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Autore: Sux Fans    03/07/2014    0 recensioni
[...]Jillian tirò giù le maniche della felpa e Brian rivide in lei gli stessi gesti di anni prima. Non era una sconosciuta, non era una donna diversa da quella che abitava i suoi ricordi.
-No.. ma io voglio sapere perché. - Brian s'interruppe per un attimo. -Vuoi saperlo? - lei annuì. -Jillian è tornata ad Huntington.-
-Non ti permetterò di trattarla così mai più, semmai succedesse ti ammazzerei con le mie stesse mani. Mark, ti giuro, cazzo, che ti ammazzo..- [...]
Jillian ritorna otto anni dopo al suo paese d'origine e poco è il tempo che impedisce ai suoi vecchi amici di liceo, Brian e gli altri di riunirsi di nuovo nonostante ora non siano più dei ragazzini, ma piuttosto degli adulti con un traguardo lavorativo già raggiunto e vite già avviate. Solo gli amori di un tempo appassiti sembrano essere tornati a punzecchiare qualche nervo scoperto ma anche troppi anni sembrano separare quelle che sarebbero potute essere le facili scelte adesso intrappolate solo in qualche ricordo. Purtroppo non saranno solo questi tormenti astratti il vero problema, ma più concreti legami a frenare i desideri.
Tema dedicato in modo leggero alla violenza sulle donne. 25 Novembre
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Synyster Gates
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
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8.

Nell'amplesso non c'era niente di stonato, forse il vento un po' forte, ma tenendo conto dell'estate appena inoltrata non era davvero nessun disturbo. Forse allora un po' la sabbia che si insediava fra le pieghe del jeans e della t-shirt, questo sì, sicuramente. Odiava la sabbia che si insediava fra le pieghe dei jeans e della t-shirt. Come odiava lo scabroso andamento di piccoli insettini piroettanti davanti alla vista. Lo costringevano ad arricciare il naso e girare la testa di scatto forsennatamente, tanto che ampliare le braccia per scacciarli via dava da lontano l'impressione che avesse bevuto qualche bicchiere di troppo. Erano i suoi troppi pensieri a tenerlo impegnato con gli occhi puntati verso il golfo, sul molo di legno che lungo il calpestio umido era illumiato dai lampioni già accesi ad entrambi i laterali. Si rifletteva un bagliore sviato che piano si appiattiva lungo il sole, proiettava qualche luccichio che ad osservare meglio quasi incantava lo sguardo. Poggiando i palmi sul parapetto increspato di vernice corrosa si destò appena qualche secondo dopo che una mano gli si era appiattita alla schiena. Era soffice e affusolata, si era posata con cautela e con la stessa cautela Brian si voltò a vederla sorridere. Un sorriso bianco e guance rosee da farlo impallidire. L'aveva anticipata di una ventina di minuti, giusto il tempo per riempirsi i polmoni di salsedine marina e di aiutarsi in qualche discorso con la quale cominciare; e più la guardava sistemarsi sul parapetto più le parole non assumevano un giusto potenziale. Con uno sguardo attento notò che i capelli rossicci si spargevano anche attorno all'elastico che li teneva distrattamente, facendone scappare qualcuno che ciondolava sul profilo come ad incorniciarlo, e nella sua impresa riusciva piuttosto bene, donandole un'aria inconsapevolmente trasandata. Ma Brian l'amava. Amava il suo aspetto, il neo piccolo sulla giancia, il naso all'insù.

-E' da molto che aspetti? -

-Nah... e comunque l'attesa sarebbe stata ben ricompensata. - Jillian arrossì.

-Insomma, guarda che oceano! - Le lunghe ciglia nere sfiorarono le palpebre per la sorpresa, si sentì così stupida che rise lasciandolo interdetto.

-Ho detto qualcosa di strano? - La giovane disdì con lo sguardo e continuò a sorridere.

-Ma no, nulla. Di cosa volevi parlarmi? - Il moro arricciò la bocca ed umettò le labbra lentamente, indicando successivamente con la punta dell'indice le scalinate adiacenti al soppalco prima di rispondere.

-Dritta al dunque eh? Perché non ci sediamo prima? - La precedette e lungo il calpestio affollato il tipico rumore che incuriosiva erano i cigolii sistematici al loro passaggio; le transenne dividevano semplicemente un altro sbocco, che si collegava alla spiaggia fino alla riva.

-Cosa hai lì? -

-Ah, sono solo due birrette fresche. - scrollò un po' le spalle poi sorrise. -Beh, fresche è un azzardo. -

-E' un bel pensiero. Ti piace pensare sempre a tutto, eh? - Brian si accomodò sulla sabbia e stavolta, indifferente, lo fece anche comodamente.

-Diciamo che sono una persona pratica. Mi piace avete tutto sotto controllo, e con questo metodo molte cose vengono da sè. - Jillian non sapeva bene a cosa potesse riferirsi, ma quando le sporse la bottiglia l'afferrò senza indagare.

-Immagino avrete molto da lavorare in questo periodo. - Il giovane colse la palla al balzo e annuì inaspettatamente ed in modo scoordinato, preso alla sprovvista.

-Sì, sì cavolo.. non immagini neanche. - il suo corportamente strano si prolungò.

-O almeno speriamo di combinare qualcosa di positivo nei prossimi mesi.-

-Deve essere impegnativo essere una star. - Quando si staccò dal beccuccio della sua birra rise.

-La parte più difficile è tornare alla vita normale.- Jillian annuì giocherellando con l'etichetta.

-Il tuo nome sui giornali di gossip delle teenagers? -

-Non credo di essere così interessante! -

-Secondo me non lo sai neanche. - Brian gracchiò un risolino e spiò quello di lei a fior di labbra.

-Eddai, tipo cosa? Sentiamo.. - Jillian arrossì e con un forsennato gesticolare sembrava non contenta della richiesta.

-Ma dai, ci conosciamo da così tanti anni. Chissà che penserai più di me. - L'arco delle sopracciglia si curvò verso l'alto in una smorfia pensierosa.

-Forse è meglio che rimanga un segreto allora. - Accompagnò tutto con una risata cristallina che riaccheggiò nel loro angolino di intimità.

-Potrei ricambiare se vuoi, così scoprirai quanto ti trovi simpatica in questo momento. - La nota sarcastica fu marcata da un lieve accenno di angolo che fece la bocca, costringendo la ragazza a disdire col capo e allungarsi verso di lui per calare inaspettatamente la visiera del berretto sul suo viso.

-Sta zitto Haner, meglio che anche tu mantieni i tuoi segreti! Come se non fosse già così, vero? - Si morse la bocca poi la guardò muovendo le labbra per dire qualcosa. Qualche minuto ma la gola gli si era seccata in un attimo.

-Sto scherzando, Brian. - Jillian intervenì interdetta. L'aspetto improvvisamente diafano l'aveva lasciata interrogativa, ma quest'ultimo si riprese con uno scossone entusiasta.

-Anche se volessi mi sfuggirebbe comunque qualcosa. Ne sono certo! Non lo faccio mica apposta. -

-Non basterebbero anni per conoscere tutto di una persona, neanche a viverla tutti i giorni. -

-Io credevo di conoscerti. - Jillian alzò gli occhi verso di lui e lo vide intenzionato a ricambiare languidamente. Quando disdì lo sguardo si voltò nuovamente solo al rumore metallico dello zippo che si chiudeva davanti al fumo di una Marlboro.

-Anche io credevo di conoscermi. Non lo sai che ogni lasciata è persa? Cosa credi che saresti adesso se non avessi scelto di seguire i ragazzi fino in fondo? Secondo me anche solo immaginarlo potrebbe spaventarti. - Brian alzò le spalle.

-Forse adesso venderei hot dog sulla spiaggia. E avrei tanti figli. - Rise. -E tu? Cosa pensi che saresti adesso se non fossi mai partita? - Jillian sorrise calando lo sguardo ad un pugno di sabbia che scivolava fra le dita, ad una duna perlata e smossa dal vento che profumava di buono.

-Probabilmente venderei hot dog. E avrei tanti figli.. - Il fumo non fece in tempo a scivolare via dalle labbra, finì per condensarsi fra i denti ed amplificare il gusto di tabacco sulla lingua. Ma Brian non l'avvertì, districò solo la presa al mozzicone e si sporse, si avvicinò avvertendo una pesantezza che quasi lo schiacciava al suolo.

-Ci vuole molta fortuna per fare una scelta ad occhi chiusi Brian, e tu sei stato più fortunato di me. Hai saputo scegliere meglio. Eravamo così giovani.. e forse doveva andare così e basta, senza troppe spiegazioni. Non ce ne sono, semplicemente. Come non ce ne sono nello spiegarci perché non stiamo insieme adesso, subito, come potremmo, e perché Jimmy non ci sia più.-

Brian rimase immobile qualche istante deglutendo a fatica il groppo che gli si era bloccato in gola, prima di accorgersi che la donna si era ormai alzata in piedi davanti i suoi occhi, con la figura snella che si delineava saggiamente ad ogni angolo perfetto del corpo minuto, ancora come quello di una ragazzina.

La sua voce era bassa e roca, si confondeva fra i rumori che si alternavano in una giornata così schiarita, il rombo delle auto a ciglio della strada che si ergeva ad una trentina di metri.

Brian umettò le labbra al lieve accenno di vento che gli scompigliava i ciuffi corvini che incorniciavano il collo. A quell'altezza avrebbe voluto carezzare quelle gambe e posarle un bacio lieve preso dalla foga, ma si trattenne. Tutto quello che usciva dalla sua bocca erano stilettate avvelenate in pieno petto; probabilmente ancora non aspettava in piena faccia quello che era stato il riassunto di una vita passata a sperare in silenzio.

Quando si alzò anche lui le gambe gli tremarono un po', ma si assestò allo scontrarsi con il suo viso, faccia a faccia, con la fessura della bocca sottile da respirare appena.

-Pensavo che non avreste continuato a dire il vero. - Se non fosse stato per tutto quello che li circondava sarebbero rimasti nel silenzio più assoluto per almeno qualche minuto. Brian non sapeva bene come intervenire, spiando il suo viso come meglio poteva.

-Jimmy non avrebbe mai voluto.-

-Come potresti saperne tu di cosa avrebbe voluto?- Quando le iridi tornarono a collisionare si massaggiò la barba, con l'intenzione di smorzare l'argomento scrollando di dosso qualche granello di sabbia insidiato. Ma sembrò precederlo.

-Scusami. Di certo sentenziare su questo argomento non fa per me. Di sicuro nessuno lo conosceva meglio di te. - Cercò di tranquillizzarla con qualche balbettio. Jillian era agitata e lo si capiva da come martirizzava la cartaccia fra le mani con insistenza, l'attorcigliava fra le dita, la strappa e allo stesso tempo cercò di dispendere lo sguardo altrove.

-Ti sembrerà strano ma mi ci sono voluti questi due anni per smettere di darmi la colpa per tutto quello che è successo, non mi sorprende che tu la pensi così. - La voce si appiattì e afferrò quella mano irrequieta confortandola con la sua, tanto che Jillian si fermò e annuendo diede un colpo di tosse per rifocillarsi. Quando cominciarono a muoversi lungo la riva mancarono almeno una decina di metri per il calpestio in granito che li indirizzò lungo il parapetto sul molo, per poter di nuovo spostarsi sulla tettoia alta sul mare. Questi avrebbe calmato loro un po' i pensieri e li avrebbe riportati al motivo per la quale Brian aveva avuto bisogno di vederla proprio quella stessa mattina.

Quasi stette per sospirare pesantemente per la riuscita; affrontare un tale argomento avrebbe messo in agitazione anche lui se solo avessero continuato. Lo sapeva troppo bene che la distanza di anni non aveva ammorbidito ancora qualche piaga sanguinante dei suoi ricordi, ed è per questo che specchiati gli occhi nocciola in quelli di lei le sorrise ed intascando le mani ne estrasse il suo solito pacchetto di Marlboro. Ne estrasse una, la infilò fra le labbra e parandosi col palmo dal vento l'accese col suo cerino.

-Credo che per un po' non potremmo vederci, il lavoro è molto e non so che disponibilità potrei avere nei prossimi giorni.-

-Certo, lo capisco. -

-Ma appena ci sarà anche solo un po' di tempo libero non me lo lascerò sfuggire. - Jillian rise guardando la sua espressione ansiosa e continuamente in cerca di conferme. Lei annuì per tranquillizzarlo.

-Tranquillo Brian, posso immaginare quanto tu abbia da fare. Ci vedremo quando sarai libero dai tuoi impegni. - Una nube di fumo si addensò davanti al suo viso, mentre si portava una mano a slittare fra i capelli.

-No, tu non capisci. - La sua voce era bassa e roca, passò qualche secondo prima di riprendersi.

-Non cercarmi, mi farò vivo appena potrò. - Si ammutolì e continuò ad ascoltare cosa lui avesse da dire. Era tutto molto strano, Jillian poté palpare il suo disagio nell'aria, ma a cosa avrebbe valso fargli domande? Forse aveva paura di Mark? Possibile che l'avesse minacciato di non vederla più? Non trovò l'opzione troppo insensata. Sospirò e Brian alzò gli occhi verso di lei.

-Spero che qualsiasi cosa un giorno potrai parlarmene. - Annuì ritmicamente e dopo un ultimo sorso lasciò tintinnare le bottiglie vuote nell'apposita busta.

-Anche io sarò occupata, mi serve trovare un lavoro il prima possibile e mi converrebbe non farmi prendere da troppe distrazioni, almeno in questo periodo. - Rise cercando di confortarlo, ma Brian era provato, e il disappunto arcato delle sopracciglia ci mise ancora un po' per scomparire.

-Sì, hai ragione, e appena sarà tutto risolto penseremo a qualcosa da fare insieme. - Quando la donna calò il capo scrollò di dosso un po' di granelli e gli tese aiuto per aiutarlo a fare lo stesso, sorridendo.

-Non devo aspettarmi che fuggirai, vero? - Il giovane gracchiò una risata e le scortò una ciocca di capelli fin dietro un orecchio. Ma a quella domanda rispose con il capo, negando.

-Non aspettartelo mai. - Probabilmente quando fece pressione sugli avambracci anche questi ultimi assunsero la consistenza come di gelatina, così che quando lei si avvicinò a toccare la sua bocca ebbe un fremito per tutto il corpo. Tanto forte che l'avvertì anche lei, prima che un pugno si stringesse dietro la nuca e fra i suoi capelli a rendere più decisa la sua voglia di baciarla. Fra le palpebre ci fu una vibrazione involontaria, le iridi verdi affondarono al buio qualche secondo dopo che l'amaro del suo sapore l'avvalesse, le giovasse ai battiti del cuore. Ma Jillian si avvelenava della sua stessa mente; si appiativa al suo viso e lo cercava con tutta la forza che aveva contro il suo corpo, ma nulla, nulla, le avrebbe concesso di stare con lui. Si era destinata a cercarlo fra dei ricordi che l'alcool le aveva sbiadito ma c'erano ben altre braccia a tenerla lontana. A tenerla stretta altrove. La punta della sua lingua umettò per l'ultima volta quelle di lui, poi si allontanò piano guardandolo in volto. Brian rimase rigido a cercare quella linfa, con la sua mano ancora aggrappata al collo sottile intersecato tra i fili bronzei dei capelli.

-N-non.. -

-Cosa? - Jillian prese un respiro e si morse la bocca.

-Non posso. - Brian cercò il suo sguardo ma non ci riuscì, annuì e consapevole le carezzò la testa e la tirò a se sul petto, poggiando il mento sul suo capo costretto a guardare il cielo.

-Lo so.. Lo so.-


Quando si allontanarono si diedero le spalle all'ultimo incrocio. Brian la osservò percorrere il tratto opposto al suo camminando di spalle, per non perdere subito di vista la piccola figura che si confordeva fra le persone del corso. C'era un sole alto, folla fitta, il chiasso di città. Huntington Beach era viva e calorosa, guizzava estate da ogni angolo delle strade, l'odore di cialde e hot dog, le rotelle dei rolley fra i ciottoli. Eppure quello che di più vuoto poteva provare adesso lo stava sentendo e doveva fare tutto per una giusta causa. Michelle senza saperlo gli aveva aperto gli occhi; le aveva pianto fra le braccia senza orgoglio e gli aveva pregato di giurarle che si sbagliava e che mai avrebbe compromesso così il loro matrimonio. Brian l'aveva giurato. Lui stesso era convinto che nulla stesse corrompendo la sua mente, lui era semplicemente sorpreso, emozionato, si era lasciato travolgere dalla voglia di rivedere tutte le persone che per anni hanno segnato la sua giovinezza finalmente insieme come una volta. Cosa alla quale non aveva più sperato. Anche i ragazzi della band erano stati vivi ed entusiasti, erano semplicemente tutti ancora una volta felici di ritrovarsi.

Però lo aveva giurato e dì lì in poi avrebbe ben dovuto evitare spiacevoli situazioni. Michelle doveva essere felice. Jillian doveva tornare alla sua vita. E lui... lui avrebbe voluto tanto prendere a testate il muro.


***


Era stata troppo dura tirarsi indietro. Combattere un potere di connubio così perfetto che sembrava però arrivare a bruciare poco prima di redersi conto di quello che realmente era successo. Jillian lo aveva baciato. Stava ancora concludendo la frase eppure si era sporta così gravemente che la bocca era inevitabile ed il contatto irreversibile. Aveva ancora le labbra schiuse, le parole in gola eppure aveva ceduto; rischiare un soffocamento dovuto alla paura pur di non rinunciare. E la sua testa sostenuta dalla potente stretta del palmo era stata la dichiarazione più profonda che avesse mai avvertito; le aveva sconquassato le viscere, alterato i valori, tanto che le guance e la bocca erano quasi combustibile.


***

-Sei sicuro di farcela per tornare a casa? - Zack si sporse allo sportello e lo guardò dritto negli occhi lucidi; di tutta risposta l'amico accennò un sorriso e gli diede uno spintone mentre era accomodato nel suo fuoristrada.

-Stai scherzando? Meglio di così.. -

-C'è solo il manicomio. Vedi di non correre, non dovrei dirtelo a trent'anni suonanti ma non si sa mai che beccare cancelli non ce l'abbia per vizio. - Quando il moro fece per dargli le spalle e allontanarsi Brian lo chiamò.

-Hei amico, grazie. - Zachary storse la bocca alzando gli occhi e un palmo della mano.

-Sapevo saresti venuto a farti perdonare. Martedì organizziamo qualcosa, così mi sarà più facile tornare a fidarmi della tua testa vuota. - Sfuggì ad entrambi un risolino e rimasero un attimo a contemplare la strada buia e silenziosa.

-Sarà meglio che vada, Michelle, cazzo, mi ucciderà. - L'amico alzò le spalle e lo salutò con un cenno del capo.

-Gena l'ha sentita piuttosto esuberante, però dato che queste donne sono del tutto incomprensibili ti consiglio di rientrare quatto. E soprattutto, non contraddire mai un suo richiamo. -

-Mi sembra di essere ritornato bambino. - Mostrò la dentatura perfetta in un sorriso.

-Nessuno ci aveva mai avvisato. Il mio vecchio aveva proprio ragione. -


Quando cominciò a percorrere la strada principale di Long Beach tornò a vorticare in fasci di luci e fanali, larghi e stretti, bianchi e opachi come nebbia. Lungo la via c'era solo il suono pacato della radio accesa, e della sigaretta fra le dita che annebbiava sofficemente l'abitacolo fino a scomparire alla soglia del finestrino completamente aperto. Eppure i suoi pensieri erano ben più confusi e scuri. Quasi gli ricreavano un blocco in gola impossibile da ignorare. Deglutiva così, a fatica, fantasticava con la mente, con il tocco della mani che avrebbero voluto stringersi a quel corpo, e che in quel momento stringevano solo sempre più forte la presa al volante dell'auto. Tutto era tranquillo; il flusso delle auto lungo la via scemava man mano il viale privato di casa sua si avvicinava. L'andamento era lento e tardivo, Brian non era nella pelle di ricevere un'altra umiliazione o un'altra delle strigliate che stavano perseguitando quei giorni, e neppure la birretta fresca insieme al suo amico l'aveva distratto per un attimo dal suo rietro.


Il cancello automatico del garage si ribaltava lentamente fino al completo scorrimento, emettendo un tonfo metallico ed uno stridio acuto abbastanza solito. Lungo i lampioni impiantati fra il prato vigilava la sua figura alta e ombrosa, vestita di scuro dai piedi alla punta dei capelli, col semplice rumore di scarpe che calpestava il prato umido fino al granito del primo gradino all'abitazione. Si strofinò un attimo gli occhi poi inserì la chiave alla serratura girando con qualche mandata di troppo.

-Sono a casa. - Lanciò via le chiavi con non-curanza all'entrata principale, scrollò le spalle, si grattò la nuca poi entrò nell'atrio della cucina con le scarpe ancora sporche di terriccio umido sul pavimento imperlato. La cappa della cucina rimaneva accesa per una flebile illuminazione ed il pacato silenzio gli diede quasi l'impressione di essere solo, tanto che cominciò a dare lunghe occhiate da una parte all'altra della casa, solo che alla fine la sentì piuttosto vicina.

-Hei.. - la bionda testa scompigliata sbucò all'altezza dello schienale del divano nel primo angolo della cucina di fronte la tv, con la voce ancora un po' impastata di sonno ed una t shirt leggera decisamente più larga per quelle forme quasi spigolose.

-C-cosa ci fai lì? - Brian fece un passo in avanti e si sfilò il berretto, scompigliando un po' i capelli con un gesto.

-Credo di essermi addormentata. Ti stavo aspettando.. - Brian alzò i palmi cominciando a trovare qualche buon modo di scusarsi.

-Sì, hai ragione, ho fatto tardi anche stavolta, io..-

-Hei, hei, basta... va bene. Non c'è bisogno che mi dica niente. - Brian deglutì e quando la vide alzarsi fulminea fece d'istinto un passo indietro.

-Davvero? N-on.. - Michelle sorrise stancamente e si avvicinò con passo felpato a piedi nudi contro di lui.

-Che c'è signor Haner, il gatto ti ha mangiato la lingua? - posò le mani sul suo petto e Brian avvertì un brivido. Il respiro si scontrò contro il collo e l'avvertì alzarsi sulle punte per stampargli un bacio.

-Cosa stai facendo? - La sua bocca fremette al contatto con quella rosea e Michelle ridacchiò.

-Sto solo baciando mio marito al suo ritorno a casa.. - gli aveva appena leccato le labbra e Brian cominciò a roteare gli occhi un po' spaesato, senza sapere come muoversi o cosa fare. Si sentiva un fottutissimo verginello che non aveva mai avuto una donna così vicino. Ma lei era lì, la SUA donna.

-Rilassati.. - Brian annuì, si lasciò carezzare il profilo poi l'avvertì scivolare la punta delle dita sotto l'angolo sfatto della sua t-shirt, con una calma incredibile e continuando a baciarlo con delicatezza.

-Sai una cosa Brian? Ho sbagliato. Come potrei non fidarmi di te? Tu non metteresti mai in pericolo il nostro matrimonio.. è così? - La mente annebbiata da un bicchiere di troppo di birra gli fece vorticare gli occhi; Brian annuì piano poi pregò che quelle mani continuassero a toccarlo.

-Non faresti mai nulla di tutte le stronzate che mi hanno detto finora, non comprometteresti mai il nostro rapporto. Io lo so, amore. - Brian avvertì quel profumo fresco di muschio del bagnoschiuma sulla sua pelle bianca. Ebbe l'impulso di baciarla e lo fece, scoprendole una spalla con foga.

-Ti prometto che avrò più fiducia, mi concetrerò solo su quelle che sono le tue parole. Sono quelle che contano. -Brian la zittì, un bacio che le rubò il fiato e le scaldò il sangue nelle vene, tanto da rendere la forza nelle gambe quasi nulla. Aveva quasi la testa rinchiusa in un pallone, sopravvaleva solo quel po' di sobrietà sufficiente a renderlo cosciente e l'eccitazione che piano lo divorava. Il sapore delle loro lingue si mischiò fra tabacco ed il freddo di una granita a menta, con i loro corpi che si spintonavano per cercarsi sempre di più ed allontanarsi insieme verso l'angolo più buio della stanza, dove la lieve luce della cappa della cucina stentava ad arrivare. Gli sfilò la maglia con velocità per evitare di stare separati ancora per troppo tempo. I palmi vorticavano lungo le spalle larghe e si aggrappavano tenacemente alla nuca, fremevano, spingevano e graffiavano i lembi di pelle tatuati quasi per ogni centimetro delle braccia. La chioma di capelli lunghi ondeggiava lungo le spalle poi, con un colpo di reni, scivolò sui soffici cuscini del divano dettando un gridolino. Le guance rosee dalla foga erano calde e bambinesche, Brian si calò su di lei con tutto il corpo fino a gravarle completamente, con i loro respiri sincronizzati che quasi faticavano ad uscire dalle rispettive bocche, gracchiando e annaspando qualche singulto involontario.

-Toglila.. - Michelle arcò la schiena e tenne su le braccia mentre le sfilava la maglia, tornando a stamparle un bacio che a poco a poco sarebbe diventato di nuovo fuoco ardente.

-Sei bellissima... bellissima... - Una parola nacque tra un respiro e l'altro, si prolungò nei loro abbracci, giacque in lievi sussurri sconnessi dopo che ebbe affondato i denti pacatemente sulla pelle delle sue spalle morbide e profumate. Niente avrebbe voluto interrompere la sera, con una luna invidiosa e un dolce silenzio notturno che accoglieva nell'aria estiva solo i loro gemiti, la lieve atmosfera, l'unione dei loro corpi, un'incredibile e angusto ritrovo delle loro anime. Brian le accarezzò una guancia, era quasi impercettile con la paura di farle male, fino a che guaì, con un lamento misto a sorpresa.

-Mi sei mancato. - Unì la fronte alla sua e chiuse gli occhi, tanto che Brian al contatto riuscì a scrutare le palpebre chiuse con un velo di rammarico e quelle sue dita che si chiudevano a riccio fra i suoi capelli neri.



Via esami, sessioni estive, lavoro asfissiante, shopping sfrenato inizio saldi e chi più ne ha più ne metta! Il capitolo arriva con molte settimane di ritardo, quasi si è perso il filo, ma ammetto che la mia capacità di scrivere si era ridotta alla grandezza di una noce; questo significa che compilare una frase che non finisse nel banale è stato piuttosto difficile! Ci è voluta calma e coraggio, molto tempo, ventilatore al massimo, capelli raccolti e compilation di musica sempre in moto. Vabe, smetto di annoiarvi con fandonierie varie! x) Ringrazio chi legge la fan fiction, inserita fra ricordate, seguite, preferite, avrà voglia di recensirla, di maledirla, qualsiasi cosa il lettore supremo voglia. Una buonanotte a tutti! :)



   
 
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