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Autore: bluebluesky    03/07/2014    1 recensioni
mi portò in uno stanzino e mi guardò, probabilmente nemmeno lei sapeva cosa dire, cosa avrebbe voluto sentire, così presi io l'iniziativa, avvicinando la sua testa al mio petto -lo senti Tali?- il mio cuore batteva ancora come un treno -vive per te, solo per te, io voglio solo starti vicino, voglio continuare a farlo vivere, e non ti abbandonerò mai amore mio, l'ho fatto perché posso vivere solo al tuo fianco, e quindi non ho nulla da perdere, da solo morirei comunque, anche fossi rimasto sulla terra- una piccola lacrima le bagnò la tuta, e miabbracciò, e io sfioravo con la mano quel dannato vetro che separva il mio tocco dal suo viso, e insieme, per emozione, piangemmo, di felicità, per quel momento così tragico ma così magico.
Storia sul primo contatto tra i quarian e gli umani e della mia fuga dal pianeta per amore, no spoiler ;)
Genere: Avventura, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tali Zorah
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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ff me 7 Ero sulla flottiglia da ormai  quattro mesi, giorno più giorno meno, la notizia di ciò che era successo tra me e la figlia dell'ammiraglio si era ormai sparsa, Tali non si curava delle maldicenze della gente, sapevo però che quando sarebbe arrivata alle orecchie di suo padre avrei passato dei guai, eppure non tutti mi odiavano ed evitavano come un lebbroso, ero diventato una sorta di guru per una nicchia di persone; la mattina Tali  veniva provvisoriamente lasciata libera di circolare, anche se non poteva lasciare la Neema, e io venivo condotto al posto di lavoro del giorno, e oltre al mio amore, che passava sempre le giornate con me, alcuni quarian venivano a trovarmi, generalmente i giovani più curiosi e gli anziani più saggi, che mi sommergevano di domande, e io ero felice di soddisfare le loro curiosità; durante l'ora libera raggiungevo l'internet terrestre tramite extranet e mostravo anche a loro ciò che avevo mostrato a Tali sulla terra, i giovani si appassionavano alla musica, scoprendo un nuovo modo di esprimersi e in parte, anzi siamo onesti, soprattutto, per animare le loro feste; i più vecchi invece amavano la pittura,  il disegno e la fotografia, restavano ore e ore a guardar dipinti, la sera venivo ricondotto alla mia cella, di norma, ma non quella sera
-la mia è da quella parte-
dissi confuso alle guardie
-non stasera mostro schifoso-
mi portarono in uno stanzino buio e piccolissimo, ma riconobbi perfettamente la figura che mi apettava, che fortuna, un'udienza privata con l'ammiraglio Zorah.
La porta si richiuse dietro di me, la guardia alla mia destra estrasse il manganello e vibrò un forte colpo sui miei polpacci, caddi in ginocchio, e l'ammiraglio cominciò a proferire
-credevi davvero che ti avrei lasciato fare quello che hai fatto senza fartela pagare? Che non ci sarebbero state conseguenze?-
-sarò sincero ammiraglio, no, non lo credevo, ma ho preferito affrontare le conseguenze piuttosto che lasciarla, nessuna delle sue maledette conseguenze mi avrebbe dissuaso, e non mi dica che mi ucciderà, lei ha bisogno del mio lavoro-
-molto bene-
rispose lui facendo poi un cenno alla guardia di sinistra, la quale subito sfoderò il manganello, che stavolta colpì allo stomaco, facendomi piegare il busto in avanti, l'ammiraglio si piegò su di me e mi sollevò la testa
-hai preso la tua decisione, ora affronta ciò che comporta-
i colpi diventarono una pioggia, su tutto il corpo, i miei nuovi amici mi maculavano il corpo di lividi
-fate attenzione a non rompere nulla-
aggiunse l'ammiraglio.
Dopo un tempo che poteva essere breve, ma a me parve interminabile, mi rialzarono
-portatelo in cella, ma ricorda: come hai detto tu stesso, l'unico motivo per cui ti lascio in vita, mostro, è che mi serve il tuo lavoro-
Al mio arrivo Tali mi stava già aspettando, mi corse incontro e per un attimo mi parve di non avvertire più il dolore, almeno finché non mi strinse a se
-Aaaaaah!-
squittii
-cosa succede amore mio? Stai male?-
mi esaminò il corpo, scoprendo tutti i segni rimasti dai minuti prima
-è stato quell' idiota di mio padre vero, si non può che essere stato lui, mi dispiace Mark, è colpa mia, non avrebbe dovuto saperlo nessuno...
la fermai
-Tali, prima o dopo sarebbe venuto a saperlo, e chissà, magari se lo avesse saputo più avanti si sarebbe potuto permettere di eliminarmi, e poi voglio che tu lo sappia, per te sono pronto a prendermi altre dieci, cento, mille percosse-
lei non disse nulla, si tolse il casco, era in lacrime, mi baciò con passione e iniziò ad accarezzarmi delicatamente il petto
-non piangere piccola, non posso sopportare di vederti così-
lei mi fissò per qualche secondo, poi mi coprì con il piumino della cella, si tolse il resto della tuta e si appoggiò con estrema dolcezza su di me
-farò piano, ora voglio che ti rilassi, penso a tutto io-
poi spense la luce.
   
 
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