-la mia è da quella parte-
dissi confuso alle guardie
-non stasera mostro schifoso-
mi portarono in uno stanzino buio e piccolissimo, ma riconobbi perfettamente la figura che mi apettava, che fortuna, un'udienza privata con l'ammiraglio Zorah.
La porta si richiuse dietro di me, la guardia alla mia destra estrasse il manganello e vibrò un forte colpo sui miei polpacci, caddi in ginocchio, e l'ammiraglio cominciò a proferire
-credevi davvero che ti avrei lasciato fare quello che hai fatto senza fartela pagare? Che non ci sarebbero state conseguenze?-
-sarò sincero ammiraglio, no, non lo credevo, ma ho preferito affrontare le conseguenze piuttosto che lasciarla, nessuna delle sue maledette conseguenze mi avrebbe dissuaso, e non mi dica che mi ucciderà, lei ha bisogno del mio lavoro-
-molto bene-
rispose lui facendo poi un cenno alla guardia di sinistra, la quale subito sfoderò il manganello, che stavolta colpì allo stomaco, facendomi piegare il busto in avanti, l'ammiraglio si piegò su di me e mi sollevò la testa
-hai preso la tua decisione, ora affronta ciò che comporta-
i colpi diventarono una pioggia, su tutto il corpo, i miei nuovi amici mi maculavano il corpo di lividi
-fate attenzione a non rompere nulla-
aggiunse l'ammiraglio.
Dopo un tempo che poteva essere breve, ma a me parve interminabile, mi rialzarono
-portatelo in cella, ma ricorda: come hai detto tu stesso, l'unico motivo per cui ti lascio in vita, mostro, è che mi serve il tuo lavoro-
Al mio arrivo Tali mi stava già aspettando, mi corse incontro e per un attimo mi parve di non avvertire più il dolore, almeno finché non mi strinse a se
-Aaaaaah!-
squittii
-cosa succede amore mio? Stai male?-
mi esaminò il corpo, scoprendo tutti i segni rimasti dai minuti prima
-è stato quell' idiota di mio padre vero, si non può che essere stato lui, mi dispiace Mark, è colpa mia, non avrebbe dovuto saperlo nessuno...
la fermai
-Tali, prima o dopo sarebbe venuto a saperlo, e chissà, magari se lo avesse saputo più avanti si sarebbe potuto permettere di eliminarmi, e poi voglio che tu lo sappia, per te sono pronto a prendermi altre dieci, cento, mille percosse-
lei non disse nulla, si tolse il casco, era in lacrime, mi baciò con passione e iniziò ad accarezzarmi delicatamente il petto
-non piangere piccola, non posso sopportare di vederti così-
lei mi fissò per qualche secondo, poi mi coprì con il piumino della cella, si tolse il resto della tuta e si appoggiò con estrema dolcezza su di me
-farò piano, ora voglio che ti rilassi, penso a tutto io-
poi spense la luce.