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Autore: hugmeidols    04/07/2014    2 recensioni
"Perché svegliarsi accanto a lei, era il modo migliore di cominciare qualsiasi giornata. Anche il Lunedì.
E invece, da qual momento, svegliarsi la mattina sarebbe stata una delle cose che Harry avrebbe odiato di più al mondo."
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dicembre 2012.

Quella mattina, quando Harry aprì gli occhi e si girò verso l'altra metà del letto, rimase perplesso per una manciata di secondi prima di realizzare che da lì in poi, nella parte sinistra del suo letto non ci sarebbe più stato nessuno la mattina.
Guardò il cuscino ancora coperto dal piumone e con aria nostalgica, vi passò sopra lentamente l'indice come voler accarezzare un'ultima volta il ricordo di quella che era stata la sua relazione con Beth.
Lo accarezzò un paio di volte mentre nella sua testa l'idea che accanto a lui, la mattina, non ci sarebbe più stata lei, non ci sarebbero più stati i suoi lunghi capelli neri che aveva tinto di rosso e che, profumavano sempre di balsamo, le sue mani che cercavano le sue e le sue gambe che si incastravano tra le sue come dei perfetti pezzi di un puzzle, a dargli il buon giorno.
Perché svegliarsi accanto a lei, era il modo migliore di cominciare qualsiasi giornata. Anche il Lunedì.
E invece, da qual momento, svegliarsi la mattina sarebbe stata una delle cose che Harry avrebbe odiato di più al mondo. 
Cominciando da quella mattina.
Si girò lentamente, come se il tempo si fosse fermato, verso la sveglia che teneva sul comodino e dopo aver stoppato l'allarme prima che potesse suonare, si alzò e rigiratosi verso il letto, deglutì lentamente per poi andare in cucina a prepararsi una tazza di caffè.
Era sicuro che avrebbe odiato anche il caffè. Perché non era più lo stesso. Perché non ci sarebbe stata lei ad aspettarlo a letto per poi sorridergli con aria assonnata e i capelli scombinati. Perché nessuno più gli avrebbe detto che il suo caffè faceva schifo.
Perché gli occhi di Beth non avrebbero più brillato mentre rideva prendendolo in giro, da sopra il paio di occhiaie che erano perennemente lì sul suo viso, più visibili del solito la mattina.
Mise su la caffettiera e si sedette su una delle sedie della cucina in silenzio. Odiava anche quello adesso.
Non c'era mai un secondo di silenzio dentro quell'appartamento e adesso era come se cinque anni di chiacchierate, battute e risate fossero state risucchiate e chiuse in un vaso di pandora.
Era come se tutto il silenzio mancato in quegli anni, stesse uscendo travolgendolo come un mare in piena.
Un mare che non sarebbe mai più stato calmo.
Un mare che gli ricordava i suoi occhi. 
Si passò una mano tra i capelli e non appena il caffè salì facendone arrivare l'odore sotto il naso di Harry, egli si alzò e andò a spegnere il fornello per poi prendere una tazzina e versarvelo dentro.
Posò la caffettiera sul marmo della cucina e presa la tazzina in mano, la guardò per qualche secondo e senza berla la svuotò nel lavandino.
Sapeva che quella marca di caffè faceva schifo e poi, l'altro caffè era finito.
Erano anni infatti che Harry comprava due tipi di caffè diversi senza dirle niente.
Quello suo e quello di Beth, che la faceva vantare ogni mattina di fare un caffè migliore del suo.
Quello che faceva schifo e quello che invece era buonissimo.
Ed effettivamente era così che si sentiva adesso lui.
Faceva schifo da solo mentre Beth sarebbe stata buonissima anche da sola.
Lo sapeva. Lo aveva sempre saputo.
Sapeva che prima o poi se ne sarebbe andata.
Sapeva che prima o poi il caffè 'buono' sarebbe finito.
E sapeva che prima o poi sarebbe rimasto con l'ultima busta di caffè. 
Che faceva schifo.
Sciacquò la tazzina e andò in bagno a farsi una doccia decidendo mentre stava seduto sul marmo della vasca e l'acqua fredda gli scorreva sulla testa e sulla schiena, che aveva bisogno di uscire.
E del caffè.
Posò il braccio sinistro sul bordo della vasca e si girò verso lo specchio che stava sopra al lavandino. Dove ogni mattina giocavano per cinque minuti sporcandosi con il dentifricio.
Dove Beth perdeva un quarto d'ora cercando di nascondere le occhiaie con il trucco.
Dove più volte avevano scherzato su chi avrebbe lavato i denti al loro bambino la mattina prima di accompagnarlo all'asilo.
Harry poggiò la testa contro il muro dietro di se cercando di scacciare via tutti quei pensieri. 
Tutti quei ricordi.
Abbassò la testa e lasciò che i capelli ricci bagnati gli coprissero la faccia mentre lo shampoo messo precedentemente scivolava via.
Rimase accovacciato dentro la vasca a singhiozzare sotto il getto di acqua gelida per una decina di minuti poi, con la mano destra si spostò all'indietro i capelli ormai zuppi e con qualche traccia di sapone e lentamente si alzò per sciacquarsi un'ultima volta.
Non appena finì, chiuse il rubinetto e avvoltosi nell'asciugamano uscì dal bagno e tornò in camera da letto per vestirsi.
Aprì l'armadio nel quale già si sentiva la mancanza di tutti i vestiti di Beth e cominciò a cercare qualcosa da mettere cercando di trovare qualcosa di positivo nel fatto che ormai lei non ci fosse più.
Per esempio, riusciva a trovare i suoi vestiti più facilmente.
Per esempio, aveva più spazio per i suoi vestiti.
Per esempio, non sarebbe più arrivato in ritardo a causa del suo cambiarsi venti volte ogni volta.
Per esempio, aveva finito gli esempi.
Per esempio, erano solo scuse.
Per esempio, non trovare subito i suoi vestiti non gli dispiaceva.
Per esempio, non aveva poi così tanti vestiti.
Per esempio, quando arrivavano in ritardo, era sempre colpa di Harry.
Decise di mettere un paio di jeans e una maglietta a maniche lunghe a caso e dopo aver indossato un vecchio paio di converse, prese il cellulare e le chiavi e uscì di casa sperando che almeno fuori avrebbe smesso di pensare a tutte quelle stupide e piccole cose.
Che in realtà non erano stupide.
Che in realtà non erano piccole.
Prese la macchina e non appena partì la radio sbuffò leggermente.
"Beth odio questa stazione radio lo sai" disse poi accorgendosi successivamente che la routine che aveva vissuto fino ad allora si era sgretolata la sera prima.
Che nessuno avrebbe più messo quella stazione radio che tanto odiava e che adesso odiava ancora di più.
Che nessuno avrebbe più posato i pieni sul cruscotto.
Che nessuno gli avrebbe più scombinato i capelli mentre guidava.
Che nessuno avrebbe più poggiato la testa sulla sua spalla sinistra.
Che nessuno gli avebbe più scattato foto con la polaroid da mettere nell'album dei ricordi.
Arrivò davanti il supermercato e posteggiò l'auto vicino all'entrata.
Prese un carrello e non appena entrò si rese conto di non sapere cosa dover comprare perché in realtà, non era mai andato al supermercato sapendo esattamente cosa comprare.
E si sentì perso.
E si sentì vuoto.
Perché non c'era più nessuno che infilava cose a caso nel carrello.
Perché non c'era più nessuno che s'infilava nel carrello e si faceva spingere per tutto il supermercato.
Perché non c'era più nessuno che faceva finta di piagnucolare se lui non voleva prendere qualcosa.
Perché non c'era più nessuno che diceva ai bambini che Harry era cattivo perché non voleva comprare le caramelle Mou.
E allora decise di comprarle anche se non sarebbe cambiato niente.
E comprò anche della cioccolata perché a lei piaceva.
E comprò il thè e i biscotti che tanto le piacevano quando faceva freddo.
E comprò il caffè.
Quello che faceva schifo e quello che invece era buonissimo.
Arrivò alla cassa e non appena la cassiera lo vide aspettò un po' prima di dirgli quanto le dovesse.
Harry rimase a guardarla perplesso, poi capì.
"Non verrà ad aggiungere cose a quello che ho già preso" le confessò successivamente.
La cassiera esordì con un "Oh.." dispiaciuto per poi successivamente dirgli il prezzo e prendere il contante che Harry teneva in mano.
Riempì i sacchetti senza dire nient'altro e uscì nuovamente dal supermercato. Salì di nuovo in macchina e ritornò a casa.
Chiuse la porta d'ingresso e non appena entrò in cucina cominciò a sistemare tutto nei propri posti. Troppo in basso per lui. Non troppo in altro per lei.
Perché era bassa.
Perché si divertiva a salire sulle spalle di Harry ogni volta che stava accovacciato per cercare qualcosa.
Perché ormai quello era il loro posto e non lo avrebbe mai cambiato perché lei odiava non trovare le cose dove le aveva lasciate.
Perché era davvero puntigliosa.
Perché era irritante.
Perché l'amava anche se a volte lo portava al limite della sopportazione ma si faceva perdonare non appena rideva.
Finì di sistemare la spesa e andò in soggiorno a guardare un po' di televisione. Si distese sul divano e cominciò a fare zapping svogliatamente.
Dopo quasi venti minuti di zapping incessanti, si fermò su un canale e cominciò a guardare con disinteresse tutto quello che passava da lì.
Continuò a guardare la televisione per un tempo che ad Harry sembrò durare un paio d'ore ma che in realtà era durato molto di più.
Ormai da fuori non proveniva più alcuna luce se non quella dei lampioni del vialetto.
Il sole era sparito e la temperatura si era alzata.
Eppure non credeva di essere rimasto sul divano così a lungo.
Eppure adesso erano le nove di sera.
Eppure c'era qualcosa che non andava.
Forse era impazzito del tutto.
Forse si era addormentato e non se n'era reso conto. No. Ricordava ogni programma a memoria, come se fossero rimasti impressi nella sua testa.
Scuotè leggermente la testa per cercare di fare un po' di ordine nel casino che aveva in testa e decise di spegnere la televisione e andare a mangiare qualcosa.
Non si spiegava come il tempo fosse passato così velocemente.
Non si spiegava come mai tutto attorno a lui andava più piano mentre il tempo sembrava correre.
Andò in cucina e si fece un toast.
Lo farcì e lo mise nel tosta pane ma non appena si sedette a tavola e chiuse gli occhi prima di addentare il panino, non appena li riaprì si ritrovò disteso sul suo letto a petto nudo col pantalone del pigiama e con lo stomaco pieno.
Si girò verso la sveglia che aveva sul comodino.
Mezza notte e un quarto.
"Com'è possibile..
Che il tempo fosse volato via un'altra volta?
Che fosse impazzito veramente?
Si mise di lato con la schiena rivolta verso il suo comodino e guardò la parte vuota del suo letto.
Nessuno più gli avrebbe rubato le coperte.
Nessuno più gli avrebbe fatto il solletico prima di andare a dormire.
Nessuno più si sarebbe addormentato con la testa sul suo petto facendogli solletico con i capelli.
Nessuno più si sarebbe appiattito contro di lui per riscaldarsi quando faceva freddo.
Nessuno.
Perché dopo Beth non voleva più avere nessuno.
Perché Beth era la sua parte mancante.
Perché nessuno l'avrebbe mai rimpiazzata.
Perché anche se qualcuno avesse potuto prendere il suo posto lui non sarebbe stato lo stesso.
Perché Beth era l'unica.
Era Beth e nessuno era come lei.
E lui l'aveva persa. La sera prima.
Di punto in bianco.
Lui aveva deciso di chiederle di sposarlo.
Lei aveva deciso di andare via.
E così, prima che lui potesse fare qualsiasi cosa, non appena era tornato a casa dal lavoro dopo essere andato in gioielleria, l'aveva trovata in camera da letto con le valigie pronte.
Le aveva chiesto se avesse per caso organizzato un viaggio. Una vacanza per entrambi.
Una sorpresa per lui.
Ed effettivamente lo era.
Ma non era una vacanza. E non era per entrambi.
Aveva deciso di voler cambiare aria. Aveva deciso che la loro relazione la stava soffocando.
Aveva deciso che la loro routine non le bastava più.
Aveva deciso che i loro piani sul futuro e sull'avere un bambino non era quello che voleva.
Aveva deciso che Harry non era più quello che voleva.
E se n'era andata.
Con il mascara che le aveva segnato le guance e con il cuore di Harry in mille pezzi.
Ed Harry era rimasto lì.
Da solo, come il pacco di caffè nel frigo.
A fare schifo con un anello in tasca e tanti sogni in frantumi.
Tanti piani.
Tante belle parole.
Tanti progetti.
Tanti noi.
E adesso lui stava lì, disteso a pancia sopra sul suo letto, pieno di domande.
Guardava il soffitto e si chiedeva com'era possibile che il tempo gli fosse scivolato via così in fretta.
Guardava il soffitto e si chiedeva cos'avesse sbagliato con Beth.
Guardava il soffitto e piangeva.
Stringeva le coperte e singhiozzava.
Ricordava ogni cosa.
Ogni carezza.
Ogni bacio.
Ogni sguardo.
E piangeva. Perché faceva male.
E piangeva. Perché ricordava di come le si addormentava accanto ogni sera mentre lei stava sveglia sempre mezz'ora in più a leggere.
E piangeva. Perché voleva tanto svegliarsi l'indomani con l'amnesia per poter dimenticare tutte quelle piccole cose che lo legavano a Beth.
Perché voleva dimenticare Beth.
E piangeva. Perché era impossibile.
Gli era entrata dentro. Si era fatta spazio tra le costole, i polmoni e il cuore. Incasinandogli il cervello e la vita.
Pianse per un'altra mezz'ora singhiozzando a più non posso e finalmente, verso l'una e mezza si addormentò.

La mattina seguente, quando Harry aprì gli occhi, aveva un grandissimo mal di testa. Corrugò leggermente la fronte e senza distogliere lo sguardo dal soffitto si stropicciò gli occhi e sospirando si alzò.
Non guardò il letto.
Lei non ci sarebbe stata nemmeno quella mattina.
Nè quella successiva.
Nè quella dopo ancora.
Stoppò l'allarme della sveglia prima che riprendesse a suonare ed entrò in cuina pronto per un altro caffè che avrebbe fatto e che avrebbe buttato.
Ripetè la routine della mattina precedente e dopo aver sciacquato la tazzina, tornò in camera da letto diretto in bagno per l'ennesima doccia fredda.
Una delle tante che avrebbe fatto da lì a chissà quando nonostante fuori ci fosse la neve.
Prima di andare in bagno però, si fermò davanti l'armadio e l'aprì.
Guardò all'interno per qualche secondo. 
Lo richiuse.
Aspettò un'altra manciata di secondi.
Lo riaprì.
C'erano più vestiti del giorno prima.
Corrugò la fronte e si girò di scatto verso il letto dove, da sotto le coperte, spuntavano lunghi capelli neri, tinti di rosso, e un braccio dalla carnagione chiara che stringeva a se il cuscino.
Harry richiuse l'armadio incredulo e titubante, si avvicinò al letto e vi si sedette. 
Scostò leggermente le coperte e non appena le spostò abbastanza per poter scorgere il viso di Beth che dormiva beatamente e poter finalmente realizzare che quello che aveva vissuto era solo un brutto sogno, il suo cuore saltò un battito e, stando attento a non svegliarla, la strinse a se delicatamente poggiandole, successivamente, le labbra sulla fronte, tenendola in modo che la sua testa s'incastrasse tra il suo mento e il suo petto.
In modo che Beth potesse sentire il battito del suo cuore.
In modo che Harry potesse sentire ancora l'odore del suo balsamo.
In modo che quando si sarebbe svegliata, si sarebbe sentita al sicuro.
Prima di riaddormentarsi però, Harry, le diede un altro bacio sulla fronte e le sussurrò nell'orecchio:
"Non te ne andare mai più" rimanendo sorpreso quando Beth, dopo aver stretto le sue braccia attorno ad Harry, rispose:
"Senza di te non vado da nessuna parte."


«If today I'd woke up with you right beside me, I'd hold you closer than I've ever did before.» 
  
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