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Autore: Selhen    03/07/2014    2 recensioni
Anni di guerra, territorio conteso e fazioni eternamente in lotta nella terra del dio Aion. Com’è possibile per Selhen nutrire odio verso qualcuno che l’ha risparmiata? Com’è possibile odiare senza conoscere veramente il volto della guerra?
Com’è possibile parlare con un nemico e trovarlo così normale e uguale a se stessi?
Una nuova avventura di Selhen solo per voi. Recensite numerosi. Le vostre recensioni mi danno la carica per scrivere sempre di meglio. Un abbraccio, la vostra autrice.
N.b. avviso gli eventuali lettori che ho postato questa storia più corretta e revisionata su wattpad. Se la preferite con meno imperfezioni sapete dove andare, sono selhene. :)
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Rincontrare Dahnael dopo così tanto tempo era stata davvero una sorpresa. Lui era là, uguale a sempre, con i suoi capelli candidi e gli occhi grigi, quasi vitrei. Le labbra erano disegnate e serie, la testa un po' curvata mentre mi ascoltava e l'aria austera del tiratore scelto con tanta esperienza alle spalle.
"Dove sei stato in tutto questo tempo?", gli domandai mentre passeggiavamo per le vie deserte di Pandemonium. Lui ridacchiò prima di svoltare nella direzione dell'Apellbine.
"Sai, Katalamize... è dura, e ti ruba molto tempo. Sto cercando di procurarmi l'armatura di Iperione. Una volta ottenuta diverrò imbattibile".
Scossi il capo ridendo. "Sempre in fissa con il rango tu, eh?".
Annuì allegro. "Qualche settimana fa mi hanno promosso ad Ufficiale a una stella, è inutile dire che aspiro al titolo di generale! Almeno per ora...", inarcò entrambe le sopracciglia.
"Poi anche più in alto...", terminai io completando la sua frase.
La sua risata melodiosa e cristallina rimbombò sotto la volta coperta da cui si accedeva all'Apellbine. Davanti l'entrata sfavillavano due torce fiammeggianti che con la luce guizzante sembravano darci un caldo benvenuto.
"Hai impegni tra qualche ora?", mi chiese Dahn mentre ci accomodavamo ad un tavolo.
Mi accigliai. "Tra... qualche ora?", lo guardai con l'aria di chi guarda qualcuno con qualche rotella fuori posto. "Tra qualche ora sarà mezzanotte Dahn... cosa credi di fare a quell'ora?".
Dahn parve riflettere qualche secondo. "Credevo sapessi del party estivo al chiosco della piazza di Pandemonium".
"Party?", chiesi sorpresa. Non capivo.
"Avanti Selh, non hai visto il chiosco che hanno montato accanto al lago della piazza? Hanno anche organizzato un bagno di gruppo".
Scoppiai a ridere. "Ma è roba da matti!".
"La definirei una bella novità... tra qualche ora la piazza sarà gremita di gente".
"Wow!", esclamai poco convinta, "ma io... non sono in tenuta da festa, Dahn". Mi osservai i vestiti, non che fossi in disordine, ma la mia era una fissazione.
"Sei perfetta, invece", sbuffò Dahnael scorrendo il menù con gli occhi. "Che ne dici di questo spezzatino? Ha l'aria deliziosa", girò il menù dalla mia parte e io annuii vaga, senza neanche aver letto di che cosa si trattasse.
La mia mente già galoppava, ci sarebbe stato anche Shad a quella festa? E Ethun? Si erano veramente lasciati?
"Selh... Selh".
Mi riscossi, Dahn mi stava sventolando il menù davanti agli occhi mentre il cameriere veniva a servirci gli spezzatini che avevano un odore delizioso.
"Ma mi stai ascoltando?"
Lo guardai colpevole. "Ehm... veramente".
Dahn scosse il capo e con aria paziente mi guardò. "Non sei cambiata. Sempre la solita distratta", sorrise malinconico. "Sei ancora la sbadata di sempre?".
"All'ennesima potenza!". Scoppiai a ridere cominciando a mangiare il mio spezzatino.
"Mi è dispiaciuto non averti intorno per tutto questo tempo, ma... le legioni differenti, gli impegni numerosi, e un po' anche gli eventi accaduti in questi anni, hanno lasciato che ci allontanassimo".
Allungai una mano sul tavolo a stringere la sua fresca e un po' callosa. "Se non fossi tornato tu lo avrei fatto io". Sorrisi dolcemente guardandolo negli occhi, e fu quando anche lui mi strinse affettuosamente la mano, che sentii realmente quanto mi fosse mancato.
"Ti voglio bene Dahnael", mormorai guardandolo negli occhi. "Non andartene più".
Il suo sorriso fu rassicurante. "Ci terremo in contatto, te lo prometto, ma per adesso...", disse buttando giù un bicchiere di vino, "pensiamo a divertirci".
Si riconcentrò sul suo piatto che terminò il un baleno. Dahn era tanto magro quanto mangione. Avesse mangiato anche una gorgone intera sarebbe rimasto il solito stecchino!
Io ci misi un po' di più a terminare il mio piatto.
"Che mi dici della tua vita amorosa?", gli chiesi poi con aria furba, appoggiando un gomito sul tavolo a sorreggermi il mento.
Dahn per poco non soffocò col vino che stava bevendo e mi guardò con aria smarrita. "Amore? Io? Scherzi?".
Lo guardai severa. "No, non scherzo".
"Sai che non sono fatto per queste cose", si aggiustò nervosamente il colletto del giubbotto in pelle.
"Sei il solito Casanova senza cuore?", chiesi con aria afflitta.
"Ma non sono un Casanova! Non è colpa mia se le ragazze mi sbavano dietro!".
"Si, ma non hai mai fatto nulla per impedirlo..." dissi cercando di non ridere, "e adesso vieni anche a vestire i panni della povera vittima!", conclusi teatrale.
Scoppiammo a ridere insieme, come ai vecchi tempi. Mi sembrò fare un salto indietro nel tempo, le marachelle in accademia, la nostra ascensione, le risa, le ironie, gli amori passati che l'uno aveva confidato all'altra, le tristi discussioni risolte con qualche lacrime e un abbraccio.
Dahn aveva sempre saputo tutto di me, e io di lui.
Una cosa era certa: avremmo dovuto recuperare tutto il tempo perduto a causa della lontananza.
 
Il momento della festa era arrivato e quando uscimmo dell'Apellbine la piazza era già colma di Daeva schiamazzanti. Una musica allegra e ritmata proveniva dal luogo dal chiosco poco lontano. Tutti i musici di Pandemonium, per l'occasione, erano stati invitati a suonare.
Il beach bar, così si chiamava il piccolo chiosco sorto nel centro della piazza, era pieno di luci e colori.
Le sedie sdraio tutte occupate e al banco dei cocktail un'indaffarata barista stava shekerando delle bibite con dei ghiaccioli.
Dahn mi prese per mano e mi condusse nei pressi di una Daeva ferma all'entrata della piattaforma sabbiata.
Tutto intorno al chiosco era stata sparpagliata della sabbia, candida quasi a voler riprodurre l'immagine delle spiagge paradisiache di Elysea. Delle palme si piegavano docili sulle sdraio e sugli ombrelloni colorati. Non che dovessero effettivamente riparare dal sole, ma era un montaggio ben inscenato per dare l'idea della stagione estiva, che più mite, si abbatteva su Asmodae.
"Biglietti per noi?", chiese Dahnael indicandomi. La Daeva ridacchiò immaginando che potessimo essere una coppia e strappò da un blocco in pergamena due piccoli tagliandi elegantemente vergati: Beach party.
Sorrisi a Dahnael quando consegnò entrambe i biglietti a un Daeva grande e grosso in costume da bagno. Era arcigno e piuttosto inquietante. Il suo corpo grigio pietra si confondeva col semibuio del luogo mettendo in risalto i preoccupanti occhi bianchi.
Accarezzai con lo sguardo il profilo di Dahn. Era piacevole. Le sue gambe lunghe e muscolose chiuse in aderenti pantaloni in pelle, stivali di cuoio, e al busto un giubbino pieno di cinghie, abbastanza stretto da metterne in risalto le braccia magre e muscolose. Alla cintura, proprio come me, portava i due immancabili revolver. Le mie armi luccicarono sinistre nel semibuio di quel posto.
Gettai un'occhiata al laghetto cristallino che riluceva alla luce della luna mentre l'acqua tremolava al debole vento sbatacchiando sui bordi.
Due Daeva al centro della pista si scatenavano ballando, e uno di essi mi urtò facendomi quasi cadere. Oscillai pericolosamente sui tacchi e mi appoggiai al bancone dove, sporgendomi, con stupore mi cadde lo sguardo su Saephira.
Saephira? Anche lei sapeva del party?
La vidi intenta a parlare con un Daeva alto e slanciato. La posa elegante e severa non lasciava dubbi riguardo a quale classe appartenesse. Era un fattucchiere.
"Vieni Dahn, guarda chi ti faccio rivedere", dissi al mio amico tirandolo per un braccio verso la combriccola.
Notai che Saeph indossava il vestito che le avevo regalato. Era a dir poco incantevole.
Il trucco attorno agli occhi era perfetto e accurato. Quanto alle sue labbra, erano perennemente incurvate in un sorriso allegro, dovuto forse, ai troppi cocktail mandati giù.
"Ehi Saeph!", urlai per sovrastare la musica. Quando la raggiunsi la punsi con un dito su di un fianco.
"Seeelh", strillo lei tutta contenta stringendomi tra le braccia affettuosamente.
Dahnael era rimasto di sasso, un po' impacciato le aveva sorriso.
"Ti ricordi di lui?", le chiesi tirandomelo accanto per un braccio.
Lei esultò. "Dahn, per Aion! Quanto tempo!". Si issò sulle punte lasciandogli un tenero bacio sulla guancia che Dahnael parve decisamente apprezzare.
Quando ebbi finito di parlare con Saeph scorsi i miei occhi scarlatti sul resto della combriccola.
"Loro sono Asther e Brahm", sorrise Saephira indicando prima il Daeva dai capelli rossi che le stava davanti, e poi l'altro, che a giudicare dallo spirito al suo fianco doveva essere un incantatore.
"Sono fratelli", continuò Saeph, "li ho conosciuti a Beluslan".
Guardai prima l'uno poi l'altro. Mi colpì l'incantatore, aveva un taglio del tutto singolare: rasato da una parte e con i capelli lunghi dall'atra. Stava a braccia conserte, taciturno e con l'espressione un po' imbronciata. I bicipiti robusti e la veste intarsiata di pietre luminose.
Il suo aspetto era piacevole e un po' inquietante.
Asther invece era più allegro ed elegante. I suoi modi di fare erano solari.
"E' un piacere Selhen", aveva detto con un sorriso a trentadue denti chinando il capo in segno di riverenza.
"Anche per me", dissi ricambiando il sorriso.
Guardai la mia amica di soppiatto con l'espressione di chi la sapeva lunga, giusto in tempo, prima che Dahn mi trascinasse in pista tra i Daeva ballerini.
Le cameriere intanto passavano allegramente tra il pubblico servendo cocktail ghiacciati e stuzzichini.
Si respirava una tale aria di festa che nessuno pareva ricordarsi delle battaglie che imperversavano nelle altre zone di Atreia.
A un certo punto, proprio mentre danzavo di fronte a Dahnael reggendomi con una mano alla sua spalla, il mio amico si piegò in due, come colto da una fitta allo stomaco.
Mi preoccupai e mi chinai subito a sorreggerlo per un braccio. "Dahn, che succede?", dissi con affanno.
Vedendolo ansimare come fosse in un attacco di panico, lasciai che si aggrappasse a me e lo condussi sulla prima sdraio libera per permettergli di sedersi.
Dahn si abbandonò sulla sedia reggendosi la testa tra le mani. "E' tutto ok, va benissimo", provò a sorridere rassicurante, ma la sua espressione non fece trapelare nulla di buono.
"Sei sicuro?", gli chiesi passandogli una mano tra i capelli attaccati alla fronte imperlata di sudore.
Lui deglutì e annuì col respiro un po' affannato, provando a regolarizzarlo. "E' tutto apposto", concluse con freddezza allontanando con violenza la mia mano che era poggiata sul suo avambraccio. Sembrava essere infastidito dalla mia presenza.
Rimasi sorpresa da quel gesto sgarbato e aggressivo, ma non lo diedi a vedere, piuttosto lasciai cadere il braccio lungo il fianco senza replicare.
"E' stato solo un calo di pressione", si giustificò Dahn rimettendosi in piedi.
Guardai stranita i suoi movimenti nervosi e mi allarmai. Pareva essere cambiato all'improvviso.
Di nuovo i miei occhi andarono a Saephira che chiacchierava allegramente con Brahm. Il tizio, per l'occasione, aveva esibito un sorriso così smagliante che mi stupì, visto che dava l'impressione di essere uno che ce l'avesse con il mondo intero.
Dahn, che sembrava essersi ripreso del tutto, tirò su col naso bruscamente e si piantò in faccia un sorriso strafottente che, mi accorsi, non era da lui.
"Basta, mi sto stufando, vado a ballare", disse schietto.
Lo guardai intimorita e un po' sconvolta allontanarsi da me, per tuffarsi nella mischia e senza preavviso prendere per un braccio una Daeva intenta a sorseggiare la sua bibita, facendola letteralmente sbattere contro il suo petto e sussurrandole delle parole all'orecchio.
Attonita scorsi Dahnael cominciare succintamente a ballare davanti alla ragazza che parve essere piuttosto consenziente alle sue avance.
Mi accorsi di avere spalancato la bocca dallo stupore e la richiusi allibita mentre assistevo a quel flirt in piena regola. Presto la mia espressione passò dallo stupore al disgusto. C'era qualcosa che non andava in Dahnael. Quello non era il mio migliore amico.
Imprecai indignata e mi mossi decisa verso quei due per richiamare Dahnael da quell'atteggiamento poco dignitoso.
"Si può sapere che vuoi?" disse lui infastidito.
"Cerco di salvarti da te stesso", lo fulminai con lo sguardo, "che ti prende? Non sei mai stato così... così...".
"Che vuoi saperne tu, di come sono?" sbottò lui prendendo le distanze per allontanarsi dalla folla.
La ragazza parve alquanto delusa dalla mia sgradita interruzione, ma poco mi importava, in quel momento.
Quella frase mi aveva colpita come un pugno allo stomaco. Dovetti metabolizzare per qualche secondo, poi gli corsi incontro. Dovevo capire cosa gli fosse preso.
"Dahnael... Dahnael..." lo chiamai. Per un attimo lo persi tra la folla, ma potei scorgerlo allontanarsi a passo svelto oltre la grande entrata, a quell'ora semideserta, del tempio dell'oro. Mi affrettai a raggiungerlo per quanto i tacchi me lo permettessero e quando svoltai in quel buio vicolo cieco dove lo avevo visto sparire,  rimasi di sasso.
Dahnael avendomi notata si stava affrettando a nascondere qualcosa nella tasca interna del giubbotto, passandosi poi, nervosamente, una mano sulle labbra. Qualcosa di dorato e sospetto sfavillò sul dorso di essa.
"Dahn, che cosa significa tutto questo? Ti prego, dimmi che non è quello che penso..." tesi una mano dalla sua parte avvicinandomi cauta.
Nei suoi occhi balenò un'espressione di dolore che mi allarmò. Mi sporsi con una mano ad accarezzargli una guancia e per la prima volta Dahnael chinò il capo, senza difese, verso quella carezza. "Sarebbe meglio che tu ne rimanessi fuori, Selhen", mormorò.
Con gli occhi lucidi ricambiai il suo sguardo tristemente. Volevo veramente conoscere il segreto di Dahnael? Perché una cosa era certa, un segreto ce l'aveva.
"Se c'è qualcosa che posso fare per...".
"Non c'è niente che tu possa fare!", sbottò in un impeto di rabbia lasciandomi impietrita nel buio e allontanandosi a passo celere alla volta del teletrasporto.
Mi accasciai sull'asfalto abbracciandomi le ginocchia tristemente. Non potevo credere che quella serata fosse finita in quella maniera. Ancora una volta qualcosa andava storto con Dahnael. Ma questa volta non lo avrei lasciato da solo. Negli occhi del mio migliore amico avevo letto una tacita richiesta d'aiuto che non avrei potuto ignorare per nessuna ragione.

[Pezzo del capitolo, anche se aggiornato con ritardo :
http://www.youtube.com/watch?v=FhEZv6jSEk0 ]
  
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