*L'Amore oltre il Dolore*
CAPITOLO 1. Vampiri
Pioggia...sentivo
la pioggia bagnarmi il viso e i vestiti, ma dovevo correre, non potevo
fermarmi…correre, correre…sempre dritto, senza
voltarmi, senza preoccuparmi delle voci di supplica e di dolore che
sentivo intorno a me, che riempivano il bosco, e facevano vibrare le
foglie degli alberi…correvo e non mi fermavo, sapevo che una
sola piccolissima distrazione sarebbe stata fatale…non per
me, ma per la persona che dovevo raggiungere…i minuti erano
contati e io non ero più sicura che sarei riuscita a
compiere la missione che mi era stata affidata.
Quando
all’improvviso in fondo al bosco, vidi una luce accecante.
Splendente. Più mi avvicinavo e più sentivo che
quella luce mi riempiva il cuore di calore, di
serenità…senza neanche accorgermene mentre
correvo, tesi una mano verso quella luce come a volerla prenderla e
intrappolarla…ancora poco…ancora poco e sarei
riuscita a raggiungere la luce tanto desiderata…
Successe
tutto troppo in fretta per rendermene conto.
Raggiunsi
la fine del bosco. Mi addentrai verso la luce e quello che trovai di
fronte mi fece stringere il cuore in una morsa di dolore.
Ero
a La Push nella scogliera dove circa 1 anno e mezzo fa mi
tuffai…li davanti, in bilico ad uno scoglio vidi un ragazzo
di spalle.
La
sua pelle abbronzata e i suoi capelli corvini erano inconfondibili,
sapevo bene chi era, ma ne fui certa quando voltò la testa
verso di me e lo sguardo che mi rivolse, mi fece gelare il sangue nelle
vene.
Jacob
Black era lì, voltato verso di me in lacrime…udii
solo una frase…
<<
Sii felice Bella…ti ho sempre amato…addio..
>>
Poi
girandosi completamente verso di me…aprì le
braccia e sorridendomi un’ultima volta si gettò
all’indietro oltre gli scogli verso il vuoto del mare in
tempesta…
Riuscii
ad urlare solo il suo nome..
<<
JAKEEEEE NOOOOO!!! >>
Piangevo.
Tremavo. Urlavo. Cercavo di andargli incontro, ma era tutto inutile il
mio corpo era immobilizzato dal terrore dalla disperazione e dal
dolore…ed io sapevo perché si era gettato, io lo
sapevo…per colpa mia…Poi un’altra luce
abbagliante…
e
infine il buio…
***************
Mi
svegliai di soprassalto urlando, ero sudata e tremavo…mi
guardai intorno. Mi trovavo distesa sul letto, nella grande e
bellissima stanza di mio marito Edward, ormai divenuta la nostra camera
da circa due settimane.
Sorrisi
al ricordo del nostro matrimonio, il giorno più felice di
tutta la mia vita, finalmente ero diventata la signora Isabella Marie
Swan Cullen.
Guardai
fuori nella grande vetrata, e mi stupii che fosse ancora notte
fonda…una notte senza luna…mi girai verso il
comodino e vidi l’orologio segnare le 3 del
mattino…
Il
mio cuore batteva frenetico, respiravo ancora affannosamente e mi
tremavano le mani. Chiusi gli occhi cercando di calmarmi, cercando di
non pensare a quell’incubo terribile. Ma più
rimanevo con gli occhi chiusi e più le immagini di Jacob in
lacrime mentre si gettava nel vuoto mi attraversavano la mente.
Spalancai gli occhi in preda al terrore…non poteva
essere…non doveva essere…
“era
solo un sogno, era solo un sogno” mi continuai a ripetere tra
me e me, ma fu inutile l’angoscia per quello che avevo
sognato non mi abbandonava.
Mi
misi a sedere cercando con lo sguardo nella stanza buia
l’unica persona di cui solo in quel momento avevo
più bisogno e che era in grado di calmarmi con la sua
presenza…
Ma
quella notte il mio bel vampiro non che marito stupendo non sarebbe
venuto a rassicurarmi e calmarmi…eh si, quella sera infatti
lo avevo costretto ad andare a caccia con tutto il resto della famiglia
dato che, da quando eravamo tornati dalla luna di miele circa una
settimana fa, non si era ancora nutrito…quindi avrei dovuto
aspettare fino al mattino seguente.
Sospirai,
accesi la lampada sul comodino e mi alzai dal letto.
Quella
sera ero rimasta sola in casa, Edward aveva insistito
affinché qualcuno della famiglia restasse con me, sapeva fin
troppo bene della mia frustrazione e tormento ogni volta che si
allontanava, e non voleva che mi sentissi sola. Ma io fui irremovibile
dicendogli che per quella notte sarei sopravvissuta senza baby-sitter e
che avrei fatto attenzione agli scalini e agli spigoli dei mobili.
Cosi
mi ritrovavo in canottiera pantaloncini e ciabatte a vagare per la
grande casa dei Cullen…ora che la vedevo meglio era davvero
troppo grande per me, abituata a una semplice casetta di
città, questa mi sembrava la reggia di un re.
Scesi
gli scalini con molta attenzione come promesso ad Edward, e non so come
evitai per un pelo di battere la testa contro lo stipite della porta
della cucina!
Avevo
intenzione di prepararmi un po’ di the per
calmarmi…
Arrivata
in cucina accesi la luce. Riempi il bollitore d’acqua e lo
misi sul gas. Mi sedetti su una sedia e appoggiai le ginocchia al petto
avvolgendole con le braccia…
Da
quando ero arrivata a far parte ufficialmente della famiglia, e
ovviamente vivere insieme a 7 vampiri, Esme, la mia dolce e amatissima
suocera, si era data parecchio da fare per me. Aveva praticamente
svaligiato mezzo supermercato e riempito ogni singolo scaffale della
cucina di tutto il cibo possibile per gli umani. Adorava cucinare e
finalmente aveva una cavia a cui far provare le sue ricette
complicatissime ma di una squisitezza unica, di li a poco sarei
ingrassata come una balena…ma nessuno, apparte vampiri,
avrebbe mai resistito alle prelibatezze preparate da
Esme…quindi con bhe diciamo discreto entusiasmo avevo
accettato Esme come mia cuoca personale.
Rimasi
in silenzio aspettando che l’acqua bollisse e iniziai a
pensare. Pensare in quei momenti di solitudine era la cosa che mi
riusciva meglio…
Pensai
a Jake, di cui da più di un mese non si erano notizie.
Scappato…si, era scappato per colpa mia, per colpa del mio
matrimonio, per colpa del mio amore per Edward…scossi la
testa per cancellare via quel pensiero…ma il senso di colpa
che provavo non mi lasciava, era li ancora dentro di me cercando di
riaprire di nuovo quella ferita che mi si era formata dopo aver
lasciato Jacob per sempre.
Un
forte tuono mi fece sussultare. Non mi ero accorta della pioggia che
cadeva impetuosa nel giardino di fronte casa. era come se il mio stato
d’animo si riflettesse con il clima in quel
momento…
Il
the non migliorò affatto il mio umore. Vidi con mia enorme
sorpresa che l’orologio della cucina segnava le 4 del
mattino...ero rimasta 1 ora a fissare la pioggia oltre la finestra.
Decisi così che era arrivato il momento di tornare a letto,
ma al ricordo che potessi rivivere quel sogno sentì un
brivido lungo la schiena…così ripensandoci mi
diressi verso la tv in soggiorno.
Stavo
per sedermi sul divano quando all’improvviso un lampo
illuminò il salotto seguito da un potente tuono. Cercai di
trattenere un urlo coprendomi la bocca con le mani…neanche
un battito di ciglia e si sentì uno strano rumore, come se
qualcosa di metallico fosse esploso. Mi resi conto che era stato il
contatore della luce a esplodere, quando le luci improvvisamente si
spensero e mi ritrovai in piedi al buio nella grande sala.
Senza
pensarci due volte feci due passi avanti e come sempre richiamai a me
una nuova disgrazia. Infatti sbattei violentemente il ginocchio sul
tavolino…questa volta non cercai affatto di trattenere un
urlo. Mi gettai sul divano tenendomi il ginocchio con le mani e
dondolando dal dolore con due lacrimoni agli occhi piagnucolai:
<
Scommetto che vi starete divertendo! > dissi sprezzante con le
lacrime agli occhi…
Se
conoscevo Alice cosi bene, ci avrei scommesso che avrebbe visto tutto
in una delle sue visioni…e ci avrei anche scommesso che
Edward e il suo caro fratellino Emmett si sarebbero sbellicati dalle
risate…
“stupidi
vampiri indistruttibili” pensai tra me e me quando il dolore
passò.
Respirai
affondo cercando di calmare il battito del mio cuore, di certo i tuoni
non mi erano affatto di aiuto, in più c’era il
problema del buio.
Come
avrei fatto a raggiungere la camera al buio? E soprattutto come avrei
fatto a mantenere il mio corpo integro?
Sicuramente,
come minimo e con un po’ di fortuna avrei solamente perso un
braccio o una gamba salendo le scale…scartai immediatamente
la possibilità di andare a letto…quindi decisi di
starmene un po’ nella grande veranda che dava sul giardino
seduta nella panca a sentire il rumore della pioggia.
Cosi
dicendo presi il grande plaid blu appoggiato al divano e mi diressi
molto lentamente verso la porta. L’aprii e mi avvolsi nel
plaid accoccolandomi le gambe al petto come meglio potevo.
Non
faceva freddo, si stava abbastanza bene, ma nonostante questo,
guardando il giardino, sentivo una strana sensazione invadermi il
corpo, era come se qualcuno mi osservasse…sentii un altro
brivido lungo la schiena, quando mi accorsi nonostante la pioggia fitta
di un’ombra che si avvicinava tra gli alberi del bosco.
Fui
presa immediatamente dal panico. Chi era che si stava avvicinando? Un
uomo…o un vampiro? Forse era Edward?
No,
non poteva essere lui sarebbe tornato con qualcun altro della
famiglia….ma allora cosa o chi stava venendo verso di me?...
Poi lo sentii un rumore come un sibilo minaccioso.
Quell’ombra
stava emettendo un suono! Forse voleva dire qualcosa ma era troppo
lontana perché io, povera fragile umana potessi sentire. Il
mio cuore stava per scoppiare. Senza neanche accorgermene ero in pieni,
con occhi sgranati che fissavo quella chiazza scura in mezzo al buio
della foresta. Poi un lampo illuminò il giardino, e
lì mi resi conto di quello che si stava
avvicinando…
Una
nuova ondata di panico prese possesso di me. Volevo correre. Scappare,
ma non ci riuscii…era come nel mio sogno, immobilizzata dal
terrore.
Quello
che vidi davanti….non era affatto un uomo, non era neanche
Edward il mio sposo, il vampiro dagli occhi dorati...no.
Quella
pelle bianca come porcellana che si avvicinava risplendeva nel buio
della notte. Quella eleganza. Quel portamento aggraziato e minaccioso.
Quelle caratteristiche le conoscevo bene, quella bellezza inumana
appartenevano ad un vampiro…e in quel caso ad un vampiro
molto affamato…di sangue umano…
Solo
un secondo il lampo illuminò la figura che stava
oltrepassando gli alberi e ora camminando nel grande giardino. Ma mi
bastò per capire che non era un vampiro
“buono” dagli occhi dorati che si nutriva di sangue
animale…no…quello era un vampiro che aveva
accettato la propria natura di assassino e di bevitore di sangue.
Il
colore dei suoi occhi era di un rosso acceso con delle venature nere
nell’iride…quel vampiro era
assetato…assetato del mio sangue…
Tutto
successe contemporaneamente.
Dopo
il lampo, seguì il tuono che sovrastò il suono di
un ringhio di rabbia e dolore. Sentii un boato acuto, come se due
enormi massi si fossero scontrati…e infine tutto
tornò buio. Solo la luce delle stelle risplendeva nel cielo
nero come la pece.
Dopo
qualche minuto riuscii a ritrovare un attimo di
lucidità, dove mi resi conto che l’ombra
minacciosa pronta ad assalirmi era svanita.
Ancora
in preda al terrore mi accasciai nella panca, e in lontananza potei
notare solo altre 5 ombre muoversi aggraziate verso di me e altre 3
scontrarsi l’una contro l’altra.
Semi
cosciente riuscii a sentire un forte odore di incenso, e
all’improvviso un dolore acuto al polso mi pervase.
Sentivo
che qualcosa mi stava stritolando il polso sinistro! ma non riuscii a
capire cosa, i miei occhi erano coperti dalle lacrime di
dolore…solo un sussurro uscì dalle mie
labbra…
<
Edward… >
e
infine il buio…
Continua...