effie, sorridendo.

<< Decidi tu quando e quale film, tanto conosci i miei gusti. >> conclude, rivolgendogli un occhiolino divertito.

<< Andata >> risponde allegro Bill. << Ti farò sapere, allora. Buona notte >>

<< 'Notte, Kaulitz >> si scambiano un abbraccio affettuoso, poi Effie esce di casa, raggiunge il suo pick-up, e sparisce nell'oscurità della notte.

 

......................................

 

Un'auto di grossa cilindrata parcheggia rumorosamente nel garage della villa a Tarzana. Ne esce un uomo alto, dall'andatura traballante e la vista poco lucida. La barba trascurata, i capelli raccolti in un codino scombinato, il suo continuo imprecare contro ogni cosa non gli conferiscono un'aria esattamente rassicurante, né tanto meno gioviale. Sono le cinque di mattina e comincia ad albeggiare, ma per L.A questo non fa molta differenza, è una città che non si riposa mai e che offre parecchie distrazioni a persone piuttosto disperate o, in altri casi, totalmente sconvolte. Quell'uomo è una di queste persone. Nelle ultime ore della sua esistenza – se così si può chiamare - aveva transitato dalla camera da letto a svariati locali di cui non ricordava nemmeno il nome. L'alcool non gli permetteva di pensare lucidamente – sinceramente questo era solo un bene – e chissà come era riuscito a non andare a sbattere contro un albero. L'uomo dalle spalle larghe spegne la sigaretta pestandola coi piedi, per entrare poi in casa. Non accende le luci, cerca di non fare troppo rumore, allunga le mani per sapere dove si trova. Riesce a raggiungere la sua stanza e a buttarsi sul letto ancora con i vestiti sudati addosso. Non riesce a parlare, non riesce a pensare, non ha idea di dove sbattere la testa per il casino combinato. La droga non fa più parte della sua vita, quella roba che – pur non avendogli creato nessuna dipendenza – ha distrutto tutto. Lui stesso ha distrutto tutto. Appena Lei se ne era andata sbattendo la porta, lui aveva buttato via la bustina, rotto i ponti con chiunque ne facesse uso e – cosa ancora peggiore – si era chiuso completamente in se stesso. Quell'uomo disteso sul letto, in balia dei suoi fantasmi e della calura provocata dal whiskey, ancora non immagina che poche ore fa qualcuno è venuto a prelevare delle cose molto importanti da casa sua, delle cose che ricordano inesorabilmente Lei. Ed il suo profumo, che è andato via assieme agli scatoloni. Il ragazzo mugugna qualcosa quando sente guaire il suo cane fuori in giardino. Si porta le mani alle orecchie per coprirle in modo da non sentire alcun rumore, il che è un controsenso: poche ore fa era a Downtown, nel cuore della city, in mezzo a luci, musica, biccheri di whiskey e vodka. Era completamente solo, continuava a respingere tutte le ragazze che lo abbordavano vedendolo come una bella preda con cui passare la notte; la sua unica compagnia era l'alcool, che piano piano era riuscito a far sbiadire parte dei suoi ricordi. Il ragazzo si costringe ad alzarsi per chiudere le imposte, vedendo i primi raggi di sole illuminare la stanza. L'oscurità è tornata.
   
 
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