Anime & Manga > Mermaid Melody Pichi Pichi Pitch
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Autore: Sonrisa_    03/07/2014    2 recensioni
[Capitoli dal primo al sesto: revisionati]
[Dal 7 maggio 2018 ripresa aggiornamenti]
La pace, nel regno sottomarino, non è mai destinata a durare a lungo... Dopo un anno dalla vittoria delle sette Principesse su Mikeru, infatti, compare un nuovo e potente nemico dalle intenzioni oscure. Le nostre amate Principesse si riuniscono, pronte e decise a riportare la pace nei loro regni, ma una rivelazione da parte della Regina dei Mari le condurrà verso il Mar Mediterraneo. Così, tra nuove amicizie, baci al chiaro di luna, nuovi amori, potenti nemici, antiche leggende e feste sulla spiaggia, riusciranno le nostre amate Principesse a ripristinare la pace nel loro mondo?
~*~
«Li ho abbandonati. Tutti loro. Oh Sara, come ho potuto?»
In risposta ebbe solo lo stridio di qualche gabbiano che sorvolava l'Oceano, infastidito dalle urla della sirenetta che avevano spaventato i pesci lì intorno.
In quel momento si sentì più sola che mai, lontana da tutti, priva di energie e provata anche emotivamente.
«Aiuto...» sussurrò al vento e alle onde.
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovi personaggi
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Meduse e nuovi amici

 
Il sole alto di mezzogiorno brillava fiero, caldo e splendente a rischiarare un cielo senza nuvole. Nonostante l'estate non fosse ancora ufficialmente iniziata, la spiaggia era abbastanza popolata, soprattutto per via del gran caldo. I bambini usciti da scuola si erano diretti senza indugio con i compagni a giocare sulla sabbia, i ragazzi si sfidavano a partite di beach-volley o semplicemente si rilassavano a mollo nell'acqua e allegre famigliole avevano approffittato dell'orario andando a pranzare direttamente in riva al mare. Tutti gli anni era così lì: si iniziava a godere dell'estate e a viverla fin già dai primissimi giorni di giugno, dopo averla attesa a lungo durante i mesi precedenti.
Questo era uno degli aspetti più belli per Marco: il saper gustare pienamente la bella stagione ancora prima del suo esordio, senza avere rimpianti a settembre. Questa capacità era ciò che più gli era mancato negli anni lontano dall'isola a causa del trasferimento del padre. Messosi seduto sul materassino, i suoi occhi passarono in rassegna tutta la spiaggia.

Tutto lasciava presupporre un'estate coi fiocchi.
«Palla!»
L'urlo lo colse di sorpresa al punto da non riuscire ad evitare il pallone che, dopo averlo centrato in testa, rimbalzò lontano, trascinato dalla corrente. Passandosi una mano tra i capelli neri sulla parte lesa, riservò un'occhiataccia al battitore.
«Ah, non guardare me! Doveva prenderla Mirko!» affermò un ragazzo molto alto, puntando gli occhi celesti sul compagno di gioco: un ragazzo più piccolo con una folta chioma rossiccia che, protestando vivacemente con colui che l'aveva accusato, sosteneva l'impossibilità, per lui, di riuscire ad intercettare la palla.
«Ma credi che io sia alto come te, Ale?!» sbottò, battendo le mani sull'acqua e schizzandolo, dando così inizio ad una lunga discussione.
Pur di non sentirli parlare, Marco si propose agli altri ragazzi del gruppo come raccattapalla, chiedendo solo in cambio che gli tenessero d'occhio il materassino. Si immerse, rivelando la sua passione per il nuoto, e raggiunse il pallone in breve tempo. Preso fiato, si voltò, stupendosi di quanto si fosse effettivamente allontanato dalla riva. Era solito allontanarsi dalla confusione, preferendo delle lunghe nuotate al largo, ma quel giorno aveva una strana sensazione, quasi il presentimento che qualcosa di non propriamente bello sarebbe successo. Scuotendo la testa, quasi a voler scacciare via i brutti pensieri, si rimise a nuotare verso gli amici, ma dopo poche bracciate si levò un fortissimo vento. Il ragazzo ebbe a stento il tempo di rendersi conto di quel cambiamento metereologico così improvviso che si ritrovò sottacqua, così come tutte le altre persone che stavano facendo il bagno. Solo dopo dei lunghi ed interminabili secondi riemerse, tossendo e cercando di incamerare quanta più aria possibile nei polmoni. Con il cuore che gli martellava nel petto e la palla come unico appiglio, Marco si accorse con sommo stupore che non vi era più traccia di quel bel mare calmo o del cielo terso di qualche minuto fa; al loro posto vi erano onde alte e forti raffiche di vento.
"Devo tornare immediatamente." si disse, evitando di pensare a possibili spiegaioni per quel cambio drastico e ricominciando a nuotare verso la riva, che raggiunse con parecchie difficoltà. Accolse di buon grado la mano offertagli da Alessandro e un altro ragazzo e gioì interiormente quando i suoi piedi affondarono nella sabbia umida.
«Ci sei?» domandò l'amico, sincerandosi delle condizioni del moro.
Visibilmente provato, Marco annuì e boccheggiò un "andiamocene via", lasciando il pallone tra le braccia di Alessandro.
I ragazzi non fecero in tempo a muovere un passo che furono freddati dall'urlo terrorizzato di una bimbetta di nemmeno dieci anni. Voltatisi, videro arrivare un'onda dalle dimensioni gigantesche pronta ad abbattersi su tutti i bagnanti. Non ci fu né il tempo, né il modo di mettersi in salvo: la potenza dirompente del mare prese tutti indistintamente, trascinandoli verso l'interno, dove qualcosa iniziò ad avvinghiarsi ai loro corpi.

«Ditemi che le hanno individuate. Mi sto annoiando.» sbuffò, sdraiandosi sullo scoglio e allungando le gambe snelle coperte dai lunghi stivali neri con i dettagli argentei verso la sorella.
«Certo che tu e il concetto di pazienza siete proprio agli antipodi, Katrina.» sibilò l'altra, scostandosi con uno sbuffo e aggiustandosi i pantaloncini, stropicciati dalle scarpe di Katrina.
«Vedete di non iniziare, tu e Lucinda. Non ho proprio voglia di ascoltare i vostri battibecchi.» le redarguì un'altra ancora, mentre osservava con aria di superiorità le due sorelle minori, passandosi le dita affusolate tra i morbidi boccoli color del carbone.
«Mikaela, facci un favore e taci.» replicarono aspramente le due all'unisono.
«Non pensi sia il caso di fermarle, Esmeralda? Sappiamo entrambe che continuerebbero all'infinito.»
La maggiore fra le cinque levò stancamente lo sguardo sulla più giovane per poi posarlo sulle altre sorelle e scuotere la testa.
«Ho altro da fare.» sentenziò l'interpellata, continuando a fissare le meduse che, imperterrite, proseguivano il loro lavoro, alla ricerca delle otto sirene.
«Ancora nulla?!» sbottò Lucinda, affiancando Esmeralda «Ma siamo sicuri siano le spiagge giuste?»
«Sì, lo sono. Bisogna solo aspettare. E se lo facessimo in silenzio ve ne sarei grata.» ringhiò velenosa la maggiore, risentita per il commento di Lucinda.
Leya sospirò e fissò i prigionieri delle meduse, avvertendo una morsa alla gola quando i suoi grandi e profondi occhi di un insolito bordeaux si posarono sulla figura gracile di una bimbetta dai capelli scuri legati in due treccine ai lati del capo. Istintivamente la sua mano pallida andò ad accarezzarsi i capelli.
Anche i suoi scuri; anche i suoi raccolti attraverso la medesima pettinatura.
Lo schiocco delle sue dita stupì le sorelle che la guardarono stralunate, mentre le meduse, rispondendo all'ordine silenzioso della ragazza, lasciavano andare i bagnanti e si posizionavano sul bagnasciuga.
«Ora quesa me la spieghi, sorellina.»
A Leya non sfuggì il tono aspro di quel nomignolo pronunciato da Katrina, colei che, pur avendo solo un anno di differenza, la trattava più di tutti come una bambina.
«Le meduse hanno una durata limitata e a noi servono il più al lungo possibile. La loro capacità di individuazione delle sirene ha un ampio raggio di azione, quindi pensavo si potesse evitare di farle stancare inutilmente con dei semplici esseri umani.» spiegò Leya, evitando accuratamente di guardare negli occhi le sorelle, puntando piuttosto lo sguardo alla bimbetta sconosciuta dai capelli scuri che si stava avvicinando velocemente alla riva.

«Qualcuno ha idea su cosa sia appena successo?» balbettò Mirko «Insomma, è accaduto tutto per davvero? Non me lo sono sognato?»
Marco non rispose, concentrandosi piuttosto sul calmare il suo respiro accelerato e cercando di dare una spiegazione quantomeno logica a ciò che era successo. Era stato così veloce, strano ed imprevisto che per un attimo credette di averlo solo immaginato, ma dando una rapida occhiata attorno a sé capì che no, non si era sognato nulla. I segni di paura e distruzione erano tangibili sul volto delle persone e sulla spiaggia.
«Tutti via!» urlò qualcuno, generando un fuggi-fuggi generale.
Marco non se lo fece ripetere due volte e, preso tra le braccia un bimbo che piangeva, corse verso la lunga scalinata in pietra che collegava la spiaggia libera al lungo mare della cittadina. Arrivato in cima fu travolto da una donna che lo ringraziò innumerevoli volte per aver portato in salvo il figlioletto. Congedatosi con un sorriso, un po' imbarazzato per le parole di quella madre, fece vagare i suoi occhi smeraldini alla ricerca degli altri ragazzi della compagnia, finendo per trovarli poco distante da lui, intenti ad aiutare una ragazza, ferita alla gamba.
«Melinda, che ti è successo?» chiese, correndo verso la compagna di classe.
«Oh, niente di particolare... Diciamo che ho potuto appurare personalmente quanto la punta del mio ombrellone sia ben appuntita.» ridacchiò, cercando di sminuire l'accaduto.
«Secondo me devi fartela vedere da qualcuno.» mormorò Alessandro, finendo la fasciatura improvvisata.
«Me l'hai già vista tu, credo basti, no?-»
«Intendo qualcuno che abbia già una laurea in medicina.» puntualizzò il ragazzo.
«Pignolo.»
«Guarda che lo dico a mamma, se non fai come ha detto Ale.» si intromise Mirko.
«Mai sentito parlare di complicità tra fratelli, Mirko? No, eh?»
 «Notizie degli altri?» chiese Marco, cambiando discorso per sedare quella che, altrimenti, sarebbe stata una conversazione infinita.
«Io so solo che Arianna aveva le prove al centro, mentre Gioia mi aveva detto che sarebbe stata tutto il giorno a Mira con Tommaso per via dell'uni. Quindi loro tre non dovrebbero essere stati coinvolti... O almeno spero!»  disse Melinda, cercando di mettersi in piedi «Di altri non so nulla, per di più il mio telefono è andato, quindi non posso rintracciarli.»
«Conoscendolo, Riccardo starà ancora dormendo dopo ieri sera...» ridacchiò Alessandro, prendendo per le spalle la ragazza dai capelli rossi per costringerla a rimanere seduta.
«Allora cerco di rintracciarli io... Chissà, forse quello che è successo qui non è un episodio isolato.» mormorò Marco, entrando nel bar più vicino per farsi prestare un telefono.
 
Dopo la chiamata, le otto Principesse non avevano perso tempo ed erano immediatamente uscite di casa, per tentare di far luce sulla vicenda. Guidate da Serena, il gruppo si dirigeva a tutta velocità verso spiaggia indicata da Marco.
«Meduse hai detto?»
«A quanto pare... Sono comparse all'improvviso a centinaia.» sospirò amareggiata la nuova Principessa.
«Forza ragazze, più veloci! Prima arriviamo, prima possiamo capire cosa sia successo.» le incitò Rina, comprendendo lo stato d'animo di Serena e guadagnandosi un sorriso da parte sua.
«La fai facile, tu, con quelle scarpe. Pensa a me con le zeppe!» sbottò di rimando Karen che chiudeva la fila.
«Non sono stata mica io a dirti di indossarle.»
«Ehi, scusa tanto se non immaginavo che poi avrei dovuto correre per la città appena arrivata sull'isolaAAAH!»
Karen mise il piede in fallo e, per evitare di ritrovarsi a terra, si aggrappò a Noelle e Coco, le più vicine a lei, non considerando che le due non si aspettassero un'azione del genere. Infatti la Principessa dalla perla gialla, trovandosi il peso di Karen addosso, perse l'equilibrio e si sbilanciò in avanti trascinando le due gemelle dietro di sé e travolgendo le altre cinque ragazze davanti. Inutile dire che l'effetto domino fu assicurato.
«Ehm... potreste levarvi da sopra di me? Siete un tantino pesanti.» protestò lievemente Serena che, essendo a guida del gruppo, si era ritrovata con sette ragazze sopra.
«Per tua informazione io sono in perfetta forma!» puntualizzò Hanon alterandosi, seguita a ruota da Coco.
«Dubito fortemente che si riferisse solo a voi due, sapete?»
«Concordo con Lucia...» si intromise Seira, alzando il braccio per farsi notare.
«Quando mai...» mormorò Karen, levando gli occhi al cielo.
«Effettivamente non deve essere piacevole ritrovarsi con sette persone sopra...» ragionò Noelle.
«Queste interessantissime elucubrazioni potrebbero essere con tutte in grado di respirare normalmente?! Siete pesanti messe tutte insieme, dunque levatevi e smettete di perdere tempo, per tutti i crostacei!» gridò Rina, visibilmente alterata.
A quelle parole, tutti si alzarono immediatamente. Rina sapeva essere alquanto autoritaria quando voleva...

«Arrivate!» esclamò Serena, risollevando gli animi di tutte «Mi dispiace non aver il tempo di mostrarvi per bene il lungomare, ma credo proprio che questo non sia il momento adatto. Adesso seguitemi, dovrem-» la Principessa tacque, sgranando i suoi grandi occhioni chiari e coprendosi la bocca con le mani alla vista della spiaggia devastata. Le venne da piangere, sentendosi completamente imponente. Erano anni che si preparava a proteggere il suo mare, ma non era stata capace di impedire al nemico di insediarsi in quello che era il suo regno. "...il più piccolo e con confini più delineati, quindi più facile da proteggere" aveva detto la Regina, quando si erano incontrate qualche giorno prima. Sentì di averla delusa e se ne vergognò altamente. Avrebbe dovuto agire in prima persona, assicurarsi che i confini fossero controllati a vista, così da garantire la sicurezza necessaria alle sirene del Mediterraneo ed anche a tutti gli i terrestri. Corse giù per le scale che collegavano il lungomare alla spiaggia libera, fiondandosi alla ricerca dei suoi amici per sapere le loro condizioni. Seira la seguì a ruota, desiderosa di far avvertire la sua vicinanza alla nuova amica, ma presa dalla foga del momento si sbilanciò troppo verso avanti scendendo le scale. Lanciò un grido strozzato e chiuse gli occhi, allungando le braccia in avanti per cercare di attuire la caduta sui gradini. Ma il colpo non arrivò mai, o meglio non come si era aspettata lei. Va bene, era a pochi gradini dalla sabbia, quindi si sarebbe anche aspettata un urto sul morbido, ma non così morbido. Ancora con gli occhi chiusi, si mise a tastare su cosa che era caduta, per poi trasalire nel sentire un respiro vicino -troppo vicino- al suo volto e una voce maschile chiederle:
«Ehm... stai bene?»
Sgranando i suoi occhioni dai toni caldi, notò di essere finita sopra un ragazzo che la guardava tra un misto di ilarità e apprensione. Arrossendo vistosamente, iniziò a blaterare una serie di scuse, imbarazzatissima, ma il ragazzo le sorrise e, rialzatosi, le diede la mano.
«Non preoccuparti! Sei una turista, vero? Non ti ho mai visto qui. Io mi chiamo Mirko.»
«Seira.» balbettò la Principessa, perdendosi in quelle profonde iridi scure.
«Bel nome, non l'avevo mai sentito!» si congedò il ragazzo, allontanandosi, dopo averle posato una mano sulla spalla ed averle raccomandato di stare attenta a dove metteva i piedi.
«Quando Seira sbaraglia tutte e fa conquiste prima delle altre...» ridacchiò Hanon, affiancando la ragazzina e facendola arrossire.
«Da uno a dieci che voto dareste alla mia figuraccia?» mormorò affranta Seira, prendendosi il volto fra le mani.
«Per la caduta non tanto, ma per i balbettii privi di senso compiuto un bel nove sì.» decretò seria Karen, facendole l'occhiolino.
«E perché, il momento in cui si è messa a tastare il petto del ragazzo non è stato fantastico?» disse Coco.
«Mi ha preso alla sprovvista, credevo di cadere di faccia sulla sabbia, io!»
«E invece è arrivato il principe senza macchia e senza paura che ha preso al volo la sua bella!»
«Noelle, per favore non urlare...» pigolò Seira, sperando che nessuno fosse a portata d'orecchio, soprattutto il bel Mirko.
 
Serena sentì qualcuno prenderle il braccio e tirarla verso sinistra.
 «Fare attenzione a dove metti i tuoi piedi, no? Già basta Melinda ferita...»
Solo per merito delle parole di Marco si rese conto di essere stata sul punto di mettere il piede su un ferro appuntito di qualche ombrellone ormai distrutto.
«Oh, grazie...» sussurrò lei, evitando di soffermare il suo sguardo sul ragazzo: che fossero i magnetici occhi smeraldini, il sorriso perfetto e rassicurante o il suo corpo atletico, segnato da anni di nuoto, Serena non poteva far altro che arrossire trovandoselo così vicino, in costume da bagno per di più... Cercando di concentrarsi su altro, fece vagare lo sguardo sulla spiaggia, deserta ad eccezion di quei pochi che cercavano di recuperare i propri beni, sparsi sulla sabbia.
«Spettacolo orrendo, vero?» sospirò il ragazzo, lasciando la presa sulla giovane.
Lei si limitò ad annuire mesta, stringendosi le braccia al petto.
«Aspetta... che hai detto a proposito di Melinda? Si è fatta male?»
«Niente di grave, ma ha un bel taglio sul polpaccio sinistro. Alessandro l'ha fasciata come meglio poteva, ma poi ha preferito portarla al pronto soccorso per farsi visitare. Mirko ha cercato di recuperarle le cose dalla spiaggia e credo che ora li stia raggiungendo.»
Sapere che una delle sue migliori amiche era rimasta ferita per colpa di quel attacco, fece sospirare tristemente Serena che si ripromise di non permettere che altre persone rimanessero colpite da quella battaglia che non aveva niente a che fare con il mondo terrestre. Non si accorse di aver stretto i pugni fino a conficcarsi le unghie nella carne, finché non avvertì la presa decisa di Marco aprirle le mani.
 «Melinda sta bene, tranquilla. Possono confermarlo anche le altre, che ora sono con lei.»
Si sentì in colpa per non poter correre subito dalle amiche, ma si disse che c'erano questioni più urgenti da sbrigare. Fece per aprire bocca e iniziare a chiedere delucidazioni sull'accaduto al ragazzo, quando la voce squillante di Hanon la chiamò.
«Perché non ci presenti il tuo amico?»
 
Dopo i convenevoli, Rina andò dritta al centro della questione, cercando di ottenere quante più informazioni possibili sull'accaduto. Il ragazzo riportò l'episodio, sebbene in maniera confusionaria.
«...e così sono lì da allora.» concluse, facendo un cenno al mare.
Solo in quel momento le sirene si accorsero della presenza delle meduse in acqua e decisero di avvicinarsi.
«Nessuno si è fatto a male a causa loro?» chiese circospetta Serena.
Marco scosse la testa.
«Credimi, non c'è stato il minimo senso in quello che è accaduto: dal vento e le onde gigantesche a loro! Giurerei di aver sognato tutto, da quanto l'intera vicenda sia assurda.» sbottò.
A pochi metri dalla riva, le meduse iniziarono a muoversi in cerchio come impazzite, brillando.
«Sono io o stanno cambiando colore?» domandò Lucia, inginocchiandosi a pochi passi dall'acqua.
Rina le si avvicinò, tirandola per la spalla affinché si facesse più indietro.
«Hai detto che tutto questo è successo ovunque sull'isola?» si informò la verde, aggrottando le sopracciglia.
«A quanto ne so è successo anche sulle altre due isole.» rispose il ragazzo passandosi una mano fra i capelli scuri ancora umidi  «Ma non so dirvi se siano così tante anche sulle altre spiagge... Mi sembra che però nella spiaggetta alla fine della città, quella tra gli scogli, non ne siano comparse.»
Le otto ragazze si scambiarono uno sguardo d'intesa: bisognava recarsi lì il più velocemente possibile.
«Sarà meglio andare.» iniziò Serena  «In Giappone è notte e le ragazze saranno stanche, credo sia meglio accompagnarle a casa.»
 
Una volta per strada, Karen sospirò affranta:
«Spiaggetta a fine città, eh? Ci sarà da correre un bel po', quindi...» mormorò fissando Serena che annuì, stringendosi nelle spalle.
«So che non è il momento più adatto, ma questa cittadina mi piace tanto. Più tardi ci porti a fare un giro? Qui è tutto così colorato e bello! Mi mette allegria!» rise Seira, ammirando il lungomare, nonostante la corsa.
Il marciapiede dal lato della spiaggia era davvero molto spazioso e abbellito da alcune palme e piccoli chioschetti colorati vicino all'ingresso alle varie spiagge.
«Certo, con immenso piacere! D'estate poi diventa il luogo di ritrovo più importante per tutti gli abitanti, ancora qualche giorno di attesa e vedrete! La festa del ventuno aprirà la bella stagione e da lì la cittadina si anima ancora di più!»
«Che festa?» chiese curiosa Seira, affiancando l'amica.
Serena però non ebbe il tempo di rispondere perché il suo telefono iniziò a squillare.
«Nonna! Hai saputo quello che è successo?... Sì, sono con le altre. Andiamo alla spiaggetta alla fine della città, perché a quanto pare non è comparsa nessuna medusa lì... D'accordo, ti chiamo appena sapremo qualcosa di più.»
«Puoi prestarmi il telefono per chiamare Kaito, per favore? Nella fretta ho lasciato il mio a casa tua, vorrei metterlo a corrente della situazione.»
 
Giunti alla piccola spiaggetta -una porzione di spiaggia nascosta fra gli scogli, quasi invisibile dal mare- le otto Principesse iniziarono a perlustrare la zona.
«È un luogo poco frequentato, in particolar modo se l'estate non è ancora iniziata, ma è bene assicurarsi che sia davvero deserto, così da evitare scandali..!» ridacchiò nervosa la nuova Principessa, conducendo le altre tra gli scogli. così da poter entrare in acqua senza essere viste.
Immergendosi, le otto giovani si rivelarono in tutta la loro bellezza. Nonostante la situazione, Serena gioì interiormente nel sentirsi trasformata, passandosi una mano tra i lunghi capelli color della neve e ammirando con i suoi occhioni -ora blu- il suo adorato mare.
«Le vedo!» urlò Noelle, indicando un punto lontano da loro per poi iniziare a nuotare veloce in quella stessa direzione, seguita ovviamente dalle altre.
«Certo che però sono belle...» riconobbe Seira, osservandole con attenzione mentre ci girava attorno.
«Concordo.» mormorò Lucia, ammirando rapita i colori cangianti di quelle misteriose creature, per poi avvicinare verso una di esse la sua mano.
«Ferma Lucia! Potrebbe essere pericoloso!» la rimproverò Rina, bloccandole il braccio.
«Marco ha detto che nessuno si è ferito a causa loro, magari sono innocue...» ribatté con semplicità la bionda, liberandosi dalla presa dell'amica che, con titubanza, si allontanò un po'.
Non appena le dita di Lucia sfiorarono i tentacoli della medusa, però, questa le si aggrappò al braccio, stringendolo forte ed iniziando a rilasciare uno strano liquido urticante che fece urlare dal dolore la Principessa. Fu solo per merito di Karen che quella tortura finì subito: infatti la custode della perla viola, molto reattiva, prese la medusa per la testa, tirandola via con tutta la sua forza per poi lanciarla lontana. Lucia non ebbe il tempo di ringraziare l'amica che le otto Principesse si resero conto con orrore di essere state accerchiate dalle meduse e che molte altre si stavano aggiungendo al gruppo.
«Fino a poco fa erano poco meno di una trentina, ora superano tranquillamente le centinaia! Come è possibile?!» esclamò Coco, facendo attenzione a non toccarne nessuna, dopo aver visto il segno rosso lasciato dalla medusa sul braccio di Lucia.
Con difficoltà, il gruppo cercò di destreggiarsi tra quella moltitudine di tentacoli urticanti, ma ogni tentativo di fuga fu sventato quando le meduse iniziarono ad emettere uno strano suono estremamente fastiodioso per il delicato udito delle otto Principesse.
«Fatele smettere, vi prego!» piagnucolò Hanon, tappandosi le orecchie.
«È estremamente strano, sembra quasi...»
«...un richiamo? Esattamente Principesse!»
La voce femminile sconosciuta mise a tacere le meduse, dando un leggero sollievo alle sirene, ancora estremamente provate, che si girarono di scatto.
Dinanzi a loro erano comparse cinque giovani ragazze estremamente simili tra loro, ma di età diverse. I loro capelli corvini erano acconciati in pettinature varie, ma tutte quante indossavano un completo composto da un paio di pantaloncini scuri con dei decori argentati e delle maglie con caratteristiche differenti per ciascuna. La ragazza che pareva essere la maggiore, nonché la leader per la sua posizione centrale, fece un passo avanti:
«Io sono Esmeralda e queste sono le mie sorelle: Mikaela, Lucinda, Katrina e Leya. Insieme siamo le Silver Sister e vi distruggeremo.»




Note del 18/12/2017 (-7 a Natale ♥ )

Quando dico che sarò costante negli aggiornamenti, non credetemi.
Non lo faccio con cattiveria, semplicemente poi succede sempre qualcosa e non riesco a mantenere il ritmo che volevo o che pensavo di poter sostenere. La revisione della fanfic mi sta a cuore, ma non so come andrà avanti... L'università mi prende tanto tempo e il fatto di essere fuori sede non aiuta, perché non c'è solo lo studio ad occupare le mie giornate... dunque non posso darvi un appuntamento preciso, almeno per il momento. Es tut mir leid :(
Magari con il secondo semestre andrà meglio, chi può dirlo?
Ma ora parliamo del capitolo: da qui in poi la fanfic comincia a piacermi sempre più *^* non vedevo l'ora di arrivarci: soprattutto perché la storia entra nel vivo ed io non vedo l'ora di farvi leggere i capitoli successivi!

Ehi! Sì, proprio tu! Ciao lettore silenzioso, so che ci sei perché vedo i numeri delle visite dei capitoli aumentare: ti va di lasciarmi un parere? Mi renderesti felice :3

Vi abbraccio e, chissà, magari per Natale avrete una sorpresa...
​Marty
  
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