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Autore: Giulietta_3    04/07/2014    1 recensioni
Dal primo capitolo:
Margot odiava le cose nuove. Odiava il nuovo profumo di sua madre e i nuovi vasi che aveva comprato per il salotto. Odiava il suo nuovo armadietto e il suo nuovo libro di testo di inglese.
E sedendosi quel giorno di fianco alla sua compagna di banco, che nonostante fosse nuova, non odiava poi così tanto, Margot Smith non poteva fare altro che pensare che avrebbe sicuramente odiato il nuovo professore di inglese.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Margot's pov


Non esisteva un modo adatto per dirlo, e ciò che io ed Harry avevamo era molto difficile da spiegare a parole.

Era tutto un sentirsi, toccarsi, esserci.
Non c’erano parole, non potevano esserci.

Quel pomeriggio, un freddissimo giovedì pomeriggio, ne avevo parlato con Harry e nonostante le innumerevoli titubanze e i “devo iniziare a comprare i biglietti aerei per scappare via in un posto lontano dimenticato dal mondo”, ero riuscita a fargli accettare il fatto che io, con o senza il suo permesso, avrei detto a mia madre che… bhe che il mio ragazzo era al contempo il mio insegnante d’inglese.

Mia madre, nonostante il tagico passato, era stata l’unica costante della mia vita, l’unica persona che se mi affondava trovava anche un modo per farmi risalire e rimanere a galla, anche a costo di essere lei il mio salvagente.
Il nostro era un rapporto strano. Era vero, non aveva mai cercato di fermare mio padre, e questa era una colpa imperdonabile, un qualcosa su cui non sarei mai riuscita a sorvolare, che non avrei mai superato; ma era anche vero che spesso prendeva i calci e gli schiaffi al posto mio.

Era la donna che mi aveva spesso aiutata a scappare da quella realtà con tragici epiloghi, la stessa donna che una mattina fredda e scura si era diretta a passo svelto in cantina, aveva preso le valigie e senza versare una lacrima ci aveva rese libere.

Non avevo mai avuto abbastanza parole per dirle quanto l’avessi odiata, ma neanche per farle capire quanto le fossi grata e riconoscente per avermi fatto assaporare quanto fosse dolce e piena la libertà.
Era grazie a lei se ero diventata una ragazza abbastanza forte e indipendente, era lei che dovevo ringraziare se, nonostante mi avessero negato l’infanzia e l’adolescenza, potevo ancora avere uno spicchio di presente.
Era per questo che dovevo dirglielo.
Perché glielo dovevo.

E non c’era un modo adatto, ma io, in quell’occasione ne avrei trovato uno.
 
 
 


‘Mamma ti devo dire una cosa, ma mi devi promettere che manterrai la calma’

Appena ero tornata a casa mi ero diretta in cucina e senza dire una parola avevo preso mia madre dai vestiti che profumavano di lavanda e l’avevo trasportata sul divano.
Era stano vederla seduta lì con il bianco vestito invernale che tanto le piaceva e i lunghi capelli neri raccolti in una crocchia disordinata.
Era strano perché mia madre era un’infermiera ed era raro trovarla a casa ad un orario decente, a causa dei sovrumani orari di lavoro a cui la sottoponevano.
‘Manterrò la calma solo se non mi dirai che sei incinta’
Abbassai lo sguardo e sorrisi scuotendo la testa in segno di diniego.
Sentii un sospiro dall’altra parte del divano. Si mosse un po’, più rilassata rispetto a qualche momento prima, e fece accidentalmente spostare un cuscino che cadde, senza naturalmente il suo volere, rovinosamente a terra.

‘Credo di essermi innamorata, mamma’

Il suo viso si illuminò e il suo sorriso bianco inondò la stanza di nuova vitalità, come se brillasse di luce propria.
‘Bhè amore ma è una bellissima notizia! Perché la dici con questa faccia da funerale? Forse lui non ti ricambia? Come si permette di rifiutare la mia bellissima bambina!?’
‘Mamma aspetta! Non correre… Lui ricambia, non è questo il problema. Noi ci siamo fidanzati!!’

I suoi occhi si aprirono un po’ e diventarono vispi, pronti a cogliere qualsiasi notizia, qualsiasi particolare, come se volesse capire cosa nascondessi ancor prima che glielo dicessi.
Effettivamente detto in quel modo non c’era nulla di strano.
Dovevo cambiare metodo.

‘Allora non capisco qual è il problema’ disse sconsolata quando abbassai lo sguardo ‘Margot Abigail Smith cosa hai combinato?’
‘Mamma ti ho detto che il pomeriggio il mio prof di inglese mi aiuta nella tesina, vero?’
Secondo tentativo: diretto e conciso.
‘Si certo che…’ si fermò un secondo, mi guardò e la sua mano corse vicino alla mia, prendendola con forza.
Aveva capito.

Bingo.

‘Ti sei fidanzata con il tuo professore di inglese Margot?’
Annuii senza guardarla negli occhi, sentendo la presa sulla mia mano affievolirsi solo di un po’, terrorizzata dal tifone che si sarebbe scatenato di lì a qualche secondo.
‘Fammelo vedere’ disse tranquilla.
Io alzai lo sguardo sconcertata.
C’era qualcosa di strano in ciò che stava accadendo della mia vita in quei giorni, partendo dal fatto che avessi trovata una migliore amica, passando per l’assurda constatazione che si, mi ero fidanzata con il mio bellissimo professore, fino ad arrivare alla cosa più strana.
Mia madre era tranquilla.

Tutto mi sarei aspettata, lacrime, rabbia, persino schiaffi e punizioni, ma mai che mi chiedesse di vederlo.
‘Mamma stai bene?’
‘Si che c’è di strano? Voglio vedere il tuo ragazzo!’
La mia faccia assunse le sembianze di un enorme, immenso punto di domanda.
‘Cosa ti aspettavi Margot? Che ti flagellassi?’
Annuii fortemente col capo.

‘L’ha già fatto per troppi anni tuo padre, non c’è bisogno che lo faccia anche io. Hai preso abbastanza schiaffi da stare apposto per tutta la tua vita’ disse dura ma addolcendo lo sguardo ‘Sono impaurita più che altro, ma molto felice per te. Se lui ti ama davvero, non c’è niente che mi possa riempire di gioia più di questo. Sei quasi maggiorenne e sei molto matura per la tua età, quindi posso stare tranquilla, ma sta comunque attenta. È il tuo primo amore Margot. Non è detto che duri per sempre, ma ti cambierà sicuramente la vita per sempre, e spero che lo faccia in meglio’

‘Sei la mia forza mamma’ dissi scossa, con un carico di consapevolezze che mi gravava sulle spalle e la certezza che la mia vita, senza il mio doloroso passato, non sarebbe mai stata così magnifica come in quel momento.
‘E tu sei la mia tesoro. Ora fammi vedere questo ragazzo… perché è un ragazzo vero?’
‘Si mamma, è un ragazzo’ dissi ridendo, prendendo contemporaneamente il telefono dalla tasca posteriore dei jeans.
 
 
 
 
 

‘Quindi l’ha presa bene?’
Harry sembrava sconvolto, ed effettivamente l’accaduto aveva dell’incredibile. Insomma non era una cosa da tutti i giorni fidanzarsi con il proprio professore, eppure mia madre aveva preso al meglio la notizia.

Avevamo parlato per ore di Harry, dei suoi gusti, di come mi trattava, quando e in che modo c’eravamo messi insieme.
L’aveva trattato come se fosse solo un ragazzino come un altro e non sapevo se era un bene o un male.

Forse, ma era solo un’ipotesi, volevo che mia madre mi scuotesse e mi portasse fuori da quella favola, che mi facesse ragionare e capire che non era la cosa giusta.
Ma, a prescindere da tutto, amare qualcuno è sempre la cosa giusta, no?

‘Sembra surreale ma si’ dissi sogghignando.
Non sapevo perché, ma la figura di mia madre nell’immaginario di Harry incuteva una certa paura.
Provava un timore e un rispetto reverenziale verso di lei, lo stesso rispetto o adorazione che si può provare verso un Dio.
Harry aveva paura di lei perché sapeva che era l’unica persona che mi poteva portar via da lui.

Dall’altra parte della cornetta sentii un sospiro di sollievo e subito dopo uno sbuffo.
‘Che succede?’ chiesi un po’ spaventata.
‘Nulla di grave, ma devo correre da Louis. Non mi libererò mai di quel moccioso. Ci sentiamo dopo, va bene?’
‘Certo, non preoccuparti’ sorrisi sentendo il tono teso di Harry.

Quel moccioso era una delle persone più importanti della sua vita, ma non l’avrebbe mai ammesso.
Era un tipo di amore, di affetto, difficile da comprendere.
Non aveva tempo, ne spazio ed era del tutto incondizionato.
L’avevo capito una mattina in macchina, quando io ed Harry eravamo andati alla ricerca di un bar molto lontano dal centro, per paura che qualcuno potesse vederci.
Stavamo chiacchierando animatamente e ascoltando musica come il nostro solito, come se non ci fossero pensieri e problemi e la vita e il mondo terminassero in quelle quattro mura di metallo che era la sua grande Range Rover nera.
Eravamo tranquilli, isolati dal resto del mondo, eppure Harry continuava a parlare di lui e della loro amicizia.

‘Se dovessi uccidere qualcuno, la prima persona che chiamerei per nascondere il corpo sarebbe Louis’

Ed era lì che avevo capito che si, se avessi dovuto temere qualcuno, se avessi dovuto essere gelosa di qualcuno al mondo, dovevo esserlo di lui.
 
 




‘Margot? Ci sei ancora?’
‘Si amore, dimmi’
‘E’ un sollievo averti nella mia vita’
 
 
 


Non poteva essere molto più tardi dell’una quando qualcuno bussò il campanello di casa.
Per qualche secondo il panico regnò.
Ero sola in casa, mia madre quel giorno aveva il turno di notte.
Chi mai poteva essere?
Scesi lentamente le scale, aggrappandomi forte al corrimano, portando il telefonino nell’altra mano e cercando di fare meno rumore possibile.
Il campanello continuava imperterrito a suonare.
Quando aprii la porta, il panico venne sostituito dalla paura.
‘Che cosa ti è successo?’





 
Spazio Autrice
Salve a tutte. Con questo capitolo vi saluto e vi auguro buone vacanze!
Spero di poter postare un'altro capitolo a metà mese ma non vi prometto nulla :(,
Chi sarà la persona che ha bussato alla porta? fatemi sapere che ne pensate.
A presto ffanciulle e buone vacanze.

XOXO
  
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