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Autore: nonserveparlare    02/07/2014    0 recensioni
La mia storia parla di una ragazza di nome Ream , vive in una città messa al limite della povertà e della miseria. dopo una grande guerra i capi dello stato decidono di isolare la città di Ream dal resto del mondo, ma niente fa sembrare la loro vita una vita normale, le strette sorveglianze , leggi rigide e a volte insensate e i pesanti lavori di tutti i giorni. detta così la storia può sembrare quella di un campo di concentramento ma realmente , le parti tristi vengono intrecciate a momenti di amore e felicità soprattutto quando si farà largo un nuovo personaggio nella storia che farà capolino nel cuore di Ream.
dietro a tutta questa sofferenza , odio e amore si nasconde un segreto , un segreto che potrebbe ribaltare la sorte di quella città, un segreto che solo Ream sa .. se vi chiedete altro ... ricordatevi che non serve parlare per scoprire la verità.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era buio … Stavo dormendo ... sentii un rumore di passi avvicinarsi sempre più velocemente. Un passo , poi un altro e un altro ancora , erano vicino alla mia cameretta , delle persone parlavano non capivo cosa stesse succedendo poi mia madre entrò , era agitata , si vedeva da come guardava interrottamente la porta come se stesse aspettando qualcosa o qualcuno . Di colpo la vecchia e polverosa porta di legno si spalancò e due uomini vestiti di nero si avvicinarono a mia madre e la scostarono violentemente dal mio letto . Sentii un dolore lancinante al braccio e un liquido fluido di un calore immenso si inoltrava nelle mie vene a fatica. Faceva male, bruciava , tutto iniziò a farsi più scuro e l'ultima cosa che vidi fu mia madre accosciarsi a terra inerte mentre i due uomini scortavano mio padre nell'altra stanza ,venni presa in braccio mentre tutto si faceva sempre più buio e caddi in un sonno forzato contro le mie continue e in vane lotte per liberarmi dalle possenti braccia dell'uomo che mi teneva stretta senza lasciarmi, finché le forze non mi abbandonarono e lasciai che il buio avesse la meglio su di me.

Mi svegliai dopo ore , minuti o giorni non so nemmeno io quanto. Ero in una stanza tutta bianca distesa su una scomodissima branda e coperta da un leggero lenzuolo di un grigio pallido , mi alzai accorgendomi di non indossare più il mio comodo pigiama blu , ma avevo una maglietta e una gonna sempre del grigio pallido del lenzuolo erano sporchi , trasandati e mi pizzicavano su tutto il corpo interrottamente . Mi avvicinai alla gigantesca porta di vetro, che era l'unico stacco di colore in quella stanza . Guardai fuori dove si estendeva un lunghissimo corridoio affollato da altre centinaia e migliaia di porte e stanze , dove riuscivo a vedere alcuni miei amici, vicini e parenti con la stessa identica faccia perplessa che avevo io senza capire cosa stesso succedendo. Alcuni gridavano, altri battevano pugni sulle porte , altri ancora piangevano disperati. Non sapevo cosa fare se unirmi alle urla e ai pianti , o trovare una ragione logica per tutto quello . Scartai immediatamente la seconda non avendo la capacità mentale adeguata per pensare , aprii la bocca presi un grande respiro che saliva fin dalla pancia , e anche sapendo che urlare non sarebbe servito a niente, rilasciai tutta l'aria che salì velocemente dallo stomaco , passando dai polmoni e arrivando in gola uscendo senza fare alcun rumore. Non capivo , volevo urlare come non avevo mai fatto un urlo di quelli che ti liberano la mente e spaccano i timpani ma non usciva niente . Invano cercai di parlare , urlare o emettere un qualsiasi suono , ma non ci riuscivo . Tutto inizio ad essere confuso e diversi uomini vestiti di nero si posizionarono due per ogni porta sbattendo, e urlando contro quelle maledette porte per placare le urla della gente. Non riuscivo a capire nulla , iniziarono a tornarmi in mente gli avvenimenti della sera prima , mia madre che entrava in camera , mio padre disperato e portato via da me , il liquido che mi avevo iniettato , il braccio iniziò a pulsarmi e bruciare , ma cercavo di non badare al dolore mentre tutti quei ricordi mi giravano per la testa finché non vidi il ricordo più scioccante che probabilmente volevo dimenticare , l'immagine non era molto nitida e tutto si vedeva male distinsi solo la sagoma di mia madre che cadeva a terra , in quel momento mi alzai essendo caduta senza nemmeno accorgermene , dal braccio mi arrivava un dolore lancinante ma iniziai a camminare verso la porta senza farci caso . Mi ritrovai inginocchiata a terra con i pugni stretti che picchiavano senza sosta contro la porta fino a non sentirli più , i due uomini in nero si girarono , uno dei due si abbassò verso di me guardandomi, alzai lo sguardo e vidi il mio riflesso nei suoi occhiali di un nero lucido , gli occhi mi si riempirono di lacrime , quella che vidi non ero io. Una gran parte dei miei capelli era diventata grigia, quando le lacrime si attenuarono , vidi con nitidezza i miei occhi erano morti , stanchi , pieni di tristezza e odio , ma la cosa più strana è che erano dello stesso grigio pallido uguale a tutto quello che mi circondava. Tornai alla realtà e sentii una scossa partire dalla porta percorrermi tutto il corpo e lanciarmi con violenza contro il muro di mattoni bianchi . Tutto intorno era caotico , le orecchie mi fischiavano e sentivo le urla che prima erano forti e piene di odio e dolore affievolirsi a contatto con le porte elettrificate avviate dai diversi uomini in nero sparsi per il corridoio. Il dolore al braccio si fece sempre più forte , il panico iniziò ad addentrarsi nel mio cervello , facendosi spazio tra gli ultimi pensieri sensati che mi rimanevano, di nuovo tutto si stava facendo buio mentre gli uomini in nero entravano nelle stanze e si rovesciavano con violenza sulle persone che tentavano invano di scappare , uno persona ci riuscì e una luce di speranza si fece largo dentro di me , ma venne subito spenta da uno sparo e la figura della ragazza cadere a terra morta . Mi iniettarono di nuovo un liquido denso e bollente nel braccio , il dolore che avevo in precedenza moltiplicò , volevo urlare ma non riuscivo ancora ad emettere alcun suono , questa volta non mi dimenai contro le possenti braccia che iniziarono a circondarmi per poi sentirmi alzare dal pavimento , rimasi ferma immobile mentre per l' ennesima volta il buio mi oscurava ogni mia capacità motoria o cognitiva . Ancora il dolore al braccio, ancora il mal di testa , questa volta però non ero sulla scomodissima branda di prima , ripresi i sensi con difficoltà combattendo contro la forte emicrania e inizia a distinguere gli oggetti , anche se oltre alle sedie arancioni dov'ero seduta non c'era altro. Sul braccio avevo una garza che copriva con delicatezza la flebo , ed ogni goccia che scendeva un dolore immenso mi si spargeva per tutto il corpo. Il mio sguardo andò più in là verso il polso e notai di essere legata con delle cinghie alla sedia , spostai velocemente lo sguardo su braccia e gambe , ero bloccata non potevo muovermi anche per il fatto poche avevo perso tutte le mie forze . Ero presa dal panico , non sapevo cosa fare . Presi un lungo respiro e velocemente l'aria arrivo in gola ma ,ancora, nessun rumore uscì , me ne ero dimenticata.

Non sapevo cosa fare sembravo sola in quel posto , nessun rumore , grido, o pianto sommesso, mi concentrai sulle gocce che scendevano dalla flebo , il liquido era molto strano , era giallo pieno di piccoli cristalli luminosi come tante lucciole che volavano in quell'intreccio di dolore e calore . Sentii ancora un rumore di passi i ricordi ricominciarono ad riaffiorare , li cacciai via non volevo ricordare , stavo già troppo male. La porta sbatté e i due soliti uomini vestiti di nero entrarono , ma questa volta seguiti da una donna alta e magra , era vestita di arancione anche se vedevo tutto sfocato essendo straziata dalle innumerevoli gocce che cadevano come spilli e mi entravano nel braccio a fatica , distinsi a stento la sua figura era molto pallida , e dopo poco capii di aver già visto quella signora , faceva parte del consiglio dei capi dello stato , avevano trasmesso un servizio su di lei qualche sera prima perché giravano delle voci su un possibile colpo alla città di Lonstaild capeggiato da lei , ma le voci erano state subito smentite perché facendo parte anche lei del consiglio non aveva alcun motivo per farlo crollare.

Si avvicinò sempre di più a me , finché non era a pochi centimetri di distanza, potevo rivedere il mio riflesso nei suoi occhi verdi , come quelli di un serpente , con una pupilla sottilissima , non so nemmeno io come riuscisse a vedere . Non riuscivo a sopportare il mio riflesso ero troppo cambiata e nemmeno riuscivo a sopportare il contatto visivo con quella donna, chiusi gli occhi e girai il volto dalla altra parte per evitare qualunque contatto .

Una piccola risata acuta quasi impercettibile uscì dalla sua bocca e una lacrima amara si fece largo nei miei occhi

<< guarda , guarda abbiamo una ribelle>> disse con un tono dispregiativo . Ribelle ? Cosa? Non riuscivo a capire , io non sono una ribelle . Cosa vuole questa donna da me ?

Mi prese il volto con due dita e sentii le sue unghie penetrarmi nelle guance , mi girò il volto e disse: << peccato che non possiamo ucciderti , se no il nostro piano non funzionerebbe , ma un modo per non farti parlare l 'abbiamo trovato >> mentre parlava si girò verso il mio braccio dove era ancora infilata la flebo e picchiettò un paio di volte causandomi una fitta straziante che si espanse per tutto il corpo . Una smorfia di dolore mi si aprì in volto e la donna , dopo aver emesso un altra di quelle risatine acute uscì dalla stanza con passo svelto. I due uomini in nero si avvicinarono e mi posizionarono delle ventose ai lati delle tempie, staccarono la flebo e distesero lo schienale della sedia .

Si accese un proiettore che trasmetteva sulla parete arancione la mia casa , i miei amici e la mia città, iniziarono a parlare di come sarebbe cambiata la mia vita da lì in poi e che dovevo dimenticarmi tutto quello che era successo.. il proiettore si spense , uno dei due uomini si avvicinò con aria dispiaciuta , era lo stesso che mi aveva elettrificato qualche ora prima . Si avvicinò al mio orecchio , mentre iniettava un'altra dose di quel liquido giallo nel mio braccio e mi sussurrò un lieve scusa e dopo pochi secondi caddi ancora in un sonno profondo.

 

   
 
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