Fanfic su attori > Robert Downey Jr
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Autore: MrsSomerhalder    03/07/2014    3 recensioni
Durante il soggiorno per la prèmiere del film Sherlock Holmes, Miley Sullivan incontrerà l'attore Robert Downey Jr. La parte problematica di quell'uomo quasi perfetto porterà subito la ragazza a legarsi a lui, ma l'amore impossibile che sboccerà tra i due cambierà le vite di entrambi.
"Che ruolo stai interpretando, Robert? L'attore famoso infatuato della cameriera?" dissi, facendo per andarmene e lui mi trattene per il polso.
"Se mi proponessero una parte del genere, non l'accetterei." rispose con la sua solita ironia pungente, "Solo che adesso non sto recitando." concluse serio e con gli occhi lucidi.
"Non complicarti la vita con me."
"Le complicazioni sono il mio forte." sorrise, tirandomi a sè.
"Sarai la mia rovina, Robert Downey Jr."
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Robert ghignò sotto i baffi, compiaciuto di esser riuscito nel suo intento. Lasciai la pezza per spolverare sul tavolino di vetro in salotto e mi avvicinai a lui. "Dove mangiamo?" domandai dopo essermi guardata intorno, alla ricerca di un posto consono. "Quì, ovvio." disse con molta nonchalance, sedendosi comodamente sul letto. "Stai scherzando?" "No, affatto." scosse la testa divertito. Prima che avessi il tempo di dire una sola parola, mi prese il braccio e mi tirò verso di lui, facendomi inciampare sulle sue scarpe. Gli caddi addosso, molto platealmente, e mi trovai con i suoi meravigliosi occhi scuri puntati nei miei. Avvampai violentemente dalla vergogna, ma non riuscivo a trovare la forza nei muscoli per distogliermi da lui. Robert mi guardava beffardo ed estasiato al tempo stesso. "Hai degli occhi bellissimi." commentò guardandoli affondo, per poi scostarmi dietro l'orecchio una ciocca di capelli che siera messa fra i nostri sguardi. "G-grazie." balbettai come una bimbetta, "Anche tu." ammisi inconsciamente. Perchè quando ero con lui tutt'un tratto la mia corazza di protezione svaniva? Come per magia, mi ritrovavo catapultata ai primi anni della mia adolescienza, quando ero ancora una ragazza alle prime armi. 'Dio santo, Miley, vuoi comportarti da adulta?' mi rimbeccò la parte coscienziosa di me. "I miei sono marroni." sorrise scherzoso. Il suo sorriso mi mandava in estati. Accanto a lui mi sentivo come il ghiaccio fuso al sole. "Sono comunque bellissimi." ribattei con tono delicato, perdendomi nell'immensità della sua bellezza. Restammo qualche istante in silenzio, io maliziosamente sopra di lui, e l'atmosfera si faceva sempre più accattivante. Lo guardai intensamente e non desideravo altro che baciarlo. E poi baciarlo ancora, ancora. Lui sembrava volere lo stesso, o forse più, perchè mi afferrò per i fianchi e fece per farmi scivolare sotto la sua figura, ma prima che la situazione prendesse una piega pericolosa, ripresi coscienza e mi alzai di colpo. Mi schiarii la gola, sistemandomi il grembiule sulla divisa. Downey si portò una mano sul viso, lasciandosi andare in una risatina di autocommiserazione. Non capivo se interpretarla come una beffa nei confronti dei suoi comportamenti da spavaldo don Giovanni, oppure se uno scherno a discapito del mio fare. In ogni caso, la circostanza richiedeva autocontrollo e io avevo saputo impormelo, a differenza sua. "Allora, non hai più fame?" domandó scontroso, indicandomi le varie pietanze sul vassoio. "Adoro le uova strapazzate con bacon sui toast imburrati." ammisi vergognosa, cercando di trattenere la fame che avevo. "Non si direbbe affatto!" sorrise beota, poggiando la testa sulla struttura del baldacchino, e osservò attentamente il mio fisico asciutto. "Già, ecco io, non le mangio quasi mai." dissi con un pò di nostalgia, ricordando che l'ultima volta che avevo potuto permettermi un pasto del genere era stata prima della gravidanza. "Mh, si vede." constatò addentando una cornetto alla nutella. Mi sedei accanto a lui e lo guardai divorare avidamente il croissant, per poi bere una tazza molto capiente di caffèlatte. "Sei vorace." "Io moltissimo." disse finendo di bere la bevanda, "Le cose mi piacciono tutte e subito." mi rivolse lo sguardo caparbiamente, facendomi facilmente intuire a cosa si riferisse. "Io ci vado con molta calma." replicai tranquilla, portandomi alla bocca un pezzo di toast. "Alla tua età dovresti lasciarti andare." "Se avessi avuto una vita diversa, avrei preso più alla leggera determinate situazioni." "Per quanto mi sforzi, non riesco proprio a capirti." "Non sono un cubo di Rubik, Robert." conclusi schiva, finendo di mangiare la porzione di uova. "Non vuoi proprio parlare della tua vita, eh?" "Tu vuoi parlarmi della tua?" aggiunsi testarda. "Non c'è bisogno che io te ne parli, trovi tutto su internet. Noi 'divi del cinema', non abbiamo privacy." mimò le virgolette con una smorfia. "Non ho mai avuto l'intenzione di leggere la tua biografia su Wikipedia, se è questo che intendi." Non era del tutto vero, ma forse avrei preferito che fosse stato lui a parlarmi del suo passato e di quei vizietti di cui parlava Kate. Dedussi, date le sue parole, che dava per scontato il fatto che io fossi a conoscenza della sua vita privata. Non sapevo nulla del suo passato, tanto meno del suo presente. "Sei sicura?" "Per me Robert Downey Jr non è l'attore famoso di cui sapere tutto, è un semplice Robert Downey da scoprire giorno dopo giorno." confessai decisa. "Senza Junior?" mormorò confuso. "Senza Junior." ripetei divertita, "Tu sei semplicemente tu. Robert Downey." sorrisi dolcemente. Non riuscivo a capire il perchè, ma con lui potevo essere sempre me stessa. Si bloccò per qualche istante con lo sguardo fisso nel vuoto. 'Chissà a cosa sta pensando.' Avevo forse detto qualcosa di inopportuno? "Ho un problema." ruppe il silenzio con sguardo vagamente serio. Raggelai. Stava forse cominciando ad aprirsi con me? I tanto famosi secreti e oscuri segreti di Robert Downey Jr stavano uscendo alla luce? "Ti ascolto." "Non sono uno stinco di santo. Non sono affatto il classico uomo perfetto. Ho fatto molto sbagli nella mia vita e continuo a farli tutt'ora. Non riesco a smettere, tanto meno ad essere diverso da come sono. Devo essere sincero con te, sento dentro di me che te lo devo." si avvicinò a me e mi prese per mano, "Ho un figlio di 18 anni e ho divorziato da sua madre, ora sono sposato con un'altra donna." ammise colpevole, abbassando lo sguardo. Restai impietrita come una statua in quel piccolo spazietto di letto che occupavo. Non potevo credere alle sue parole. Era sposato, eppure questo non lo aveva fermato dal sedurmi e tentare in tutti i modi di circuirmi. Il figlio, in se stesso, non era un problema. Anche io ne avevo uno e sicuro non mi aspettavo che a 46 anni fosse caduto dall'albero di fico, ma il tenermi nascosto del suo matrimonio era una cosa squallida. Oltretutto, lui credeva che io sapessi. "Sei sposato." ripetei priva di emozioni. "Si, sono sposato e non ti ho detto ancora niente. Ho un grave problema con l'alcool, che è radicato in me da quando ero un ragazzo. Mi ubriaco quasi ogni sera e molto spesso non riesco a tenere il controllo delle mie azioni, per questa ragione vivo cinque giorni alla settimana in un hotel, anzicchè a casa con Susan. Fumo marijuana. Mi fece iniziare proprio mio padre, quel bastardo diceva che era l'unico modo che avevo per dimostrargli il mio affetto. Mi hanno beccato un paio di volte con qualche grammo e ho scontato svariati mesi, ma molti anni fa. Continuo imperterrito ad essere una feccia d'uomo. Non credo d'essere un buon padre, perchè mio figlio sta lentamente seguendo le mie orme e tanto meno un buon marito. Ho perso il conto di quante volte l'ho tradita, ma con te è diverso. Io sento a pelle di avere molto in comune con te. Percepisco dentro le ossa che tu riesci a capirmi e ti giuro che non è passato un solo istante, da quando ci siamo conosciuti, che io non pensi a te." concluse visibilmente emozionato. Mi aveva raccontato in pochi minuti tutti i fardelli della sua vita, me ne aveva fatto carico e si era assunto tutte le responsabilità delle sue azioni, ma in assoluto la parte che mi lasciò a bocca aperta era l'ultima parte del suo lungo monologo. "C-cosa?" Fu l'unica parola che mi uscì di bocca. "Non mi importa dei ventitre anni che mi separano da te, tu mi piaci." disse con un filo di voce e poi mi rubò un bacio a fior di labbra. Sentii per un istante il calore della sua bocca sulla mia. Era una sensazione avvolgente, ma rimase comunque pulita. Si ritrasse subito, senza esitazione. Il fatto che provassi qualcosa per lui, era la cosa più sbagliata di questo mondo.
  
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