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Autore: Aishillin    03/07/2014    4 recensioni
Terzo missing moments tra Draco ed Hermione, questa volta situato durante il famoso ballo del Ceppo del quarto anno.
Hermione ha preso male la sfuriata di Ron per essere andata al ballo con Krum, ma non sarà un Grifondoro a consolarla.
DAL TESTO:
"“Weasel è un coglione. Potevi chiedere subito al primo anno il mio parere sull’argomento, e risparmiarti un sacco di sofferenze.”
Hermione sorrise. “Al primo anno non mi avresti rivolto nemmeno la parola. Non avrei potuto.” Il suo tono era quello dolceamaro dei ricordi, ma aveva gli occhi ancora fissi nei suoi.
Stavolta toccò a Draco sorridere. “Vero. Però al secondo hanno l’ho fatto. Sono migliorato col tempo.”
“Già… perché l’hai fatto poi? Perché mi hai aiutato?”"
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
- Questa storia fa parte della serie 'Missing Moments'
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E rieccomi. Forse ci ho messo più tempo di quanto non avessi preventivato inizialmente, ma alla fine sono riuscita ad inserire anche il terzo dei miei Missing Moments. A breve prometto che li collegherò tutti in una serie, in modo da renderli più facilmente rintracciabili nel caso qualcuno volesse leggerseli tutti. Si accettano consigli riguardo il nome della serie!
Che dire, spero che il mio lavoro possa piacervi. Ho deciso di tenere ancora i toni volutamente "soft", perché in fondo i ragazzi non sono poi molto grandi. Spero di essere riuscita a descrivere la confusione di Draco (per Hermione è ancora presto), e il suo negare inconsciamente qualcosa che forse sta iniziando a provare. Insomma, come al solito mi rimetto totalmente a voi!
Come sempre, grazie di cuore a chi arriva a leggere sino all'ultima riga, un doppio grazie a chi commenta e mette la storia tra seguite/preferite/da ricordare. E grazie anche a chi ha aperto questa pagina anche solo per sbaglio, ed ha letto almeno queste poche righe.
A chi non si ferma a questo punto, dico: buona lettura. E fatemi sapere cosa ne pensate! Positive o negative che siano, le recensioni educate sono sempre gradite.
Ash.






Draco Malfoy sbuffò. Aspettava Pansy nella sala comune Serpeverde, annoiato.
“Amico, sei così desideroso di andare al ballo?” Blaise Zabini sorrise, mentre finiva di bere la sua burrobirra. Sosteneva che solo gli sfigati andassero a una festa sobri. Draco faticava a crederlo, e soprattutto riteneva un po’ ipocrita il moro, visto che fino a qualche mese prima non aveva praticamente toccato alcool, e ora si atteggiava ad alcolista navigato. Non che lui facesse meglio, chiaro. Avere sempre una bottiglia vicina dava quell’aria da debosciato che attirava terribilmente le ragazze. Però lui dava mostra del suo amore per l’etilene solo in presenza loro. A che pro svegliarsi coi postumi di una sbronza, se non era servito nemmeno per portarti l’oca bionda di turno a letto?
“E’ solo che non mi piace aspettare. Avevo detto alle otto. Sono quasi le otto e cinque, e quelle due oche ancora non sono pronte.” Il biondo sbuffò nuovamente. Sapeva che un vero uomo avrebbe acceso una sigaretta per mostrare a tutti la sua frustrazione, ma lui proprio non riusciva ancora a tollerare il retrogusto acre del tabacco, oltre alla sensazione di escoriarsi la gola ogni volta che buttava giù una boccata di fumo.
Il rumore di una porta aperta lo distolse dai suoi pensieri. Pansy uscì dal dormitorio, insieme alla compagna di Blaise.
“Sei molto bello, Draco.” Pansy si avvicinò subito al suo accompagnatore della serata, untuosa e servile come sempre. Per qualche secondo il biondo si chiese per quale motivo avesse scelto di farsi accompagnare da lei. Non riusciva a sopportarla per più di una decina di minuti. Forse perché, semplicemente, nessuna ragazza riusciva ad andargli a genio per più di una notte. Le uniche ragazze che fosse in grado di sopportare, le Greengrass, erano già state prese quando aveva deciso di trovarsi una compagna per il ballo (era inammissibile che un Malfoy si presentasse senza accompagnatrice in una simile occasione mondana, per quanto poco conto dessero a tali eventi). La sua scelta era quindi ricaduta su Pansy, per il semplice fatto che gli girava sempre intorno. Nessuna Serpeverde, in fondo, gli sarebbe andata a genio. Tanto valeva sorbirsene una che era già abituato a tollerare. L’unica con cui si era ritrovato a parlare piacevolmente, qualche tempo fa, era… inaccettabile.
“Tu invece mi hai fatto aspettare una vita.” Ignorò il braccio teso della ragazza. Era già abbastanza infastidito, non era proprio il caso di trovarsela appesa al fianco prima di quanto non fosse necessario. “Forza, meno chiacchiere. Andiamo.”
I ragazzi procedettero compatti verso l’uscita, diretti ad una festa che non tutti erano decisi ad apprezzare.
 
 
 
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Hermione era felice. Semplicemente felice.
Non perché tutte le ragazze erano rimaste a bocca aperta quando l’avevano vista con Krum, né perché i ragazzi la vedevano come non l’avevano mai vista prima: era felice semplicemente perché qualcuno, finalmente, si era reso conto di lei, come ragazza.
Sorrise, voltandosi verso Viktor, che ricambiò quel sorriso. Se da fuori il ragazzo pareva musone e indifferente, in realtà era tremendamente intelligente, colto e sensibile. O almeno, questo era ciò che si ripeteva. Senza alcun dubbio era un magnifico ragazzo. E lei sarebbe stata una vera ingrata a non apprezzare quella sua dolcezza e sensibilità. Doveva godersi la sua serata con lui.
Ballarono, quella sera. Sotto lo sguardo ingelosito di molte ragazze e quello basito di altre; sotto gli occhi benevoli e un po’ stupiti di Harry, sotto il silenzio e gli occhi irritati di Malfoy. Gli unici occhi che non riuscì ad incontrare furono quelli di Ron, ma pensò che se la stesse spassando con qualcuna, e non avesse tempo per lei. Questo le provocò una fastidiosa stretta allo stomaco, ma fece finta d’ignorarla, seguendo Viktor nei passi di danza.
Non fu in grado di dire quanto ballarono. Vide ad un certo punto Malfoy, seduto in un divanetto poco distante da lei. La fissava, mentre scacciava via una Parkinson piuttosto irritata. La cosa la fece sentire strana, anche se non riuscì ad analizzare quel sentimento. Fastidio, forse? Ma per cosa? Per la mano di Pansy serrata possessivamente sul suo braccio?
D’improvviso, si rese conto che a lei la cosa non interessava. Perché doveva interessarsi a Malfoy? Esclusi due singoli avvenimenti, con lui non aveva mai scambiato una sola parola gentile.  D’improvviso si rese conto di aver bisogno di fermarsi. Chiese a Viktor di andare a prendere da bere, e si diresse verso il tavolo a cui erano seduti un Ron più immusonito che mai ed un Harry del tutto intento a mangiare Cho Chang con gli occhi. Si sedette sulla panca a fianco a Harry, nel posto appena lasciato libero da Calì, la sua dama per la serata.

(1) "Ciao" disse Harry. Ron rimase zitto. 
"Fa caldo vero?" disse Hermione, sventolandosi con la mano. "Viktor è andato a prendere da bere". 
Ron le scoccò un'occhiata fulminante. 
"Viktor?" esclamò "Non ti ha ancora chiesto di chiamarlo Vicky?" 
Hermione lo guardò sorpresa. "Che cos'hai?" chiese. 
"Se non lo sai tu" rispose Ron sprezzante, "non ho intenzione di spiegartelo". 
Hermione lo fissò, poi guardò Harry che si strinse nelle spalle. "Ron che cosa...?" 
"E' di Durmstrang!" esplose Ron. "Gareggia contro Harry! Contro Hogwarts! Tu... tu stai..." Ron evidentemente stava cercando parole abbastanza forti per definire il crimine di Hermione, "fraternizzando con il nemico, ecco cosa stai facendo!". 
Hermione rimase a bocca aperta. "Non fare lo stupido!" disse dopo un attimo. "Il nemico! Ma insomma... chi era quello scalmanato quando li ha visti arrivare? Chi era quello che voleva il suo autografo? Chi tiene un suo modellino su nel dormitorio?" 
Ron fece finta di non sentire. "Immagino che ti abbia chiesto di accompagnarlo quando eravate tutti e due in biblioteca". 
"Proprio così" disse Hermione, con le guance sempre più rosse, "E allora?" 
"Che cosa è successo... Hai cercato di convincerlo a unirsi a CREPA, vero?" 
"No, non è vero! Se proprio lo vuoi sapere, lui... lui ha detto che veniva in biblioteca tutti i giorni per cercare di parlare con me, ma non trovava il coraggio!" disse precipitosamente Hermione, e arrossì tanto da diventare dello stesso colore del vestito di Calì. 
"Sì certo... questo è quello che dice lui" disse Ron maligno. 
"E con ciò cosa vorresti dire?" 
"E' ovvio no? Lui è uno studente di Karkaroff, no? Lui sa chi frequenti... sta solo cercando di avvicinarsi a Harry... di ottenere informazioni riservate su di lui... o di avvicinarsi quel tanto che basta per stregarlo...". 
Sembrava che Ron l'avesse schiaffeggiata. Quando parlò la voce di Hermione tremava di rabbia. "Per tua informazione non mi ha chiesto una singola cosa a proposito di Harry, non una..." 
Ron cambiò strategia alla velocità della luce. "Allora spera che tu lo aiuti a scoprire che cosa vuol dire il suo uovo! Immagino che vi siate consultati in quei vostri incontri ravvicinati in biblioteca..." Non lo aiuterei mai a scoprire cosa dice l'uovo!" esclamò Hermione, fuori di sè. "Mai! Come hai potuto dire una cosa del genere... io voglio che Harry vinca il Torneo! Harry lo sa, vero, Harry?" 
"Hai uno strano modo di dimostrarlo" disse Ron sarcastico. 
"Il Torneo ha lo scopo di mettere in contatto maghi stranieri e fare amicizia con loro!" disse Hermione con voce acuta. 
"No, non è vero!" urlò Ron. "Lo scopo è vincere!". Gli altri ragazzi cominciavano a guardarli. "Ron" disse Harry piano "non mi da nessun fastidio che Hermione sia venuta al ballo con Krum..." 
Ma Ron ignorò anche Harry. "Perchè non vai a cercare Vicky? Si starà chiedendo dove sei finita" disse. 
"Non chiamarlo Vicky!" Hermione balzò in piedi e corse via sulla pista da ballo. Ben presto scomparve tra la folla. (1)

 
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Draco assaporò la lieve brezza serale sulla pelle. Quell’abito pesante e a colletto alto, che gli era stato imposto come segno distintivo di nobiltà e ricchezza, iniziava a dargli fastidio. Mai quanto fastidio gli aveva arrecato Pansy, d’altronde. Quella ragazza lo aveva stremato. Le aveva concesso due balli, ma non le erano bastati. Pretendeva che le dedicasse tutta la serata, e una volta seduto a riposare lo aveva persino accusato di star guardando la Mezzosangue! Che i suoi occhi fossero sulla sua figura minuta stretta nelle braccia del bulgaro era, ovviamente, solo un caso…
Come se l’avesse evocata, la ragazza apparve dal sentiero di ghiaia che conduceva all’angolo di giardino in cui si era rifugiato il biondo.
Sembrava abbastanza sconvolta, aveva le guance rigate di lacrime e tutta l’aria d’essere arrivata lì solamente per caso, come se le sue gambe l’avessero condotta fin lì autonomamente.
Stremata, si accasciò sul bordo della fontana al centro del giardino: il biondo era alla sua destra, seduto su una panca di marmo e seminascosto da un cespuglio, quindi si prese tutto il tempo per osservarla senza essere visto.
Doveva aver fatto qualcosa ai capelli. Non erano più crespi e assurdi come al solito, ma lisci e lucenti, acconciati in un  qualche strano nodo ormai semi disfatto, che lasciava cadere alcune ciocche ondulate al lato del viso. Non poteva vederla di fronte, ma era sicuro che con l’acconciatura semi caduta stesse ancora meglio che con i capelli perfetti, come l’aveva vista al suo ingresso con Krum al ballo.
In quell’istante era stato davvero geloso. Di cosa, non riusciva a capirlo. In realtà, non capiva nemmeno il moto di gelosia, anche se il sentimento era inconfondibile. Ma in fondo, perché avrebbe dovuto essere geloso? Di cosa? Di lei? La mezzosangue non aveva nulla che lui invidiasse. Ecco, forse solo per il fatto che fosse riuscita ad avvicinare una star come Krum. Non c’erano altre spiegazioni. Non desiderava nulla che lei possedesse. Voleva forse essere amico di Potter? Certo che no. Un Malfoy non ha bisogno di amici. E poi lui aveva amici: Tiger e Goyle, Blasie… forse nessuno che rischiasse annualmente la vita per lui, ma aveva degli amici. E poi… Blasie forse qualche rischio l’avrebbe corso. Con la promessa di adeguato compenso, s’intende. Cos’altro avrebbe mai potuto volere? LEI?! Era ridicolo solo il pensarci. Non voleva una ragazza che preferisse una polverosa biblioteca a lui. E poi, come si vestiva? La divisa sempre castigata al massimo, l’aria sempre severa, sempre gobba per il peso dei libri! Diamine, gli faceva venire voglia di prenderli lui in mano per alleggerirla, fragile come gli sembrava… e Potter e Weasley? Mai a darle una mano! Insomma, quei due davvero non sapevano come trattare una donna. Tanto più una così intelligente e sveglia!
S’impose di tornare al presente e di mettere a tacere il cervello, tornando a osservare la grifondoro. Persino così piegata sulla pietra, non poteva negare che avesse una bella figura: snella e soda, non le sembrava proprio la mezzosangue tutta libri che lui conosceva. Senza la divisa ad ingrandirla e a camuffare la sua figura, vedeva bene la vita sottile, e persino quel seno ancora acerbo. Aveva anche delle belle gambe, notò abbassando gli occhi sullo spacco e la fine del vestito.
Senza nemmeno rendersi conto di quello che stava facendo, abbandonò il suo nascondiglio, avvicinandosi a lei. La strega sobbalzò quando sentì la sua presenza a fianco a lei, e quando lo vide i suoi occhi castani si allargarono, riempiendosi di paura. Era lo sguardo di un condannato a morte verso il boia, sguardo che fece torcere le viscere a Draco. “Sono sempre stato così meschino con lei, da terrorizzarla con la mia sola presenza?”   Il pensiero fu così veloce e involontario, da spingere Draco a chiedersi se non fosse stato qualcun altro a sussurrarglielo nell’orecchio.
“Cosa vuoi Malfoy? Deliziarmi con qualche commento? Non vedi che per stasera di voi ne ho avuto abbastanza?!” La voce della ragazza era spezzata dai singhiozzi. Gli occhi luccicavano nuovamente di lacrime che ben presto sarebbero state versate.
Draco si rabbuiò. Non sapeva perché, ma l’idea che qualcuno dei suoi avesse ferito la mezzosangue lo irritava tremendamente. Lei era sua. Non tollerava che qualcun altro la toccasse. Era sua e basta. Il suo giocattolo.
“Chi ti ha dato fastidio? Uno… un serpeverde?”
Hermione sollevò il viso. Sembrava stupida dalla domanda, che le era stata rivolta inoltre con tono gentile… quasi preoccupato.
Scosse il capo, senza parlare. Non gli avrebbe rivelato che i commenti di Ron l’avevano ferita profondamente. Si era già fatta trovare a piangere;  aveva fornito al nemico già abbastanza con cui ferirla o schernirla.
Draco parve comprendere la sua ritrosia a parlare, perché si avvicinò a lei. Sembrò quasi tentato di metterle un braccio intorno alle spalle, ma alla fine si sedette compostamente a fianco a lei e tirò fuori un pacchetto di sigarette. Gliene offrì una, che la riccia rifiutò con un minuscolo “no!”, mentre lui ne accendeva una con la bacchetta.
L’odore del fumo aleggiò intorno a loro, mentre il biondo riprendeva a parlare: “Io… la nostra ultima conversazione è rimasta un segreto. Non ho mai detto nulla a nessuno… e tu nemmeno. Potremmo accordarci. Potremmo… parlare, tra noi. Ogni tanto, quando capita. E le cose rimarrebbero tra noi. Nessuno verrebbe a sapere di queste conversazioni, te lo giuro… sarei disposto a fare un voto infrangibile, ma ci servirebbe un terzo. Quindi… se vuoi sfogarti con me… sono qui.”
Draco non riusciva a capire cosa diamine avesse appena detto. Aveva accesso quella maledetta sigaretta con l’intento di rimanere lucido grazie al raschiare del fumo nella sua gola, ma a quanto pare il tabacco doveva aver prodotto l’effetto opposto, visto quello che si era ritrovato a dire. Non riuscì a pentirsene: ricordava quanto bene gli avesse fatto parlare con la ragazza, un anno prima. Anche lui forse avrebbe avuto qualcosa da guadagnare dalla conversazione. Senza contare che era con lei da più di dieci minuti e ancora non aveva avuto voglia di strozzarla. Più positivo di così non sapeva proprio cosa potesse esserci.
Hermione lo fissò a lungo. Si mordicchiava il labbro, indecisa, gli occhi incatenati a quelli grigi del biondo. Alla fine annuì: “Prima tu” si limitò a mormorare.
Draco sorrise. Allora anche i grifondoro sapevano contrattare.
“Questa sera per me è stata pessima” iniziò, senza distogliere lo sguardo da lei. “Volevo invitare al ballo Daphne, o al più Astoria; ma sono stato troppo lento. Quando ho pensato di iniziare a chiederglielo… avevano già un accompagnatore. Quindi sono venuto qui con Pansy, che non sopporto più di dieci minuti al giorno.”
“Da come siete sempre attaccati, non si direbbe.”
Draco sorrise. Non sapeva il perché, ma sapere che alla mezzosangue quella vicinanza non era sfuggita l’aveva tirato su di morale, almeno un po’.
“E’ volontà sua, non mia. Io me la scrollerei volentieri di dosso, ma non c’è speranza. E ora si aspetta il grande amore solo perché l’ho accompagnata al ballo.” Sbuffò, come ad indicare quanto la cosa fosse ridicola. “Ah, e questo abito mi sta uccidendo. Pizzica.”
A quell’ultima affermazione, la mora scoppiò in una fragorosa risata.
“Tocca a te, mezzosangue.”
“Credevo che la mia serata sarebbe stata da fiaba, stasera.” Hermione non lo stava più guardando in faccia, tutta intenta a fiorare con un dito la superficie dell’acqua della fontana. Draco, irritato, le prese il mento e la fece voltare verso di sé. Voleva continuare a vedere i suoi occhi.
 La ragazza tacque qualche secondo, ma poi sembrò decidere di andare avanti come se niente fosse: “ma poi invece… Ron mi ha accusata di fraternizzare col nemico. Io… non volevo ferirlo. Non credevo di ferirlo! Nemmeno mi considera una ragazza!”
Il suo tono di voce era salito di diverse ottave, e le lacrime le pizzicavano nuovamente gli occhi. Quanto le faceva male il trattamento di Ron… anche se parlare con Malfoy la tranquillizzava, almeno un poco. Era come se esistessero solo loro due, e nient’altro. Almeno, finché lasciava il resto fuori da quella bolla appartenente solo a loro due.
“Weasel è un coglione. Potevi chiedere subito al primo anno il mio parere sull’argomento, e risparmiarti un sacco di sofferenze.”
Hermione sorrise. “Al primo anno non mi avresti rivolto nemmeno la parola. Non avrei potuto.” Il suo tono era quello dolceamaro dei ricordi, ma aveva gli occhi ancora fissi nei suoi.
Stavolta toccò a Draco sorridere. “Vero. Però al secondo hanno l’ho fatto. Sono migliorato col tempo.”
“Già… perché l’hai fatto poi? Perché mi hai aiutato?”
E fu la volta di Draco anche di distogliere lo sguardo. Le lasciò il mento, andando con la mano ad accarezzare i fragili fili d’era a fianco al suo piede.
“Non lo so. Come non so perché mi sono confidato con te l’anno scorso, come non so perché sto parlando con te ora. Ma la cosa mi fa stare bene… e ogni tanto voglio stare bene. Sentirmi accettato. Capito, e capire gli altri. I miei amici lo fanno, ma in una maniera diversa. Una maniera che non sempre mi basta. Un po’ come i tuoi, no? Con Weasel che fa l’idiota e lo sfregiato che non prende le tue parti.”
“Si… credo tu abbia ragione. E mi ha fatto davvero bene questa chiacchierata. È stata… illuminante. Non val la pena di piangere per Ron. È solo… un idiota.”
“Un idioda geloso.” Pensò Draco, anche se ebbe l’accortezza di non dirlo ad alta voce. La mezzosangue aveva un debole per lui, era certo, anche se forse ancora non se ne era resa conto. E la cosa, stranamente, lo infastidiva. Non voleva perdere la sua compagna di confidenze e di discussioni. “e Krum è sulla stessa scia.” Questo pensiero lo infastidì ancor di più. Non bastava il rosso a fare la corte, anche il bulgaro doveva metterci. Che era pure una star mondiale. Insomma, Weasley lo batteva ad occhi chiusi in tutto, ma Krum… “chi sceglierebbe te, invece che un campione di fama mondiale?” serrò i denti, irritato dal suo stesso pensiero.
Hermione, di fronte al silenzio del biondo, si alzò.
“Ti ringrazio per la chiacchierata, Malfoy. Mi… mi ci voleva. Grazie. Ci vediamo… l’anno prossimo, allora.” Ed accennò un sorriso, come a voler controllare che anche al biondo piacesse l’idea di rendere l’appuntamento fisso.
Lui annuì, buttando la cicca nella fontana.  Quando la vide voltarsi per andarsene, però, non riuscì a trattenersi. La afferrò per il polso, facendola voltare e finire direttamente tra le sue braccia.
“Tu non sei innamorata di Krum, vero?”
Hermione fissò ancora una volta i suoi occhi. “No.” Mormorò. “Non credo potrà esserci mai nulla tra noi.”
Draco la lasciò andare, e la guardò allontanarsi lungo il sentiero velocemente, quasi correndo. Cosa diamine gli era preso? Cosa interessava, a lui, se il rosso avesse o meno rivali.
In fondo vuol dire che anche tu hai un rivale in meno per il suo cuore…”.
Stupida vocina. Doveva davvero essere qualcuno che si divertiva a suggerirgli sciocchezze nell’orecchio.







(1) OVVIAMENTE, questa parte del testo non mi appartiene, poiché è frutto della geniale mente di Zia Row. L'ho inserita solo per contestualizzare meglio la situazione in cui si trova Hermione, e per quale motivo sia evidentemente sconvolta.
   
 
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