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Autore: Juls18    04/07/2014    1 recensioni
certe storie sono fatte per essere tramandate, altre per essere mitizzate, altre per servire da insegnamento, altre semplicemente dimenticate... altre storie invece, vengono fatte dimenticare ma non sempre è possibile cancellarle per l'eternità. basta un piccolo indizio, un filo sfuggito al buio dell'oblio per farne rivivere il ricordo e per riportarla alla luce. è questo che capita ad un gruppo di amici. attraverso sogni che non sono solo sogni, ricerche e indizi che a volte non sembrano portare a niente, questo gruppo scoprirà che certe storie ci appartengono più di altre e che a volte i sentimenti e le emozioni sono fatti per superare i secoli e per rivivere, in un ciclo continuo di amore, amicizia, rivalità, invidia e inganno. cosa sarà più forte? l'amore o l'invidia?
Nuova versione della storia. si chiama "I ricordi del tempo"
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mimi Tachikawa, Yamato Ishida/Matt
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Il giusto valore delle cose
 
-Cosa avrà mai di speciale una tomba?-
-Oh ti prego, non diventare testardo come tuo fratello, ora, Tk. Se mi ha portato qui un motivo ci sarà, no?-
-Secondo me sei solo stanca. Sarà meglio tornare all’albergo e spiegare agli altri che abbiamo trovato qualcosa-
-Ma Tk!!! Ti sbagli, anche questo è importante!!!-
-E perché mai?-
-Perché credo che questa sia la tomba  del padre di Mimi, Tk-
io e Tk ci voltammo  verso Kary. Era inginocchiata davanti alla tomba e stava indicando il nome della persona incisa nella pietra.
-“Count Richard Philip Kellyngstone, 1689-1724”-
-Mio padre?-
-Penso di si. Se no chi può essere? Guarda Mimi, è morto nel 1724, e visto che sappiamo che Mathew è nato il 1717, e quindi tu devi essere nata intorno a quegli anni, chi altri può essere?-
il ragionamento di Kary aveva senso. La tomba di mio padre…
-Mio padre…-
-Si Mimi! E ora sappiamo!!!-
-Cosa?- chiesi io
-Come cosa Mimi! Sappiamo chi sei!-
-Sapete chi sono?-
-Si Mimi. Tu sei la contessa di Kellyngstone! O almeno, è questo il tuo titolo-
mi disse una raggiante Kary
 
(fine del capitolo precedente)
 
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Conte Richiard Philip Kellyngstone. Continuavo a ripetermi in testa quel nome, non per paura di dimenticarmelo, ma per cercare di potere ricordare qualcosa. Non mi venne in mente niente, non mi suscitava niente, nessuna emozione. Eppure avevo scoperto il mio nome, io ero la contessa di Kellyngstone. Eppure, anche se facevo risuonare nella mia mente quelle due parole non sentivo assolutamente niente.
I miei due compagni di viaggio Tk e Kary, non parlarono durante il viaggio di ritorno fino all’albergo. Forse avevano intuito il mio stato d’animo, forse volevano solo lasciarmi sola, forse non sapevano cosa dire. Effettivamente non avevo molta voglia di chiacchierare, in quel momento non avevo voglia di parlare con nessuno, volevo solo stare sola con i miei pensieri.
Arrivati davanti all’albergo trovammo nella hall ad aspettarci Yoley e Ken. A giudicare dalle loro espressioni non dovevano avere avuta molta fortuna. Ma non m’importava. Appena ci videro ci vennero incontro, ma io feci loro cenno di non volermi fermare. Avrebbero pensato Tk e Kary a raccontare. Mi avvia verso l’ascensore, ma non ero diretta nella mia stanza. Non avevo bisogno della conferma per sapere se lui era dentro la sua stanza, lo sapevo e basta che c’era, e credo che anche lui si aspettasse una mia visita. Non dovetti nemmeno bussare. Ero appena arrivata davanti alla sua porta che questa si era già aperta. Non c’era bisogno di parole tra di noi, mi fece entrare senza dirmi niente, e appena lo sentì chiudere la porta mi girai verso di lui per cercare il suo abbraccio. Solo in quel momento, quando sentii le sue braccia circondarmi, mi resi conto che stavo piangendo. E piansi, e lui non fece altro che consolarmi pazientemente.
 
Quando aprii gli occhi era buio. La stanza era fiocamente illuminata dalla luce della luna. Evidentemente le tende della finestra non erano state chiuse, e la luce lattea della luna entrava tranquillamente nella camera, illuminando in modo soffuso le cose circostanti. Ci misi qualche secondo prima di rendermi conto che mi trovavo sdraiata su un letto, con una coperta sulle spalle per proteggermi dal freddo. C’era qualcosa che non andava, però. Mi resi conto che portavo ancora i jeans, non ero in pigiama. Possibile che fossi stata così stanca da non essermi resa conto di andare a dormire con i vestiti ancora addosso? E perché le mie amiche non mi avevano fermata? Possibile che nemmeno loro se ne fossero accorte? Ma le stranezze non finivano lì. I rumori della stanza erano diversi. Non sentivo il respiro delle mie amiche. Ormai lo avevo imparato a conoscere, e quella stanza era troppo silenziosa. Poi però mi resi conto che c’era qualcuno. Potevo sentire il suo respiro regolare, segno che quella persona stava dormendo. Non capivo cosa stesse succedendo, stavo cercando di capire ancora avvolta dal sonno quando capii. C’era qualcun altro sul letto con me. Mi resi conto di avere il corpo di una persona dietro di me, e della presenza di un braccio che in modo protettivo da dietro mi abbracciava. Non mi ero resa conto subito della sua presenza perché averlo lì così era una cosa naturale. Piano piano mi girai verso di lui, facendo molta attenzione a non svegliarlo. Ed eccolo lì, il mio bellissimo e splendido ragazzo addormentato. E in quel momento era ancora più bello. Lo osservai qualche minuto, in silenzio, immobile. Volevo scolpirmi nella mente ogni dettaglio, ogni suo lineamento. Era rilassato e sereno, e anche se l’ho già detto, era bellissimo. La luce soffusa della luna dava ai suoi capelli una sfumatura particolare. Istintivamente gli passai una mano tra i capelli, assaporandone la sensazione sulle mia mani. Possibile che non avessi mai notato prima quanto erano morbidi? Non so per quanto tempo rimasi lì sdraiata ad ammirarlo e ad accarezzarlo, fu la sua voce a riportarmi alla realtà.
-Vuoi smetterla di continuarmi a fissare?-
Lentamente aprì gli occhi ed io mi trovai a fissare quei meravigliosi occhi azzurri.
-Non volevo svegliarti… scusa-
gli risposi, leggermente imbarazzata per essermi fatta cogliere in quella situazione imbarazzante.
-Non devi scusarti. Solo preferirei che tu smettessi di fissarmi-
-Perché… non vuoi che ti fissi?-
-Non ho detto nemmeno che non voglio che tu mi fissi-
-Allora ti stai contraddicendo da solo-
-No! Ho detto che preferirei che tu smettessi di farlo-
-Cosa? Sei il mio ragazzo… è un mio diritto quello di fissarti!!!-
-Ma non così… -
-Così come? Ho qualcosa che non va?-
-Si. Hai uno sguardo che non mi piace per niente in questo momento…-
-Cosa? Cos’ha il mio sguardo?-
ci mise qualche secondo a rispondermi. In quei brevi attimi si avvicinò a me, portando il suo viso a pochi centimetri dal mio.
-Perché è uno sguardo che mi costringe a fare questo…-
e senza esitare, annullò la distanza tra di noi, e mi baciò. Dovevo scoprire al più presto com’era quello sguardo, e cercare di rifarlo più spesso… quello che portava era estremamente piacevole.
 
Non ricordo di essermi riaddormentata, ma così fu, e quando mi sveglia la mattina dopo, mi sentivo terribilmente meglio e più rilassata. Mi girai lentamente nel letto, finché non mi resi conto di essere sola. Mi voltai verso il comodino, dove una sveglia indicava l’ora: le 08:45. Mi chiesi dove poteva essere Matt a quell’ora del mattino. Forse si era svegliato ed era andato a fare colazione. Ma perché allora non mi aveva svegliato? Lentamente mi alzai, e mi guardai intorno. La stanza era perfettamente in ordine. Gli armadi chiusi, nessun vestito sparso per terra, i letti fatti… molto diversa dalla camera che condividevo con le ragazze. Mi venne quasi da sorridere a pensare quanto noi sei potessimo essere molto diversi per molte cose, eppure andare perfettamente d’accordo. Il bello dell’amicizia, infondo, è proprio questo. Persone diverse, con caratteri diversi e abitudini diverse, possono lo stesso andare d’accordo e volersi un sacco di bene, e fidarsi l’uno dell’altra, tanto da imbarcarsi in una avventura così folle e assurda. Mentre mi dirigevo verso il bagno per darmi una sistemata, guardai verso i letti intatti dei ragazzi e solo in quel momento realizzai una cosa. Se io avevo dormito in camera di Matt, camera che lui divideva  con Tk e Ken, e i loro letti erano intatti, tranne quello dove avevamo dormito noi, dove avevano dormito i ragazzi? Non feci nemmeno in tempo a darmi una possibile risposta, che la porta della stanza si aprì, rivelando proprio i due interessati.
-Ah, buongiorno bella addormentata che si addormenta nella camera degli altri, impedendomi di dormire nella mia stanza…-
fu il “caloroso” buongiorno di Tk. Ken, dietro di lui, si limitò a scuotere la testa, per poi lanciarmi uno sguardo del tipo “condivido tutto quello che ha detto lui”.
-Buongiorno anche a te Tk, Ken-
-Si si, buongiorno. Comodo dire buongiorno dopo che si è usufruito di una camera altrui, lasciando noi in preda alle decisioni importanti da prendere e sul decidere cosa fare… ma a lei cosa importa se abbiamo passato una notte praticamente in bianco, cercando di calmare Joley che era preda di crisi isteriche perché pensava che ti fosse successo qualcosa in chiesa. E so che in quella chiesa ti è successo qualcosa, che hai visto qualcosa, ma questo non ti autorizza a comportarti così. Ti sei stranita all’improvviso, e sei sparita in ascensore. Non sei scesa a cena e tua madre… mi hai lasciato solo a parlare con tua madre!!! Hai idea di quello che ho passato? Continuava a fare domande e io non sapevo cosa risponderle… questa giuro che te la faccio pagare. E mentre io cerco di risolvere la situazione, cercando di capirci qualcosa di questa storia, storia in cui ci hai trascinati tu, con la tua voglia di scoprire e la nostra stupidità nel darti retta, cercando poi di  tenere a bada tua madre, che era preoccupata nel non vederti e nel fatto che non rispondevi alle sue chiamate e ai suoi messaggi, sopportando le occhiatacce di tuo padre che ha capito che ti stavo coprendo, anche se non so per che cosa… tu che fai? Tu te ne stavi comodo a dormire. Mimi che cavolo ti è successo? È da quando siamo arrivati che sei strana, più del solito… ma se non parli con noi, come possiamo aiutarti?-
Non era da Tk una sfuriata simile. Ma non era arrabbiato, almeno, non solo arrabbiato. In lui c’era anche tanta preoccupazione. Fu in quel momento che mi resi conto di quanto bene gli volevo. Lui con i suoi occhi così grandi e sinceri, che mi scrutavano per vedere se stavo bene o avevo bisogno di qualcosa, quegli occhi che volevano essere arrabbiati con me in quel momento, ma che tutto quello che mostravano erano solo tanta preoccupazione, in quel momento mi fecero sentire terribilmente il colpa. Non potevo dargli torto. Da quando eravamo arrivati mi erano successe troppe cose, e avevo visto troppe cose. Ma infondo, non avevo detto come stavo, nemmeno a Matt. Non avevo parlato con nessuno in effetti. Mi ero tenuta dentro tutto, le mie preoccupazioni, il mio stato d’animo, che non avevo pensato che così facendo stavo facendo soffrire le persone che erano con me. E fu così che me ne uscii con la frase più banale che ci potesse essere
-Mi dispiace Tk…-
fu tutto quello che riuscì a dire. Ma bastò, perché quel ragazzo che mi aveva strigliata fino a pochi secondi prima mi prese e mi serrò in un abbraccio così forte e protettivo che mi fece capire quanto bene anche lui voleva a me. Era assurdo quanto quei due fratelli così diversi di carattere avessero il potere di farmi sentire bene solo con un abbraccio.
-Solo perché sei tu Mimi, allora ti perdono… e poi sei l’unica che sopporta mio fratello, quindi sarà meglio che ti tratti bene. Se lo lasci tu non so chi se lo possa prendere! E fidati, un fratello solitario e lunatico non lo rivoglio!-
non potei trattenere una risatina. E fu così che ci trovò il suddetto citato fratello, quando entrò trenta secondi dopo dalla porta. Io e Tk, abbracciati, che ridevamo di lui. Lo sguardo stupito lasciò quasi subito il posto ad uno sguardo agguerrito nei confronti del fratello.
-Non ti preoccupare… la lascio andare. Accidenti come sei dannatamente geloso Matt!!! Chi mai lo avrebbe detto… Anche se credo effettivamente che Mimi ci guadagnerebbe a stare con me! Insomma io sono decisamente meglio di te!-
e io e Tk riscoppiammo a ridere.
-Dacci un taglio Tk-
-Ehi dai, non stavo facendo niente di male!!! Non posso più prenderti in giro!! E poi sto abbracciando mia cognata e ne ho tutti i diritti visto che è entrata a far parte della famiglia. Te lo dico con affetto visto che sei mio fratello, ma stai peggiorando-
-Tk…-
i soliti. Ormai avevo capito che il punzecchiare di Tk e le velate minacce di Matt erano il loro modo per dirsi che, in fondo, si volevano bene. Mente maschile, non l’ho mai capita. 
-Bene, dopo questo meraviglioso risveglio… chi mi vuole accompagnare a fare colazione? Io avrei un po’ fame…-
e senza aspettare risposte, o assicurarmi che qualcuno mi seguisse, mi diressi verso l’ascensore. Le spiegazioni e le ulteriori lavate di capo delle mie amiche e di mia madre potevano essere rimandate dopo una abbondante colazione.
 
Non sono mai stata davanti ad un plotone di esecuzione, ma mentre mi trovavo, seduta sul mio letto, con Joley, Kary, Tk e Ken a fissarmi tutti seduti su un unico letto mi sentivo proprio come se dovessi vivere i miei ultimi attimi di vita.
-Allora, da cosa vogliamo cominciare?-
cercai di sdrammatizzare la cosa, e la cosa migliore mi sembrava di fargli scegliere a loro da dove partire. Io non ne avevo idea, perché per me era troppo difficile trovare un punto di partenza. Meglio che fossero loro a cominciare.
-Ieri in chiesa, che cosa avete scoperto?-
mi voltai verso Tk e Kary
-Non glielo avete detto?-
i due si limitarono a scuotere la testa.
-Non ci sembrava corretto iniziare senza di te-
-Ok, lo dirò io allora. Ho trovato mio padre-
nella stanza niente si mosse per alcuni secondi.
-Tu… cosa???-
Joley era sconvolta.
-Tuo padre… tu hai trovato tuo padre? Che significa?-
-Ho trovato la sua tomba Joley. Ho trovato la tomba di mio padre-
-Tuo padre… accidenti, questa si che è una notizia! E io che pensavo che non avreste trovato niente di importante come noi!-
-Vuoi dire che non avete trovato niente di niente?-
-In effetti non sapevamo bene nemmeno cosa cercare… abbiamo solo trovato la data di battesimo di un conte, Kendal Harry Wentworth, il 30 marzo del 1719, che molto probabilmente poteva conoscerti in quell’epoca. In base alla data di nascita doveva essere un tuo coetaneo o una cosa simile-
ci disse Ken.
-Aspettate… hai detto Wentworth? Ma allora doveva essere il proprietario della villa dove è stato ritrovato il ciondolo!!!-
disse Kary.
-Si, ho pensato la stessa cosa Kary. Per questo ho cercato altre informazioni su di lui e ho trovato una cosa importante…-
-Abbiamo trovato! C’ero anche io Ken!!!-
-Si si Joley. Abbiamo trovato la data del suo matrimonio-
-E con chi si è sposato?-
-Con una certa Joleen Emily Norford- disse Joley -  ma su di lei poi non abbiamo trovato altro. Non c’è la data di nascita, forse non è stata battezzata lì-
-Forse non era nemmeno nata in quella città. All’epoca i matrimoni erano prevalentemente combinati, c’entrava molto poco l’amore. Può darsi che fosse un matrimonio combinato fra due famiglie nobili-
-Sicuramente è stato così-
-Però questo non spiega una cosa…-
disse Tk
-Se il ciondolo era di Mimi, che ci faceva sigillato a casa dei Wentworth? Non penso che un ciondolo così importante possa essere stato regalato…-
-In effetti è quello che avevo pensato anche io- disse Ken- forse il ciondolo è stato dato in custodia come il ritratto. Pensateci. Tutto, ciondolo e quadro erano stati nascosti. E solo per caso sono stati ritrovati. Qualcuno ha cercato di nascondere tutto…-
- E c’è anche riuscito, se per 300 anni nessuno li ha trovati-
disse Kary.
-Ma certo!!!-
dissi ad un tratto io, attirandomi tutti gli sguardi addosso.
-Ragazzi, non vi ricordate?-
-Se sei così chiara ad esplicita, come possiamo non ricordare alla perfezione?-
-Oh smettila Tk. Quando eravamo al castello dei Foster, dove è stato trovato il ciondolo e il quadro…-
-Fino alla parte del castello ci siamo arrivati…-
-Tk se non la smetti di interrompermi ti caccio fuori!!!-
-Ok ok, scusa!-
-Allora, quando eravamo al castello, mentre eravamo nella galleria dei ritratti, non vi ricordate cosa è successo?-
seguirono alcuni attimi di confusione, in cui mi guardarono come se mi fosse spuntata una seconda testa, prima che Kary arrivasse a capire e a ricordare quello che era successo.
-Giusto!!! La contessa Wentworth!!!-
-Esatto! E lei ha detto…-
-Che eravate amiche! E quindi può darsi che, visto che eravate amiche tu…-
-… io le abbia affidato il ciondolo e il quadro perché sapevo che su di lei potevo contare!-
-Giusto!!!-
-E questo vuol dire anche un’altra cosa…-
mi voltai verso Ken, che sembrava avere fatto un altro passo avanti.
-Joley, passami gli appunti… ecco qui. Se quello che Mimi ha detto è vero, cioè che Joley nel castello ha rivissuto la se stessa del passato…-
-Di cui io però non mi ricordo niente!!!-
--…vuol dire che Joleen Emily Norford, sposata con il conte Kendal Henry Wentworth, altri non era che Joley-
io mi fermai un attimo a vedere Joley. Era sconvolta e per la prima volta non sapeva che dire.
-Quindi… Mimi ha affidato alla contessa Wentworth, cioè a Joley per capirci, il ciondolo e il quadro affinché lei la custodisse?-
-Così almeno sembrerebbe…-
-Ma perché nascondere il tutto? Che cosa può essere successo di così grave da far si che tutto quello che riguardava quella donna fosse nascosto?-
mentre ognuno cercava di dare una risposta a quella domanda irrisolvibile, dati i pochi elementi di cui eravamo in possesso, Matt spostò la nostra attenzione su qualcos’altro.
-Pensarci ora non serva a niente. Lo scopriremo a tempo debito. Ora bisogna concentrarsi su quello che Mimi ci ha detto-
e di nuovo mi ritrovai al centro dell’attenzione. E a quel punto Joley esplose
-MA CERTO!!! Mimi, hai detto di avere trovato la tomba di tuo padre, in che significa che hai trovato anche il suo nome!!!-
-Si Joley, esatto!-
-E quindi questo vuol dire che ora…-
-Ora so come mi chiamo, si-
-E…-
-E davanti a voi avete la figlia del conte Richard Philip Kellyngston, nato nel 1689 e morto nel 1724. Io sono la contessa di Kellyngston!-
-Wow… abbiamo un nome!-
-E niente altro purtroppo-
era la verità. Per ora non avevamo altro che una serie di  nomi e date, ma non eravamo arrivati a capo di niente.
-Non è vero che non abbiamo niente ragazzi. Ora abbiamo il nome di Mimi!!! Sappiamo cosa cercare, possiamo trovare qualsiasi cosa!-
Joley era l’unica elettrizzata.
-Ma Joley, io non ho trovato traccia di quel nome nei registri che abbiamo controllato. Non c’è traccia di me…-
-Ma c’erano delle pagine strappate, te ne sei già dimenticata?-
mi voltai verso Tk.
-Come?-
-Te ne sei dimenticata? Nel registro dove abbiamo trovato le date di battesimo mie e di Matt c’erano delle pagine strappate! Può darsi che li ci potesse essere qualcosa che ti riguardava…-
-Giusto Tk! Me ne ero dimenticata persino io! E può darsi che ci sia sfuggito il tuo nome quando guardavamo i battesimi. Magari ci sei anche tu, solo non lo abbiamo visto-
-Può essere… ma non mi ricordo proprio di avere letto quel nome! Insomma, avrei dovuto accorgermene!-
-Ma Mimi, eravamo troppo distratte a leggere il nome di Tk per prestare massima attenzione al resto del registro… magari era proprio sotto i nostri occhi e non ce ne siamo accorte!-
-Quindi dovremmo tornare in quella chiesa a controllare…-
-Si-
mentre io e Kary ci stavamo esaltando all’idea di tornare a controllare gli archivi, Tk era diventato improvvisamente pallidissimo.
-Io non credo sia una buona idea tornarci tutti insieme… se volete posso andarci io!-
disse subito Tk. Io e Kary ci guardammo e non potemmo trattenere una risatina.
-E dai Tk, non dirmi che ti vergogni ancora per quel nome…-
-Che nome?-
-Niente di importante!-
-Oh Tk, non fare il bambino!-
-Parli bene te! Voglio vedere se ti capitasse un nome simile anche a te…-
-Guarda che a me non dispiace mica!-
cercò di dire Kary, leggermente rossa in volto.
-Certo, se avete riso solo per mezz’ora!!!-
al ricordo della scena del giorno prima, non potemmo trattenere una risata.
-Visto?-
-Insomma!!! Volete dirci di cosa state parlando?-
domandò Joley ormai al limite di sopportazione di quella conversazione di cui lei non riusciva a capire niente.
-Niente che possa essere utile!-
cercò di dire TK.
-Ora basta Tk, la stai facendo più lunga di quello che è! Ieri, mentre eravamo all’archivio, oltre a scoprire il nome di mio padre, abbiamo trovato anche le date di nascita di Tk e Matt, cioè, le date di nascita di voi nel ‘700, con anche i nomi completi!-
-Forte!!! Come vi chiamavate?-
-Matt era il conte Mathew Robert Craword-Horner-
-Battezzato il 19 aprile 1717- concluse Kary guardando dai suoi appunti.
-E poi c’era Tk che era…-
-Non lo dire… ti prego-
-… Il conte Fitzwilliam Craword-Horner-
-Battezzato il 15 ottobre 1721-
seguì un lungo attimo di silenzio alla fine delle nostre scoperte.
-Fitzwilliam…-
-Ecco che ci siamo… grazie tante Mimi!-
-Tu ti chiamavi Fitzwilliam?-
ma non successe quello che Tk aveva immaginato. Infatti Matt non si mise a ridere o a prenderlo in giro, ma aveva assunto una espressione seria e concentrata, come se stesse cercando di ricordare qualcosa. Anche Ken stava pensando a qualcosa, forse la stessa cosa che stava cercando di ricordare Matt.
-Ragazzi, che succede?-
-Starà cercando una battuta o un modo per prendermi in giro a vita…-
-Ti sbagli Tk, come sempre. È che mi è tornata in mente una cosa, e anche Ken deve avere pensato la stessa cosa-
-Penso di si!-
-Ok, che ti sei ricordato?-
-Sempre quando eravamo al palazzo, l’altro giorno, nella sala dei ritratti. Vi ricordate davanti a che quadro Joley si è fermata quando ha avuto la sua visione?-
-Il quadro della bambina vuoi dire? Dell’ultima contessa che aveva portato il nome dei Wentworth?-
-Esatto, lei. Joley ha detto che quella bambina era la sua nipotina, e che per Mimi era la figlia di…-
-Di mia nipote!-
-Esatto. E poi quando Josephine ci ha raccontato la storia del quadro, ha detto che la bambina era la figlia del figlio di Joley e della figlia del secondo della famiglia Craword-Horner. Il che significa che…-
-Anche quella bambina era mia nipote?-
-Fermi tutti… io e Tk siamo imparentati???-
Joley e Tk si fissarono come se non si fossero mai visti prima.
-Aspettate… vi ricordate no che il conte Craword-Horner dipingeva? Aveva dipinto lui in quadro della nipote. Quindi lui avrebbe potuto dipingere il quadro di Mimi, no?-
-Potrebbe… ma se Fitzwilliam era il fratello di Mathew, e se il fratello ha dipinto Mimi con il ciondolo che apparteneva alla sua famiglia… perché poi tutto è stato affidato a Joley?-
-Forse perché il primo posto dove tutti sarebbero andati a cercare sarebbe stato proprio in casa del fratello!-
-Ma se poi  Fitzwilliam Craword-Horner ha proibito a chiunque di entrare nel palazzo della sua famiglia, perché non lasciare il quadro e il ciondolo là? Tanto nessuno poteva entrarci!-
In effetti questo poteva avere un senso. Se il palazzo Craword-Horner era chiuso, e nessuno a parte l’erede del fratello poteva entrarci, perché non nascondere quadro e ciondolo lì, dove nessuno li avrebbe mai trovati?
-Forse perché volevano che prima o poi il quadro fosse trovato-
ci voltammo verso Kary.
-Cosa intendi dire?-
-Pensateci. C’erano tutti gli elementi per fare in modo che la storia rimanesse segreta per sempre. Invece hanno deciso di nasconderli in un posto si segreto, ma che prima o poi qualcuno avrebbero scoperto. È come se qualcuno avesse sperato che tutto venisse alla luce del sole. Il motivo è… perché?-
la domanda sollevata da Kary era senza risposta, almeno per il momento. Però avevano un senso le sue conclusioni. Qualcuno aveva deliberatamente nascosto il tutto, ma in un modo che mai nessuno non lo trovasse. Non volevano che i loro contemporanei non li trovassero, ma non i loro posteri. Ma perché?
C’erano troppe domande ancora che non avevano trovato risposte. E più cercavamo di risolvere, più ci trovavamo davanti ad altre domande. E tutte sembravano senza risposte. Non ci trovavamo in una situazione facile, tutt’altro anzi. Non facevamo altro che trovare degli indizi che finora non ci avevano portato a niente, solo in vicoli ciechi. Non riuscivamo a vedere la trama di fondo di tutta questa faccenda.
Infatti avevamo scoperto che:
  • Il mio amore del passato era Mathew Robert Craword-Horner, conte, di cui si erano perse misteriosamente le tracce.
  • Sapevo il mio nome, ero la contessa di Kellyngstone, ma a parte la tomba di mio padre, non c’erano tracce della mia presenza a Croftwell, almeno per ora.
  • Il ciondolo e il quadro erano state affidate da me, o da qualcun altro, a Joley, cioè alla contessa Joleen Emily Norford in Wentworth, mia cara amica, che aveva provveduto a nascondere il tutto, per motivi ancora misteriosi.
  • Le mie visioni del passato avevamo dimostrato  che il mio amore era contrastato o non ben visto. Ma rimaneva la domanda: perché?
  • Qualcuno aveva strappato delle pagine dagli archivi della chiesa, pagine dove poteva esserci qualche indizio che potevano riguardarmi. Quindi qualcuno voleva cancellare le mie tracce… ma per quale motivo?
  • Il fratello di Mathew, Fitzwilliam, molto probabilmente, aveva dipinto il mio ritratto. Ma allora, perché affidarlo a Joley?
  • Perché Fitzwilliam Craword-Horner aveva reso il palazzo della sua famiglia inaccessibile a tutti? Cosa era nascosto nel palazzo che non si voleva essere assolutamente trovato? E perché lasciare il palazzo ad un erede del fratello, se del fratello non si avevano più sue notizie? Che nonostante la scomparsa, i due fratelli avessero comunque mantenuto un rapporto epistolare?
  • Infine, tutto quello che mi riguardava sembrava essere avvolto da un alone di mistero. Appena si scopriva qualcosa, un nuovo mistero veniva fuori. Ma perché tutto quello che riguardava la mia storia era stato accuratamente cancellato? Cosa avevo fatto di così orribile nel 1700?
Alla fine non eravamo a capo di niente. Anzi, stavamo solo allungando la fila di misteri. Iniziavo a perdere le speranze. Saremmo mai riusciti a capirci qualcosa? O era tutto inutile quello che stavamo facendo? Dovevamo mollare? No, non potevamo. Ormai c’eravamo dentro, non potevamo tirarci indietro. Bisognava solo trovare la strada giusta, in cui tutti i pezzi potessero andare nel posto giusto.
-Ora che facciamo? Cosa cerchiamo per prima cosa?-
questa era la domanda cruciale. Che potevo fare adesso?
-Dobbiamo cercare te-
era stato Matt a parlare.
-Che vuoi dire?-
-Dobbiamo scoprire perché su di te c’è questa aria di mistero. Perché ogni cosa che ti riguarda è sparita o è stata occultata. È la prima cosa da fare!-
-Giusto. Per una volta mio fratello ha ragione Mimi. Infondo abbiamo il nome di tuo padre, quindi sappiamo il tuo. Trovare qualcosa su di te sarà una passeggiata-
-Almeno lo spero Tk. Per ora non siamo stati per niente fortunati-
-La fortuna ce la creiamo da soli Mimi, non dimenticarlo mai-
disse Joley.
-Va bene, cerchiamo me. Ma dove cerchiamo?-
a questo ancora nessuno aveva pensato.
-Proviamo all’archivio storico del paese. Forse lì c’è qualcosa…-
disse ad un tratto Ken.
-Esiste un archivio storico in questo paesino?-
-Dovrebbe esserci. Ci pensavo ieri mentre eravamo all’archivio della parrocchia.  Ci doveva essere di sicuro una struttura che faceva capo al governo anche qui, e con esso deve esserci anche tutto l’archivio storico. Possiamo tentare-
-Io non credo sia una buona idea. Un conto è una chiesa, dove i registri sono messi in ordine cronologico, ma un archivio funziona in un modo diverso. E poi potremmo non trovare niente lo stesso-
ribattè Matt.
-Ma forse possiamo trovare atti di proprietà o testamenti. Possiamo fare un tentativo. Possiamo anche scoprire un palazzo o cose simili-
-Male non può fare…-
 dissi io.
-Però non possiamo presentarci tutti insieme richiameremmo troppo l’attenzione. Potrei andare da solo, di sicuro farei prima-
-Faresti veramente questo?-
gli chiesi sbalordita. Chi se lo sarebbe mai aspettato da Ken un aiuto simile?
-Certo. Posso farlo tranquillamente. Spero di non metterci molto… se l’archivio è ben tenuto dovrei fare presto. Sperando che non mi facciano storie con la consultazione, è ovvio…-
-Non creare altri problemi Ichijouji… su con la vita! Sono sicura che la sorte ora ci darà una mano!-
-Ma se prima hai detto che la fortuna ce  la creiamo da soli… ora parli di buona sorte?-
-Non è la stessa cosa…-
-Si che lo è!-
-Ma devi sempre criticare ogni cosa che dico?-
-Sei tu che fai in modo che la gente ti critichi!-
-COSA?-
-Ok ragazzi, basta. Rimandate la vostra litigata da innamorati a dopo, per favore. Ora abbiamo altre cose di cui occuparci-
dissi io, per cercare di calmare quei due. E c’ero riuscita… anche se avevo spostato la loro litigata su di me.
-NOI NON LITIGHIAMO COME SE FOSSIMO DEGLI INNAMORATI!!!!-
dissero allo stesso momento, rossi entrambi in volto.
-Ah no? Ma se dite anche le cose insieme…-
-NON E’ VERO!!!-
stavo per ribattere quando Kary decise di chiudere ogni discussione.
-Ora basta, smettetela. Ken vai pure all’archivio e cerca di scoprire qualcosa. Noi intanto cerchiamo di inventarci qualcosa da fare, come per esempio tornare in chiesa e cercare se per caso non ci sia sfuggito il tuo nome. Magari potremmo anche vedere nel cimitero-
-Giusto. Magari ieri non abbiamo visto, ma potrebbero esserci le altre tombe, anche la tua Mimi. Magari lì c’è un indizio-
-Potremmo provare, si…-
-Almeno non perderemo altro tempo a non fare niente-
e detto questo decidemmo di muoverci. Ken sarebbe andato all’archivio, io e Matt saremmo tornati al cimitero per controllare di nuovo, mentre gli altri sarebbero tornati in chiesa a ricontrollare i registri.
 
Il cimitero di giorno non era surreale come quando c’era il tramonto. Non era altro che un cimitero. Certo, suggestivo, ma non aveva quell’alone di luogo incantato che mi aveva dato la sera precedente. Tuttavia rimaneva un luogo importante. Lì avevo avuto quella visione-non-visione della me stessa del passato e mi ero guidata da sola alla tomba del padre della me di 300 anni fa. Forse anche oggi potevo vivere un’esperienza simile.
Ci fermammo di fronte alla tomba del conte Richiard Philip Kellyngstone. Era un tomba semplice, nonostante l’elevato rango sociale. Una tomba di pietra, sormontata da una croce. Nessun altro segno particolare, nessuna ostentazione di ricchezza. Solo il nome, la data di nascita e di morte, e una frase incisa che la sera prima non avevo notato. Era sbiadita, si leggeva con difficoltà, ma alla fine riuscii a leggerla. “Nella semplicità la felicità, nei piccoli gesti la gioia più grande”.
-Non sembra una frase adatta ad un conte-
disse Matt, dopo averla letta.
-Già… chissà che uomo era…-
-Sembrava un brav’uomo-
-Già…-
rimanemmo in silenzio ad osservare la tomba ancora un po’. Eravamo in silenzio, ognuno preso dai propri pensieri. Dopo un po’ ci mettemmo a cercare tra le tombe, non molto sicuri di cosa cercare, anzi chi cercare. Io mi concentrai sul cercare qualcuno con il cognome Craword-Horner, il cognome di Matt. Ma la mia ricerca non aveva portato a niente. Fu Matt a chiamarmi ad un tratto, facendomi avvicinare ad una tomba. Era una tomba bellissima, di marmo. Sopra un angelo piangente vegliava sulla sepoltura. L’angelo era incantevole, e teneva tra le mani un fiore, una rosa. Era strano vedere un angelo piangente con un fiore in mano, forse era stato questo ad attira Matt verso quella tomba. Ma non mi aveva chiamato per farmi vedere una bella statua. Infatti, non appena arrivai vicino a lui, mi indicò il nome del defunto, anzi, della defunta. Era una donna, e quando lessi il suo nome per poco non mi venne un colpo.
-Countess Elisabeth Marion Craword-Horner, 1696-1726-
lessi ad alta voce.
-Potrebbe essere…-
-La madre di Mathew! Come data ci può stare-
Matt si limitò a fare un cenno con il capo.
-Aspetta, c’è dell’altro. È una scritta-
il basamento della tomba era ricoperto da erbacce, così io e Matt ci mettemmo a pulirlo un po’, e più pulivamo più veniva fuori una scritta. Si era conservata in modo quasi perfetto, come se la natura avesse voluto proteggerla dalle intemperie. Quando fu sufficientemente pulita, Matt si mise a leggere ad alta voce
-Alla donna che più ho amato, all’angelo che ha illuminato la mia vita e che troppo presto mi ha lasciato, che mi ha donato le gioie più grandi, ti lascio tutto il mio amore. Conservalo fino al momento del nostro ricongiungimento. Il tuo amato-
istintivamente gli presi la mano.
-Era una donna molto amata-
-Era impossibile non amarla…-
mi voltai verso di lui.
-Cosa? Che hai detto?-
-Io niente…-
sembrava disorientato.
-Ma ti ho appena sentito dire…-
ma non finì la frase. Davanti ai miei occhi una immagine stava prendendo forma. La luce era diversa, sembrava il tramonto e davanti a me c’era Matt, ma al tempo stesso non era lui. era più grande, con uno sguardo fiero e addolorato allo stesso tempo. Guardava verso di me ma non era me che vedeva, era un’altra me. Feci appena in tempo ad aggrapparmi a Matt, prima di scivolare indietro nel tempo di 300 anni.
 
(È il tramonto. La carrozza sobbalza leggermente lungo la strada. Dal finestrino vedo passare lentamente il paesaggio della campagna inglese. Tutto è silenzioso. Anche il mio compagno non fiata, immerso nei suoi pensieri. Non so dove mi stia portando. Mi ha caricato a forza sulla carrozza, strappandomi dalla calma della mia casa, ordinando poi al cocchiere di raggiungere il posto stabilito, ma senza fretta. Era stato inutile cercare di ribellarsi e protestare. Quando lui faceva così l’unica cosa da fare era assecondarlo.
-Potrei almeno sapere se dove stiamo andando dista molto?-
-Non preoccupatevi, ormai siamo arrivati-
-Non avete intenzioni di dirmi niente altro, vero?-
-No-
telegrafico come sempre. Era incredibilmente esasperante. Ad un tratto la carrozza si ferma. Guardo dal finestrino per vedere dove siamo, e davanti a me vedo una chiesa.
-Una chiesa?-
-Come mai mi sembrate così sorpresa?-
-Non vi facevo un uomo così spirituale-
-Non siamo qui per la chiesa milady-
prima che potessi chiedere altro, il mio accompagnatore era già sceso dalla carrozza e mi stava porgendo la mano per farmi scendere a mia volta. Scendo lentamente, prendendomi tutto il tempo necessario.
-Volete per favore darvi una mossa milady? Non abbiamo molto tempo-
-Vengo praticamente rapita da casa mia e ora mi chiedete anche di spicciarmi?-
-Io non vi ho rapita, vi ho solo condotta con me-
-Contro la mia volontà, sir-
-Passate troppo tempo rinchiusa in quella casa milady. Avete bisogno di uscire-
-Se sapevo che eravate solo preoccupato per la mia salute, sir, vi avrei tranquillizzato subito. Esco ogni mattina a cavallo, e il pomeriggio mi dedico a piacevoli passeggiate nel mio giardino. Come vedete non sono sempre chiusa in casa-
-Non avete capito la mia osservazione milady. Vi rinchiudete nella vostra proprietà senza mai uscirne. Avete degli obblighi in questo luogo, obblighi che so non avete ancora onorato. Quello che sto facendo è farvi un favore-
-Cosa volete dire? Che obblighi avrei?-
-Seguitemi e lo scoprirete-
-Sappiamo tutti e due, sir, che io sono una persona che non gradite avere attorno e con cui avete chiaramente esposto il fatto che non volete avere niente a che fare con me. Per quale motivo allora state facendo tutto questo?-
mi guardò ma non rispose. Il suo sguardo si spostò poi si indirizzò verso la chiesa, e mi disse
-Perché feci una promessa tempo fa, milady, e sono qui per mantenere la parola data. Ma per farlo, voi dovete esserci. Perciò vi prego, milady, seguitemi. Seguitemi e poi capirete-
detto questo mi porge il braccio, invitandomi a proseguire con lui. Forse è per il modo in cui disse quelle parole, quel dolore che è emerso mentre pronunciava quella frase a convincermi a fare come mi aveva chiesto.
-Guardate che io in chiesa ci vado ogni domenica-
cerco di dire. Che fosse stato il parroco a chiedergli di portarmi in quel luogo?
-Credetemi milady, non mi preoccupo per la vostra situazione spirituale-
-E allora perché mi avete portato in una chiesa?-
chiedo stupita.
-Chi ha detto che siamo diretti alla chiesa?-
lo guardo sorpresa.
-E allora cosa…-
-Seguitemi e fidatevi di me per una volta milady, potreste rimanerne piacevolmente sorpresa-
e lo faccio, senza esitazione. Mi fido ciecamente di lui, e con mia sorpresa lo vedo portarmi verso il cimitero. Percorriamo il sentiero in silenzio, rispettando quel luogo sacro non turbandolo con le nostre voci. Lo seguo fino ad una piccola tomba di pietra, molto semplice. Non capisco subito, ma il nome che vi leggo sopra basta per farmi capire.
-Padre…-
mi inginocchio lì di fronte, pregando per lui. Era vero. Da quando ero tornata in Inghilterra non ero mai andata a trovare mio padre. Non ero mai andata a pregare per lui, non avevo mai portato un fiore in quel luogo. L’uomo che dicevo di amare più di ogni altra persona, quell’uomo che ricordavo così poco ma che nella mia memoria era legato ai momenti più belli della mia infanzia, era stato completamente dimenticato. Quello che aveva detto il conte era la semplice verità. Avevo passato troppo tempo rinchiusa nella mia tenuta, senza vedere il mondo esterno, circondata dalle mie mura. Me ne ero dimenticata, e con esso avevo dimenticato chi ero. Presa dall’imbarazzo, non potei fare a meno di chinare il capo e chiedere perdono. Chiedere perdono a mio padre per la mia deplorevole dimenticanza, e chiedere perdono all’uomo che mi aveva condotta lì. Non aveva fatto altro che ricordarmi i miei doveri di figlia.
-Vi chiedo perdono ser. Avevate ragione. Avevo degli obblighi verso questo luogo e io me ne ero dimenticata. Mi ero rinchiusa volontariamente nella mia proprietà, dimenticando quello che avevo il dovere di fare-
-Lieto che per una volta mi diate ragione-
-Non vi abituate troppo, signor conte. Solo questa volta sono costretta a darvi ragione. Per una volta…-
-Milady, dovreste iniziare a capire che tra noi due, quello che ha ragione, alla fine, sono sempre io-
-Arrogante, presuntuoso…-
-Immaturo, maleducato e maschilista. Conosco  a memoria ormai i vostri amorevoli complimenti-
-Bè, ve li meritate tutti quanti, sir-
ci fissiamo per diversi minuti prima di lasciarmi sfuggire una piccola risata. Anche lui non riesce a stare serio, e si lascia andare. Non ride, perché è un uomo che non si scompone mai, ma non può impedire ad un sorriso di uscire spontaneo dal suo volto. Vederlo così sereno e sorridente mi fa sempre lo stesso effetto. Il cuore mi inizia a battere furiosamente e sento le mie guance imporporarsi, tanto da far preoccupare il mio accompagnatore.
-State bene milady-
-Si, benissimo-
mi affretto a distogliere lo sguardo dal conte. Solo in quel momento, mentre cerco disperatamente di fermare i battiti accelerati del mio cuore, che ricordo le parole pronunciate solo pochi minuti prima dal conte.
-Avete detto che avevate promesso di portarmi qui. Voi conoscevate mio padre?-
non risponde. Mi guarda e alla fine sospira.
-Si madame, lo conoscevo-
-Come?-
-I nostri padri erano amici milady, spesso vostro padre veniva a farci visita. Era un grande uomo milady-
-Lo conoscevate bene?-
-No milady. Ero solo un bambino all’epoca in cui vostro padre veniva a farci visita. Ma aveva sempre qualche minuto da dedicarmi, era l’unico dei lord che venivano a trovare mio padre che mi rivolgeva la parola e ascoltava veramente quello che avevo da dirgli. Ricordo ancora le parole che mi disse un giorno. “Mathew se vuoi essere un uomo degno di essere chiamato tale, non tradire mai ciò che ritieni essere importante. Poniti dei soliti principi da seguire nella vita, non li tradire, se dai la tua parola mantienila e salda sempre i tuoi debiti. Se ti comporti seguendo la giusta strada troverai affetto e stima dalle persone che ti circondano e nella vita non c’è cosa più importante di avere la stima e l’affetto di coloro che percorrono con noi la nostra esistenza.”-
rimango in silenzio ascoltando le sue parole, le parole di mio padre, e me le faccio scivolare dentro, nel tentativo di cercare di sentirle nella mia mente con la voce di mio padre.
-Grazie. Grazie per avermi detto questo. Non ricordo mio padre, faccio fatica a ricordarmi la sua voce. Sentire le sue parole è come farlo rivivere, vi ringrazio-
credo che in quel momento lui mi veda per la prima volta per ciò che sono realmente. La figlia di mio padre, non solo una nobildonna egocentrica.
-Dovere milady, verso vostro padre-
Ci fissiamo ancora per alcuni momenti. Non riesco a sopportare troppo il suo sguardo, ciò che mi provoca mi preoccupa e spaventa. Devo andarmene da qui, da lui.
-Bene, ora possiamo anche tornare a casa. La mia cameriera sarà terribilmente preoccupata per me-
-Non ancora…-
-Come? Ho fatto quello che dovevo fare, ora voglio solo tornare a casa…-
ma lo vedo porgermi il braccio, invitandomi a seguirlo.
-Dove dobbiamo andare?-
-Voglio farvi conoscere una persona-
-Una persona? Chi?-
-Seguitemi e lo scoprirete-
in silenzio ci dirigiamo verso un’altra parte del cimitero. E ad un tratto lo vedo comparire davanti a me, un meraviglioso angelo piangente, con in  mano un fiore di rosa. Ma non è la meraviglia della scultura che mi colpisce, ma lo splendido cespuglio di rose selvatiche piantato li vicino.
-E’ bellissimo…-
-L’ho piantato il giorno del primo anniversario della sua morte. Lei adorava le rose selvatiche, diceva sempre che il suo profumo avevano il potere di mandare via i suoi timori. Milady, vi presento mia madre-
mi giro stupita verso il conte.
-Vostra madre?-
annuisce lentamente. Mi giro verso il monumento funebre ed è allora che vedo la scritta.
-“Alla donna che più ho amato, all’angelo che ha illuminato la mia vita e che troppo presto mi ha lasciato, che mi ha donato le gioie più grandi, ti lascio tutto il mio amore. Conservalo fino al momento del nostro ricongiungimento. Il tuo amato”-
-L’amavano tutti. Mio padre fu distrutto quando morì. Molti temettero che volesse togliersi la vita per raggiungerla. Ma mia madre glielo aveva fatto giurare. Sapeva che la sua morte avrebbe distrutto mio padre e così gli fece promettere che avrebbe continuato a vivere e avrebbe cresciuto me e mio fratello come avevano deciso. La sua morte non doveva significare la morte della sua famiglia, dovevamo continuare a vivere e solo quando saremo stati vecchi saremmo potuti tornare da lei. E mio padre giurò, giurò che avrebbe vissuto e ci avrebbe fatto diventare degli uomini di cui lei sarebbe stata fiera-
-Io credo lei sia fiera di voi-
lui si volta a fissarmi. Il suo sguardo è strano. Si vede ancora il dolore che prova per sua madre ma allo stesso tempo lo vedo, quel lampo di arroganza e di fierezza che lo distingue.
-Non mi conoscete bene milady, cosa ve lo fa dire?-
-Pensateci sir. Mi avete salvata dai briganti, senza sapere chi ero. Non avevate nessun obbligo nei miei confronti, eppure avete messo a rischio la vostra vita per salvare la mia-
-Qualsiasi gentiluomo avrebbe fatto lo stesso!-
-Vorrei crederlo anche io, milord, ma devo deluderti. Ci sono molto uomini che si chiamano lord, che si sarebbero girati dall’altra parte pur di salvare la loro vita-
-Ho fatto solo il mio dovere milady-
-Lo so. Per questo so che vostra madre sarebbe fiera di voi. Avete fatto il vostro dovere anche portandomi qui oggi. Sono due volte il debito con voi, sir, anche se la cosa un po’ mi turba. Come posso sdebitarmi con un uomo che non ha debolezze, e che fa sempre tutto in modo corretto, senza mai bisogno di un consiglio?-
mi lascio sfuggire una piccola risata. Sarò a vita in debito con lui, lo so. Come posso compensare con il fatto che lui ha salvato la mia vita? Mi avvio lentamente verso il sentiero, diretta alla carrozza, lasciandolo lì con sua madre. Sono quasi a metà strada quando sento il suo passo veloce nel sentiero e la sua voce che mi ferma.
-Non sono come voi credete. Non sono così invulnerabile. Ci sono volte dove devo prendere delle decisioni e non so cosa fare. Da me dipendono molte persone, milady. La mia famiglia dipende da me. Mio padre, mio fratello, tutte le persona che lavorano per me. Ci sono momenti in cui penso di avere sbagliato tutto e avrei bisogno di un consiglio-
lo osservo. Si sta confidando con me, l’altezzoso, arrogante e presuntuoso conte Mathew Robert Craword-Horner mi sta dicendo le sue debolezze. Non posso fare a meno di sorridere e di fissarlo incredula.
-Voi vi state confidando con me…-
lui forse solo in quel momento si rende conto di quello che mi ha detto. Arrossisce leggermente, e fissa il sentiero, non sapendo cosa fare. Il mio cuore perde un altro battito. Mi avvicino a lui e non so cosa sia a farmi comportare in quel modo. Gli afferro la mano e aspetto che fissi il suo sguardo su di me prima di dirgli quel che penso.
-Non credo esista nessuno che non abbia avuto i vostri dubbi sir. Dubitare e pensare di avere fatto scelte sbagliate capita a tutti. Ma permettetemi di dirvi una cosa. Il solo fatto che vi poniate certe domande, che pensiate se avete fatto le scelte giuste non solo per voi ma anche per tutti quelli che dipendono da voi fa di voi un vero uomo. Voi pensate agli altri prima che a voi stessi. Io non so se posso vantare lo stesso merito. Pensate solo a quello che avete fatto per me oggi. Io non vi piaccio, sir, eppure in memoria di un uomo che non era nemmeno un vostro parente, in memoria di una promessa che avete fatto da bambino, mi avete portato qui. Ho sbagliato a giudicarvi in tutto questo tempo. Sarete anche un arrogante, presuntuoso, ma il vostro cuore è nobile. Ricordatevene-
e rimaniamo così, noi due, mano nella mano, nel mezzo di un sentiero di un cimitero di campagna.
-Sapete milady, forse mi sono sbagliato su di voi-
-Forse ci siamo sbagliati entrambi l’uno sull’altra-
-Forse..-
e in quel momento ho capito. Quell’uomo così testardo e presuntuoso ma buono, che ha rischiato la sua vita per me, che mi fa infuriare in un secondo e l’attimo dopo mi fa ridere, il suo sguardo che fa perdere battiti al mio cuore… io lo amo)
 
 
 
 
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 Ciao a tutti. Si, lo so, sono passati anni dal mio ultimo aggiornamento. Ammetto ci sono state volte dove ho avuto la tentazione di chiudere questa storia lasciandola incompleta, altre volte avrei invece voluta finirla… insomma, ancora le idee chiare non le ho, ma so una cosa. In questo ultimo periodo la mia voglia di scrivere è tornata e sono anche tornati i miei personaggi a dirmi che forse avrei dovuto continuare questa storia. Quindi eccomi qua con questo nuovo capitolo. Non so quando farò un prossimo aggiornamento, spero sinceramente di non fare passare altri anni, almeno ci provo!!
Come sempre ringrazio tutti quelli che hanno letto la storia, che hanno commentato e che mi hanno sempre fatto sentire amata anche con i miei lunghi periodi di assenza!!
Se vi va lasciate un commento, anche negativo, li accetto tutti senza problemi!
Un bacio grande, 
 
Juls18
  
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