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Autore: Trichecca    02/07/2014    0 recensioni
< Hai problemi mentali? >
< Sono turbata da disturbi di stronzaggine tutto qui >
Iniziavo ad odiarlo, quel suo ciuffo nero, quei suoi occhi da ragazzo perfetto, e poi quei tatuaggi che sembravano essere perfetti per quella pelle.
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< Tu non sai chi sono io >
< E nemmeno tu sai chi sono io >
< I problemi mi affliggono ogni giorno, ma la gente non deve capirlo >
< Io ho la paura che mi tormenta, ma la gente non deve saperlo seno pensano che io sia debole >
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< Ivy non scappare > disse sotto la pioggia che lo bagnava tutto.
< Urlalo più forte se ci riesci, ma tanto è questo quello che so fare meglio, scappare >
< No, puoi provare ad amare se ci riesci. >
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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You don't know that you are my salvation.


 

Londra.







                                                                              








Delle grosse fiamme inondavano il palazzo, urla ovunque, disperazione nei volti di tutte le persone che passavano ad osservare lo scempio.
Un palazzo era completamente in fiamme, non si riuscivano più a distinguere i lineamenti grigi chiari di quel piccolo palazzo, i balconi sembravano ormai essere ridotti in cenere, tutto era rosso, e una ragazza guardava tutto con occhi pieni d’orrore, tutti gli abitanti dell’abitacolo erano usciti in tempo, ma lei cercava una persona, non la trovava.
Sentiva il cuore premere forte al petto, e le lacrime che spingevano a voler uscire dai suoi occhi, e tremava, tremava senza sosta.
Fu in quel momento che si sentì persa, e non poteva crederci.
Perché tra tanti proprio lei doveva morire.
Non lo accettava, e l’unica sensazione che sentiva era la paura, stava albergando dentro di lei, e la soffocava, la opprimeva senza sosta.
Si sentiva morta, non aveva più un motivo per vivere ormai.

 
 
Ivy si alzò dal letto che cigolò subito, aveva il fiatone, ogni notte era tormentata da incubi che non riusciva a togliersi, le nottate erano più sofferenti del giorno.
Svegliarsi ogni giorno in quella stanza piccola, che ormai sembrava troppo piccola per una ragazza di 20 anni come lei, i sogni dentro quella stanza la opprimevano, i desideri, la vita che sognava non era in quel paesino olandese.
Finalmente se ne sarebbe andata, avrebbe ricominciato tutta da capo, o almeno sperava.
Non sapeva se Londra avrebbe soddisfatto tutte le sue aspettative, e forse era questo il problema.
Aveva paura che Londra l’avrebbe delusa, aveva paura che qualcuno gli avrebbe detto ‘Ehi apri gli occhi ragazza, non puoi avere tutto, e a volte non ti viene dato proprio niente.’
Ma era anche stufa di avere sempre paura, provava la paura ogni giorno, per fare qualsiasi cosa, aveva paura ad andare dal fornaio ancora avrebbe fatto qualche stupida figura, aveva paura ad andare a pattinare ancora qualcuno le sarebbe andata a sbattere.
Sapeva di essere fragile ma non voleva ammetterlo, non diceva mai a nessuno quello che provava realmente, e certe volte era anche difficile ammetterlo a se stessa.
Ma a primo impatto dava l’impressione di essere una ragazza fragile e indifesa, sommersa dai propri sentimenti, ma in realtà era forte, e cercava di non mollare nonostante la paura incombeva sempre su di lei.
Cercava di provare meno sentimenti possibili e soprattutto di non innamorarsi, per lei l’amore non era mai esistito e non ne conosceva forma, odore  e sentimenti.
<<  Ivy ,tesoro, sei pronta? >>  sua zia entrò nella cameretta assicurandosi che la nipote stette bene, e che fosse pronta, non solo fisicamente ma soprattutto moralmente.
Sapeva che era forte, ma lei come tutti la vedeva fragile, come se si stette per spezzare da un momento all'altro. Forse era il suo fisico che lo faceva pensare, così sottile e magra, le gambe così minute e il suo seno non molto voluminoso, insomma era così sottile che quasi si sentiva dolore a osservarla.
<< Si zia, sono pronta ormai da tempo. Non sai da quanto lo aspettavo >> esclamò lei andando ad abbracciare la zia.
Quella casa aveva sempre un’odore di sugo, come quello che si sente verso mezzo giorno quando si passa davanti le case, è un’odore che ti fa sentire protetta.
Ma ormai Ivy era stufa di sentirsi protetta.
Gli sarebbe mancato vedere la zia sempre con quel grembiule da cucina, sporco di sugo e di farina, le sarebbe mancato quel giardino, e il suo gattino nero.
<< Louis ha chiamato, lo informato che arriverai dopo pranzo >> disse Johannah mentre aspettavano che l’aereo arrivasse.
Johannah già sentiva la mancanza della sua nipotina che aveva accudito con cura, sentiva di dover abbandonare un’altra volta una figlia, come aveva fatto lei con suo figlio, Louis.
Una tragedia l’ha trascinata lì in Olanda, abbandonando il figlio col padre, ma nonostante tutto si vedevano spesso, e questo era come se Louis era sempre con lei.
Nonostante tutto in Olanda ha trovato l’amore che cercava da tempo, e insieme a Steven hanno potuto crescere Ivy, facendola sentire protetta.
Ma adesso Ivy avrebbe raggiunto suo figlio, e in fondo in fondo era contenta che Ivy sarebbe stata con suo figlio, così sarebbe stato come se ci fosse sempre una parte di Johannah nella vita londinese di Ivy.
<< Bene è arrivato. >> disse Ivy salutando la zia.
Si abbracciarono forte, come se quell'abbraccio rimenasse impresso nelle vite di tutte e due, e forse era così, perché quell'abbraccio diede calore a tutte e due nella vita che le attendeva.
<< Ciao amore, dimostra chi sei >> disse Johannah dandole un leggero bacio sulla fronte della nipote.
<< Grazie zia, grazie per essere stata sempre con me >>
 
 
 
Pov. Ivy
L’aeroporto di Londra era enorme, non  avevo mai visto nulla di simile, beh ovvio non avevo mai visto un’aeroporto in vita mia. Era stato tutto così elettrizzante, il viaggio, il volo e poi avevo anche chiacchierato con qualche persona, nonostante io non sia molto socievole.
Londra sembrava bella, e dava l’impressione che lì avresti trovato di tutto, ma la paura che ogni giorno mi tormentava c’era sempre, era sempre lì ed io mi sentivo soffocare, ma respiravo nonostante tutto.
Cercavo visi familiari tra la folla ma non riuscivo a trovarlo, avevo un disperato bisogno di vedere quegli occhi azzurri per avere il calore di casa.
E per far terminare questa paura priva di senso.
Ad un tratto lo vidi, eccolo, il mio cugino, la persona che mi strappa sempre un sorriso, quell'imbecille, idiota che io amo da morire.
Gli corsi incontro e gli saltai addosso, lo riempii di baci e forse sembravo quasi una pazza maniaca, ma vederlo per me fu la salvezza.
<< Ivy calmati ci sono io ahahah sei sempre la solita matta >> disse Louis sorridendo.
<< Mi sei mancato tantissimo idiota, allora che dici mi mostri questa città? >>
Ero emozionata fradicia, quella città mi aveva ubriacata e nelle ore precedenti Louis me la fece visitare tutta, sentivo che avrei ricominciato tutto da capo, e che forse sarebbe stata la volta buona.
 
 
Dopo quel tour senza sosta ci sedemmo su una fontana mentre mangiavamo un delizioso gelato, era tutto bello, le persone, sembrava tutto così diverso dall'Olanda.
Avrei dovuto sentirmi spaesata, e invece no, mi sentivo come se avevo ritrovato un pezzo mancante che serviva per finire il puzzle.
<< Ti vedo molto felice >> affermò Louis.
<< SI lo sono, non so ma qui è tutto diverso, e vivere qui mi elettrizza da matti >>
<< Aspetta di vedere la tua nuova casa allora. >>
 
La vita lì iniziò come niente, e i mesi passarono come macchine a 100 all'ora, mi adattai velocemente, ma quella paura che avevo c’era sempre, e gli incubi non finivano mai.
Mi resi conto che tutto era accelerato, che la vita scorreva tutto velocemente, e la paura aumentava sempre di più, e che il mio corpo diventava sempre più sottile e fragile.
Ma poi arrivò qualcosa che fermò il tempo oppure lo rallentò, non so di preciso ma so solo che mi fece perdere la testa.

 
   
 
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