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Autore: sensibility    02/07/2014    8 recensioni
Bella ha solo ventidue anni quando si ritrova sola, senza un tetto sopra la testa e senza un soldo in tasca, costretta a crescere una bimba di pochi mesi senza l'aiuto di nessuno. E' proprio quella bimba il motivo per cui suo padre, furioso, l'ha cacciata di casa senza pensarci due volte. Bella decide allora di lasciare la città in cui è nata e cresciuta e che tanto l'ha fatta soffrire nella sua vita per trasferirsi in un piccolo paese sperduto tra le montagne dove troverà un lavoro, una casa, dei nuovi amici, una famiglia. E chissà che con il tempo non riesca ad aprire di nuovo il cuore all'amore...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Un po' tutti | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward, Carlisle/Esme, Emmett/Rosalie
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Il nuovo capitolo! Questa volta sono stata quasi puntuale, sto migliorando ;)
Vi lascio subito alla lettura e ci vediamo in fondo.


Capitolo 7


Come ogni mattina è la voce di Lily a svegliarmi. “Mamma, sveia” mi chiama, baciandomi leggera una guancia. Il suo profumo mi colpisce e mi fa sorridere mentre sento le sue manine che stringono la maglia del mio pigiama, cercando di scuotermi per svegliarmi.
Tengo gli occhi chiusi, fingendo di dormire, mentre Lily mi sale sopra. “Mamma, ho fame!” si lamenta la mia bimba, posando le sue manine morbide sulle mie guance. Incapace di resistere ancora, scoppio a ridere, aprendo gli occhi. “Sei sveia!”
“Buongiorno, amore” saluto la mia bambina, scoccandole un bacio sulle guanciotte tonde, poi l’afferro e la faccio sdraiare sul letto, facendole il solletico. La sua risata divertita invade la stanza e rido con lei mentre Oliver ci osserva curioso con il suo musetto peloso posato sul letto accanto a noi. “Andiamo a fare colazione?” le chiedo, fermandomi.
“Sì!” urla, annuendo con forza prima di saltare in piedi sul letto e gettarsi su di me. La prendo in braccio e mi avvio verso la cucina ma appena apro la porta della nostra stanza mi rendo conto di essere ancora in pigiama. Mi fermo, indecisa su cosa fare. Se fino al giorno prima non mi sarei preoccupata, ora l’idea di incontrare Edward con indosso il mio stupido pigiama, di nuovo, mi disturba. Questa notte non ci ha fatto caso, forse, ma non voglio certo farmi vedere da uno come lui vestita così. Sicuramente non due volte di fila a distanza di poche ore.
“Aspetta un minuto, tesoro” mormoro, posando Lily a terra. “Mi cambio e poi andiamo a fare colazione.”
Lily mi guarda senza dire nulla, aspettando tranquilla accanto a Oliver che cerca di richiamare la sua attenzione leccandole le mani e spingendola con il muso finché la sua padroncina non gli lascia qualche coccola, affondando nel suo lungo pelo folto.
Quando sono vestita, faccio un veloce salto in bagno per sistemare i capelli sconvolti e sciacquarmi la faccia, poi prendo in braccio la mia piccola e facendo un gesto a Oliver, ci avviamo tutti e tre verso la cucina.
“Ecco la colazione, amore” mormoro con un sorriso, porgendole la sua solita tazza di latte caldo e qualche biscotto che Lily subito afferra affamata. “Mangia con calma, tesoro, o ti verrà mal di pancia.”
“Buongiorno.”
Mi volto di scatto sentendo la sua voce. Edward è sulla porta e mi guarda con negli occhi una strana espressione titubante, come se non sapesse se può entrare e se invece deve andarsene e lasciarmi sola con Lily.
Sorriso e gli faccio un cenno verso la sedia accanto a Lily. “Cosa vuoi per colazione?” chiedo, voltandomi e cominciando a preparare il caffè sapendo che nel giro di pochi minuti saranno tutti in cucina per la colazione.
“Quello che c’è va benissimo” risponde Edward a disagio, come se fosse lui l’ospite in casa, e non io. “Ma mi posso arrangiare” esclama poi saltando in piedi, “tu siediti e fai colazione.”
Mi volto e scuoto la testa, sorridendo divertita. “È il mio lavoro questo, ricordi? Preparo la colazione. Mangerò anch’io dopo, non ti preoccupare. Ti va del caffè? O bevi il latte di solito la mattina? Una fetta della mia torta di ieri? O preferisci biscotti? Pancake? Pane e marmellata? Uno yoghurt?”
Sono nervosa e si nota. Mi impedisco di continuare, chiudendo la bocca e fissando Edward aspettando una risposta, ma lui mi guarda sorpreso per qualche secondo prima di scoppiare a ridere. Sorrido anch’io, lasciando andare una risata, e mi rilasso.
“Quello che prepari per gli altri andrà benissimo anche a me.”
Annuisco e mi metto ai fornelli, cominciando a preparare i pancake. Li faccio spesso perché so che Jasper ed Emmett li adorano e spero che anche Edward li apprezzerà. Mentre mescolo gli ingredienti e li verso nella padella, sento Lily dire: “Bicotto.”
Mi giro e la vedo porgere a Edward uno dei suoi biscotti.
Imbarazzato e senza sapere bene cosa fare, Edward le sorride. “Sì, è un biscotto. Ehm… è buono?”
Lily annuisce e ripetendo il gesto di porgergli il biscotto esclama: “Bicotto!”
“Ehm, sì, biscotto.”
Mi ritrovo a ridere, divertita. Edward mi guarda, curioso, e nei suoi occhi leggo chiaramente la richiesta di aiuto che non osa fare a voce alta. “Ti sta offrendo uno dei suoi biscotti. Vuole che lo mangi.”
Edward finalmente capisce e guarda Lily, prendendo il biscotto. “Grazie” mormora e da un morso, mastica e quando deglutisce, annuisce sotto lo sguardo attento di Lily. “È buono!” esclama e la ma bimba sorride felice, tornando alla sua colazione.
Edward la guarda mangiare mentre continua a sbocconcellare il biscotto.
“Buongiorno!” la voce tonante di Emmett attira l’attenzione di tutti, cogliendoci di sorpresa. “Cosa c’è per colazione?” chiede ma prima che possa rispondere, lo vedo annusare e appena riconosce l’odore dei pancake, spalanca gli occhi correndo a sedersi. “Pancake!”
“Due minuti e sono pronti” lo avviso, togliendo dal fuoco il primo pancake e versando un’altra dose di pasta nella padella.
“Qualcuno ha detto pancake?” chiede Carlisle entrando in cucina accompagnato da Esme che mi sorride, augurando a tutti il buongiorno. “Alice e Jasper hanno appena chiamato e stanno tornando a casa. Ti dispiacerebbe farne qualcuno anche per loro?”
“Nessun problema” assicuro e porto il primo piatto in tavola. Vedo gli occhi di Emmett seguire ogni mia mossa, come sempre. Ogni mattina è una lotta. Jasper ed Emmett si litigano il primo piatto, sostenendo di avere più fame dell’altro, lamentandosi perché il giorno prima ha mangiato per secondo e tanti altri motivi uno più stupido dell’altro. Così ho cominciato a  decidere io chi dei due deve mangiare per primo e faccio a turno, in modo che non litighino, non troppo almeno.
E quella mattina, dato che non c’è Jasper, Emmett è sicuro che sarà il primo a vedersi servire i pancake ma con un sorriso malizioso porgo il piatto a Edward sotto lo sguardo furioso di suo fratello che sembra augurargli di strozzarsi con il primo boccone.
Esme e Carlisle ridono divertiti dalla scenetta e Lily, abituata ai litigi mattutini, si gira verso Emmett e con uno sbuffo gli offre un biscotto. “Bicotto.”
Emmett prende il biscotto e poi mi guarda, confuso. “Mi sta dicendo che sono un bambino, vero?” e senza aspettare una risposta, fissando il biscotto, borbotta: “Fantastico, persino una bambina di due anni pensa che io sia infantile.”
Rido tanto da avere le lacrime agli occhi e per poco non rischio di bruciare i pancake tanto sono impegnata a ridere.
“Beh, amore, non puoi certo darle torto” interviene Rosalie, entrando in cucina e sorridendo davanti alla scena che si sta svolgendo in cucina. Saluta Emmett con un bacio, attenuando l’umiliazione appena subita da Lily, e si siede accanto a lui, salutando anche gli altri. “Buongiorno, piccola” saluta Lily, dandole un veloce bacio sulla guancia che la fa ridacchiare.
Abbiamo quasi finito di far colazione quando sentiamo il rumore di una macchina avvicinarsi e poco dopo la porta si apre. “Siamo a casa!” urla Alice e correndo, entra in cucina con un sorriso enorme sul volto. È eccitata, si vede, ma c’è qualcos’altro nei suoi occhi, una luce diversa che non avevo mai visto prima nei suoi occhi. Per un attimo ritorno a qualche anno prima e davanti a me non c’è più una ragazzina, piccola e magrolina, dai corti capelli neri e profondi occhi dello stesso incredibile colore verde di Edward ma vedo una ragazza alta e formosa, dai lunghi capelli rossi che incorniciano il suo volto con tanti dolci boccoli, e grandi occhi azzurro ghiaccio. Mia sorella, la mia sorellina che da un giorno all’altro è cambiata così tanto che facevo fatica a riconoscere in lei la bambina con cui giocavo in giardino, riempiendoci di terra e erba, e che la sera mi pregava di raccontarle una storia.
Scuoto la testa e sorrido, intuendo cosa è cambiato in Alice.
“Vi vanno i pancake?” chiedo, guardando ora Alice, ora Jasper. Non mi sfugge la mano di lui stretta in quella di lei, né il suo sguardo che si allontana da lei solo per rispondermi con un sorriso: “Molto volentieri!” prima di tornare a fissarla, rapito. Sono così presi l’uno dall’altra che non si sono nemmeno accorti del nuovo arrivato e stanno tutti aspettando che se ne accorgano, trattenendo a stento un sorrisetto divertito.
Servo i due ragazzi, sorridendo, e poso due piatti con un paio di pancake sul tavolo per poi portare via i piatti di chi invece ha già finito di mangiare. È a quel punto che Alice distoglie lo sguardo da Jasper, notando la novità.
“Edward!” esclama, lasciando la mano del ragazzo per correre a buttarsi addosso al fratello che l’afferra al volo, rischiando di volare entrambi per terra. “Quando sei tornato? Perché non mi hai detto nulla? Perché nessuno mi ha detto nulla?” chiede, voltandosi verso i genitori e il resto della sua famiglia e guardandoli storto.
Edward ride, stringendola forte a sé prima di farla rialzare e costringerla a sedersi al tavolo, accanto a Jasper, per mangiare qualcosa. “Non ho detto a nessuno che tornavo. Volevo farvi una sorpresa. Ci sono riuscito, no?”
“Sono così contenta!” esclama, incapace di tenere la voce a un volume normale, ma è così felice che nessuno glielo fa notare, come invece succede spesso. Persino Lily, impegnata a mangiare il suo ultimo biscotto, alza lo sguardo incuriosita dal comportamento di Alice e la vedo sorridere, allegra. “Quanto resterai?”
“Non lo so ancora ma sicuramente resterò per le vacanze di Natale.”
Alice batte le mani dalla gioia, assomigliando ancora di più a una bambina. “Verrai al ballo d’inverno?” chiede, pregandolo con lo sguardo.
“Sai che odio i balli, Alice” si lamenta Edward ma non osa dire di no e questo non fa che spingere Alice a insistere ancora di più.
“Per favore! Puoi venire con Bella! Ha detto che viene. Vero che vieni?” chiede, girandosi verso di me per avere l’ennesima conferma, preoccupata che possa aver cambiato idea. Come se fosse possibile dirle di no, annuisco con un sorriso. Soddisfatta, torna a tormentare il fratello. “Visto? Puoi farle compagnia, così non sarà costretta a sopportare un branco di ragazzini arrapati che ci provano con lei.”
“Alice!” Il richiamo di Esme, scandalizzata dalle parole della figlia, viene in parte coperto dalla risata sguaiata di Emmett. “E brava la mia sorellina! Qualcosa da me l’ha imparata!”
“Io non ne andrei così fiero se fossi in te” gli fa notare Edward, alzando gli occhi al cielo esasperato, prima di dargli uno scappellotto sul collo.
“Ehi!” si lamenta Emmett con una smorfia, massaggiandosi il collo arrossato dal colpo appena ricevuto. “Mi hai fatto male!”
“Allora? Ci vieni al ballo?” chiede Alice, interrompendo la discussione tra i due.
Edward sospira e annuisce. “Va bene, vengo.”
Soddisfatta dalla risposta ricevuta, abbassa lo sguardo sulla sua colazione e comincia a mangiare, dopo aver versato una dose abbondante di salsa al cioccolato. Jasper ha già finito la sua porzione, ripulendo alla perfezione il piatto dallo sciroppo d’acero che ha versato sui pancake con abbondanza, e ora punta a quelli di Alice che appena nota lo sguardo famelico del suo ragazzo, allontana il piatto il più possibile per evitare che possa rubarle anche il più piccolo pezzo.
Tra un boccone e l’altro Alice si lancia nella descrizione della sala in cui quella sera si terrà il ballo, gesticolando per rendere meglio l’idea, senza preoccuparsi che qualcuno la stia ascoltando ma Esme e Rosalie la guardano con un sorriso, ricordando quando anche loro hanno partecipato al ballo di fine anno. Non posso che fare altrettanto, anche se il mio ricordo non è così piacevole come i loro, probabilmente.

Inizio flashback
Avevo diciotto anni e avevo convinto mio padre a comprarmi un abito adatto per il ballo di fine anno. Ero andata con la mia migliore amica a sceglierlo ed ero tornata a casa con un vestito che solo una volta davanti allo specchio, per la prima volta, pensai che fosse esagerato.
Era rosso, con un’ampia scollatura sul corpetto stretto e la schiena quasi completamente lasciata scoperta, per terminare poi in una gonna che mi fasciava i fianchi e le gambe scoperte. Ai piedi portavo dei tacchi alti di un oro brillante, coordinati agli orecchini e al braccialetto che indossavo.
I miei dubbi durarono il tempo di un respiro per poi svanire. Mi truccai pesantemente e uscii di casa, salendo sulla limousine che il mio ragazzo aveva affittato per quella sera. Con lui c’era anche la mia migliore amica, Kate, che altri non era che sua sorella, con il suo ragazzo.
“Ehi, sei uno splendore, bellezza” esclamò James, attirandomi a sé e posandomi un braccio sulle spalle mentre con l’altra mano mi accarezzava una gamba, giocando con l’orlo del vestito. Ridendo, gli allontanai la mano con una sberla. “Dai, non davanti a tua sorella!” esclamai, imbarazzata. James mi guardò contrariato ma non disse nulla, passandosi una mano tra i folti capelli biondi.
“Sai, a volte non ti sopporto proprio quando fai l’innocentina” borbottò a voce abbastanza bassa perché solo io potessi sentirlo. “Tanto lo sai anche tu che ti toglierò questo vestito entro la fine della serata, come ogni volta che usciamo, e mia sorella questo lo sa bene. Quindi non vedo perché non posso toccare la mia ragazza.”
Sbuffai ma sorrisi. “Aspetta fino a dopo il ballo, per favore. Non voglio rovinarmi il trucco solo perché tu ti possa divertire un po’ con me prima di ubriacarti con i tuoi amici.”
“Ti divertiresti anche tu, non negarlo.”
Per fortuna la limousine arrivò davanti alla sala affittata per l’occasione prima che la nostra breve discussione si trasformasse nella solita litigata. Scendemmo dall’auto e James mi strinse a sé, possessivo, e sentii i muscoli da quarterback a contatto con la mia schiena mentre ci scattarono la foto di rito, prima di poter entrare.
La sala era stata allestita senza badare a spese, lo sfarzo era ovunque e l’ambientazione, che tanto andava di moda quest’anno, era in stile ‘Casinò Royale’ con oro e brillanti che scintillavano ovunque.
Passai la serata accanto a James che beveva e rideva con i suoi amici, ignorandomi per la maggior parte del tempo, ad eccezione delle poche volte in cui riuscii a convincerlo a portarmi a ballare.
Alla fine della serata fummo incoronati re e reginetta del ballo, e non poteva essere altrimenti dato che lui era il campione della scuola, il ragazzo più popolare, quello che tutte volevano, e io la sua ragazza, la figlia di uno degli uomini più ricchi in circolazione, e i soldi mi avevano resa fin dal primo anno una delle ragazze più ricercate e popolari del mio liceo.
Tornai a casa la mattina dopo, felice nonostante il comportamento di James cominciasse a irritarmi. Come sempre avevo ceduto, passando la notte con lui in una camera d’albergo, perché è una tradizione fare sesso la sera del ballo e anche se per nessuno di noi due era la prima volta, ero sicura che James non si sarebbe fatto scappare l’occasione.
Forse, il mio poco entusiasmo avrebbe dovuto avvertirmi ma ero troppo giovane per capire che James non era innamorato di me ma solo della mia bellezza, della mia popolarità e dei miei soldi, o meglio, dei soldi di mio padre ma lo avrei capito presto.
Fine flashback

Sentendo il mio nome, ritorno alla realtà e mi guardo intorno, confusa, cercando di capire cosa mi sono persa.
“Bella mi ha detto che avete passato la notte insieme.” Edward ha dato inizio al suo interrogatorio e Alice ha appena il tempo di lanciarmi un’occhiataccia prima di cercare di mettere insieme una risposta che possa andare bene al fratello ma Edward la interrompe all’istante con un ringhio: “E non guardare male Bella, non è colpa sua. Voleva evitare che venissi a prenderti in paese alle due di notte.”
Le sue parole, il suo tentativo di difendermi, mi colpiscono e mi fanno stranamente piacere, anche se non ce n’era certo bisogno; le parole, così strane in bocca ad Edward dopo quello che mi ha urlato il giorno prima, non sfuggono a Rosalie che senza farsi vedere dagli altri mi fa l’occhiolino.
“Stavi per venirmi a prendere?” chiede Alice, sbarrando gli occhi, e un sorriso felice si apre lentamente sul suo volto. Edward annuisce. “Lo avresti fatto veramente?”
“Certo che sì e se non fosse stato per Bella lo avrei fatto veramente. Ti pare che ti lasciavo passare la notte con lui??” chiede e la rabbia nella sua voce è più che evidente ma ha l’unico effetto di far sorridere tutti intorno al tavolo.
“Sono cresciuta ormai” gli fa notare Alice, ridacchiando. “Non mi serve un fratello maggiore iperprotettivo e geloso.”
Il ringhio di Edward fa capire quanto sia contrariato dalla risposta di sua sorella. Ridendo, lo vedo voltarsi verso Jasper con uno sguardo furioso, pronto a mettere in guardia l’amico dall’allungare le mani sulla sua sorellina. Jasper, intuendo cosa passa per la testa di Edward, alza le mani in segno di difesa, sapendo di non poter dire nulla per calmarlo.
“Io avrei una domanda per te, Ed” interviene Emmett con uno sguardo malizioso negli occhi. “Come è riuscita Bella a impedirti di andare a prendere Alice e riportarla a casa di peso? Deve essere stata molto convincente.”
Arrossisco per ciò che Emmett sta insinuando ma tutti gli occhi sono su Edward e nessuno fa caso a me, lasciandomi il tempo di riprendermi e nascondere il mio imbarazzo.
“Mi ha solo detto che Alice dormiva da un’amica e che stava bene” risponde Edward, balbettando appena, a disagio ad essere lui quello sotto interrogatorio ora, al posto della sorella.
Emmett sorride, malizioso. “Sicuro che non abbia detto altro? O fatto altro… Di solito nessuno riesce a distrarti quando sei in modalità fratello geloso.”
“Abbiamo parlato, tutto qui” mormora, passandosi una mano tra i capelli. Sorriso, vedendolo imbarazzato. “Non mi sono comportato molto bene con lei ieri. Volevo scusarmi.”
Il silenzio cala nella sala, le insinuazioni maliziose di Emmett sono ormai dimenticate. Rosalie tiene gli occhi bassi, sentendosi in colpa, mentre Esme e Carlisle sorridono a Edward, orgogliosi del figlio che ha appena ammesso il proprio errore.
“Che hai fatto??” lo attacca Alice, guardandolo furiosa. A quanto pare nessuno ha voluto dirle nulla di ciò che è successo ieri, nemmeno Jasper le ha detto nulla, preferendo lasciarla all’oscuro.
Edward si ritrova ad affrontare una furia che non mi aspettavo; Alice sa essere terribile quando vuole ma dalla reazione piuttosto calma di Edward non deve essere la prima volta che vede la sorella arrabbiata. “Abbiamo avuto solo qualche divergenza di opinioni” risponde, diplomatico, ma Alice non gli crede e lo fissa con sguardo indagatore, aspettando una risposta migliore che però non arriva. Così si volta verso di me. “Cosa ha combinato, Bella?”
“N-niente” balbetto sotto gli sguardi di tutti; chi curioso, chi ansioso, tutti mi stanno fissando. Non mi è mai piaciuto trovarmi sotto i riflettori ma ora è anche peggio. Alice non mi crede nemmeno per un secondo, lo capisco da come mi fissa arrabbiata, e così cerco di rimediare: “Davvero, Alice, non è successo nulla. Abbiamo solo avuto qualche contrasto.”
“Riguardo a cosa?” insiste, continuando a fissarmi. Alle sue spalle vedo lo sguardo spaventato di Rosalie. So cosa teme ma non sarò io a parlarne.
“Alice, non è importante. Lascia stare” rispondo, pregandola con lo sguardo di lasciar perdere almeno per una volta e non insistere ma Alice non è affatto d’accordo e mi fissa furiosa. “Lo stai difendendo?? Ha appena ammesso di essersi comportato male con te e tu lo difendi? Posso sapere cosa cazzo è successo ieri?” chiede esasperata.
“Alice!” la riprende Esme, sentendola usare un’altra parolaccia. Edward, scandalizzato quasi quanto la madre, mette le mani intorno alla testa di Lily, impedendole di sentire qualcos’altro e lancia un’occhiataccia a Alice. “Puoi evitare di dire certe cose davanti a Lily? Ha solo due anni e vorrei evitare che se ne vada in giro parlando come una scaricatrice di porto.”
Guardo Edward sconvolta, sorpresa dal suo gesto così rapido, quasi istintivo, ma non sono l’unica a fissarlo con gli occhi spalancati e non passa molto perché Edward si accorga di essere di nuovo al centro dell’attenzione. “Che c’è?” chiede imbarazzato, allontanandosi in fretta da Lily. “È piccola. Non volevo che sentisse brutte parole.”
“Brutte parole?” lo prende in giro Emmett, trattenendosi dal ridergli in faccia. Edward lo fulmina con lo sguardo e si volta verso di me, controllando la mia reazione. Sorrido e annuisco. “Grazie. Lo faccio sempre anch’io quando qualcuno esagera. Ormai Lily ha imparato a non ascoltare, vero amore?” chiedo, guardando la mia bimba che sentendo il proprio nome alza lo sguardo su di me e con un sorriso enorme sul volto annuisce e si copre le orecchie con le sue manine, premendo forte.
La risata di Rosalie attira l’attenzione di tutti. Emmett la guarda con un sorriso dolce mentre Rose prende le mani di Lily e le stringe piano. “Brava, tesoro. Dovrai coprirti spesso le orecchie con questi due qui” mormora, indicando con un dito Alice ed Emmett, e le lascia un bacio sulla testa, come ormai fa ogni volta che la incrocia per casa.
“Sto lontana da casa un giorno e qui succede di tutto” borbotta Alice, contrariata di essere l’unica all’oscuro. “Prima o poi scoprirò cos’è successo.”
La minaccia fa sospirare Edward che, dopo aver alzato gli occhi al cielo per l’ennesima volta davanti all’insistenza di Alice, confessa: “Ho reagito male quando ho scoperto che vive qua con la sua bambina. Tutto qui.”
L’espressione scioccata di Alice mi fa capire subito che per lei non è tutto qui, anzi. Cercando di limitare la sfuriata che si sta preparando, intervengo: “È stato solo uno stupido malinteso. Mi ha chiesto scusa e ci siamo chiariti. È tutto a posto, Alice.”
Alice mi guarda solo per un attimo, scettica, prima di tornare a fissare Edward con tutta la sua rabbia. “È la verità?”
“Non le credi?” prende tempo Edward. Ormai la colazione è diventata un teatrino e nessuno vuole perdersi lo spettacolo. O più probabilmente nessuno osa intervenire per paura che Alice attacchi anche loro. È piccola ma mette paura.
Lo sguardo scettico di Alice è una risposta sufficiente. Poi s’immobilizza e spalanca gli occhi, chiedendo in un sussurro: “È per Elisabeth?”
In un secondo il clima allegro in cucina sparisce sostituito dal gelo. “Alice, questa volta hai esagerato” la riprende Carlisle serio e Alice reagisce come se fosse appena stata schiaffeggiata.
“Mi dispiace” mormora, abbassando gli occhi, ma subito ritorna a guardare Edward. “Volevo solo dire che Bella non è come Elisabeth.”
“Smettila” le intima Edward, fissandola gelido. Lancia una rapida occhiata verso di me, poi torna a guardare Alice. “Non ne voglio parlare.”
“Ma Bella non farebbe mai come Elisabeth” comincia Alice, ignorando le sue parole. Lo sguardo rapido che Edward lancia di nuovo verso di me mi fa intuire che forse non ne vuole parlare davanti a me. Sono curiosa di scoprire qualcosa di più su di lui, soprattutto se mi permette di capire il motivo del suo comportamento, ma non è il momento adatto. Non è pronto e io non voglio costringerlo.
“Lily, tesoro, andiamo a giocare?” chiedo, prendendola in braccio con un sorriso, ignorando tutti gli altri. Lily si stringe al mio collo urlando: “Sì!”
“Bella!” mi chiama Edward, cercando di bloccarmi, ma non mi fermo, richiamando Oliver mentre esco dalla stanza. Sento le voci arrabbiate provenire dalla cucina ma cerco di non ascoltare mentre vesto Lily prima di uscire di casa.
Appena la porta si chiude alle nostre spalle, poso Lily a terra e la spingo verso il giardino dove Oliver sta già giocando con un bastone ma lei non si allontana da me. Mi tira i jeans, richiamando la mia attenzione, e mi guarda triste.
“Che c’è, tesoro?” mi preoccupo, prendendola di nuovo in braccio. “Non stai bene? Hai freddo? Vuoi tornare in casa?” Lily scuote la testa e con un dito indica la finestra della cucina. Sorrido. “Non ce l’hanno con te, tesoro. Stanno solo parlando di argomenti noiosi. È più divertente giocare, non ti sembra?”
Lily mi guarda concentrata per qualche secondo, poi annuisce e sorride, sporgendosi dalle mie braccia per farsi mettere a terra. Appena la poso in giardino, corre via a giocare con Oliver che abbandona subito il suo bastone per inseguirla.
Con un sospiro mi avvio verso il giardino, seguendo i miei due cuccioli, ma mi volto un paio di volte verso la casa senza nemmeno accorgermene, così impegnata a seguire il corso dei miei pensieri da non rendermene conto. Sono le grida di Lily a richiamare la mia attenzione e per un secondo, un lunghissimo secondo, trattengo il fiato spaventata ma poi la sento ridere e scopro che è stato Jacob a farla urlare: le è arrivato alle spalle senza che lo vedesse e l’ha afferrata, facendola volare sopra le sue spalle.
“Vorrei riaverla tutta intera, se non ti dispiace” lo avverto con un sorriso; non mi fido di lui abbastanza da non avere il terrore che le possa cadere e che Lily si possa fare male.
“Ciao, Bella” mi saluta, lasciando andare la mia bambina che si lancia di nuovo di corsa verso la sua nuova meta. Scuoto la testa, sorridendo davanti alla sua energia infinita. “Ora è ancora lenta ma quando imparerà a correre non la fermi più.”
“Non me lo ricordare” sospiro, fingendomi disperata all’idea. “Fortuna che ci sarà Oliver a starle dietro.”
“Oh, lui sicuramente saprà tenerla d’occhio. È un ottimo cane da guardia.”
Sorrido e annuisco, prendendo da terra un bastone, poi richiamo l’attenzione di Oliver e lo lancio con forza. Spicca una corsa incredibile e afferra il bastone al volo per poi riportarmelo e posarlo ai miei piedi. “Gli hai insegnato bene” commento, guardando Jacob che osserva il cane, soddisfatto.
“Ho sentito che è tornato Edward Cullen ieri mattina.” Il commento sembra buttato lì per caso, quasi come se non gli importasse granché della risposta ma c’è qualcosa nel tono della sua voce che mi mette all’erta.
Annuisco lentamente mentre mi rigiro il bastone in mano e lo lancio di nuovo, prendendo tempo. “Sono tutti molto felici di rivederlo” dico alla fine.
“Come ti è sembrato?” chiede, insistendo un po’ di più questa volta. “Ti è simpatico?”
Prendo altro tempo, afferrando il bastone che Oliver mi ha diligentemente riportato e rilanciandoglielo con forza. “È arrivato solo ieri” rispondo con un’alzata di spalle, “ma mi sembra simpatico.”
La smorfia sul volto di Jacob mi fa capire subito che la mia risposta non gli è piaciuta affatto ma dura un secondo e poi il sorriso torna sul suo volto. “Mi fa piacere! Non avrai problemi in casa ora che è tornato, vero?”
“No, non credo. Esme me lo avrebbe detto.”
“Bene” risponde deciso, annuendo una volta, poi si apre in un sorriso eccitato. “Stasera c’è il ballo d’inverno in paese. Credo che sia uno degli eventi più attesi dell’anno da queste parti.”
“Sì, Alice è una delle organizzatrici ed è fuori di testa. Non credo di aver mai visto nessuno così eccitato per qualcosa.”
Jacob scoppia a ridere. “Sì, posso immaginarlo. Alice è sempre stata così. Però sembra che quest’anno sia veramente imperdibile. Che ne dici di andarci? Potremmo mangiare qualcosa in centro e poi andare a curiosare.”
Sorrido ma scuoto la testa. “Mi piacerebbe ma avevo già promesso ad Alice che ci sarei andata e lei ha chiesto ad Edward di accompagnarmi.”
“Peccato” mormora lui, deluso dal mio rifiuto. “Vorrà dire che mi racconterai.”
Annuisco ma prima che possa aggiungere qualcosa mi sento chiamare da una voce che conosco anche troppo bene, soprattutto dato che la conosco da meno di un giorno.
“Bella!”
Mi volto verso la casa e vedo Edward corrermi incontro con uno sguardo preoccupato negli occhi. Saluto Jacob e gli vado incontro. “Che succede? Tutto bene?”
“Non dovevi andartene via” mette subito in chiaro, fermandosi davanti a me. “Alice ha tirato fuori un argomento di cui non mi piace parlare ma non per colpa tua. Non ho reagito così perché c’eri tu.”
Sorrido. “Va bene. Non sono arrabbiata.”
“Davvero?” chiede sorpreso e vedendomi annuire, decisa, si calma un po’. “Se non te ne sei andata per colpa mia, allora perché te ne sei andata?”
“Ho pensato che avreste parlato con più calma senza me e Lily intorno” ammetto, distogliendo lo sguardo per controllare Lily che in quel momento sta raccogliendo, o meglio strappando, fiori da una delle preziose aiuole di Esme. “Tesoro, Esme adora quei fiori. Non strapparli così, per favore.”
Lily mi guarda e annuisce, rimettendo nella terra i fiori che ha tra le mani pensando di poter sistemare le cose. Sorrido, scuotendo la testa, divertita dalla sua ingenuità.
“Quindi avevo ragione” sbuffa Edward, cercando i miei occhi. Quando incontro quelle pozze verde smeraldo che sono i suoi occhi, mi ci perdo, dimenticando per un secondo tutto il resto. “Non penso più tutte quelle cose che ti ho urlato ieri, lo sai questo, vero? Non credo più che tu ti stia approfittando della mia famiglia.”
Annuisco. “Lo so. Me lo hai già detto stanotte. L’ho capito.”
“Ma non mi hai perdonato.” La sua non è una domanda ma io scuoto la testa, facendo un vago gesto con la mano, come se stessi scacciando un insetto fastidioso. “Non è quello il problema” mi lascio sfuggire, pentendomene subito; lo sguardo di Edward si fa ancora più attento e concentrato.
“Qual è il problema?”
Distolgo lo sguardo, abbassandolo a terra prima di alzarlo e guardare ovunque tranne che dalla sua parte, cercando di riguadagnare un po’ di lucidità. “Il problema è che non voglio essere giudicata per le mie scelte da qualcuno che non mi conosce” ammetto in un sussurro ma più parlo, più trovo il coraggio di continuare, “e soprattutto non voglio che qualcuno che non la conosce dica una sola parola contro Lily.”
Edward mi guarda senza parole, gli occhi spalancati, sorpreso dalle mie parole. Quando ritrova la voce, le parole si accavallano l’una sull’altra tanta è la fretta di spiegarsi. “Non farei mai una cosa del genere! Non oserei mai dire niente su Lily! Stanotte mi hai frainteso e non mi hai lasciato spiegare.”
Incrocio le braccia al petto, mettendo un po’ di distanza tra noi, e lo guardo. “Bene, allora spiegati.”
“Quelle cose le pensavo prima di conoscerti” comincia, parlando il più in fretta possibile in modo da non lasciarmi il tempo di interromperlo, “ma ti conoscevo solo attraverso le parole di Rose e lo sai anche tu come ti ha dipinta. So che Rose ti ha parlato. Quando poi ti ho incontrato, ho capito di essermi sbagliato sul tuo conto. Completamente. Ami Lily incondizionatamente, te lo si legge negli occhi ogni volta che la guardi o parli di lei. Persino solo sentendola nominare i tuoi occhi si illuminano.”
Arrossisco, imbarazzata dalle sue parole, ma Edward si limita ad accennare un sorriso, divertito suo malgrado dalla mia reazione, e continua: “Faresti qualsiasi cosa per lei, per proteggerla, per renderla felice. Lily, per te, viene prima di tutto e tutti. Persino prima di te, ne sono sicuro.”
“È la mia bambina” rispondo con un sussurro, annuendo. “È la persona più importante della mia vita. È tutto il mio mondo.”
Edward annuisce, sorridendo dolce. “Lo so. Per questo ti chiedo scusa, di nuovo, per tutte le cose che ti ho detto e per tutto ciò che ho pensato di te. A mia discolpa posso solo dire che Alice ha ragione. Non ho reagito in quel modo solo perché credevo che stessi usando la mia famiglia.”
“Non importa” lo interrompo con un sorriso, sciogliendomi dalla posa rigida in cui ero per posargli una mano sul braccio. “Sei perdonato.”
Edward mi sorride, felice e decisamente più tranquillo e rilassato rispetto a pochi minuti prima ma non ha il tempo di aggiungere nulla perché Lily gli porge il bastone con cui stavo giocando con Oliver, esclamando: “Batone!”
“Ma che bel bastone” mormora Edward a disagio, prendendo il pezzo di legno che la bambina gli sta porgendo felice. “Dove lo hai trovato?”
“Batone!” esclama Lily, di nuovo, con più forza.
Ridacchiando, spiego: “Vuole che lo lanci così Oliver lo può prendere e riportare. Credo che sia uno dei loro giochi preferiti ma lei è ancora troppo piccola per riuscire a lanciarlo lontano quanto vorrebbe.”
“Vuoi che lo lanci?” chiede, guardando Lily, capendo finalmente la sua richiesta. Quando la vede annuire, sorride ed esclama: “Pronta a un lancio lunghissimo?”
“Sì!” urla, battendo le mani eccitata. “Batone!”
“Via!” urla Edward a sua volta, lanciando il bastone con tutta la sua forza. Oliver schizza via, lo sguardo fisso sul suo obiettivo che vola attraverso il prato fino quasi al limitare del bosco. Quindi lo prende in bocca e torna di corsa per posarlo ai piedi di Edward, aspettando scodinzolando che lo tiri un’altra volta.
Il gioco va avanti a lungo, incitato da Lily e Oliver che sembrano non averne mai abbastanza, ma Edward non si tira indietro, continuando a tirare il bastone, ogni volta un po’ più vicino.
“Cominci ad accusare un po’ di stanchezza?” lo prendo in giro, vedendo che ormai Oliver riesce di nuovo a prenderlo al volo, segno che non sta più andando così lontano. Edward mi guarda e annuisce, prendendo di nuovo il bastone dalle mani di Lily che ormai saltella dall’entusiasmo. “Ti puoi fermare se sei stanco. O se sei stufo.”
“No” mormora, scuotendo la testa, dopo l’ennesimo lancio. “Si diverte così tanto. Come fai a dirle di no quando ti guarda con quegli occhioni?”
Rido, togliendogli il bastone dalle mani. “Fidati. Lei lo sa perfettamente e lo usa contro di te. Non lasciarle capire che ti ha in pugno.”
Il tono quasi cospiratorio fa scoppiare a ridere Edward fino quasi alle lacrime. “Sembra che parli di un piccolo mostro invece che di una bambina di due anni.”
Ridiamo, davanti allo sguardo curioso di Lily che aspetta impaziente di ricominciare il gioco, quando una voce richiama la nostra attenzione.
“Edward!”
Ci voltiamo tutti e tre verso il sentiero che dal bosco porta alla casa e vediamo una ragazza della mia età, forse di qualche anno più grande, venirci incontro. Ha lunghi capelli biondi che le incorniciano un volto perfetto, grandi occhi azzurri, e cammina sui tacchi alti con l’eleganza di chi è abituata a portarli tutti i giorni.
Edward sorride, alzando una mano per salutarla. “Ciao, Tanya!”
Credo di odiare il nome Tanya.


Eccomi di nuovo qui. Sono successe tante cose in questo capitolo. Bella ed Edward hanno finalmente chiarito e hanno fatto pace, sperando che possa durare; Alice e Jasper hanno affrontato l’interrogatorio del fratello maggiore geloso. È spuntato il nome di questa Elisabeth che causa qualche problema ad Edward. Chi sarà? Qualche idea? E poi non poteva mancare Tanya. Bella dovrà affrontare un’altra sfida prima di potersi godere un po’ di calma.
Vedremo nel prossimo capitolo cosa succederà.
Grazie per tutte le vostre recensioni! Sono sempre molto apprezzate.
A presto!
  
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