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Autore: EmmaStarr    02/07/2014    8 recensioni
|Ace&Rufy| |Bromance| |AU Sparta/Atene| |Azione, Fluff|
– Dove andiamo, nonno? – chiese una voce curiosa e soprattutto petulante.
– Te l'ho detto, Rufy! Finché tuo padre è in campagna militare, tu vivrai con me. E smettila di lamentarti, la montagna ti farà solo bene! – spiegò per l'ennesima volta il vecchio, trascinando con sé un bambino sui sette anni.
– Ma io mi devo allenare! – protestò quello, cercando di divincolarsi. – Tra un anno avrò l'età giusta per cominciare l'addestramento, e voglio essere il più forte di tutti!
Garp sollevò lo sguardo, come se stesse cercando qualcosa tra quelle montagne che tanto conosceva. Subito però una voce lo richiamò alla realtà. – Nonno!
Garp sbuffò sonoramente, strattonando ancora il povero Rufy. – Hai ragione, hai ragione, basta che fai silenzio!
Neanche a dirlo, il bambino non fece silenzio. – Credi che troverò dei ragazzi della mia età con cui allenarmi? Ci sarà qualcuno, dove stiamo andando?
Garp ci pensò un attimo su, poi ghignò sotto i baffi. – Qualcuno sì, penso proprio di sì.
* * *
Cosa succede se prendiamo Ace e Rufy, con la cortese partecipazione di Sabo, in una Sparta in lotta contro Atene?
Scopriamolo insieme! ^^
Genere: Avventura, Azione, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Monkey D. Rufy, Portuguese D. Ace, Sabo
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 35

 

Rufy ci mise qualche secondo per infilare le pesanti chiavi arrugginite nei ceppi che circondavano le mani di suo fratello (quante ferite, quanti graffi, quante escoriazioni in ogni parte del corpo... Dovette farsi forza per proseguire senza tremare).

Ace sembrava fremere dall'impazienza, Rufy lo vedeva: quelle ferite non bastavano certo per fermare il suo spirito ardente... lo diceva sempre anche Sabo, che Ace sembrava costantemente infiammato. Rufy si impose di evitare di pensare all'argomento Sabo (la sconvolgente notizia che Garp gli aveva dato ancora risuonava nella sua testa) per concentrarsi solo sulla battaglia imminente.

Le chiavi girarono e i pesanti ceppi caddero a terra con un tonfo sordo. Poco lontano Garp ghignò, mentre il volto di Sengoku si fece scarlatto. – No! – esclamò, furente, ma Garp gli impedì di spostarsi.

Ace si alzò in piedi, massaggiandosi i polsi con un enorme ghigno stampato in faccia. – Certo che non sei proprio cambiato, fratellino. Fai sempre di testa tua, dico bene?

Rufy ridacchiò, permettendo a Ace di scompigliargli i capelli. – Scusa, ma non ce la facevo proprio a restare a guardare!

Ace sospirò, passandosi una mano sulla fronte. – Sempre il solito... E chi l'avrebbe mai detto che un giorno saresti stato proprio tu a salvarmi? – sorrise, probabilmente il primo, vero sorriso da varie settimane, posando affettuosamente lo sguardo sul ragazzino che aveva dato tutto per andare al suo salvataggio. – Grazie.

Rufy sgranò gli occhi -poteva contare sulle dita di una mano le volte in cui Ace l'aveva ringraziato prima d'ora- e sorrise, in procinto di dire qualcosa di terribilmente imbarazzante e fuori luogo, quando un dardo sfrecciò nella loro direzione, mancandoli di un soffio e riportandoli bruscamente alla realtà: non era ancora finita. – Ce la fai a combattere? – azzardò Rufy, lanciando un'occhiata alle ferite del fratello.

Quello si limitò a dargli uno scappellotto in testa. – E me lo domandi? – gli occhi dardeggiarono su tutta la piazza, probabilmente alla ricerca della via di fuga più sicura. – Dammi solo una spada.

Rufy annuì massaggiandosi la testa, recuperò la spada con cui il soldato Ateniese aveva cercato di uccidere Ace e gliela passò. – Ah, Ace... Dovrei dirti una cosa. – cantilenò, evasivo, senza guardarlo.

Entrambi saltarono giù dal patibolo e iniziarono a lottare. – È una cosa brutta? – chiese Ace, atterrando un nemico che gli si parava davanti.

– Mmmh, no, cioè, non esattamente. È quel genere di notizia che vorresti avere avuto prima, ecco. – cercò di spiegare Rufy, schivando un colpo potenzialmente mortale e dirigendosi verso il centro della piazza.

Ace piantò la spada nel petto di un Ateniese che si trovava sul suo cammino e si guardò intorno: erano circondati. Senza dire una parola si portò schiena contro schiena con Rufy e, insieme, iniziarono a combattere come mai avevano fatto prima d'allora. Vide un soldato avventarsi contro la schiena di Rufy e lo bloccò appena in tempo. – Ehi, tu: quello è il mio fratellino. – lo avvisò, disarmandolo con un colpo secco. – Faresti meglio a lasciarlo stare.

Continuarono a lottare senza che avessero l'occasione di continuare quel discorso -Ace si sentiva leggermente in ansia, ma conoscendo Rufy poteva anche essere qualcosa di stupido e futile per cui non valeva la pena preoccuparsi. All'improvviso vide un soldato che reggeva in mano una grossa mazza ferrata cadere dietro di lui, e Rufy rifoderare la spada lì vicino. Comprese che il fratellino gli aveva parato le spalle come lui aveva fatto prima e sorrise: ormai era diventato grande.

Ripresero a correre verso la fine della piazza, evitando nemici e aiutando gli alleati appena se ne presentava l'occasione. – Senti, a proposito di quella cosa di prima... – ansimò Rufy non appena furono di nuovo abbastanza vicini per parlare. – È una cosa importantissima. Ci sono due concetti base. Vuoi sentire prima quello che riguarda Sabo o quello che riguarda la Profezia?

Per poco Ace non inciampò nei suoi stessi piedi, strozzandosi con la sua stessa saliva. Sabo? La Profezia? Cosa diavolo voleva dirgli Rufy? – A-aspetta. Cosa... cosa c'entra, adesso? Sabo... – protestò debolmente Ace, pregando che fosse solo uno scherzo di pessimo gusto.

Rufy si morse il labbro. – Non so come dirtelo in maniera delicata... il nonno ha detto di essere delicato. Allora, il fatto è questo: Sabo è ancora vivo. Ed è il ragazzo della Profezia.

 

* * *

 

Ma come, nonno! Ace ha detto di essere lui, ne sono sicurissimo! Guarda che stiamo perdendo tempo: se non ci sbrighiamo Ace non...

Garp lo trattenne per un orecchio, ringhiando. – Lasciami finire! – abbaiò. – Quando è nato Ace, tutti erano convinti che fosse lui il ragazzo della Profezia, è vero. Sua madre era morta, gli auspici erano negativi, era nato in Inverno. Sengoku lo nascose e disse a tutti che era morto, e le ricerche finirono lì. E menomale, perché in questo modo, quando, pochi mesi dopo, nacque il vero ragazzo della Profezia, nessuno lo venne a sapere. – fece una pausa, passandosi una mano sul volto. – A parte quello scellerato di tuo padre.

Rufy sgranò gli occhi. – C-come...

Il ragazzo nacque l'ultimo giorno d'Inverno, quando tutti si credevano al sicuro. Bada che con “tutti” intendo solo i capi del Governo, gli unici a conoscenza della Profezia. Non era certo di dominio pubblico, eh! In ogni caso, nacque in una famiglia amica di tuo padre quando lui era nei paraggi. La madre morì dandolo alla luce, e un sacerdote che non sapeva nulla della Profezia si limitò a riferire al padre che gli auspici erano molto, molto negativi. Quell'uomo era a conoscenza della Profezia, e aveva visto con i suoi occhi gli auspici di Ace. Capì che non c'era paragone, e che suo figlio era il vero ragazzo della Profezia. Non poteva tenerlo ad Atene: lo affidò quindi a tuo padre nella speranza che lo portasse lontano, in una delle sue campagne militari. Ovviamente lui fece di testa sua. – Garp storse la bocca, infastidito. – Sapeva benissimo di Ace, sapeva che lo stavo crescendo io, ma non mi disse nulla: dal momento che si era fatto l'errore di scambiare Ace per il ragazzo della Profezia, decise di sfruttare la cosa a suo vantaggio. Pensaci: Sengoku non avrebbe mai ucciso suo figlio, mentre non si sarebbe fatto nessun problema ad uccidere il bambino di cui ormai si era preso la responsabilità. Mio figlio pensò che fosse meglio se Sengoku avesse continuato a credere che fosse Ace il ragazzo della Profezia. Decise quindi di non dire nulla a nessuno, e lo affidò ad una famiglia Spartana che gli doveva un grosso favore perché lo crescesse come un figlio. In questo modo l'avrebbe potuto tenere sotto controllo meglio che se l'avesse mandato in un paese straniero. Poi... non lo so, ho come l'impressione che sperasse che, in qualche modo, Ace e questo ragazzo sarebbero diventati amici. Sarebbe stato più difficile da odiare, penso. Hai capito tutto? – concluse poi, con sguardo indagatore.

Rufy annuì con forza. – Quindi Ace non è il vero ragazzo della Profezia! – si grattò la testa, confuso. – Ma allora... allora chi è?

Sono stato sorpreso anch'io quando Dragon mi ha rivelato tutto. – sospirò Garp, stanco. – A vederlo, non sembrava questo gran pericolo. Il ragazzo è nato l'ultimo giorno d'Inverno, il 20 Marzo. Ti ricorda qualcosa?

Rufy parve confuso per un attimo, poi portò le mani alla bocca, sconvolto. – Non sarà... – sussurrò, incredulo.

Te li sei andati a scegliere bene, i tuoi fratelli! – rise Garp, battendogli affettuosamente una mano sulla spalla. – Proprio lui. Sabo.

Rufy scosse freneticamente la testa. – Ma... se anche fosse, cosa importa? È morto. Sabo... Sabo è morto quasi dieci anni fa, ormai.

Ti sbagli di nuovo. Ti avevo detto che Dragon lo teneva d'occhio, no? La sua prima missione, insomma, cose grosse... L'ha seguito insieme ad un gruppetto di reclute. Quando hanno visto l'incendio, si sono subito messi in azione e l'hanno tirato fuori da lì prima che fosse troppo tardi. Non mi hanno spiegato tutto, ma sembra che Sabo avesse avuto una grande disputa con la spia, Teach. Essere creduto morto era l'unica maniera per evitare di essere ucciso da lui o dai suoi alleati. Si è allenato lontano, in Asia, ma ora... sta tornando. Ha saputo di Ace e sta tornando qui.

Rufy spalancò gli occhi: non poteva crederci. Non poteva, non poteva... era troppo bello per essere vero, insomma! Sabo, suo fratello, Sabo... – Però... non so dirti come la prenderà Ace. – disse, cauto. – Voglio dire, io non vedo l'ora di rivederlo, non importa se è il ragazzo della Profezia o se è stato lontano tutto questo tempo, ma Ace...

Temi che se la prenderà? Beh, è normale. Ha vissuto tutta la vita sapendo che... – iniziò Garp, comprensivo, ma Rufy lo interruppe.

Per la Profezia, dici? Ma no! Cioè, Ace non se la prenderà mica per questo, voglio dire, Sabo non ha alcuna colpa. E quella storia Ace l'ha superata da un pezzo, credo. – si precipitò a spiegare.

Garp inarcò un sopracciglio. – Ma allora, perché...

E me lo domandi? Sarà furioso. – il volto di Rufy si aprì in un sorriso stanco, il sorriso di chi ha già visto fin troppe volte la stessa scena e sa già come andranno a finire le cose. – Sabo era vivo e non ci ha detto niente. Si è allenato lontano da noi per anni lasciandoci credere che fosse morto, e non si è mai preoccupato di avvisarci. Ace... immagino che se la prenderà a morte per questo.

Garp scoppiò a ridere. – Ah, beh, mi sa che gli toccherà farsene una ragione! Dragon mi ha detto che arriveranno entro poche ore, sperando che facciano in tempo. Allora a Ace glielo dici tu, d'accordo? E mi raccomando, sii delicato!

Rufy annuì, convinto. Sinceramente? Non aveva nessuna idea su come avrebbe reagito Ace, ma ora sapeva di avere un motivo in più per salvarlo: non poteva permettere che morisse senza sapere niente di quella storia.

 

* * *

 

– Delicato. E tu questo lo chiami essere delicato.

Rufy poteva quasi sentire la voce di Garp che lo rimproverava.

Di fianco a lui, Ace boccheggiò. I suoni della battaglia sembravano svanire intorno a lui, mentre ogni sua certezza veniva ribaltata e spazzata via. Per tutta la vita si era tormentato credendo che... E adesso, solo adesso scopriva...

Rufy ridacchiò, nervoso. – Beh, insomma... – schivò un fendente potenzialmente mortale e riprese a correre. – Capisco che tu sia sconvolto e tutto, però... Però è una bella cosa, no? Non sei felice?

Ace esplose. – Felice? Felice? Rufy, ho passato tutta la vita a sentirmi dire che non sarei neanche dovuto nascere, sono stato cacciato dalla mia città natale, ho vissuto da solo, sono stato quasi ucciso e ora salta fuori che non... non... – fece un profondo respiro. – Non puoi sperare che io sia felice, andiamo.

Rufy si imbronciò. – Hai appena scoperto che nostro fratello è vivo. – borbottò. – Potresti cercare di sembrare meno incline a volerlo uccidere.

– Non ho detto questo. – si offese Ace. – Semplicemente, la prima cosa che farò quando lo vedrò sarà prenderlo a pugni.

Rufy scosse la testa. – Ma non sei mai contento! Ace, se Sabo è il ragazzo della Profezia e sta venendo qui... Insomma, è vivo: non sei felice? -- chiese di nuovo, fissandolo intensamente. Doveva tenerci molto, a questa storia.

Ace chiuse un istante gli occhi, concentrato. La sua testa in quel momento era un tale groviglio di pensieri, una tale confusione... Non era il ragazzo della Profezia. Più ci pensava, più scandigliava quelle parole alla disperata ricerca di un senso, più quelle sembravano vuote, inutili, prive di senso. In fondo, cosa cambiava? Non si sentiva più un mostro, non da quando Rufy lo aveva accettato per quello che era. Non sentiva nessuna liberazione, era... normale, almeno credeva. Per quanto normale potesse essere in una fuga disperata come la loro nel bel mezzo di Atene, ecco.

Non era il ragazzo della Profezia. Finalmente quelle parole iniziarono ad acquisire un senso: era libero. Libero di fare quello che voleva. E sapeva anche che quello che voleva era combattere contro Sengoku e Atene, Profezia o no. Quindi... alla fine non era cambiato niente, a parte quella strana sensazione di leggerezza in fondo al petto. Ma quella poteva anche essere dovuta al fatto che, beh, era appena stato salvato da morte certa. Di una cosa era certo: non ce l'aveva con Sabo per essere il ragazzo della Profezia, di quello non aveva nessuna colpa. Non poteva saperlo, andiamo!

Che però Sabo fosse vivo... La rabbia e il sollievo si mescolarono dentro di lui senza che potesse farci niente. Perché non li aveva avvisati? Perché gli aveva fatto credere di essere, insomma, arso vivo? Se Ace ripensava a quanto Rufy era stato male sentiva ribollire il sangue nelle vene. D'altra parte... saperlo vivo, dopotutto, gli aveva come liberato un gran peso dal cuore, come risanato una ferita ancora dolorante.

Oh, insomma, erano pur sempre fratelli, no? E visto e considerato che il ragazzo della Profezia era proprio Sabo, Ace avrebbe dovuto sostenerlo e stargli vicino, no? Piuttosto... se non era riferita a Sabo, a chi poteva essere attribuita la frase “una vita si spegne nell'incendio che viene”? A lui? Oppure -e gli si gelò il sangue nelle vene-, a Rufy?

Scosse la testa, deciso: non doveva pensarci. Vide Rufy sorridergli timidamente -aspettava ancora una risposta?- e fece per parlare: voleva dirgli che sì, era felice, era felice di sapere che Sabo era vivo e stava bene, felice di avere degli amici che erano venuti a salvarlo e felice di avere un fratellino come lui, ma la voce gli morì in gola quando si ritrovò davanti la figura cupa e spaventosa del generale Akainu.

– Di' un po', dove speravate di andare? – li apostrofò, scuro in volto.

Marco, ancora impegnato nel combattimento con Kizaru poco lontano, sbiancò. – Ace, scappa! – gridò.

Il ragazzo non si spostò di un millimetro. – Ace, andiamo! – sussurrò Rufy con voce strozzata.

– Togliti di mezzo, Akainu. – disse invece il ragazzo, gelido.

– Ma certo, che bravi. Arrivano, prendono quello che volevano e se ne vanno, proprio come dei conigli. Tutti così, voi Spartani. – commentò l'uomo, sprezzante.

Ace ringhiò. – Osa ripeterlo!

Rufy lo strattonava, e Marco continuava a gridargli di andarsene, ma lui proprio non poteva: con che faccia si sarebbe presentato di nuovo nel Battaglione di Barbabianca se fosse scappato adesso?

Akainu ghignò. – Dimenticavo: voi seguaci di Barbabianca non avete un briciolo di spina dorsale, giusto? Insomma, capeggiati da un relitto del genere... Quel vecchio è buono solo a tirare le cuoia, ormai!

Ace non ci vide più. Dardeggiando con gli occhi, sfoderò la spada e si lanciò contro Akainu. – La pagherai! – urlò, tentando subito un affondo sulla destra.

Il Generale schivò con naturalezza e sfoderò a sua volta la spada. – Nessuno di voi uscirà vivo da qui. – sibilò, preparandosi a lottare. Stava già per attaccare nuovamente Ace, quando lo sguardo gli cadde su Rufy: debole e stremato dalle mille fatiche che aveva sopportato per arrivare lì, si reggeva a stento in piedi. Ghignò: avrebbe inflitto a quello sciocco Spartano ogni dolore possibile, prima di portarlo alla morte. Se la Profezia che gli aveva rivelato Sengoku era vera, non poteva certo permettere che sopravvivesse! Né lui, né la sua famiglia. E quel Rufy aveva già fatto anche troppi danni.

Senza pensarci due volte, ferì Ace alla spalla, dopodiché lo scavalcò per puntare dritto su Rufy, che guardava la scena come paralizzato. Dalla sua bocca uscì un singolo suono strozzato (che poteva suonare molto come “Ace”), ma non si mosse: non ne aveva evidentemente più le forze.

Era fatta, pensò Akainu ghignando, e sollevò la spada.

 

* * *
 

Rufy non riusciva a muoversi.

Questo era l'unico pensiero che continuava a rimbalzargli nella mente, martellante. E se non si alzava, se non si fosse alzato in quell'esatto istante... Vide con la coda dell'occhio Ace alzarsi e correre verso di loro, e qualcosa nel profondo della sua mente urlò un “No!” così forte da farlo quasi spaventare. Non doveva permettere che Ace... oh, non riusciva neanche a pensarlo!

Fece forza sulla braccia, implorando il suo corpo di obbedire, ma era tardi, troppo, troppo tardi.

Ti chiami Ace, vero? Aspettami, voglio venire con te!

Conosceva Ace da tanto, tantissimo tempo. Una vita, praticamente.

Allora... allora vuol dire che ci alleniamo insieme?

Non avrebbe mai potuto sopportare di vederlo stare male.

Guarda! Una stella cadente!

Era più che un amico: un vero e proprio fratello, avrebbe dato tutto per lui.

Da questo momento in poi... noi siamo fratelli!

Una vita senza Ace era troppo brutta, troppo, troppo, troppo brutta da affrontare. Anche se c'erano i suoi compagni, li vedeva lottare tutto intorno: sapeva che erano lì per lui e che si erano dati da fare al meglio delle loro possibilità. Eppure... Ace non doveva morire, non in quel modo, non per lui!

Aveva promesso...

Lo vide chiaramente, correre verso di lui. Non avrebbe fatto in tempo a spostarlo, né a deviare la traiettoia della spada che, fatale, si stava abbattendo su di lui.

Poteva solo mettersi in mezzo.

Rufy non riusciva neanche a chiudere gli occhi, mentre ogni fibra del suo corpo pregava perché fosse solo un incubo, un brutto sogno dal quale si sarebbe presto risvegliato, sgattaiolando poi nel letto di Ace per farsi rassicurare.

Morire ad Atene, poi! Sarebbe stato troppo terribile, troppo brutto, troppo cattivo. Cos'avevano fatto perché gli dei li punissero in quel modo?

Singhiozzò, piano, impercettibilmente. Pregò che Ace non facesse in tempo, che quella benedetta spada si abbattesse su di lui prima che il fratello giungesse a mettersi in mezzo.

Successe molto, molto velocemente.

Un istante prima non c'era niente a parte Akainu e Ace dietro di lui. E subito dopo ecco un mantello svolazzare davanti al suo campo visivo, una spada sguainata e un sorriso che avrebbe riconosciuto tra mille: possibile? No, non era possibile che fosse... E allora perché stava già piangendo?

Anche Ace, dietro di loro, si bloccò. – Sabo... – sussurrarono insieme a fior di labbra.

– Questi sono i miei fratelli. – affermò il ragazzo, sorridendo davanti ad un incredulo Akainu. – Ti sarei grato se li lasciassi in pace.

E piantò con decisione la spada nel cuore del Generale Ateniese.

 

 





























Angolo autrice:
Ehm, uhm, sì, beh... colpo di scena? *viene sommersa da una scarica di pomodori*
Beh, andiamo: non ve l'aspettavate proprio, giusto? E così il ragazzo della Profezia non è Ace, ma Sabo! Ed è ancora vivo (questo mi sa che l'avevate già intuito). Spero di essere stata abbastanza chiara nella spiegazione di come Dragon abbia deciso di agire riguardo al piccolo Sabo: Garp era di fretta e Rufy è una testa vuota, quindi spiegazioni troppo dettagliate non mi sarebbero sembrate troppo IC. Se avete dubbi non esitate a chiedere!
Le reazioni di Ace a quelle notizie saranno state incomprensibili, ma ho cercato di renderle più semplici possibile: per lui essere il ragazzo della Profezia non era più un peso né un problema da quando i suoi fratelli l'avevano accettato, quindi per questo alla fine arriva alla conclusione ch non gli interessa: combatterà in ogni caso contro gli Ateniesi, c'è solo un leggero senso di libertà in più.
Per quanto riguarda la fine... Della serie: come sarebbe dovuta andare Marineford xD
Per Akainu... uccidere una persona mi sembra sempre molto brutto, e sappiamo bene che in One Piece non muore praticamente mai nessuno (Proprio per Ace queste eccezioni, no?). Insomma, non è che avrei voluto uccidere Akainu, ma in un Universo come quello di Sparta e Atene mi è sembrato doveroso mettere un po' di sangue (e se doveva morire qualcuno diciamocelo, È LUI).
Vi devo avvisare che questo è il penultimo capitolo... ebbene sì: con il prossimo "L'ultima Freccia" si concluderà!
Colgo l'occasione per ringraziare di cuore tutti voi che mi avete seguita fin qui. Un abbraccio enorme!
Vostra
Emma ^^
  
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