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Autore: Paradichlorobenzene_    03/07/2014    1 recensioni
Dal Capitolo 1
Te ne vai, salutando il tuo amico sempre più scandalizzato dal tuo comportamento. Tornando verso casa prendi a calci un piccolo sassolino che si trovava proprio nel bel mezzo del marciapiede, sorridendo ripensando all’ultimo consiglio di Castiel, che con buona probabilità non seguirai.
Sai amico, secondo me dovresti trovarti una ragazza e scoparci un po’.
Questa FF è dedicata a Euphoria_ che, nelle notti di magra, mi regala idee su pairing improponibili.
Perché mi travi in questo modo?!
Genere: Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lysandro, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Hai un bel modo di usare le parole!   
Deve essere il tuo modo di vedere il mondo …
Si, è solo un modo di vedere il mondo.


Qualche tempo dopo, Ambra stava camminando in direzione della scuola, per seguire i corsi pomeridiani di matematica e scienze. Non ne aveva un gran bisogno, in realtà, ma non essendo un genio indiscusso come suo fratello Nathaniel e non potendosi accontentare di una semplice sufficienza come avrebbe fatto volentieri senza rischiare di beccarsi una lavata di capo dai suoi genitori, aveva accettato di sacrificare parte dei suoi preziosi pomeriggi in cambio delle libere uscite il sabato sera. Tutto il tempo perso lo recupererai quest’estate, al posto di studiare per qualche debito indesiderato, pensava lei.
Era arrivata a scuola con un leggero anticipo, motivo per cui decise di sedersi in una delle panchine sul marciapiede antistante il cortile per fumarsi l’ultima sigaretta, prima di entrare. Prese il suo old holborn giallo* e, con un elegante movimento di polso, scostò i capelli lunghi dietro la spalla e recuperò una cartina e un filtrino, iniziando a rollare la sigaretta con estrema precisione, facendo tintinnare i diversi braccialetti placcati d’oro che portava ai polsi. Glielo aveva insegnato Dakota a rollare le sigarette, un ragazzo abbastanza carino incontrato l’estate di due anni prima, al mare. Si guardava attorno, saettando ovunque l’azzurro dei suoi occhi imperativi – lei, scesa li come dal cielo, ammirata dai passanti come si ammirano i miracoli – per tenere a debita distanza chiunque avesse anche solo l’ardito pensiero di disturbare i suoi cinque minuti di quiete. Accese la sigaretta e il sapore dolciastro del tabacco le riempì la bocca, fuoriuscendo poco dopo sotto forma di una sottile striscia di fumo apparentemente bianco.
Lo sguardo le cadde per un attimo dall’altro lato della panchina, vuota, tranne che per un dettaglio.
Una piccola agendina tascabile, rilegata in finta pelle nera e chiusa con una cinghietta con sopra un bottone in metallo e le cuciture bianche stava abbandonata in bilico nell’angolo della panchina. Al suo interno, le pagine parevano ingiallite e consunte dall’uso eccessivo. Sembrava molto raffinata. Ambra l’afferrò con le sue lunghe unghie laccate d’azzurro e l’aprì, scorrendo velocemente le pagine e soffermandosi sulle ultime due, leggendole velocemente. Le parole, scritte con una grafia confusa – forse per la fretta dei momenti d’ispirazione – ma molto elegante erano coperte da scarabocchi, e intere frasi sembravano tagliate. Negli angoli di alcune pagine, alcune scritte ambigue come i disegni loro affiancate erano disegnati con una grafia stampata molto, ma molto diversa. Era la grafia dei bambini delle elementari, tendente a destra come un leggero corsivo, ma comunque molto disordinata.
“Hey, rich girl! Do you want say to me, why are you so conceited?”A causa dei tagli, non riusciva a leggere bene. Provò ad andare avanti, ma le molte parole tagliate le impedivano di capire bene il significato delle frasi. Aprì la prima pagina dopo la copertina e, a lettere svolazzanti e finissime, lesse il nome di Lysandre Ainsworth. Infili l’agenda nella borsetta e, una volta entrata a scuola, lo metti nell’armadietto di Lys, nascosto sotto l’armadietto di cambio. Non ci vuole un genio per capire che, per non dimenticarsi la combinazione del suo stesso armadietto, il ragazzo l’ha impostata da sé, usando 12345 come password.
 
 
Faremo una passeggiata,
Pretenderemo di  essere tutti cresciuti.
Ehi, ragazza ricca!
Beh, mi puoi dire perché
Sei così presuntuosa?
Ti comporti se ti sentissi giù,
Le tue paranoie ti stanno girando intorno?

Ora leggo la tua mente
E catturerò i tuoi occhi.
C’è un’indagine da fare
Come chi è stato, cosa indossava e con chi era!
Hey, che cosa sta succedendo qui?
Devo dire che
Hai avuto modo di conoscere molte cose!
Mi piacerebbe saperlo …


 Lysandre camminava tranquillo di ritorno dal seminario di letteratura, dirigendosi al negozio di suo fratello Leigh in modo da poterlo aiutare a sistemare la nuova collezione primaverile in negozio. Dopo aver passato la pausa pranzo a cercare il suo carnet, l’aveva fortunatamente trovato nel suo armadietto, sepolto sotto la maglietta di cambio di educazione fisica. Che strano, però. Non ricordava affatto di essere passato dagli armadietti, quel giorno. Non ci fece caso e passò avanti, abituato com’era a dimenticare anche le cose più importanti. Passando per il parco come d’abitudine sentì però una voce familiare. Abituato com’era a sentirla idolatrare Castiel a ogni vostro passaggio, difficilmente l’avrebbe dimenticata.
«Ma no, è semplice! Aspetta, te l’aggiusto io …» Avvicinandosi facendo in modo di non essere notato, guardò l’oggetto che Ambra aveva tra le mani. Era una barbie uscita qualche mese prima, con la testa di nuovo sopra il sottile collo di plastica. La proprietaria del giocattolo, una bambina con dei graziosi codini castani, se ne trotterellò via felice, trascinandosi dietro la mano di Ambra e la ragazza stessa, incurante dei suoi “Aspetta, fermati!” e “Sono in ritardo! Devo tornare a casa!”. La ragazza dovette cedere all’insistenza della bambina e, in meno di cinque minuti, si ritrovò sorridente nel recinto della sabbia, con granelli dorati tra i capelli, tra le unghie e nelle scarpe firmate.
Lysandre tornò a camminare, divertito dalla scena, verso la boutique di Leigh.
“Hey, rich girl … So, can you tell me why you’re so stuck up?”
L’ispirazione lo colpì talmente d’impatto che inizialmente si sentì confuso. Forse è vero, il linguaggio informale si addice di più a quel tipo di canzoni. Prese l’agenda e iniziò a pensare come Castiel.
“When you act like you’re so down, does paranoia come around! And seize you’re mind now …”
Quando poco dopo arrivò al negozio, il fratello, che stava sistemando le vetrine, si stupì nel vederlo così allegro.

 
Ti dirò tutto quello che so,
Ogni piccola cosa che so.
   
 
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