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Autore: ChrisAndreini    02/07/2014    4 recensioni
[Big Four][The Big Four][Le cinque leggende]Fanfiction sui Big Four: Hiccup, Merida, Rapunzel e Jack Frost si ritroveranno catapultati in un mondo tutto nuovo per loro, il nostro, senza avere ricordi sul loro passato e sulle loro avventure, mandati dall'uomo nero, ma dovranno intervenire per salvare tutti i mondi dalla paura.
***
"-Non parlarmi così, ragazzino platinato- dice Merida con rabbia al ragazzo dagli occhi di ghiaccio.
-Parla la ragazza con un nido di chiurli in testa, devo chiamare i pompieri per domare quella chioma?- risponde il ragazzo punzecchiandola.
-Calma, ragazzi, non prendetevi a botte nel museo!- li interrompe Hiccup, ricomparendo all’ingresso, in mano tiene una pesante ascia vichinga, e decidono di star zitti per non rischiare la vita.
-E poi, senza offesa, eh, ma Rapunzel vi batte tutti, avrà una chioma lunga venti metri- continua ammirando quella strana cosa.
-Lo prendo come un complimento- risponde la bionda."
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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  Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio (in alcuni casi)

 

Sdentato plana quasi subito verso terra, dopo aver fatto pochi minuti di volo.

Hiccup inizialmente non si preoccupa molto, i draghi sanno misurare distanze lunghe in brevissimo tempo, ma quando scende e scopre che li ha condotti in una radura piena di pietre senza tracce di troll, inizia a credere che il drago stia perdendo colpi.

-Sdentato, ma dove ci hai portati?- chiede al drago, che ha tutta la sua attenzione rivolta ad Anna, che ancora in lacrime scende e si avvicina alle rocce.

-Ragazzi, vi prego, abbiamo bisogno di voi- si rivolge con voce spezzata alle rocce, sotto lo sguardo sbigottito di Rapunzel e Hiccup.

-Ehm, Hiccup, forse dovremmo fermarci a riposare, Anna non sembra molto in se in questo momento- sussurra Rapunzel all’amico, che annuisce.

-Anna, ehm, forse è il caso di…- ma viene interrotto dalle rocce, che si muovono e rotolano nella loro direzione

-Per la barba di Odino!- esclama Hiccup, indietreggiando verso Sdentato, pronto a ripartire in caso di situazione leggermente pericolosa.

Sdentato però osserva tranquillo le rocce che si muovono e guarda Hiccup come a dire “Visto che ti ho portato nel posto giusto”

Le rocce si fermano davanti ad Anna, e si trasformano in tanti piccoli ometti.

-Anna, sei tornata, non ti vediamo da secoli!- l’accoglie con allegria una degli ometti.

-I troll?- chiede Hiccup, a bassa voce, ma le figure se ne accorgono lo stesso, e si girano nella loro direzione, sbattendo in contemporanea i piccoli occhi e inducendo Rapunzel a nascondersi dietro a Sdentato.

-Chi è lui?- chiede la troll con sguardo indagatore -E dov’è Kristoff?- si rivolge ad Anna, che scoppia nuovamente a pingere.

-Bulda, non è questo il momento di pensare all’amore, Anna, cosa è successo a palazzo?- una figura più anziana si fa largo tra i vari troll, e si rivolge ad Anna, prendendole delicatamente le mani, come a darle forza.

Anna sembra riprendersi un po’, e inizia a raccontare la stranissima mattinata.

Quando arriva al punto dove Elsa la sta per ghiacciare, si blocca, incapace di continuare, le parole bloccate in gola.

Hiccup si rende conto di quanto deve avere sofferto in quel momento, di quanto anche solo pronunciare quelle parole deve essere terribile per lei, e decide di dirlo al suo posto.

-La regina ha lanciato un getto di ghiaccio diretto verso Anna, con Sdentato ci siamo precipitati da lei, ma non siamo riusciti ad arrivare in tempo, Kristoff si è liberato dalle guardie di ghiaccio e si è messo tra lei ed Elsa, e ha preso il colpo al suo posto-

Tutti i troll sembrano ghiacciarsi nell’udire quelle parole, ed emettono in contemporanea versi di orrore.

-Kristoff è diventato una statua di ghiaccio- conclude Hiccup, con lo sguardo basso.

La troll che ha accolto Anna, Bulda, si prende la testa tra le mani e si trasforma di nuovo in pietra.

-Tu sei uno degli intrusi?- chiede il troll anziano a Hiccup, lasciando le mani di Anna e avvicinandosi a lui.

Quella parola colpisce Hiccup in pieno petto

-Intrusi?- chiede.

-Ospiti- corregge Anna -Ospiti graditi- 

-Solo da te- commenta Granpapà, squadrando Hiccup come chiedendosi da dove venga.

-Solo da… Granpapà, ma che stai dicendo?- chiede Anna, incredula.

-Sto dicendo che non dovrebbero essere qui, e che il loro arrivo è la causa di tutto quello che è successo… da dove vieni, ragazzo?- gli chiede.

-Berk… vengo da Berk, un piccolo villaggio di vichinghi, pieno di draghi buoni- sottolinea l’ultima parola, accarezzando Sdentato.

-Mi dispiace, non posso portarti lì, benché sia in effetti un luogo molto simile a questo, peccato che in una dimensione sbagliata- il troll scuote la testa, poi volta e spalle a Hiccup, come se gli avesse fatto un torto -Bulda, torna tra noi, prepara qualcosa per la principessa Anna, per aiutarla a recuperare le forze- dice poi accarezzando dolcemente la troll diventata roccia.

-Almeno potreste trovare un modo per far recuperare la memoria a Rapunzel?- chiede Hiccup, un po’ irritato per essere stato ignorato così, la ragazza citata fa capolino da dietro il drago.

-Rapunzel?- chiede il troll confuso -Perché mai Rapunzel si rivolge a noi se ha perso la memoria, i suoi genitori hanno numerosi assi nella manica per questo genere di cose, e perché mai dovrebbe inviare te, quando suo mari…?- chiede, ma si interrompe girandosi e notando la testa bionda di Rapunzel.

Si fa scuro in volto.

-Genitori?- chiede Rapunzel speranzosa.

-E’ più potente di quanto pensassi- commenta tra se e se.

-Chi è più potente?- chiede Hiccup.

-Se Rapunzel è così non può neanche tornare a casa- continua, camminando avanti e indietro e ignorando bellamente Hiccup.

-Tornare a casa? Lei potrebbe farmi tornare?- chiede Rapunzel, uscendo totalmente dal suo nascondiglio e avvicinandosi.

Il troll le si avvicina tristemente, come se dovesse confessare qualcosa di doloroso.

-Cara, tu sei già a casa- Rapunzel spalanca la bocca, incredula.

-In… in che senso?- la domanda viene da Anna, che è avvolta in una coperta di muschio e ha in mano una tazza fatta di foglie intrecciate.

-Nel senso che… in questo momento, ci sono due Rapunzel in questo mondo, una del prima e una del dopo, e chiunque ha portato lei qui mira a distruggerle entrambe- risponde il troll con aria grave.

 

La testa di Elsa pulsa da morire, e la giovane donna vorrebbe solo riaddormentarsi, soffocando meglio la testa nel cuscino… ma non c’è nessun cuscino sotto la sua testa.

Tasta lo spazio intorno a se, e nota che c’è erba, e fiori, poi che un naso di animale.

Socchiude gli occhi, ritrovandosi faccia a muso con Sven, che sta cercando di svegliarla.

E’ molto confusa, il mal di testa è molto martellante, ma prova a mettersi seduta.

Sven continua a darle colpetti con il muso, e lei lo scaccia con la mano, ma non in modo cattivo.

-Sven, smettila, sto cercando di…- appena si guarda intorno resta a bocca aperta per l’orrore.

Intorno a lei ci sono statue di ghiaccio delle sue guardie e di… 

-Kristoff!- esclama Elsa, Sven si avvicina alla statua e la colpisce con il muso, guardando poi lei, con sguardo carico di aspettative.

Elsa ha spesso pensato che Kristoff fosse un tipo un po’ strano o pazzo per parlare con una renna, ma deve ammettere che la capacità espressiva di Sven è notevole.

Ma non si sofferma molto sulla renna, dato che è l’unica cosa normale in tutto l’orrore che la circonda.

La statua di Kristoff è a terra, come se si fosse gettata davanti a qualcosa, o qualcuno e fosse stato gelato nel frattempo.

Ha gli occhi chiusi e la bocca aperta in un urlo che non è riuscito a concludere, dal labiale la lettera pronunciata assomiglia terribilmente a una A.

Gli occhi di Elsa si inumidiscono, e si costringe a distogliere lo sguardo.

Ciò che vede la lascia ancora più sconvolta.

C’è una macchia a terra, con sopra tre pietre, due rametti lunghi e una carota un po’ bitorzoluta.

-Olaf- sussurra Elsa, con la voce spezzata, si avvicina strisciando verso la macchia, incapace di reggersi in piedi.

-No- prende la carota in mano, mentre le lacrime iniziano a rigarle le guance.

Olaf è la sua unica creazione vivente, ha provato, in segreto, a crearne altri, ma ha capito che Olaf è una creazione unica, dentro di lui è racchiusa la sua parte buona, è il simbolo della sua infanzia, il suo legame più stretto con Anna.

Non può essersi sciolto.

Non capisce cosa sia successo, non riesce a capire chi può essere stato, dato che lei è l’unica capace di usare poteri sulla neve e sul ghiaccio.

-No, non posso essere stata io- cerca di autoconvincersi, scuotendo la testa per ricacciare indietro le lacrime, lei non lo farebbe mai.

-Mi pare che tu sia l’unica che avrebbe potuto combinare tutto questo pasticcio, Elsa- una voce alle sua spalle le fa venire i brividi lungo la spina dorsale.

Si gira verso l’uomo nero.

-Cosa hai fatto? Come hai osato?- non è mai stata così furiosa, sa che lui è la causa di tutti i suoi problemi, lui e quel suo maledetto bastone.

Si alza in piedi a fatica, pronta a scagliare tutto il ghiaccio che ha contro di lui.

-Io non ho fatto niente, sei stata tu, se mi avessi consegnato Jack Frost lui non avrebbe ghiacciato la tua corte e lui e i suoi amichetti non avrebbero rapito Anna e non ti avrebbero lasciata lì a terra credendoti morta- le riferisce lui -Non lo ricordi?- in testa ha un’immagine confusa, le ritorna in mente in un flash un drago con a bordo Hiccup e Rapunzel che prende al volo un’Anna in lacrime.

Tutto il suo mondo si capovolge, e cade nuovamente a terra, colta da vertigini.

-Su, su, non abbatterti, puoi sempre scongelare tutti, no? E ricreare Olaf- le suggerisce Pitch, senza muoversi dal suo piccolo angolo di ombra, con un tono di chi sa per certo che non funzionerà.

-Vattene via, non mi fido di te- gli dice, vuole restare da sola a compatirsi, ma sa che deve fare tutto il possibile per scongelare tutti, non vuole che succeda come l’ultima volta, e questa esperienza le insegna a non fidarsi mai più di nessuno.

-Voglio essere sicuro che sia tutto in ordine, e che i tuoi poteri funzionino, conosco bene Jack Frost, lo spirito dell’inverno, irritante quanto potente, sfortunatamente- Elsa non si fida di lui.

-E allora perché non lo hai catturato tu stesso-

-Non potevo, lui è sempre circondato dalla luce e io non posso stare in angoli di luce- confessa lui.

-Ma tu puoi, Elsa. Potevi prenderlo e portarlo da me, invece hai deciso di opporti, e ora devi pagarne il prezzo- spiega, Elsa si sente ghiacciare dentro, gli occhi di Pitch sono freddi e insensibili.

-Kristoff e le guardie non saranno blocchi di ghiaccio ancora a lungo- esclama, rialzandosi e puntando la mano verso Kristoff, che Sven sta ancora colpendo con il muso, mentre guarda Elsa come se fosse pazza.

Non accade niente.

Elsa inizia a sentire freddo, lei non sente mai freddo, ed è piena estate. Punta nuovamente la mano verso Kristoff, cercando di concentrarsi su Anna: loro due che giocano, il suo sorriso, gli spuntini di cioccolata che le ha portato un mesetto fa, un giorno in cui era assalita dal troppo lavoro, ma non succede niente.

Inizia a spaventarsi, ma cerca di non abbandonarsi alla paura, che le fa creare solo ghiaccio indesiderato. 

Stringe le mani al petto e osserva a terra, convinta di trovare una lastra di ghiaccio, ma non c’è niente.

Ora inizia a spaventarsi sul serio, fa un gesto con la mano a terra per creare del ghiaccio, qualsiasi cosa, invece non viene creato niente.

Si tocca le mani, e sono stranamente calde.

-Non ho più… non ho più i poteri!- constata, sconvolta.

Pitch si lascia sfuggire un sorrisino di trionfo, che Elsa non nota.

-Questo è un bel problema, se non trovi Jack non riuscirai a riavere i tuoi poteri, e fino ad allora non potrai sciogliere la tua corte e rigenerare Olaf, sempre che ci sia rimasto qualcosa da rigenerare, dato che l’acqua è quasi tutta evaporata- spiega Pitch, Elsa lo guarda, ha gli occhi lucidi ed è così vulnerabile che Pitch prova quasi pena per lei, ma usarla è molto più divertente, perciò la pena non lo tocca più di tanto.

-Cosa… come lo trovo? sarà scappato- Elsa si prende la testa tra le mani, demoralizzata -Non ho più speranze di trovarlo-

-Posso portartici io con un portale, ma solo nella foresta, e da lì in poi non posso più aiutarti- propone Pitch, lei ancora non si fida, lui l’ha minacciata, le ha fatto avere incubi su Anna, credeva fosse lui che voleva farle del male, “Se non mi consegni Jack accadranno cose terribili” forse ha cercato di avvertirla da subito che erano loro i cattivi, non lui. Sembra impossibile, ma forse è lei che ha frainteso, e ora ha bisogno di alleati, e lui è l’unico che lo sembra, dato che è lì, con lei, a spiegarle tutto.

-D’accordo- dice solo.

-Ma sarà meglio cambiarti, le maniche del tuo vestito di ghiaccio si sciolgono-l’avverte lui, scomparendo nell’oscurità.

Sven le si avvicina, e la colpisce con un po’ troppa forza, seccato dal fatto che lei non scioglie ancora l’amico.

-Sven, non posso più farlo- ammette lei, la renna sgrana gli occhi, poi si avvicina alla statua, come incitandola a muoversi.

-Mi dispiace, ma se mi accompagni fino alla foresta, ti prometto che Kristoff tornerà presto tra noi- gli rassicura Elsa, Sven la squadra un attimo, poi le si avvicina, pronta a portarla dove vuole.

-Aspetta un minuto qui- gli dice Elsa, osservano il vestito che inizia a sciogliersi. Chissà perché ha la sensazione che con le statue non sarà così semplice.

Si avvia precipitosamente verso la sua stanza per prendere un abito vero da mettersi, e prende anche le armi di Merida, chiedendosi, in un angolo remoto del suo cervello, perché non le ha riprese, ma decide di non pensarci, non vuole avere altri dubbi.

E pensare che sia stato Jack Frost è molto più facile di capire di essere stata lei.

 

La nave proveniente da Corona sbarca nel molo di Arendelle, con la principessa e suo marito a bordo.

-Lo sapevo che non dovevi stabilire così presto la partenza- si lamenta Eugene con la moglie, che osserva la città dalla prua della nave, con un sorriso rilassato.

-Meglio in anticipo che in ritardo, se fossimo partiti un giorno dopo avremmo potuto beccare una tempesta a metà viaggio, hai sentito i pescatori- spiega Rapunzel per l’ennesima volta.

-Si, ma nelle tue condizioni avremmo potuto mandare qualcun’altro, non devi fare sforzi eccessivi e…- ma il discorso di preoccupazione di Eugene viene interrotto dalla moglie.

-… e sono incinta da due settimane e ti comporti come se stessi per partorire da un momento all’altro- Rapunzel alza gli occhi al cielo, sorridendo.

Appena la nave attracca, Rapunzel sente una fitta alla testa.

-Ah- si prende la testa tra le mani e chiude gli occhi, ma un attimo dopo è già passata.

-Rapunzel, stai bene? Vuoi un bicchiere d’acqua, forse devi stenderti un attimo-la sorregge come se dovesse svenire da un momento all’altro, ma lei si riprende subito.

-Niente, tutto bene, è solo una strana sensazione- commenta, dirigendosi verso la scaletta per scendere dalla nave.

-Spero che alla regina Elsa non dispiaccia il nostro arrivo anticipato- inizia un po’ a preoccuparsi, conoscendo l’indole schiva della regina.

-Ma figurati, dopo tutto quello che hai fatto per lei all’incoronazione, figurati se ti caccia via- cerca di rassicurarla Eugene, scendendo per primo per poi aiutare la moglie.

-Abbiamo fatto per lei- lo corregge Rapunzel con un sorriso, accettando volentieri la mano che il marito le porge.

Dopo essere scesi Rapunzel si guarda intorno.

Adora la cittadina di Arendelle, nonostante nella sua prima visita sia stata tutt’altro che calda.

Ha rischiato di prendere un bel raffreddore, Eugene è quasi stato infilzato e congelato, ed entrambi anno assistito a una gelata in piena estate con rischio ibernazione e un tentato regicidio.

E’ stata anche la sua prima visita ufficiale come principessa di Corona, e nonostante tutti gli imprevisti e le poche visite effettuate ha sviluppato una grande simpatia per la regina e la principessa.

Rapunzel procede spedita verso il castello insieme al marito, fermandosi solo alla vista della regina, che tenta di parlare alla folla.

E’ vestita con un abito verde chiaro, nello stile di Anna, ha gli occhi stanchi di chi non dorme da giorni e la faccia addolorata.

Nessuno bada a loro due, troppo presi dalle parole della regina.

-Io devo partire, trovare Jack Frost e riportarlo qui, solo così tutto si sistemerà- sta dicendo, Rapunzel ha un sobbalzo nel sentire quel nome e cognome, e sente un’altra fitta alla testa, come se la sua anima cercasse di staccarsi dal corpo.

-Rapunzel- Eugene la sorregge come ha fatto prima, ma lei allontana le sua premure con un cenno della mano, e inizia a farsi largo tra la folla in direzione della regina, che a sentire quel nome si è girata nella sua direzione, con sguardo terrorizzato.

-P_Principessa Rapunzel- sbianca come se avesse visto un fantasma, appena scorge la chioma corta e scura della giovane donna.

-Regina Elsa, cosa è successo?- chiede lei preoccupata dallo sguardo della reale.

-Cosa… cosa ci fa qui?- chiede Elsa, sempre con quella espressione spaventata e anche un pochino sospettosa che la principessa non riesce a capire.

-Io e Rapunzel siamo venuti per la riunione commerciale, siamo una settimana d’anticipo perché si prevedono molte burrasche a sud e non volevamo fare tardi- spiega Eugene, mettendo una braccio attorno alle spalle della moglie, come a proteggerla in qualche modo.

-La riunione dovrà essere spostata- commenta secca la regina, distogliendo lo sguardo dalla principessa come se le avesse fatto un torto personale.

-Come mai?- chiede Rapunzel, poi le viene da non si sa dove una domanda -Dov’è Anna?- si guarda intorno, Elsa emette un verso soffocato.

-E’ stata rapita, e devo partire per recuperarla, abbiamo ospitato dei traditori che hanno gelato la corte sono scappati in groppa a un drago- un’altra fitta alla testa, Rapunzel si morde le labbra nel tentativo di non renderlo noto nuovamente al marito iper preoccupato.

-Olaf?- chiede Eugene, ricordandosi di come il piccolo pupazzo di neve lo ha salvato dalla cucina dove Hans lo teneva prigioniero.

La regina abbassa lo sguardo, con gli occhi lucidi, Eugene vorrebbe chiedere di più ma Rapunzel gli stringe il braccio come ad intimargli di fermarsi.

-Possiamo aiutarla in qualche modo? Potremmo accompagnarla, salvare Anna, e catturare…- non vuole assolutamente dire il nome che ha sentito prima, per paura di provocarsi un’altra dolorosa fitta alla testa, ma Eugene e Elsa all’unisono esclamano:

-NO- lasciandola interdetta.

-Devi riposare, Rapunzel, nelle tue condizioni non…- Eugene riparte con il suo solito discorso preoccupato, e Rapunzel lo interrompe prima che possa enunciarlo nuovamente -Ti prego, Eugene, so badare a me stessa, e la regina Elsa non può andare da sola- 

-Si, posso, devo andare da sola, vi prego, e poi… ci può essere più bisogno di voi qui che con me- ribatte Elsa, lanciando uno sguardo alla ragazza, ma distogliendolo subito, e guardando invece Eugene.

Rapunzel non capisce cosa ha fatto di male, ma decide di non indagare a fondo.

-Potremmo mandare i messaggi agli altri invitati alla riunione, e magari potremmo cercare un modo per sciogliere la corte… ma tu non puoi farlo con i tuoi poteri?- chiede Eugene, leggermente confuso.

-No, cioè, si, potevo, ma Jack Frost mi ha rubato i poteri sulla neve e sul ghiaccio, e devo trovarlo per recuperarli e sciogliere la corte- spiega Elsa, ha deciso di fidarsi, la Rapunzel davanti a lei non è la stessa che l’ha imbrogliata, e nel suo sguardo avverte sincera preoccupazione. Inoltre ha bisogno di qualcuno che faccia le veci di regina al suo posto, e ha davvero bisogno di fidarsi di Rapunzel, per quanto in questo momento detesti l’idea di fidarsi di qualcuno.

-Lascio la principessa Rapunzel e il marito Eugene in carica durante la mia assenza- annuncia al popolo, poi salta in groppa a Sven diretta verso la foresta.

-Ma…- prova a protestare Rapunzel, ma la regina è già lontana.

-Maximus potrebbe fare di meglio- commenta Eugene, per sciogliere un po’ la tensione.

Il popolo osserva Rapunzel come in cerca di spiegazioni che lei non può dare loro.

-Ehm… io…- cerca di preparare un piano d’azione, come farebbero i suoi genitori, e prende la mano del marito per ricevere un po’ di sicurezza.

-Io ed Eugene ci dirigiamo al castello per constatare i danni, voi potete tornare alle vostre mansioni quotidiane, se ci sono parenti tra i ghiacciati potete venire al castello per controllare le loro condizioni. Vi prometto che qualsiasi informazione importante vi verrà riferita all’istante, non appena la sentiremo. domattina terrò una conferenza per riferire tutto quello che riusciremo a scoprire nell’arco del pomeriggio. Spero di essere all’altezza dell’incarico- questo commento lo fa tra se e se, ma il popolo lo sente, e le sorride, poi si disperde, e la principessa e il marito restano un attimo fermi, come a prepararsi e metabolizzare tutto ciò che è successo.

 

-Perciò, ricapitoliamo, quando qualcuno crea e sviluppa un mondo con una storia e dei personaggi, in una dimensione diversa quei personaggi vengono creati e iniziano a vivere una vita propria, con tanto di futuro e passato, e noi siamo un film d’aminaziome  o come si dice dell’universo Diseny, in competizione con l’universo Dreamworkes da dove viene Hiccup e l’unico modo per andare a Berk è andare nell’universo Piczar che è abbastanza neutrale, pur appartenendo all’universo Diseny?- ricapitola Anna, si è tranquillizzata, ma ha ancora gli occhi rossi, e ha bevuto tre tazze di pozione tranquillizzante di Bulda.

-Corretto, anche se i nomi sono sbagliati: animazione, Disney, Dreamworks e Pixar, ma non è importante- corregge Granpapà.

-E hai mandato Merida e Jack nel mondo di Merida?- chiede Rapunzel, che ha bevuto a sua volta una tazza di pozione.

Hiccup non ne ha bevuta nessuna, ed è infatti il più irrequieto.

-E chiunque ci ha portati qui è tornato indietro nel tempo di due anni e ha preso Rapunzel prima che faccia il suo film, così, se non torna nella sua storia entro i suoi diciotto anni il suo mondo intero verrà distrutto?- chiede, preoccupato.

-O questo o incontrare la sua se del futuro, è successo una volta in un film Dreamworks- pronuncia quella parola arricciando il naso -Era un film su una macchina del tempo, e quando i due del passato e del futuro si sono toccati il mondo di Mr. Peabody e Sherman è quasi stato distrutto. Alla fine lo hanno messo nel film, ma in realtà è stato un errore di Sherman- spiega, nessuno dei tre capisce, e lo guardano con espressione confusa.

-Insomma, se la Rapunzel del futuro incontra quella del passato sarà un bel problema.-

-Grazie di questa sintesi illuminante… Allora, che facciamo?- chiede Hiccup, lui vorrebbe solo tornare a casa, ma non può lasciare sola Rapunzel con il rischio che lei scompaia per sempre.

-Credo che dobbiate trovare colui che vi ha fatto questo, e credo che il modo più semplice sia raggiungere Berk, dove potrete trovare cibo, rifornimento e guerrieri per affrontarlo, vi posso portare in un luogo pieno di porte, dove potrete raggiungere qualsiasi luogo- Hiccup tira un sospiro di sollievo, potrà tornare a casa e aiutare Rapunzel con due soli portali, la ragazza però pensa ad altro.

-Il mondo da dove andremo a Berk è la casa di Merida?- chiede, speranzosa.

-Non posso mandarvi lì, non posso aprire portali per lo stesso posto due volte nello stesso mese, è una regola basilare per l’uso dei portali- risponde granpapà, Rapunzel abbassa lo sguardo, rattristata, e sforzandosi di trattenere le lacrime.

-Regola che il nostro cattivone sembra ignorare bellamente- commenta Anna un po’ tra se.

Proprio in quel momento Rapunzel sente una fitta alla testa, e se la prende tra le mani, chiudendo gli occhi.

-Rapunzel!- Hiccup si precipita ad aiutarla, guardandosi intorno per vedere se c’è qualche presenza fuori luogo.

-Tutto bene, è passato- Rapunzel scuote la testa, come a cacciare un brutto pensiero.

-Sarà il caso di sbrigarci, Elsa potrebbe aver avviato le ricerche, e più tempo perdiamo, più potrebbe avvicinarsi a noi- prende uno dei suoi cristalli, pronto a creare un portale.

-Bene, Anna, è arrivato il momento di…- inizia Hiccup, non sa bene come salutarla in modo appropriato, ma la ragazza lo interrompe prima che possa provarci.

-Aspetta, che? Volete lasciarmi qui?- chiede incredula Anna.

-Beh, direi che è la cosa più saggia da fare, Anna, noi ti proteggeremo, e Hiccup e Rapunzel devono affrontare questo viaggio senza coinvolgere troppo gli altri mondi, perché poi per te sarà più difficile tornare a casa- prova a farla ragionare il troll.

-No, non ci penso neanche!- esclama Anna, alzandosi in piedi di scatto -Non me ne starò con le mani in mano mentre Kristoff e le guardie sono congelate agli ordini di mia sorella, voglio fare qualcosa, aiutare i miei amici, odio aspettare, annoiarmi e sentirmi impotente mentre altri rischiano la vita. Vengo con voi, punto e basta!- esclama, con i lucciconi di frustrazione, Bulda le riempie nuovamente la tazza, ma Anna la posa a terra, non vuole bere altra pozione.

-Va bene, Anna, puoi andare- acconsente granpapà

-Ma…- prova a ribattere Hiccup, non vuole che lei si faccia male, e ha un brutto presentimento su Anna, sente che non deve venire con loro, ma granpapà apre il portale esclamando.

-Mostropoli , Pixar, Monsters & Co.- e Anna è la prima a tuffarsi dentro.

-Per Odino, mai nessuno che mi ascolta!- esclama Hiccup alzando gli occhi al cielo, e insieme a Sdentato va a sua volta, seguito da Rapunzel, un po’ abbattuta.

 

Elinor si è svegliata con una sensazione strana al petto, sente che c’è qualcosa nell’aria, che ci sarà un evento in quella mattinata.

Si alza dal letto e si veste in tutta fretta ma con massima cura, perché una regina deve essere sempre perfetta, o almeno ci deve provare.

Ma da quando Merida è scomparsa Elinor si sente tutt’altro che perfetta.

I capelli sono sempre in disordine, spesso l’abito è spiegazzato e non riesce a concentrarsi per niente.

Poi ci sono state quelle stupide lettere di condoglianze da parte dei Lord, che non ha voluto neanche leggere.

Merida sta bene, una madre queste cose le sente, e perderà mai la speranza di ritrovarla, fosse l’ultima cosa che fa.

Fa colazione un po’ pigramente, mangiando poco e niente, troppo triste e demoralizzata per mangiare.

I suoi figli e Fergus stanno ancora dormendo, nonostante l’orario di sveglia sia passato da un bel po’.

Decide di non svegliarli, dopotutto stanno avendo tutti delle notti movimentate in queste ultime settimane, e dormire un po’ non farà male a nessuno.

Dopo aver fatto colazione esce un attimo in giardino, con l’intenzione di prendere un po’ d’aria prima di entrare nella sala del trono per sistemare le solite scartoffie.

E proprio in giardino lo vede: un piccolo fuoco fatuo fuori dalle mura, all’ingresso del ponte.

Il suo cuore sembra fermarsi per un nanosecondo, per poi battere all’impazzata.

Si avvicina cautamente allo spirito, come se temesse che un gesto avventato potrebbe cancellare tutto, ma il fuoco fatuo resta lì, e sembra invitarla a proseguire.

All’ingresso del ponte altri fuochi fatui compaiono e le indicano un sentiero che va dentro il bosco.

Se Elinor si fosse trovata in questa situazione prima della sua avventura con la figlia avrebbe fatto dietro front e sarebbe tornata ai suoi compiti abituali, con le scartoffie da sistemare, le lettere da leggere e a cui rispondere e le lezioni di etichetta a Merida.

Ma Merida non c’è per fare le lezioni, ed Elinor vuole credere che i fuochi fatui la possano condurre da lei. 

Non sa cosa succederà, ma nel profondo del cuore sa che è importante, che finalmente potrebbe trovarla.

E segue i fuochi.

 

-Bene, ricciolina, ora che si fa? E’ un posto familiare?- chiede Jack, guardandosi intorno nel bosco.

-Non… non lo so- risponde Merida.

Il bosco è fitto, e Merida non ricorda per niente come può orientarsi tra tutti quegli alberi.

Inoltre sperava che magari se si fosse avvicinata a casa avrebbe recuperato i ricordi, invece la loro assenza preme nel cuore e le toglie il respiro.

Senza contare il fatto che c’è quel rompiscatole di Jack con lei, ed è assolutamente l’ultima persona che vuole mentre cerca di ritrovare la strada.

Procedono per un po’ verso destra, poi Merida cambia direzione e va verso sinistra, poi torna indietro, Jack commenta ogni suo passo con tono rilassato, ma dalla sua parlantina si vede che è nervoso.

Peccato che a Merida risulta solo stressante, così finiscono col litigare.

-Frost, piantala di commentare ogni mio passo, se ti da fastidio camminare va per conto tuo e fermati dove più ti aggrada- gli urla contro Merida all’ennesimo commento.

-Hey, sto solo cercando di fare conversazione, se la roccia è più carismatica di te non è colpa mia- si lamenta a sua volta Jack, incrociando le braccia al petto.

Merida stringe i pugni.

-Sai che ti dico, prendi la roccia e dividiamoci, magari con lei ti divertirai di più, sempre che anche lei non decida di sgretolarsi per la seccatura- si gira di scatto e si incammina impettita.

Jack è infastidito, e tende la mano per evocare una palla di neve.

L’unico piccolo problema è che la palla di neve non si forma molto bene, infatti ha a malapena le dimensioni di una noce.

Decide di lasciar perdere, e getta via la pallina di neve.

Poi prende la roccia e si avvia nella direzione opposta, iniziando a parlare con lei, più per fare un dispetto a Merida che per altro.

“Oddio, finirò come Anna un giorno di questi” si autocommisera, procedendo nella sa direzione.

Merida, senza la compagnia di Jack, inizia ad andare a completo istinto, e si ritrova presto davanti a un cerchio di pietre, che le sembra familiare.

-Evvai, lo sapevo che ce l’avrei fatta!- esclama con trionfo, avviandosi al centro del cerchio.

-M_Merida?- chiede una voce in un sussurro, appartenente a una voce alla sua destra.

Merida sobbalza, e si gira di scatto, per trovarsi a pochi passi di distanza da una donna dai lunghi capelli marroni con una ciocca grigia e caldi occhi castani che sprizzano incredulità e immensa felicità.

-Si?- chiede, il vuoto causato dai ricordi mancanti si fa sentire forte, ma non riesce proprio ad associare quel volto a qualcosa, sebbene senta un groppo alla gola.

-Merida! Sei proprio tu! Non hai idea di quanto ci hai fatto preoccupare, ma dove sei stata? Ti abbiamo cercato dappertutto- l’emozione della donna, dalla felicità più assoluta, passa alla preoccupazione ed infine al rimprovero, e fa per avvicinarsi a Merida, che indietreggia, guardando storto la donna.

-Ehm… ci conosciamo?- chiede, sente che la risposta è si, ma ne vuole essere sicura.

-Come… come sarebbe?- chiede la donna, ma prima che possa aggiungere altro, Merida sente il suono di un arco che scocca, e fa appena in tempo a scansarsi che una freccia le passa accanto, e si conficca in una delle pietre.

Merida e la donna si girano di scatto verso la posizione da dove è venuta la freccia, ma non notano nessuna figura.

Il suono di un’altra scoccata che Merida riesce a deviare la inducono ad allontanarsi alla svelta da lì, e si nasconde nel bosco, con il cuore che batte a mille.

La donna è totalmente agghiacciata, cerca di correre nella direzione che ha preso la figlia, ma inciampa nella veste e cade a terra.

Merida vorrebbe correre ad aiutarla, ma non vuole esporsi ad altri attacchi, perciò esita, almeno finché non sente l’arco tendersi in direzione della donna, in quel momento non si ferma neanche un attimo a riflettere, e si getta fuori verso di lei, beccandosi la freccia nella spalla destra.

Sente un dolore acuto, e si accascia a terra, strappandosela di dosso, sotto lo sguardo della madre.

-Auch!- commenta, prima di accasciarsi a terra priva di sensi.

Poco lontano, un uomo dai tratti asiatici che Elinor non ha mai visto prima scende da un albero, e incocca un’altra freccia diretta verso Merida.

Elinor non ci vede più dalla rabbia, ha ritrovato sua figlia smarrita da quasi due mesi che non si ricorda di lei, ha dovuto fare da esca per fare in modo che il tipo strano la colpisse, e ora deve pure restare a guardare mentre l’uomo finisce il suo operato e le strappa nuovamente sua figlia?

No, assolutamente no, non lo accetta.

Si alza di scatto, prende la freccia dalle mani di sua figlia e si precipita contro l’uomo strano, che è troppo sorpreso per scoccare in tempo.

Quando è abbastanza vicina gli lancia la freccia dritta contro il petto, e lui si ritira colpito allo sterno, lasciando l’arma, recuperata quasi immediatamente dalla donna.

Ma Elinor non ha fatto i conti con l’enorme spada che tiene appesa al fianco.

Tende l’arco mentre lui prende la spada, ma prima che uno dei due possa colpire un enorme getto di ghiaccio si abbatte sulla schiena dell’uomo strano, che resta con il busto immobilizzato con espressione un po’ sorpresa, ma comunque estremamente inquietante.

-Non osare mai più toccare la mia amica!- esclama con rabbia una voce alle sue spalle, con la mano tesa e l’espressione furibonda.

-Frost!- esclama lui, con un brillio malvagio negli occhi -Appena io…- inizia a minacciarlo, ma Jack non lo ascolta.

-Lo sapevo che non dovevamo separarci- commenta poi, gettandogli un sasso in testa e facendolo svenire mentre si precipita da Merida, ignorando la donna.

Si accovaccia accanto a lei e le analizza la ferita, con espressione cupa.

-Sei ci fosse stata Rapunzel…- commenta tra se e se, poi si rivolge ad Elinor.

-Lei è la madre di Merida, giusto?- le chiede, la donna non sa se temere più l’uomo strano o il ragazzo strano, ma dato che lui sembra conoscere sua figlia e non è armato (anche se aver creato ghiaccio dal nulla non gli da esattamente punti di affidabilità) decide di non essere sospettosa, e annuisce, abbassando l’arma.

-Sono la regina Elinor del clan Dumbroch- esordisce lei -Tu?- chiede lei avvicinandosi per prendere in braccio la figlia.

-Jack Frost, di… nessun posto probabilmente- si presenta lui, aiutando la donna.

“Probabilmente?”

-Mi spiegherai tutto a palazzo- sembra quasi una minaccia velata, ma Jack non ci fa molto caso, e si avviano verso il castello.

 

Appena varcato il portale i ragazzi si ritrovano davanti a una porta chiusa.

-Ma dai, ancora? Non ne posso più di porte chiuse!- esclama Anna, e si mette ad armeggiare con la maniglia, per aprirla.

Hiccup le da man forte, mentre Rapunzel si limita a guardarsi intorno.

-Sembra tanto la stanza di un…- una luce si accende, mostrando una ragazzina sui cinque anni con la bocca spalancata e gli occhi sgranati che li fissa come sul punto di urlare.

-…bambino- conclude Rapunzel in un sussurro.

Appena gli occhi della bambina si posano sul drago caccia un potente urlo, e la porta che Anna e Hiccup cercavano di forzare di apre di scatto, facendo cadere i due ragazzi uno sopra l’altro, davanti a un più che sorpreso gigante blu dai pois viola.

I tre ragazzi si precipitano verso la sala oltre la porta, seguiti da Sdentato, e altri mostri dalle più svariate fantasie li accolgono a bocca spalancata.

-Ehm, ciao- li saluta Anna, con un gesto della mano.

-17-40, ALLARME 17-40 ADOLESCENTI NEL REPARTO SPAVENTI!!!- urla uno di loro, e la sala piomba nel panico, lasciando basiti i tre ragazzi e il drago.

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

L’allarme è cambiato perché sono adolescenti, e non bambini.

Spero che il capitolo vi sia piaciuto e conto di aggiornare presto, probabilmente tra le solito due settimane se ce la faccio.

Mi piacerebbe molto ricevere una recensione, dato che negli ultimi capitoli sembra che la storia non stia piacendo.

Se non vi piace potete dirmelo e io accolgo qualunque consiglio.

Ora devo scappare, grazie a tutti quelli che mi seguono.

Alla prossima :)

   
 
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