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Autore: bradorable    04/07/2014    6 recensioni
Io ho dei piercing, lui delle camicie a quadri rosa.
Io ho i capelli tinti, lui stupidi cappelli da panda.
Io amo la musica rock, lui, Riker Lynch, è un membro della famiglia "figli dei fiori" Lynch.
Siamo praticamente incompatibili.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Riker Lynch, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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***
SONO ACORA VIVA.
So che mi avete odiato per mesi, ma SCUSATE IL RITARDO, ho avuto vari problemi con il computer e la connessione. Ora però ho un nuovo computer (è bellissimo *w*) e non ci dovrebbero più essere problemi. Scusate ancora c.c
Seconda cosa, questo è l'ultimo capitolo (inizialmente era una os), ed è il motivo per cui ho messo rating arancio fin da subito: EBBENE Sì, QUESTO CAPITOLO E' ROSSO LOL. Vi avviso in anticipo, così se a qualcuno non piace il genere può prendere come finale anche quello prima. 
Terza e ultima cosa, GRAZIE PER TUTTE LE BELLISSIME PAROLE CHE AVETE SPESO PER ME E QUESTA FF, anche se non me le merito. 
Non vi ringrazierò mai abbastanza per il fantastico supporto che mi avete dato, per avermi fatto sorridere come un'idiota a ogni recensione. 
Grazie mille! Grazie grazie grazie! 
Un abbraccio grande, bradorable.


***



La stanza era di un grigiastro scuro, non veramente felice effettivamente, ma lanciando un’occhiata in giro i fratelli Lynch donavano una tonalità di colore totalmente in contrasto con quella della stanza.
Sorrisi appena mentre picchiettavo il piede per terra impaziente.
Ma quanto cavolo dovevamo aspettare ancora?
Non vedevo l’ora di entrare in quella stanza e farmi il secondo piercing.

Avevano deciso di accompagnarmi tutti ma solo perché Rydel aveva un’angoscia ossessiva compulsiva che potessi farmi male.
Sentii Riker mettermi una mano sul ginocchio cercando di fermarlo e lo vidi sorridermi con uno dei suoi soliti sorrisi smaglianti che adoravo (cosa che sicuramente non avrei mai ammesso).

Erano passati tre mesi da quando mi aveva baciata la prima volta e ancora aveva l’abitudine di mettere quei suoi stupidi cappelli, oggi da rana.
Ma infondo era sé stesso con quei cosi e io lo accettavo così come era. (anche questo non lo avrei mai ammesso).

«Possibile che non riesci mai ad aspettare più di cinque minuti?» rise sussurrandomi all’orecchio e in tutta risposta gli diedi una pacca sul braccio.
«Sempre il solito stronzo».
Si avvicinò di colpo e mi rubò un bacio che non riuscì a rifiutare, e non potevo credere che io, che ero sempre andata contro tutti i sani principi dell’amore, fossi potuta diventare così sdolcinata. Blah.

Mi rimangiai tutto quando guardai un po’ più in là e vidi la testa di Chiara appoggiata alle gambe di Ross che le accarezzava piano i capelli, diventati viola scuro, e – davvero era inconcepibile – si era messa la sua stupida corona di fiori in testa.
Ok accettarlo per quello che è, ma indossarla no.
La mia migliore amica era caduta proprio in basso.
«Facciamo un gioco» se ne uscì Riker e subito non mi risparmiai una fulminata.
«Ma tu che problemi hai?» risi.
Corrucciò le sopracciglia in un finto broncio e si avvicinò pericolosamente al mio viso
«Non ti conviene trattarmi male».
«Ah no?» risposi sfacciata, ma l’intensità dei suoi occhi mi fece deglutire a malapena e scostai subito lo sguardo. «io posso trattarti male» guardai un punto fisso davanti a me e non fui tanto convincente.
Fece spallucce e stava ricominciando a parlare, quando finalmente chiamarono il mio nome e io entrai a farmi il tanto desiderato piercing al naso lasciando gli altri a chissà quale gioco che si era inventato Riker su due piedi – e, Cristo, era così adorabile.

Non ci impiegai molto e non fece nemmeno tanto male, o non quanto mi avevano detto.
E questo almeno lo avevo fatto in un vero e proprio negozio apposta, non come quello al labbro che ero rimasta per giorni con la paura mi venisse qualche tipo di infezione.
Di nuovo, era stata Rydel ad insistere.

Mi guardai allo specchio soddisfatta.
Il piercing mi piaceva da morire, e ancora dopo tre mesi avevo ancora i capelli puffo perché avevo deciso che mi piacevano talmente tanto da rimanere così per un po’.
E per Chiara era una vera e propria tortura, perché ora i suoi pericolosi esperimenti doveva farli su Ross, e spesso mi diceva che non era la stessa cosa.

Anche Riker voleva rimanessi così, e, come ormai avevano imparato tutti, non si poteva andare contro me e lui quando la pensavamo allo stesso modo.
Inutile dire che erano stati i tre mesi più belli della mia vita.

Raggiunsi gli altri con un sorriso che non riuscivo proprio a contenere e appena mi vide Rocky mi saltò addosso, il che non era proprio salutare visto che era più grande di almeno trenta centimetri rispetto a me, e rischiai di ritrovarmi in terra con il collo spezzato.
«Sei una gnocca!» mi urlò nell’orecchio «Sì e tu sei un fusillo, adesso lasciami» risi e gli lasciai un bacio sulla guancia prima di lasciarlo andare.
«Stai benissimo, lo voglio anch’io!» brontolò Ross, facendo nascere sul volto di Rydel una smorfia preoccupata.
«Lei può perché le sta bene, tu no» rispose rivolta al fratello, poi mi abbracciò e mi lanciò un sorriso enorme.
«La mia migliore amica è una figa lalalalaa» canticchiò Chiara girando in cerchio attorno a noi, e mi chiesi se non ero davvero finita in un manicomio, ma non potei fare a meno di ridere.
Mentre gli altri si misero a discutere del perché Ross dovrebbe farsi o non farsi il piercing, Riker si avvicinò a me con un sorriso appena accennato e gli occhi che pareva brillassero tanto erano luminosi.
Incastrò la mano nella mia ed era diventato un gesto così semplice e naturale da farmi sentire la terra mancarmi sotto i piedi.

«Stai benissimo amore» sussurrò a fior di labbra lasciandomi poi un leggero bacio.
Sorrisi ma storsi appena il naso per quel nomignolo.
Non mi aveva mai chiamata così, insomma, non eravamo una di quelle coppie sdolcinate tutto cuori e arcobaleni, ma Riker oltre che il mio ragazzo era ormai anche il mio migliore amico. E io amavo il nostro rapporto per questo.

«Hai mangiato troppo zucchero stamattina?» commentai senza allontanarmi.
«Sei tu che tiri fuori questo lato di me» ammise.
Nessuno me lo aveva mai detto.
Mi alzai in punta di piedi, lo presi dietro la nuca e lo baciai.

E il mio cuore non poteva partire come un treno ogni santa volta perché ormai, in teoria, ci dovevo essere abituata.
Mi strinse più stretta a lui e pensai di morire.
Dischiusi leggermente le labbra permettendogli più accesso e lui accolse l’invito senza farselo ripetere due volte.
Inclinai appena la testa di lato e lo baciai più a fondo.

Riker era mio. Era finalmente mio.
Perché sì, mi resi conto di volerlo dalla prima volta che avevo messo gli occhi su di lui, diversità o no.

Sentii gli sguardi di tutti addosso e alcune risatine, ma non mi importava di nulla, solo di lui, di lui com’era senza cambiarlo di una virgola, potevo sopportare anche gli One Direction in quel momento se me lo avesse chiesto.

«Avete intenzione di restare qui per sempre o possiamo andare a casa?» chiese divertita Chiara e tutti risero, e dopo avermi lasciato un ultimo bacio sul naso Riker mi prese per mano e tornammo tutti insieme alla macchina, non prima che mandassi gentilmente a quel paese la mia migliore amica.
Riker portò i suoi fratelli e Chiara a casa, per poi accompagnare me mentre, con gli All Time Low al massimo, cantavamo I Feel Like Dancing a squarciagola.

Scendemmo dalla macchina e davanti alla porta feci per salutarlo come al solito.
Ma quando mi avvicinai per baciarlo, lui mi prese improvvisamente per un polso, mi spinse contro il suo petto e iniziò a baciarmi con foga lasciandomi senza respiro.
Sgranai gli occhi e risi sulle sue labbra per poi riprendere a baciarlo e sciogliermi, completamente ipnotizzata dal suo tocco.
Mi girai e infilai le chiavi nella toppa cercando di aprire normalmente la casa, ma Riker continuava a lasciarmi baci umidi sul collo e, diavolo, era praticamente impossibile rimanere lucidi.
Ma dopo un paio di tentativi la porta si aprì e con un gesto veloce Riker mi rigirò verso di sé e riprese a baciarmi.
Accesi la luce con un gesto impacciato, o saremmo andati a sbattere chissà dove, e riportai la mano sul suo petto stringendo la sua maglietta come a non volerlo lasciare andare mai più.
Fu quando sentii le sue mani calde andare piano sotto la mia maglietta ed iniziare ad esplorare la mia schiena che non capii veramente più niente, lo spinsi sul divano e mi sedetti a cavalcioni su di lui.
«Aggressiva» commentò ridendo sulle mie labbra, in tutta risposta sorrisi e gli morsi appena un labbro.
Fece scendere le mani sui miei glutei e strinse appena, e io raggiunsi l’orlo della sua maglietta e lo costrinsi a venire più avanti per togliergliela.

Riprese subito a baciarmi, e dopo averla tolta anche a me mi prese in braccio e si alzò, mentre io mi attaccai a lui continuando a lasciargli baci sulle guance, vicino alle labbra e sulle labbra.
Salimmo le scale stando attenti a non cadere e quando raggiungemmo camera mia, quasi immersa nell’oscurità, Riker mi appoggiò sul letto e si posizionò sopra di me tenendosi su con i gomiti per non farmi peso.
I nostri occhi si incontrarono e restarono incatenati per secondi che mi sembrarono eterni, i nostri respiri affannati mi rimbombavano nelle orecchie provocandomi brividi in ogni parte del corpo.

Riprese a baciarmi molto più delicatamente, come se si fosse improvvisamente reso conto del passo che stavamo per fare.
Baciandomi lentamente il labbro inferiore arrivò alla cerniera dei miei jeans e tentò di sfilarmeli, ridendo appena nel vedermi in difficoltà mentre cercavo di aiutarlo.
Gli diedi una pacca sul braccio ridendo e poi ripresi a baciarlo togliendogli i pantaloni.

«Credo di essermi innamorato di te» sussurrò a fior di labbra con la voce spezzata dall’eccitazione e lanciandomi un’occhiata che mi fermò completamente il cuore.
Sorrisi maliziosa, ricominciai a baciarlo e gli tolsi anche le mutande guardandolo finalmente completamente nudo sopra di me.

«Lo dici solo perché stiamo per fare sesso» risposi ridendo col fiato corto, per poi prenderlo per la nuca e spingerlo sulle mie labbra per ricominciare a baciarlo.
Ricambiò il bacio, poi si concentrò sul mio collo lasciandomi una scia di baci fino al tatuaggio, il regalo di mia madre, sotto il seno, con la scritta “punk” e sorrise iniziando a baciare la scritta.

«Mi sono innamorato di una punk» constatò sorridendo, per poi tornare sulle mie labbra e disfarsi degli ultimi indumenti che mi erano rimasti.
Mi si fermò il cuore e lo baciai con foga perché dal tono in cui lo aveva detto
doveva essere sincero.
Lui era davvero innamorato di me. Come io lo ero di lui.
Feci una smorfia divertita e allacciai le gambe intorno alla sua vita.
«Vogliamo parlare di te e dei tuoi…» gemetti quando lo sentii far toccare le nostre intimità e sorrise malizioso, e Cristo, quel sorriso su un Riker Lynch percettibilmente sudato era una delle cose più belle che avessi mai visto.
«stupidi cappelli?» finì la frase in un soffio, percepii il suo respiro sulla pelle, le sue labbra su di me e il suo profumo addosso e pensai che non mi ero mai sentita meglio in tutta la mia vita.
Per questo quando tolse l’attenzione dal mio collo e fece scontrare i nostri occhi chiedendomi un tacito permesso, non esitai e strinsi ancora di più le gambe alla sua vita affondando la testa nel suo petto.
Mi lasciò dei baci delicati sui capelli azzurri e lentamente entrò in me.

Fu come ricevere una scossa improvvisa.
Non era la mia prima volta, ma decisamente era la prima volta che mi sentivo così.
Si fermò qualche secondo accarezzandomi e riempiendomi di baci per assicurarsi che andasse tutto bene, e quando strinsi di più le gambe intorno a lui cominciò a muoversi sempre più veloce fino a raggiungere un ritmo costante che mi stava facendo impazzire.
I nostri gemiti si mischiavano in uno solo, e diamine se non era il suono più bello del mondo.
Il piacere paralizzò ogni mio senso ed era difficile rimanere del tutto lucida, ma stringevo e baciavo Riker sempre più a fondo per sentirlo sempre più mio.
In quel momento ci appartenevamo.
Non servirono ancora molte spinte perché entrambi arrivassimo al culmine, al culmine del piacere e della felicità.
E chi lo avrebbe mai detto che quel ragazzo mi avrebbe fatta sentire così?

Si lasciò cadere piano su di me appoggiando la testa sul mio petto e sorrise proprio come un bambino, mentre io presi ad accarezzargli i capelli sudati aspettando che i nostri respiri tornassero piano piano regolari.
Lanciai un’occhiata al cappello da rana abbandonato in un angolo sul pavimento e mi feci scappare una risata, per poi riconcentrarmi sui capelli del mio ragazzo che raramente avevo l’occasione di accarezzare.
«Ti amo» ammisi.
Sentivo il battito cardiaco velocissimo non riuscendo a credere di averlo detto davvero ad alta voce.
Alzò appena la testa e nel semi buio della stanza vidi i sui occhi brillare e scrutarmi fino al profondo dell’anima.

«Anch’io» disse poi, facendo un sorriso smagliante, e si allungò appena baciandomi piano, con un bacio completamente in contrasto con quelli che ci eravamo appena scambiati.
Ricambiai il sorriso e ripresi a fargli i grattini.

«Devo farmi più spesso i piercing a quanto pare» constatai ridendo e lui si fece più vicino raggiungendo la mia mano affinché continuassi a fargli le coccole.
«Ma io ti amo sempre stronza, dal primo momento in cui ti ho vista» rise e si sciolse sotto le mie carezze.
Ed era bello sentirsi amata, ma soprattutto sentirsi amata da una persona così speciale come Riker Lynch.
Perché io di solito non piacevo alle persone come lui.

E le persone come lui non piacevano a me.
«Anch’io, ma ora alzati che pesi» esclamai, buttandolo giù affianco a me e scoppiai a ridere di fronte alla sua espressione sorpresa mentre stava per cadere dal letto.
Si mise a ridere anche lui e l’ultima cosa che riuscii a pensare dopo essermi accoccolata tra le sue braccia fu che era questo il bello di noi. La nostra diversità.
E sì, amavo Riker Anthony Lynch, tanto da stare male.

  
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