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Autore: Nerhs    04/07/2014    3 recensioni
Sentii la panca su cui ero seduta,scricchiolare di nuovo. La sua presenza di fianco a me era evidente. Lo sentii sospirare,stava fissando l’altare di fronte a lui.
-Quindi sono…quanti anni hai?- chiese rompendo il silenzio che si era formato nella piccola cappella
-Diciannove.-
-Sono diciannove anni che tu vieni a pregare qui?- chiese con un misto di innocenza e stupore
La mia risata suonò lì dentro,facendo comparire sul suo volto,un sorriso timido.
Lo guardai e scrollai la testa.
-Sono circa cinque o sei anni.- dissi
Lui annui e poi si mise seduto sull’inginocchiatoio davanti alla panca su cui ero seduta io.
Alzò il mio viso e mi fissò negli occhi.
-Ho…bisogno di te,Ester.- sputò
Ero sicura che le mie guance non fossero mai diventate così rosse come in quel momento.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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11.
 
Sembrava essere passata una vita dalla fine di quel campo estivo, eppure erano passati solo due mesi.
Due lunghissimi mesi, in cui Ashton si faceva sentire un giorno si, e mille no.
Mi ero persino stancata di mandargli messaggi ai quali venivano mandate risposte giorni dopo. Ma non riuscivo a prendermela con lui, proprio non ce la facevo. Mi mancava come l’aria, ma nulla mi permetteva di mandare tutto all’aria per andare da lui.
L’università mi asfissiava. Lezioni posticipate, ritardi dei professori, esami che andavano sempre a finire più tardi di ciò che si era programmato.
Spesso Jennifer finiva per sgridarmi, dicendomi che la scuola e lo studio erano cose importanti e più di qualche volta il discorso era finito con “potresti anche prenderti una pausa dalla parrocchia”, ma non lo avrei mai fatto.
Tutti quei bambini che ora correvano su e giù per il piazzale rincorrendo una palla, tutte le mie ragazze che ora mi accerchiavano parlando di cose che io non stavo ascoltando, Don Christopher, Jennifer…Marissa.
 
- Ci stai ascoltando Ester?- gracchiò Mary, una quindicenne del mio gruppo
- Sono tutta orecchi ma…devo andare adesso!- mi dileguai con poche parole
 
Attraversai l’intera lunghezza del cortile che costeggiava la strada e, senza fare il benché minimo rumore, entrai nella piccola cappella che si affacciava su un prato che ospitava qualche altalena e due scivoli.
Mi sedetti ad uno dei primi banchi e mi guardai di fronte. Era da molto tempo che non mi prendevo qualche momento per me. Era da molto tempo che volevo rimanere sola e pensare alle parole che Ashton mi aveva sussurrato il giorno della partenza. “Ho fatto una promessa. Quando eri su quel letto, inerme, senza vita, ho fatto una promessa a Dio. Gli ho promesso che se lui ti avrebbe lasciata a me, nelle mie mani, io ti avrei protetto come meritavi, come il Suo angelo meritava.” Me le ero persino scritte quelle parole. E mi veniva da ridere al solo pensiero.
Ashton, ai piedi del mio letto, che pregava un Dio in cui non aveva mai creduto più di tanto.
 
 
- Non posso neanche immaginare come lui abbia iniziato un discorso con Te, ma sinceramente non dovrei ridere poi tanto di lui, perché anche io ho sempre avuto una grande difficoltà a farlo. Quando ero più piccola e in questa chiesetta ci venivo di rado, Don Christopher mi disse di parlarti come si parla ad un amico. Quindi, credo farò così anche stavolta. Ashton è molto importante per me. E non lo vedo da troppo tempo. Mi manca, Dio. Credo che tutte le cose che fino a quel momento ci eravamo detti, sono sparite nel nulla. Non ci sentiamo da così tanto tempo. Però, devo chiederti una cosa Dio. So che lui ti ha fatto quella promessa, e Tu l’hai mantenuta. Quindi, vorrei Tu facessi una promessa anche a me. Proteggilo, da tutto. Se pensi che io sia un male per lui, proteggilo anche da me. Proteggilo da tutto ciò che potrebbe fargli del male, ti sto pregando. Lui non se lo merita, non merita del male. E se manterrai questa promessa, veramente non so cosa darti in cambio. Lui significa tutto per me e se dovesse accadergli qualcosa mentre…mentre io non sono con lui, non so come potrei sentirmi per il resto della mia vita.- mi accorsi di star piangendo quando il fiato iniziò a mancarmi e la vista della panca di fronte a me si faceva sempre più offuscata.
- Ricordi ancora ciò che ti dissi, eh?- una risatina riempì quel piccolo luogo
 
Mi girai di scatto e trovai Don Christopher in piedi che mi sorrideva. Sorrisi a mia volta e lui prontamente, si sedette accanto a me.
 
- Ah, piccola Ester. So per certo che tu gli manchi tanto quanto lui manca a te.- sentenziò
- E tu cosa ne sai Don Chris?- chiesi
- Lo saprai anche tu, in meno di quanto potresti immaginare, cara. Vorrei solo dirti che, non devi abbatterti. E’ da tanto che non vi vedete, eppure, vi amate ancora come prima. E ve lo dice uno che conosce entrambi, fidati! Solo un compromesso. Dovete trovare solo un compromesso. E lo troverete, te lo assicuro. Dialogo, solo quello ci vuole.-
- Ma quale dialogo? Non parliamo da mesi, e la colpa è di entrambi. Io ho la scuola. Lui ora ha un lavoro.- tirai su col naso
- Dialogo, e basta.- colpì piano la panca su cui eravamo seduti e si alzò andandosene
 
Sbuffai tornando a guardare di fronte a me.
Sentii la panca su cui ero seduta, scricchiolare di nuovo. La sua presenza di fianco a me era evidente. Lo sentii sospirare, stava fissando l’altare di fronte a lui.


- Quindi sono…quanti anni hai?- chiese rompendo il silenzio che si era formato nella piccola cappella
-Diciannove.-
- Non so nemmeno la tua età, dovrei vergognarmi, no?!- disse
- Oh si, vergognati.- mi scappò una risatina
- Sono diciannove anni che tu vieni a pregare qui?- chiese con un misto di innocenza e stupore


La mia risata suonò lì dentro, facendo comparire sul suo volto, un sorriso timido.
Lo guardai e scrollai la testa.


- Sono circa cinque o sei anni.- dissi


Lui annuì e poi si mise seduto sull’inginocchiatoio davanti alla panca su cui ero seduta io.
Lo guardai ancora con le lacrime agli occhi e ringraziai Dio. Perché, anche se non glielo avevo chiesto, anche se Lui non me lo aveva promesso, Ashton in quel momento era lì, davanti a me, bello come mai prima di allora.
 
- Don Christopher sapeva tutto, eh.- dissi
- Si, tutto.-
 
Alzò il mio viso e mi fissò negli occhi. Quegli occhi non mi sarei mai stancata di fissarli.
 
- Ho…bisogno di te, Ester.- sputò


Ero sicura che le mie guance non fossero mai diventate così rosse come in quel momento. Eppure mi chiedevo quale fosse il motivo di tale rossore. Ero arrossita pochissime volte di fronte a lui, e ora, non ne avevo proprio il motivo. Ma quel paio di occhi che continuavano a fissarmi, che brillavano nella luce opaca della cappella, mi mettevano in imbarazzo, come mai nessuno era riuscito a fare.
Lui aveva bisogno di me, e io ero più che sicura di aver bisogno di lui.
Avere bisogno di una persona era una cosa bellissima. Il “ho bisogno di te”, è quasi più importante del solito “ti amo”. Per dire che si ha bisogno di qualcuno, ci vuole coraggio, tanto coraggio. Perché, si ammette di non farcela da soli, si ammette di non essere abbastanza forti a reggere il peso del mondo sulle proprie spalle, si ammette di essere troppo deboli per riuscire a sopravvivere senza qualcuno al proprio fianco.
E non mi sarei mai immaginata di sentire quelle parole pronunciate da Ashton, dal mio Ashton. Lui, che era così forte, così indipendente, ammetteva di aver bisogno di qualcuno. Aveva bisogno di me.
Mi avvicinai al suo viso e gli circondai gli zigomi con le mani. Accarezzai le sue labbra con i pollici e attaccai il mio naso al suo.
 
- Anch’io ho bisogno di te, Ash.-
 
Lo baciai.
Sentii le sue labbra premute contro le mie e non ci fu momento più bello in vita mia fino a quel momento. Le sue labbra avevano la necessità di toccare le mie, come le mie avevano il forte bisogno di assaporare le sue. Mi accarezzò la bocca con la lingua e appena dischiusi la bocca, il suo calore e il suo profumo mi invasero.
 
- Ho bisogno di te, e non ti lascio andare, adesso.- sussurrò a fior di labbra
- Non ti lascerò andare da nessuna parte.-
 
Mi staccai da quel bacio e mi sedetti sulle sue gambe e lo strinsi in un abbraccio. Era da tempo che non lo stringevo tra le mie braccia e solo in quel modo ero veramente al sicuro.
Mi allontanò lentamente e abbassò lo sguardo sulla sua mano che mi accarezzava la coscia.
 
- Ho bisogno di te. E non ti lascerò andare. Ma…io mi devo trasferire, e non posso obbligarti a seguirmi.-
- D-dove andrai?- chiesi senza pensarci
- Melbourne. Il lavoro è importante Ester, e anche tu lo sei, ma l’unica condizione per continuare a lavorare è andare lì.-
- Ashton…-
- Sapevo che ti stavo chiedendo troppo, e così, di getto. Sono un pazzo.- si fiondò di nuovo sulle mie labbra
 
Non potevo lasciarlo scappare di nuovo. Non potevo lasciarlo andare a Melbourne e magari vederlo dopo due o tre anni, perché sapevo che di quello si sarebbe trattato. Non potevo e non volevo. Avevo bisogno di lui, e lui aveva bisogno di me.
Spesso bisogna solamente mettersi da parte…
 
- Quando partiremo?- chiesi vedendo i suoi occhi illuminarsi di una luce propria.
 
 
 
 
Nerhs’s box.
 
Ohohoh!
Capitolo cortino, lo so, ma vado abbastanza di fretta. Mio padre decide di fare una rimpatriata di amici e lui, come da programma, aspetta solamente!
AAAH, che disastroo!
Bene, passiamo al capitolo!
A quanto pare, i nostri piccioncini si rincontrano e Ashton fa delle proposte bizzarre, che però alla fine non sono poi tanto bizzarre…
RECENSIONI.
E ho detto tutto <3
Vi amo da impazzireeeee :)
Nerhs xx
  
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