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Autore: Floryana    04/07/2014    3 recensioni
Io sono ShiroYasha. Io sono un demone asceso dagli inferi. Io sono un mostro sanguinario che ha tolto la vita a molti. Io sono colui che vive all'ombra della morte. Nessuno si preoccuperà se muoio. Nessuno si preoccuperà se vivo. Nessuno si accorgerà che esisto. Io non temo la morte. Io non temo il giudizio delle divinità. Io credo solo nel mio bushido perché io sono un samurai…o no?
Genere: Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gintoki Sakata, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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                                                                                          Capitolo 3

Prima parte

Otto anni dopo...
Un amanto avanzò davanti a un imponente esercito.
Indossava una spessa armatura di ferro nero abbellita da due zanne che spuntavano ai lati delle spalle.
"Mio generale" lo richiamò un altro amanto "Le truppe sono in posizione. Aspettano solo un vostro ordine per attaccare".
Questi fece un cenno di assenso al suo sottoposto e, posizionandosi davanti ai suoi uomini, iniziò il suo discorso "Oggi è un giorno molto speciale. L'esercito che abbiamo di fronte è comandato da un certo samurai... un demone, come ama definirsi! Che sfrontato! Fino a qualche tempo fa se ne andava da solo per i campi di battaglia a far strage di nemici; ma ora, secondo le nostre fonti, si è aggregato a questi umani che osano sfidarci! Ebbene, io vi dico: uccidete tutte le "scimmie" che vi si parano davanti; ammazzate, squartate, torturate... non risparmiate nessuno!"
A quelle parole, un urlo si levò dal suo esercito e molti amanto alzarono le proprie armi al cielo, infervorati dal discorso appena concluso.
Un medesimo urlo di guerra si sentì provenire dallo schieramento opposto.
I due eserciti erano pronti a combattere: all'unisono scattarono; umani e amanto incrociarono una volta ancora le loro armi.

Le nere nubi cariche di pioggia oscuravano il cielo, conferendo alla scena un aspetto macabro e spaventoso.
Nel mezzo della battaglia, uno dei combattenti si rivolse al compagno vicino "Dov'è andato quello scansafatiche?" chiese con noncuranza, mentre tagliava la gola a un amanto.
"Che vuoi che ne sappia, Takasugi. Sarà rimasto alla base" rispose questi, tra un fendente e l'altro.
"Ma lo sapete come è fatto... Ieri notte avrà bevuto troppo" disse un altro che si trovava vicino a loro, prima di scoppiare a ridere.
"Attento, Sakamoto" lo ammonì il secondo, dopo averlo tirato per la manica del kimono evitandogli un colpo di spada diretto alle spalle.
Con un rapido movimento della katana, decapitò il mal capitato.
"Ma, insomma, fai più attenzione!"gli urlò dopo
"Scusa, mi sono distratto..." disse questi, per poi mettersi a ridere di nuovo.
"In battaglia non c'è tempo per distrarsi!" lo rimproverò Takasugi, mentre era intento a trafiggere un amanto che gli si trovava davanti.

Un samurai, dall'alto di una rupe, osservava tutta la scena.
Indossava un kimono da combattimento bianco; legata alla testa aveva una fascia del medesimo colore e al fianco una lunga katana dal saya finemente decorato con l'intricata figura di un dragone argentato.
'Ma che mattinieri... hanno già iniziato' pensò tra sè e sè, lasciandosi sfuggire un mezzo sorriso.
Dopo aver osservato la scena un altro pò, decise che era arrivato il momento di scendere in campo.

"Capo, abbiamo un problema!" urlò un amanto, cercando di coprire il clangore delle armi, arrivando davanti al generale.
Questi era intento a tenere per la gola un samurai mentre lo colpiva ripetutamente con il martello sulla testa; provava un'eccitazione unica a bagnarsi le mani col sangue di quelle "scimmie", come amava sempre chiamarli; per poi godere delle loro inutili richieste di pietà e dei loro pianti penosi.
Era sadico, lo avevano appurato gli stessi amanto sulla loro pelle; lo temevano e rispettavano allo stesso tempo.
Il generale si girò leggermente di lato per poter guardare meglio l'amanto che osava interrompere il suo 'gioco'.
L'alieno non resse lo sguardo e abbassò leggermente la testa; gli occhi del capo brillavano di una luce spaventosa che lasciava trapelare tutto il suo intento omicida, intento che il sottoposto non voleva di certo provare direttamente sulla sua pelle.
"Cosa vuoi per venirmi a disturbare mentre mi diverto a giocare con una scimmia?" chiese con fastidio.
"Signore ecco... il Demone è arrivato!" rispose il povero soldato con voce tremante.
Il capo si lasciò sfuggire un ghigno divertito. Abbandonò la presa sul samurai che cadde malamente a terra e cominciò a dirigersi verso il sottoposto.
"Conducimi da lui" disse semplicemente, ergendo tutta la sua figura sul gracile amanto.

"Non c'è nè bisogno" si sentì rispondere dal un samurai vestito di bianco che levava la katana dal petto di un amanto.
La lama bianca della spada era sporca di sangue così come alcuni lembi del kimono.
Appoggiò la spada sulla spalla e sorrise. Dietro a lui vi era una fila di cadaveri: alcuni erano stati decapitati o squartati mentre altri avevano parti del corpo amputate e ancora si contorcevano al suolo dal dolore.
Il generale aggrottò la fronte e continuò a guardare il nuovo arrivato con uno sguardo carico d'odio.
"Cosa hai fatto ai miei soldati?" chiese a denti stretti.
"Niente. Mi ero semplicemente messo a giocare con loro" rispose con naturalezza il samurai, facendo spallucce.
L'amanto continuò a guardarlo con rinnovata rabbia; alla fine emise un lungo urlo e si fiondò su di lui.
Il samurai alzò subito la guardia, pronto a parare l'attacco dell'amanto.

Il povero sottoposto aprì gli occhi: quando era iniziata la battaglia tra il suo generale e il "Demone" si era nascosto dietro una rupe, si era tappato le orecchie e aveva chiuso le palpebre.
Ora era uscito lentamente dal suo nascondiglio e stava osservando tutta la scena: pezzi del suo oramai ex-capo erano sparpagliati tutti intorno mentre gli altri amanto erano a terra, morti.
Il "Demone" si ergeva tra loro. Stava osservando il massacro compiuto con un leggero ghigno stampato sul volto; aveva i vestiti e i capelli sporchi di sangue ed era leggermente ferito. All'improviso si voltò dalla sua parte "Ma guarda..." disse con una punta di ironia nella voce "Me n'è scappato uno".
"Ti prego, non uccidermi" lo supplicò l'amanto, provando a indieteggiare,"Io non ho fatto nulla" disse prima di incespicare e cadere all'indietro .
Il samurai sfoderò di nuovo la katana e si avvicinò all'alieno con fare minaccioso. Continuava a camminare lentamente nella sua direzione non distogliendo lo sguardo di dosso.
"Ti prego" continuava a ripetere l'amanto "Non farmi del male".
Il demone si fermò. Chiuse gli occhi e, sbuffando leggermente, gli disse alfine di andarsene con fare annoiato.
L'amanto spalancò gli occhi dalla sorpresa e continuò a fissare il guerriero che, rifoderando la katana, si voltò e andò a sedersi su una roccia lì vicino. Sfilò l'arma dalla cintura per poi appoggiarla accanto a lui, mise i gomiti sulle gambe, prese la testa fra le mani e chiuse gli occhi.
L'alieno continuava a fissarlo; lentamente, si avvicinò al samurai, incuriosito dal suo strano comportamento. Era a qualche passo da lui, quando questi aprì di scatto gli occhi, afferò la katana e gliela puntò alla gola.
"Cosa volevi fare?" chiese il demone aggottando la fronte.
"Non volevo fare niente, lo giuro" rispose l'amanto alzando le braccia e cominciando a tremare con rinnovata paura.
Il samurai continuò a squadrarlo per qualche secondo, fissandolo negli occhi. Poi abbassò la spada, la rifoderò e riprese la posizione di prima.
L'alieno rimase per qualche istante a guardarlo, poi si sedette accanto a lui e, appoggiando la schiena alla roccia, socchiuse gli occhi.

Rimasero così fermi per qualche minuto poi il guerriero prese la parola.
"Perchè non te ne sei andato?" gli chiese.
L'amanto ci pensò su per qualche secondo, volendo scegliere le giuste parole. Era ancora impaurito ma, allo stesso tempo, impressionato dalla crudeltà e da quel moto inspiegabile di pietà che aveva spinto il samurai a risparmiarlo.
"Perchè hai avuto pietà di me?" gli chiese.
Il samurai lo guardò qualche istante con un'aria divertita "Pietà dici? Ti sbagli, non ho provato pietà. Ho smesso di provarla da tanto tempo. Non ti ho ucciso perchè ero stanco, non mi andava di continuare a sentire i tuoi piagnistei; per questo ti ho detto di andartene. Ti volevo uccidere prima e ti voglio uccidere ancora: desidero vedere voi amanto tutti morti!"
Ci fu qualche minuto di silenzio.
"Capisco" rispose l'alieno con un filo di voce, tanto che sembrava quasi un sospiro.
"Capisci? No, io non penso" gli disse di rimando il guerriero "Non penso che tu possa capire. Se voi amanto non foste mai venuti, lo Shogun non avrebbe mai mandato i Naraku in giro per il Paese. Mi avete privato di tutto e io mi diverto a privarvi della cosa più preziosa: la vita!"
"Tu pensi che anche noi non proviamo sentimenti? Pensi che anche noi non proviamo paura, dolore, compassione..."
"Vattene via e lasciami stare" lo interruppe il samurai.
"Dove? Non ho più un posto dove andare. Non appena metterò piede sull'astronave, mi giustizieranno sapendo che sono scappato dal campo di battaglia. A questo punto, preferirei essere ucciso da te..."
Il guerriero lo guardò per qualche istante, poi prese di nuovo la parola.
"Gintoki Sakata"
"Cosa?"
"Non hai sentito? Il mio nome è Gintoki Sakata"
"Il mio è Xari"
"Da quale pianeta vieni?"
"Se te lo dicessi, tu sapresti qual è?
"No, ma era giusto per fare un pò di conversazione".

Gli amanto stavano correndo verso le astronavi per riuscire a sfuggire alla furia omicida degli umani; quei pochi che rimanevano indietro venivano uccisi dagli inseguitori.
Come si era sparsa la voce che il loro generale era stato ucciso, si era scatenato il panico e il caos più totale regnava sulle truppe aliene.
I samurai avevano subito approfittato della situazione generatasi ribaltando le sorti della battaglia a loro favore.

Il fragore dello scontro stava quasi scemando quando un gruppo di guerrieri arrivò nei pressi di Gin. Il ragazzo, alla vista dei suoi compagni d'armi, si alzò dalla roccia sulla quale era seduto e si diresse verso di loro.
"Chi è quell'amanto là dietro" chiese Katsura, indicando col dito Xari, che intanto si era ripreso di paura e stava tremando.
"Un amico" rispose il samurai "Non vi farà nulla tranquilli. Potete abassare le armi" disse rivolto agli altri samurai che nel frattempo si erano già preparati per un imminente scontro.
"Gin ma che stai dicendo?" gli chiese Takasugi "E' un nemico, dobbiamo ucciderlo!"
"Te lo assicuro Takasugi, non è necessario..."

Erano sulla via del ritorno, diretti verso il loro rifugio: si erano insediati in un vecchio tempio in rovina e lo avevano adibito come base.
Xari avanzava vicino a Gin, impaurito dalle occhiate rivolte da alcuni guerrieri. Avrebbe giurato che se uno sguardo potesse fulminare, a quest'ora sarebbe già morto da un pezzo.
Certo, aveva avuto il permesso di poter stare con loro dopo l'insistenza del samurai, ma a patto che fosse sempre rimasto vicino a lui e non tenesse armi. All'amanto andavano bene queste condizioni: primo, non aveva intenzione di separarsi da Gin per nessun motivo, troppo impaurito dalla presenza degli altri umani; secondo, se loro non volevano che tenesse armi, a lui andava più che bene, basta che lo facessero rimanere.
Troppo assorto nei suoi pensieri, non si accorse di andar a sbattere contro Gin, che nel frattempo si era fermato.
"Andate avanti, noi vi raggiungiamo dopo" disse il samurai rivolto ai compagni.
"Sicuro?" gli chiese Katsura "Non è saggio rimanere da soli..."
"Tranquillo, non sono solo; c'è Xari con me"
'Si, certo. Bella compagnia' pensò tra sè e sè Takasugi.
"Sei sicuro di volerti fermare qua?"
"Si si, non vi preoccupate" poi si rivolse all'alieno chiedendogli di seguirlo.

Quando si furono inoltrati nel bosco, Gin si sedette all'ombra di un pino appoggiando la katana affianco a sè e chiuse gli occhi.Dopo averlo osservato qualche minuto, Xari trovò il coraggio per rivolgerli la parola.
"Perchè ci siamo separati dagli altri?" chiese un pò intimorito.
"Perchè vorrei riposare" rispose secco Gintoki, irritato per l'essere stato disturbato.
Xari preferì non aprire bocca per evitare di far arrabbiare ulteriormente il guerriero e si appoggiò a un tronco vicino. Erano passati una manciata di minuti quando si udì un grido provenire dal fitto del bosco. Gin scattò subito in piedi e, impugnata l'arma, si mise in posizione di difesa.
"Che cos'era quell'urlo?" chiese l'alieno, nascondendosi dietro il samurai.
"Non lo so e non mi disturbare" lo zittì in malo modo Gin.
Le grida divennero sempre più vicine mentre l'ansia dell'amanto cresceva sempre di più.
All'improvviso uscì dal fitto del bosco una ragazza.
"Vi prego, aiutatemi" riuscì a dire soltanto, prima di essere trafitta da un Naraku alle sue spalle.

Seconda parte

Quindici anni prima...
Era una notte di fine estate; la luna splendeva alta nel cielo rischiarando il paesaggio.
Una donna stava camminando per i sentieri tortuosi di una fitta foresta.
                   
                                                                                                       

                                                                                                                  Continua...

 


                                                                                         GLOSSARIO


-Saya: fodero

 

Ok, è passato tanto dall'ultimo aggiornamento e me ne rammarico . Purtroppo ho cominciato a lavorare a questo capitolo solo due giorni fa e solo oggi l'ho finito.
Bene, che dire? E' un capitolo cruento... troppo cruento! Mi perdonerete vero?!?
Comuuunque, sono curiosa di sapere le vostre impressioni e, pechè no? Se vi è piaciuto potrei dilungarmi nelle battaglie come in questo capitolo altrimenti... non se ne fa niente.
Devo dire che questo è stato il capitolo più difficile scritto fin'ora: la parte iniziale l'ho cancellata una decina di volte per non parlare delle correzioni che ho apportato ieri...
A proposito, "Xari" è un nome dato a un personaggio di PKNA; ho deciso di usarlo perchè non mi veniva un nome decente per un alieno xD
Come sempre, vi do appuntamento al prossimo capitolo!
Baci, Flory <3
   

  
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