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Autore: Sophie_moore    03/07/2014    7 recensioni
-Ragazze, che ne dite se ci facessimo un week end fuori porta?- propose Lucy Heartphilia, sedendosi sul banco della sua amica ed accavallando le gambe. Si smosse i lunghi capelli biondi e fece un sorriso a cui nessuno avrebbe potuto resistere.
Inizia così un'innocente weekend in montagna, ma sarà davvero così facile? Poniamo quattro ragazze e quattro ragazzi che stanno in due case vicine. Poniamo che ci sia un piccolo inconveniente: un bagno solo per entrambe le abitazioni. E poi poniamo i nostri eroi in situazioni imbarazzanti, ed ecco a voi la mia prima Long-Fic!
Spero vi piaccia almeno quanto a me diverte scriverla =) un bacio, Sophie!
Genere: Commedia, Demenziale, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Erza Scarlet, Levy McGarden, Lluvia, Lucy Heartphilia
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Vite in comune'
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Capitolo 1: Il viaggio.

<< Pa', prendo la moto. >> Gajil si mise il borsone in spalla e si sporse in sala, cercando suo padre. Lo trovò addormentato sul divano, con un giornale aperto sulla faccia. Sospirò pesantemente e andò a toccargli la spalla, svegliandolo di soprassalto.

<< Chi, cosa? Eh? >> l'uomo sulla quarantina guardò il figlio, poi sbuffò e si passò una mano sulla faccia assonnata. << Che c'è? Stavo dormendo... >> brontolò, mettendosi seduto e slegandosi la coda di cavallo. Anche lui aveva dei lunghi ed ispidi capelli neri, uguali a quelli di Gajil.

<< Prendo la moto, vado in montagna. >>

<< Mhm. >> ci fu un secondo di silenzio, del quale il ragazzo approfittò per allontanarsi dal divano e dirigersi verso la porta. << CHE? LA MOTO? NO. >>

<< Eddai, non rompere! Te la riporto domenica sera! >> si lamentò Gajil, roteando gli occhi al cielo.

<< Eh no, la moto non te la do. >> l'uomo si alzò e gli si mise di fronte: lo superava in altezza di qualche centimetro ed il suo sguardo colore del fuoco era particolarmente minaccioso.

<< Va bene, va bene. Come sei rompiscatole. >> brontolò, senza perabbandonare l'idea di prendere la moto. Un luccichio gli illuminò gli occhi rossi, mentre un sorriso gli increspava le labbra in un ghigno. << Oh, ha chiamato la mamma mentre dormivi, ti ha lasciato un messaggio! L'ho scritto sul frigo! >> disse, indicando la cucina.

L'uomo spalancò gli occhi e corse nell'altra stanza, mentre Gajil afferrava malamente le chiavi della moto e scappava dalla porta principale, ridendo a crepapelle. Da quando sua madre se n'era andata di casa, suo padre non faceva altro che aspettare il suo ritorno. Era stato facile ingannarlo per ottenere quello che voleva.

Onde evitare che suo padre uscisse in strada ad urlare come un ossesso, si mise subito in sella e partì sgasando e sgommando sul vialetto di casa. Si voltò solo un secondo, proprio nel momento in cui il genitore cercò di raggiungerlo mentre urlava qualche spergiuro misto ad insulto. Il ragazzo tornò a guardare la strada, sentendosi finalmente libero: la casetta in cui sarebbe andato a stare per quel week end non era una grande cosa, era dei nonni materni e distava circa un'oretta e mezza dalla città. Era un posto tranquillo, niente conoscenti, solo lui e l'aria fresca dell'alta quota, dove poteva non avere orari e allenarsi finchè voleva.

Parcheggiò dopo una ventina di minuti davanti ad una casa bianca e grande, dove abitavano i nonni, e bussò alla porta di casa: non aveva le chiavi della casa, quindi doveva chiederle ai proprietari. Sperava solo non ci fosse la nonna, voleva fare una cosa rapida e indolore.

<< Chi è?? >>

<< Sono io, nonna... >> mentre diceva quelle parole, Gajil già stava pensando ad un modo di chiudere la questione rapidamente.

<< Ohhhh!! Guarda chi si fa vivo! >> una bella signora, alta e slanciata dai lunghi capelli bianchi gli aprì, facendogli un sorriso molto cordiale e affettuoso.

<< Ciao... >> non era che Gajil non volesse bene a sua nonna, per carità. Era solo che la nonna era una donna particolarmente loquace e impicciona, continuava a chiedergli di presentarle la sua fantomatica fidanzata (come se a lui interessasse averne una, poi) e di portarla a cena da loro, ma soprattutto voleva a tutti costi un nipote. << Mi potresti dare le chiavi della casa in montagna? >>

<< Tu mi potresti presentare la tua ragazza? >>

Ci risiamo, pensò tra sé e sé il ragazzo, schiaffandosi una mano sulla fronte. << Non ce l'ho la fidanzata... >>

La signora fece una smorfia contrariata, come se non ci credesse. << Certo, certo... ed io sono una carriola senza ruote. >>

<< Ma che dici? >>

<< E Lluvia? >> i grandi occhi celesti della donna si illuminarono.

<< Ancora? Te l'ho detto, è solo una mia amica. >> brontolò: gliel'aveva spiegato centinaia, ma no, migliaia di volte che Lluvia era solo un'amica, che si conoscevano da quando erano piccoli e che non ci sarebbe mai potuto essere nient'altro che amicizia. Mai. Ma tanto lei no, lei era convinta e tutte le volte gli chiedeva di lei, per quello aveva smesso di farle incontrare... diventava imbarazzante.

<< Che stress. Oh, hai la moto di tuo padre? >> la donna allungò lo sguardo sul vialetto.

<< Già... quindi mi servono le chiavi prima che quel pazzo venga qui a riprendersela. >>

La signora ridacchiò, poi alzò gli occhi al cielo e sospirò. << Ho capito che non diventerò mai bisnonna di questo passo.. >> esalò mentre scompariva dietro la porta e ricompariva poco dopo con il mazzo di chiavi in mano.

<< Grazie. >> Gajil fece per prenderle, quando la nonna si mise la mano dietro la schiena. << Che c'è ancora?? >>

<< Devi promettermi che ti prenderai cura di te. >>

<< Che? >>

<< Io lo so, cosa fai tu. Non te ne frega niente di nessuno, pensi solo ad allenarti e non ti curi di come le altre persone, le ragazze, per intenderci, potrebbero vederti. >>

<< Ma che cavolo di discorso è? Non ho bisogno di una donna! >> sbottò il ragazzo, indignato.

<< Certo, adesso! Ma ne avrai bisogno, come tutti. Quindi, promettimi che ti prenderai cura di te stesso. >>

<< Nonna... >>

<< Promettimelo. >>

Gajil sospirò pesantemente, si passò una mano sulla faccia e poi sbuffò. << Okay, okay, te lo prometto. Ora dammi le chiavi. >>

<< Certo. >> la signora gli porse la mano con le chiavi e fece un sorriso furba. << Buon week end, Gajil. >>

<< Sì, ciao! >> lui si voltò col bottino e salì di nuovo sulla moto: ora niente l'avrebbe più fermato.

~~~~~~~~~~

Erza sfrecciava a gran velocità diretta a casa di Lucy: la bionda l'aveva pregata di passare a prenderla per prima, aveva una sorpresa per tutte le ragazze.

<< Erzaaaaaaa!!!! >> Lucy saltellò sul posto, salutando l'amica con la mano.

La rossa parcheggiò ed uscì dall'auto; si avviò verso la bionda, si salutarono e prese alcune borse che stavano ai piedi di Lucy, ignorando una cassa di legno.

<< Non mi chiedi cos'è? >> domandò Lucy, prendendo faticosamente la cassa in braccio e facendo un sorriso sornione.

<< Hai detto che è una sorpresa, no? >> rispose pragmatica Erza, scrollando le spalle. Osservò la bionda mettere la cassa tintinnante dentro il bagagliaio, pur non potendo fare a meno di chiedersi cosa ci fosse lì dentro.

<< Vino. >>

<< Vino? >>

<< Tantissimo vino. Voglio fare ubriacare Levy. >> Lucy ridacchiò e si sfregò le mani un comportamento da classica cattiva dei cartoni animati.

<< E perchè? >> Erza si rimise al posto di guida, guardando Lucy che si sedeva di fianco e sorrideva.

<< Perchè mi costringerà a studiare. >> spiegò, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

<< Non ha molto senso... >>

<< Come sei seria!! >> la rimproverò scherzosamente Lucy, sorridendo. Partirono alla volta della casa di Lluvia, la raccattarono insieme alle sue enormi borse blu scuro, poi andarono a prendere Levy.

<< Ciao ragazze! >> salutò la ragazza minuta, infilandosi in auto dopo aver messo i bagagli dietro. << Erza, non credi di aver preso troppe cose per un solo week end? >> chiese, abbracciando la borsa a mano con dentro i suoi fidati libri.

<< Non si può mai sapere... >> disse enigmatica la ragazza dai capelli color del fuoco, sorridendo. << Ho parlato con mia zia per la casa, dice che l'unico problema è che c'è un solo bagno. >>

<< E allora? >> fece Lluvia, non capendo quale fosse il problema.

<< Niente, era per avvertirvi. C'è una casa di fianco, ma dovrebbe essere vuota. >> continuò la rossa, scrollando le spalle.

<< Come organizziamo le due giornate? >> chiese Lucy, stiracchiandosi sul sedile del passeggero e chiudendo gli occhi nocciola.

<< Io direi che domani mattina studiamo un po', poi al pomeriggio ci rilassiamo, e facciamo la stessa cosa domenica... vi va? >> propose Levy, sorridendo tranquilla. Di certo non si aspettava minimamente la vendetta che avrebbe fatto ricadere su di sè.

<< Lluvia pensa che sarebbe meglio fare una g->>

<< E' perfetto Levy! Un'ottima idea! >> esultò, per così dire, Lucy, sporgendosi nei sedili dietro per coprire la bocca di Lluvia.

<< Lucy rimettiti seduta. >> la rimproverò immediatamente Erza: le afferrò la maglietta e la tirò di nuovo giù a sedere, senza distogliere lo sguardo dalla strada.

<< Perchè? >> non fece in tempo a dire altro che la ragazza alla guida iniziò una salita ripidissima e ad una velocità particolarmente alta.

Le altre tre si appiattirono contro i sedili, bianche in volto, stringendo i manubri sopra le portiere fino a far diventare le nocche perlacee. Nessuna di loro aveva mai passato abbastanza tempo in auto con Erza Scarlett per potersi aspettare una guida del genere: le ruote stridevano sull'asfalto con una ferocia che sembrava il ruggito di un leone, mentre il motore era talmente surriscaldato che a breve avrebbe cominciato a fare fumo, così avrebbe giurato Lucy.

Ad ogni curva credevano sarebbero morte, e quando la superavano tiravano un respiro di sollievo, ma non potevano stare tranquille per molto perchè si sa, le strade di montagna non sono rettilinei, bensì un'ammasso di curve e tornanti.

<< Lluvia sta per vomitare... >> mormorò la ragazza dai capelli celesti, portandosi le mani davanti alla bocca e lasciando di conseguenza il manubrio. rotolò addosso a Levy, che venne quasi schiacciata dal peso della sua compagna di classe.

<< ERZA, RALLENTAAAAAAA!!! >> provò a pregarla quest'ultima, terrorizzata dall'idea che i suoi libri venissero sporcati dal vomito dell'amica.

<< Erza, ti prego! >> la implorò allora anche Lucy, poco prima di urlare quando si vide di fronte un dirupo.

Al che, Erza sterzò violentemente e tornarono in carreggiata: Lluvia rotolò di nuovo dalla sua parte, le lacrime agli occhi per il mal d'auto e le mani sempre premute sulle labbra; Levy urlò a squarcia gola, rannicchiandosi su se stessa; Lucy rimase immobile e paralizzata, non aveva neanche la forza di aprire bocca. L'unica cosa che volevano, tutte e tre, era scendere da quel trabiccolo infernale e toccare con i piedi la terra e l'erba, basta asfalto e basta ruote, ne avevano già abbastanza.

<< Siamo arrivate. >> Erza inchiodò davanti una graziosa casetta, un po' rustica ma apparentemente accogliente. Erano ormai le dieci di sera, il cielo aveva iniziato a colorarsi di quel bell'arancione caldo, abbandonando l'azzurro delle giornate di inizio estate.

Le tre passeggere uscirono dall'auto buttandosi a terra, chi ringraziava Dio per essere ancora vive, chi cercava di convincersi che era stato solo un brutto sogno e nient'altro, chi invece si riprometteva che non avrebbe mai più fatto un viaggio lungo in macchina di Erza. O almeno, mai più con Erza come conducente.

<< Dio mio, terra... che bella, la terra... >> sussurrò Lucy, appiattendosi contro l'erbetta fresca che le solleticava la faccia. Le sembrava un sogno essere rimasta viva dopo quel viaggio pazzesco.

Levy fu la prima a mettersi in piedi, faticosamente ed aiutandosi mettendo le mani sulle ginocchia, e a respirare a pieni polmoni l'aria di montagna. Doveva ammetterlo, sembrava un bel posto. Si diede un'occhiata intorno e notò una motocicletta nera, parcheggiata proprio vicino all'auto di Erza.

<< Erza, non doveva essere vuota la casa? >> domandò infatti, alzando un sopracciglio blu.

<< Sì, sarà il padrone di casa che viene a controllare le tubature.. >> la rassicurò la rossa, aprendo il bagagliaio e iniziando a svuotarlo da tutte le borse.

<< Mah... >> Levy scrollò le spalle e andò ad aiutare le amiche a portare dentro le cose.

<< Wow! >> esclamò Lluvia, non appena Erza spalancò la porta d'ingresso: una bellissima casetta,  tutta in legno chiaro, una stufa , una cucina completa di forno e fornelli e quattro camere da letto con letto matrimoniale, armadio e baule.

<< E' una bella casa, vero? >> disse compiaciuta Erza, posando le borse in una delle camere da letto.

<< Molto suggestiva. >> mormorò Lucy, con gli occhi che le brillavano.

<< Suggestiva? >> Levy le si avvicinò e le sgomitò il fianco, facendo un sorriso furbo. << Ci scriverai su qualcosa? >> chiese, sorniona.

<< E che ne so, dipende da come andrà.. >> ridacchiò l'altra, imbarazzata. Nonostante Levy leggesse ormai tutto quello che scriveva, era ancora un po' a disagio a parlarne.

<< Andrà sicuramente bene! >> dichiarò Erza, esortandole a prepararsi per la notte. Sarebbe stato un gran week end, già lo sapeva.

  
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