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Autore: Aranelle    04/07/2014    0 recensioni
O forse sono stati gli occhi. Quei tuoi occhi verdi che quando te li sentivi addosso eri come pietrificato, che quando te li sentivi addosso era la fine.
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Lily Evans, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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AN: Salve! Non saprei dire come mi è venuta l'idea per questa piccolissima oneshot, diciamo che ho aperto Word ed è venuto tutto da sé. Fatemi sapere cosa ne pensate! :)


E tu avevi quel sorriso. Quel sorriso che ti stregava al primo sguardo, alla prima occhiata che gli lanciavi di sfuggita. Quel sorriso, che forse è stata la causa di tutto. O forse sono stati gli occhi. Quei tuoi occhi verdi che quando te li sentivi addosso eri come pietrificato, che quando te li sentivi addosso era la fine. E i capelli… Ah, i capelli! Non c’era modo di resistere a quella cascata di capelli rossi, magari quando erano mossi dal vento, o quando te ne portavi una ciocca dietro l’orecchio sinistro, con un gesto talmente naturale che neanche te ne accorgevi. Sono tutte piccole cose che hanno portato ad una sola cosa, qualcosa di inevitabile, incontrollabile, che magari tu avresti voluto evitare: l’amore. 
Lo stesso che tu provavi per tuo marito, per tuo figlio, ma non per me. Quello che ha salvato Harry quando ti sei interposta tra il suo lettino ed il Signore Oscuro. Già, proprio lui. La ragione che mi ha portato a proteggere tuo figlio, soltanto per amor tuo. Anche se non l’avresti mai saputo, anche se non potrò averti mai più. 
Sai, Harry mi ricorda tanto James. Ha i tuoi occhi, però. Quando lo guardo mi fa male il cuore, come se qualcuno lo stringesse tra le mani al punto di farlo scoppiare. E la consapevolezza del fatto che non saprai mai quanto t’ho amata mi uccide dentro. Cosa sono, se non un corpo senz’anima? Perché la mia anima, il mio cuore, sono sempre stati tuoi. E quando sei morta, li hai portati con te. Si spegnevano lentamente, mentre io ti tenevo tra le braccia, mentre tenevo tra le braccia il tuo corpo senza vita. Oh, Lily, cosa darei per averti qui. Anche solo per parlarti un’ultima volta. Mi manchi, talmente tanto che non riesco a trovare metafore per esprimere ciò che provo. 


Severus rilesse il suo sproloquio interiore, provando quasi una sensazione di disprezzo per la dolcezza che fuoriusciva dalla pergamena coperta di inchiostro ancora fresco. Lasciò cadere la piuma nel calamaio, strinse la pergamena tra le mani, così forte da spiegazzarla sui bordi. Si girò verso il camino acceso, fissò il fuoco per qualche istante, sentendone il calore sulla pelle, un calore che lo avvolgeva completamente, come in un abbraccio. Guardò per un’ultima volta la pergamena, la arrotolò lentamente e con riluttanza la lanciò sulle fiamme. Una lacrima scese sulla guancia di Severus, ma fu spazzata via subito dal dito del mago, che non voleva essere così debole, così sentimentale.
Ripensò alle parole, ormai bruciate, che aveva scritto. Ripensò al sorriso, agli occhi, ai capelli della strega per la quale tanti anni prima aveva iniziato a provare un amore incondizionato; un amore che non avrebbe mai lasciato andare, che si sarebbe propagato nel tempo, che si sarebbe portato dietro fino al giorno della sua morte e, perché no, anche dopo. Ripensò al figlio di Lily, a come, quando lo guardava negli occhi, gli scoppiava qualcosa dentro. Ma ripartiva col sentimentalismo, quindi cercò di bloccare quei pensieri, quell’ondata di parole che veniva fuori ogni volta che si metteva a pensare. E tornò al compito che il professor Silente gli aveva affidato: tenere d’occhio il ragazzo. Com’è buffa la vita, non basta morire dentro, bisogna anche avere, ogni giorno, davanti agli occhi, qualcosa che te lo ricorda.

   
 
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