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Autore: _Colours_ of the _Music_    04/07/2014    1 recensioni
Angel è una ragazza di diciassette anni dalla vita normale, tra scuola, casa e amici. Ma tutt'ad un tratto, a causa di problemi di salute, dovrà trasferirsi in una nuova scuola un po' speciale in cui farà la conoscenza di ragazzi che in un altro contesto sarebbero considerati "diversi".
Riuscirà ad abituarsi alla sua nuova vita? E a farsi nuovi amici? Ma soprattutto, cosa penserà della nuova condizione in cui dovrà vivere?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate
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Capitolo 8 – Romano’s story

Quel giorno faceva caldo. Anzi, fin troppo caldo.
Girovagavo per la scuola in cerca di qualcosa che potesse distrarmi, anche perché con il caldo diventavo parecchio irascibile.
All’improvviso, qualcuno mi finì praticamente addosso.
-Ehi, stai attento a dove metti i piedi!
Ma appena alzai lo sguardo vidi Antonio.
-Ah, Antonio, sei tu…
Solo allora pero’ mi accorsi che era agitato, piuttosto agitato.
-Antonio, che succede? Sei pallido, hai visto un fantasma, per caso?
-Peggio!!
-Cos-
Senza che io potessi dire nulla, Antonio mi prese per un braccio e mi trascinò fino a quando non giungemmo davanti ad una porta.
-Cosa ci facciamo qui, Antonio? Mi vuoi dire che ti prende?
Cominciavo a preoccuparmi seriamente. Poi lessi il numero sulla porta della camera.
-Ma questa non è la stanza tua e di Romano?
Lui annuì solamente.
-… Beh, perché mi hai portata qui?
-Romano ha bisogno di aiuto!!
Era ancora più agitato di prima, ma non ne capivo il motivo. Così bussai alla porta.
-Romano? Romano, sei qui dentro?
Nessuna voce si alzò dietro la porta.
-Romano, apri!!
Antonio tentò in tutti i modi di aprire la porta che pero’ era chiusa a chiave dall’interno.
-Lasciatemi in pace!
All’improvviso sentimmo la voce del ragazzo dall’interno della camera.
-Ma che succede qui?
Mi girai e vidi Gilbert che si avvicinava a noi.
-Antonio, ma che ti succede?
Il ragazzo interpellato pero’ non ci rivolse nemmeno uno sguardo.
-Romano, è colpa mia, vero? Ti ho fatto del male, non è così?!
Io e Gilbert ci guardammo, confusi.
In quel momento esatto sentimmo una voce provenire dal corridoio. Era Feli.
-ROMANO!
Il castano corse verso di noi. Evidentemente aveva capito cosa stesse succedendo, al contrario di Gilbert e me.
-Ah, Feli! Romano non vuole uscire dalla camera, sono preoccupato!!
-N-Non preoccuparti, Antonio..! Troveremo un modo per farlo uscire!
-Ehi ragazzi, non c’è bisogno di agitarsi in questo modo…
Gilbert non l’avrebbe mai dovuto dire. In quel momento Antonio gli afferrò il polso in un battito di ciglia.
-Lì dentro c’è Romano. Da solo. Ti rendi conto della scemenza che hai detto?!
-Antonio!
Al sentir pronunciare il suo nome da Feli, Antonio si bloccò e lasciò il polso a Gilbert abbassando lo sguardo.
Per pochi minuti non si sentì più volare una mosca. Eravamo tutti come impietriti.
-Ehi, Antonio…
Gilbert tentò di scusarsi con il ragazzo, ma Feli lo precedette.
-Non ti preoccupare, faremo uscire Romano in un mondo o nell’altro…
Lo disse con la sua solita voce gentile e affettuosa, ma mi sembrava comunque strano che Feliciano non avesse chiamato Romano “fratellone”, come aveva fatto per tutto il tempo, il giorno del suo arrivo a scuola. E mi stupì ancora di più la frase che disse dopo.
-Pero’ ora è meglio che tu ti allontani… Va bene?
Mi sarei aspettata una reazione esagerata da parte di Antonio, e invece dopo pochi secondi di riflessione annuì.
-Gilbert, potresti andare con lui e fargli compagnia?
-Come vuoi…
Gilbert obbedì e seguì Antonio.
-Ma cosa sta succedendo?
Alla mia domanda, Feli sospirò.
-Ci penserò io a fare uscire Romano. O almeno proverò a convincerlo a farmi entrare.
-Ti voglio aiutare anche io, Feli!
-Non c’è alcun problema, Angel… Ci riuscirò. Ma devo essere da solo.
-Andatevene, tutti e due!
-Ma Romano…
-Non cominciare, Feliciano! Vattene anche tu!
-Romano, piantala di fare così, non ti accorgi che stai facendo preoccupare un sacco di persone? Compreso tuo fratello!
-Problemi loro. Non voglio vedere nessuno.
A quel punto mi rivolsi a Feliciano.
-Dovremmo chiamare un infermiere? O il prof?
-Non possono fare niente finché Romano non apre la porta…
-Feli, ma che gli prende? Non pensavo che si potesse arrivare a questo punto…
Sospirò.
-Non ti posso dire niente… Solo che se non fosse così non sarebbe venuto in questa scuola.
Ci fu un minuto di silenzio, o forse di più. Poi Feliciano mi guardò e sorrise come se non ci fosse nessun problema.
-Dimentica quello che ho detto… Dovrebbe essere Romano a parlarne, e lo farà quando e se ne avrà voglia…
Mi sembrava più che giusto. Pero’ avrei voluto aiutarlo, in ogni caso.
-Mh? Ah, Vargas!
-Eh?
Feli si girò e vide il prof Bonnefoy.
-Buongiorno prof!
-Qualcosa non va?
-Ah… No, no…
Il prof non sembrò credergli, ma sorrise ugualmente.
-Puoi seguirmi un secondo in infermeria? Il dottore ha detto che devi fare i tuoi controlli.
-Proprio ora?
-Non bisogna far aspettare il dottore!
Feli ci dovette pensare un attimo su ma alla fine si arrese.
-Va bene… Mi raccomando Angel!
-Non preoccuparti, Feli!
Il ragazzo annuì e si allontanò. Il prof pero’ prima si girò verso di me e mi disse, sorridendo:
-Ho fiducia in te, Angel.
Detto questo seguì Feli, senza neanche aspettare una mia risposta. Avevo capito cosa il prof intendesse dire con quelle parole. E cominciai anche a pensare che la storia del controllo fosse solo una scusa.
A quel punto cominciai a Romano. O almeno, ci provai.
-Romano, perché fai così?
Nessuna risposta.
-Sai, non è bello parlare alla porta.
-Non è un problema mio.
-Lo sarà presto se non ti decidi ad aprirla.
Nessuna risposta, di nuovo. E nessun tipo di movimento. Sospirai, non sapendo bene cosa dire.
-Romano… Non vuoi proprio parlarne? Dire cosa ti sta succedendo?
-No.
Era ovvio che avrei dovuto fare un discorso coi fiocchi. Così mi preparai.
-Ah, non sai quanto ti capisco.
Lo sentì alzarsi e avvicinarsi alla porta.
-Non puoi capire. Né tu, né gli altri.
-Non abbiamo mica bisogno degli altri.
Avvertì il suo stupore alla mia affermazione. Poco dopo la porta si aprì di pochissimo.
-Cosa intendi?
-Siamo forti, vero? Lo siamo abbastanza da non aver bisogno degli altri.
-Hai ragione, quindi capisci che devi andartene.
-Pero’, sai, io fossi in te non farei preoccupare proprio Antonio e Feli.
Dovetti aspettare un po’ di tempo, ma alla fine mi aprì la porta. Entrai nella sua camera. Era incredibilmente buia. Le tende coprivano la luce del sole. C’era il silenzio assoluto.
-Romano… Perché ti sei chiuso qui dentro?
Mi richiusi la porta alle spalle.
-Chiudi a chiave.
Obbedii.
-Posso sedermi?
-… Ok.
Mi sedetti sul letto. Lui era seduto su una di quelle sedie girevoli da ufficio. Si portò le gambe al petto e se le abbracciò.
-Cosa succede?
-Perché sono fatto così?
-Così come?
Lui sospirò e girò la sedia fino a che non potessi più guardarlo in faccia.
-Sono un disastro.
-Non è vero…
-Invece sì! So solo fare in modo che gli altri si preoccupino di me, e basta.
-Ed è per questo che ti sei rinchiuso qui dentro?
Scosse la testa.
-Romano, ti da’ così tanto fastidio far preoccupare gli altri per te?
Non ottenni una risposta, perciò continuai.
-… Sai, io non credo nelle persone che dicono “non voglio far preoccupare gli altri” o “non ti dico cos’ho che non va perché altrimenti ti preoccuperesti per niente”. Anzi, si può dire che le odio.
-…
-Pensano di sembrare ingenue e altruiste, ma a mio parere solo le più egoiste.
-Come fai a dirlo?
-Una volta, ho sentito dire che gli esseri umani non fanno mai qualcosa per puro altruismo. In verità credo proprio che quelle persone dicano così per far preoccupare ancora di più gli altri. Non lo pensi anche tu?
-…
-Adesso ti racconto il motivo per il quale sono qui, in questa scuola… Non l’ho detto a nessuno ancora, quindi ritieniti fortunato, eh!
All’improvviso mi guardò.
-Perché dovresti farlo?
-Perché tu hai bisogno di qualcuno che ti appoggi, adesso.
Dopo pochi secondi pero’ scossi la testa.
-Aaaah… No, non è per questo. In verità voglio solo che tu mi racconti di te. Ho pensato che probabilmente dicendoti qualcosa su di me l’avresti fatto, perciò…
-… Ok, allora. Se mi prometti che non rivelerai a nessuno ciò che ti dirò ti racconterò tutto.
Sorrisi e allungai una mano.
-Promesso! Ah, e vale anche per te, eh!
Mi strinse la mano, un po’ titubante, e annuì.
-Vediamo… Da dove cominciare?
Gli raccontai praticamente minuto per minuto quello che mi era successo, escludendo pero’ i leggeri colpi che cominciavo ad avere.
Alla fine della mia storia lui sembrò un po’ scosso.
-Ah, ma ora che sono qui sono lievemente più tranquilla…
-E tu non hai detto a nessuno questa cosa?
Scossi leggermente la testa. Davvero era così strano?
-Alla fine l’hai fatto anche tu, mi pare.
Lui sembrò bloccarsi di colpo a quell’affermazione. Poi, distolse lo sguardo, nuovamente.
-Hai ragione…
-In base alla promessa, adesso devi raccontarmi di te, ricordi?
Lo vidi annuire nell’oscurità della stanza e prese un bel respiro.
-Non voglio che gli altri comincino a guardarmi con occhi diversi…
-… Beh, è vero, hai fatto preoccupare parecchie persone, ma non cred-
-Non è per quello.
Solo allora mi resi conto che non avrei dovuto interromperlo.
-… Scusa.
Ci volle ancora qualche secondo, ma poi finalmente Romano cominciò a parlare.
-Quando ero più piccolo, ho rischiato di cadere in depressione. È stato grazie ad Antonio se ne sono uscito.
Dopo un attimo di smarrimento, capii che era quello il motivo per il quale erano così amici.
-Probabilmente è anche per colpa mia che ora è così…
Rimase un attimo zitto, poi si accorse di ciò che aveva appena detto e si affrettò a scuotere la testa.
-Non badare a quello che ho detto, non è importante ora..
-Mh… I tuoi genitori non lo sapevano, vero?
-Ovviamente no. Loro erano impegnati a coccolare Feliciano…
-Quindi è “colpa” di Feli?
-… No, non è colpa sua.. E’ colpa di quel tedesco se Feliciano ha fatto quell’incidente… Per colpa sua è dovuto rimanere in ospedale per tutto quel tempo!
-Anche tu eri preoccupato per lui, non è così?
-Certamente… Pero’ i nostri genitori non se ne accorgevano, è come se in quel periodo per loro non fossi esistito. È stato proprio in quei mesi che io… avevo cominciato a pensare di tagliarmi.
Sbiancai all’istante.
-Non l’hai fatto, vero?!
-Ci stavo per provare seriamente, un giorno…I nostri genitori erano entrambi all’ospedale, e mi avevano lasciato con nostro zio ma ero riuscito comunque a recuperare un paio di forbici senza farmi scoprire.
-Conoscevi già Antonio, vero? Lui lo sapeva?
-Quello stupido si faceva sempre rimproverare perché tentava di stare più tempo possibile insieme a me… Anche alla sera tardi. E tutto perché temeva che potessi crollare.
Un leggero sorriso apparve sulle labbra di Romano.
-Quel giorno non ho fatto in tempo a fare nulla, si è immediatamente fiondato nella mia stanza e mi ha preso le forbici di mano.
-Quindi si era risolto tutto, no? Cosa è successo dopo?
-Ovviamente no, non si è risolto un bel niente. È proprio perché nessuno mi ha capito che adesso sono così. Per colpa di queste stupide crisi che mi vengono di tanto in tanto, mi devo rinchiudere, o rischierei davvero di fare male a qualcuno per colpa della rabbia. Io non voglio fare male a nessuno, non voglio fare del male ad Antonio…
-Lui e Feli lo sanno, da quanto ho potuto vedere prima.
-Sì ma loro non capiscono quanto sia difficile per me. Loro provano a fare di tutto, ma non capiscono che sono io quello che ha più difficoltà. A volte rischio di avere delle crisi di rabbia e loro non se ne accorgono nemmeno, altre volte sono fin troppo protettivi, cosa pretendono che faccia?! E poi, Antonio è…
Si bloccò all’improvviso e si alzò di scatto.
-Adesso sai perché mi sono chiuso qui dentro.
-Non serve a nulla…
-Cosa vuoi che faccia?! Odio quest’atteggiamento, odio quando Feliciano e Antonio evitano di parlarne, odio quando cercano di rifilarmi un “devi cercare di calmarti”! Sei esattamente come loro, odio voi, odio questa scuola, odio tutti!!
-Romano.
-Che c’è?!
Non so come mai, ma in quel momento avvertii la strana voglia di abbracciarlo. Capivo come si potesse sentire, ci stavo male anche io. Quindi d’impulso mi alzai e gli posai una mano sulla spalla.
-Andrà tutto bene…
Sapevo che aveva bisogno di sentirselo dire. Ne aveva veramente bisogno. Infatti non disse più nulla, rimase solo con un’espressione sorpresa in volto lì, a fissarmi.
-E adesso apriamo queste tende, eh? Diventerò cieca a forza di stare qui al buio!
Gli scompigliai i capelli e sorrisi.
-Non lo pensi anche tu?
-Perché l’hai fatto? Credi che andrà tutto bene solo perché lo dici tu? O stai cercando di concludere il discor-
-Io non so se andrà veramente tutto bene. So solo che so come ti senti. Quindi, basta fare quel muso lungo e usciamo, devi chiedere ancora scusa a Feli e Antonio, giusto?
-Cosa faccio se mi verrà un’altra crisi di rabbia?
-Beh.. Io ti consiglierei prima di tutto di non chiuderti in camera…
-Non.. chiudermi in camera?
Aprii le tende e entrambi ci dovemmo coprire gli occhi.
-Perché, vedi, se ti chiudi al buio in camera poi succede questo!
Dopo alcuni secondi Romano scoppiò a ridere.
-Ehi! Dico sul serio!
Inizialmente misi il broncio, ma non potei evitare di sentirmi sollevata guardando Romano divertito. Così, mi finsi offesa e incrociai le braccia.
-Adesso usciamo, neh?
 
Angolo dell’Autrice
… L’ho fatto di nuovo. AAAAAAAAAH, mi odio così taaanto—
EHI, ma mi perdonerete, vero?

Oh, ma quanta rabbia repressa c’è in questo capitolo :’ Ebbene sì, un po’ di sfogo :’)
Inizialmente avrei voluto scrivere il capitolo di Kiku, ma poi non ho resistito – date le condizioni (s)favorevoli – e ho scritto questo qua~
Spero che vi sia piaciuto e che sia riuscita a trasmettere le giuste emozioni! Lasciate anche una piccola recensione se il capitolo vi è piaciuto!
A proposito, ringrazio Mary99Grace e DC_otaku per aver recensito il capitolo precedente!
Alla prossima, belli, e passate una bella estate~

_¢σℓσυяѕσf тнє _мυѕι¢_
  
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