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Autore: TheSlayer    03/07/2014    1 recensioni
Kat Moore è nata e vissuta a Los Angeles finché non è arrivato per lei il momento di trasferirsi a Londra per cambiare completamente la propria vita. In Inghilterra incontra nuovi amici e trova l'amore, ma il suo misterioso passato torna a tormentarla influenzando irrimediabilmente il presente. Quella partenza da Los Angeles sarà stata una fuga? Da cosa starà scappando Kat? A cosa andrà incontro?
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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(Un)broken - Le Ali della Farfalla

Capitolo 18
 
Il mio primo pensiero fu “Oh, no!”, ma ero troppo scioccata per fare qualsiasi cosa. Kyle mi aveva presa alla sprovvista ed era successo tutto troppo in fretta. Non avevo nemmeno fatto in tempo a capire quello che stava accadendo finché non avevo sentito le labbra del ragazzo sulle mie e, soprattutto, finché non avevo visto l’espressione affranta dipinta sul volto di Tommy.
“No…” Mormorai, allontanando Kyle da me e superandolo per raggiungere Tommy. Il ragazzo chiuse gli occhi e cominciò a scuotere la testa, indietreggiando.
“Lascia perdere.” Disse.
“Tommy…”
“Lascia perdere.” Ripeté. “Per tutto questo tempo ho pensato che tra noi ci fosse qualcosa di importante, di grande.” Aggiunse. “Invece sei come tutte le altre. Io… me ne vado, torno a Londra.” Concluse, dirigendosi in casa. Mi passai una mano tra i capelli bagnati, rendendomi finalmente conto di come doveva essere sembrata la scena. Ero in accappatoio, Kyle mi stava baciando e non lo avevo allontanato. Cercai di seguire Tommy all’interno, ma il ragazzo aveva già cominciato a infilare tutti i suoi vestiti nella valigia e non voleva sentire ragioni. Sapevo che era stato tradito dalla sua precedente fidanzata e sapevo come doveva sentirsi. Era difficile tornare a fidarsi di qualcuno quando ti ha tradito in quel modo.
“Tommy, ti prego…”
“No, Kat. Vi ho visti, è tutto quello che devo sapere.” Replicò con rabbia, chiudendo la valigia e trascinandola fuori dalla villa. Kyle era ancora fuori dalla porta d’ingresso e mi sorpresi nel vedere che Tommy si era trattenuto dal tirargli un pugno. Invece lo superò e uscì dal cancello, dove lo vidi chiamare qualcuno con il cellulare. Probabilmente un taxi per l’aeroporto.
 
Rimasi impotente davanti a tutto quello che stava succedendo. Tommy non voleva sentire ragioni ed era salito su un taxi diretto al LAX mentre la mia vista veniva appannata dalle lacrime. Mi accorsi di essere rimasta immobile davanti al cancello quando sentii una mano sulla mia spalla. Mi girai e incrociai lo sguardo di Kyle.
“Kat, andiamo, non è il ragazzo giusto per te e lo sai anche tu. Non può capire quello che abbiamo passato.” Mormorò.
“Vattene.” Dissi. “Non so come ti sia venuta l’idea di svegliarti questa mattina e di venire a rovinarmi la vita, ma… vattene. Sparisci dalla mia vista.” Aggiunsi, scostandomi dal suo tocco.
“Kat…”
“Ti ho detto di andartene!” Esclamai, alzando il tono della voce. Kyle decise finalmente di darmi retta e uscì dal cancello, lasciandomi completamente sola.
 
“Hai gli occhi gonfi, sei sicura di stare bene?” Mi chiese mia madre a pranzo. Le avevo chiesto se potevamo rimanere a casa sua invece di andare in un ristorante, perché non me la sentivo di uscire.
“Sì.” Risposi, guardando il contenuto del piatto davanti a me. Non avevo fame, ma se non avessi mangiato mia madre avrebbe cominciato a farmi mille domande a cui non avevo voglia di rispondere. La donna mi rivolse un sorriso e notai che Richard, il suo nuovo compagno, le prese la mano sopra al tavolo e la strinse.
“Katherine, tesoro, puoi parlarci di tutto quello che vuoi. Sai che non ti giudichiamo.” Disse mia madre. Richard annuì e resistetti alla tentazione di roteare gli occhi al cielo. Mi piaceva il fatto che si preoccupasse di me, così come le ero grata per avermi obbligata ad andare in clinica di riabilitazione e per non aver fatto scenate. Era diventata davvero una buona madre, soprattutto dopo aver conosciuto Richard, che era uno psicologo e le aveva consigliato come comportarsi con me. Però non avevo la minima voglia di parlare di quello che era appena successo.
“Ho solo litigato con Tommy.” Risposi alla fine.
“E’ per questo che non è qui con noi?” Mi domandò mia madre.
“E’ tornato a Londra.” Dissi. Com’eravamo passati dalla colazione a letto, da quel momento perfetto, alla litigata? Perché Kyle aveva pensato che sarebbe stato accettabile piombare nella mia vita e baciarmi in quel modo? Credeva che avrei lasciato Tommy per scappare con lui? La nostra non sarebbe stata una favola alla “e vissero tutti felici e contenti”. Lo consideravo un amico e basta.
“Vedrai che risolverete, Kat. Da come me ne parlavi al telefono sembra davvero il ragazzo giusto per te.” Disse mia madre.
“Lo spero davvero.”
 
Il giorno successivo, prima di andare all’aeroporto per prendere un aereo che mi riportasse a Londra, mi fermai all’Hollywood Forever Cemetery per salutare mia nonna. Kyle aveva cercato di chiamarmi innumerevoli volte e non avevo risposto. Avevo anche cercato di contattare Tommy per spiegargli quello che era successo, ma non riuscii ad ottenere risposta.
“Sai, nonna, credevo che sarebbe andato tutto bene dopo essere riuscita a dire addio a Derek, ma mi sbagliavo. Tommy, il ragazzo con cui sto uscendo e di cui sono innamorata, ha visto Kyle che mi baciava e non mi parla più. E la cosa peggiore è che non gli ho nemmeno mai detto di essere innamorata di lui, ho avuto troppa paura per farlo. Derek è stato il primo ragazzo di cui mi sono innamorata e non è finita bene. Così ho pensato di prendere le cose con calma, credevo che avrei avuto tutto il tempo del mondo per dire a Tommy quello che provo per lui…” Avevo portato un altro mazzo di rose bianche da sostituire a quelle ormai secche che le avevo lasciato l’ultima volta e stavo sfiorando la lapide con le dita. In qualche modo mi faceva sentire come se fossi più vicina a lei, anche se sapevo che non poteva sentirmi. Guardai in alto e fissai le nuvole per qualche istante, come se sperassi che mia nonna potesse mandarmi un segnale o un consiglio su come affrontare questa nuova sfida.
“Ti voglio bene, nonna.” Sussurrai, rialzandomi da dove ero seduta. Non progettavo di tornare a Los Angeles tanto presto, quindi dovevo salutare anche lei. “Addio.” Aggiunsi, toccando il marmo freddo per l’ultima volta e dirigendomi verso il cancello dove mi aspettava il taxista.
“All’aeroporto LAX, per favore.” Dissi quando risalii sulla vettura, chiudendo la portiera dietro di me.
 
Quando arrivai al gate degli arrivi sperai di trovare Tommy ad aspettarmi, perché prima di partire gli avevo mandato un messaggio per chiedergli di nuovo scusa e gli avevo detto che stavo per imbarcarmi su un aereo per Londra. Invece trovai Sarah con un sorriso e un sacchetto, che mi porse appena mi vide.
“Kat!” Esclamò. Abbandonai la valigia e l’abbracciai stretta. Mi era mancata mentre ero a Los Angeles ed ero sicura che le sarebbe piaciuta tantissimo. Magari un giorno l’avrei portata con me in vacanza e le avrei fatto vedere tutte le cose belle. “Questo è per te.” Disse poi, indicando il sacchetto che mi aveva portato.
“Cos’è?” Domandai, incuriosita.
“So che hai smesso di bere caffeina e so anche che sarai stanca per il volo, il fuso orario e tutto. Ho letto che le mele sono più efficaci della caffeina per cercare di rimanere svegli, così te ne ho portate un paio.” Rispose.
La abbracciai di nuovo prima di seguirla alla stazione dei treni espressi per il centro della città.
“Com’è andata?” Mi chiese dopo qualche minuto. Non avevo dormito molto sull’aereo, principalmente perché stavo pensando a quello che era successo con Tommy. Ero piuttosto stanca e per me era notte fonda, ma ero così grata che Sarah fosse con me che cercai di rimanere sveglia. Mangiai una delle due mele che mi aveva portato la ragazza, sperando che quello che aveva letto fosse vero.
“Bene e male.” Risposi. “Bene perché sono riuscita a dire addio a Derek e a mia nonna – sono andata a trovare anche lei mentre ero a Los Angeles.” Aggiunsi, pensando alle foto che avevo portato con me a Londra. Quelle che avevo lasciato alla villa di Beverly Hills la prima volta che avevo fatto i bagagli perché guardarle faceva male.
“E male perché?”
“Ho litigato con Tommy.” Dissi e abbassai lo sguardo. “Cioè, non abbiamo proprio litigato. Kyle si è presentato a casa mia, dicendomi che non riusciva a smettere di pensare a me e tutte queste cose e mi ha baciata. Tommy l’ha visto e se n’è andato.”
“Mi dispiace, Kat.” Replicò Sarah.
“Spero di riuscire a risolvere tutto. Stava andando tutto così bene…”
“Ehi, tu e Tommy avete superato tantissimo insieme. Sono sicura che riuscirete a risolvere anche questa.”
Annuii senza rispondere e appoggiai la testa al finestrino del treno. Poi decisi di raccontarle tutto quello che era successo in California. Sarah mi ascoltò attentamente fino alla fine del racconto, lasciandomi parlare a ruota libera. Quando terminai sapevo che eravamo vicini alla stazione di Paddington, dove avremmo dovuto prendere la metro. In un certo senso mi sentivo bene a Londra. Anche se avevo vissuto a Los Angeles per quasi vent’anni, tornare in Inghilterra mi faceva sentire come se stessi tornando a casa.
 
“Kat, com’è andata a LA?” Mi chiese Samantha il giorno successivo, quando mi presentai al lavoro. Da quando avevo detto tutto a Sarah avevo imparato ad essere più onesta sulla mia vita e avevo raccontato al mio capo una versione corta di tutta la storia per spiegarle il motivo per cui dovevo andare a Los Angeles. Fortunatamente Sam era una persona fantastica, aveva capito e mi aveva lasciata andare senza licenziarmi.
“Abbastanza bene, grazie.” Risposi. La porta del magazzino era aperta e notai che c’erano tantissimi scatoloni. “Cosa sono?” Domandai poi.
“Oh, spero che tu ti sia riposata bene, perché domani cominciano i saldi estivi! Anzi, dovevo parlarti proprio di questo.” Replicò, cominciando a camminare verso il suo ufficio. La seguii e notai che anche quella stanza era piena di scatoloni. “Domani mattina dovresti venire qui alle sette meno un quarto. Apriamo alle dieci e abbiamo tre ore per sistemare tutto.”
“D’accordo, nessun problema.” Dissi. Non ero mai stata nei negozi durante i saldi ma sapevo che la gente impazziva.
“Vedrai che alla fine della giornata ti sembrerà di aver corso una maratona. Anche perché faremo il settanta percento su tutte le vecchie collezioni.” Replicò Samantha. “Quindi ti consiglio di farti una bella dormita quando torni a casa dopo il turno di oggi!” Esclamò.
“Perfetto.” Dissi. In realtà dopo il lavoro speravo di riuscire ad andare a casa di Tommy per parlargli di quello che era successo.
“Ti ha detto dei saldi?” Mi domandò Sarah quando uscii dall’ufficio di Sam.
“Sì.” Annuii e mi guardai intorno. Ecco perché c’era così poca nuova merce in quel momento. “Tu hai mai lavorato in quel periodo?”
“Oh, sì. Saldi invernali, estivi, di mezza stagione… li ho fatti tutti e sono sempre un incubo!” Esclamò la ragazza. “Alla fine della giornata sembra sempre che un tornado abbia distrutto il negozio, vestiti e appendiabiti ovunque... non ne hai idea, davvero.” Aggiunse.
“Wow.” Commentai. Sì, avrei avuto bisogno di dormire per almeno otto ore per essere preparata a quello che mi aspettava il giorno successivo, sperando che il jet lag avesse finalmente deciso di lasciarmi in pace.
 
“Vai da Tommy?” Mi chiese Sarah alla fine della giornata. Avevamo avuto tanti clienti, ma quasi nessuno aveva comprato. Erano tutti concentrati sulle vecchie collezioni, probabilmente per cercare prima i capi più belli, controllare i prezzi o nasconderli dietro a qualcos’altro per trovarli subito il mattino successivo.
“Sì.” Dissi. Presi la mia borsa dallo spogliatoio e la misi a tracolla. “Tu vai a casa?”
“Sì, devo assolutamente andare a dormire presto perché domani mattina devo svegliarmi a un’ora infame per essere qui alle sette meno un quarto.” Rispose.
“Ma figurati.” Dissi. “Dormi da me, così domani mattina sei già praticamente in negozio.” Aggiunsi.
“Sul serio? Grazie, Kat! Mi salvi da una levataccia!”
Sorrisi alla mia amica e frugai nella borsa per cercare le chiavi.
“Tieni, tu comincia pure ad andare e ordina quello che vuoi. I menu dei takeaway sono tutti di fianco al telefono.” Dissi, fermandomi davanti al palazzo in cui abitava Tommy. “Io mi arrangio quando torno.”
“D’accordo. Grazie davvero.”
Guardai in alto con il cuore in gola. Riuscivo a vedere la luce accesa nel suo appartamento, quindi ero sicura che fosse in casa. Sarah cominciò a camminare verso casa mia, mentre io mi avvicinai al citofono del palazzo. Premetti il pulsante di fianco al nome “Parker, T.” e attesi.
“Sì?” Rispose la voce metallica del ragazzo dopo qualche istante.
“Tommy, sono Kat.” Dissi. “Ti prego, dobbiamo parlare.”
“Non c’è niente da dire.” Replicò con freddezza. Sentii il ‘click’ che significava che Tommy aveva riposto il ricevitore del citofono e provai a suonare una seconda volta. Non ricevetti risposta, così mi avviai verso casa, dove progettavo di seppellirmi a letto e svegliarmi solo all’ora di andare al lavoro il giorno successivo.

 
   
 
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