Fanfic su artisti musicali > Mika
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Autore: Pomponella_    04/07/2014    2 recensioni
*Presa da un capitolo*
"Mika poteva diventare una dipendenza. Come il fumo, la droga, l'alcool. Solo che, a differenza di questi, quel dannato riccio mi avrebbe fatto solamente del bene."
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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~~Strinsi a me la mia borsa, sospirando. In stazione si moriva di caldo, ma poco mi importava. Il sole chiaro come sempre.
Ero seduto su una panchina di marmo, volevo solo che quel maledetto treno arrivasse, volevo solo andare via da Roma in quel momento. Ogni luogo in quella metropoli mi ricordava lei. Ogni posto mi portava indietro nel tempo e mi faceva pensare al suo sorriso, alle sue piccole mani, alla sua vocina..
Un fischio. Il treno era lì. Vi salii, silenzioso  come non mai, sedendomi al mio posto per poi socchiudere gli occhi e vedere quel mezzo partire lentamente.
Avevo le cuffie.
Dopo tre ore di viaggio, arrivammo a Milano finalmente. Mika mi mancava, sarei voluto solo sprofondare fra le sue braccia.
Perché ora Milano sembrava triste? Forse ero io ad esserlo più di tutto il resto.
Un orologio di un grande campanile suonò riportandomi alla realtà; erano già le 15.30. Non mi ero accorto del passare del tempo.
Solo lei, solo i suoi gesti, il suo modo di parlare, di ridere. Solo questo avevo in testa. Era peggio di un trapano.
Mi avviai agli studi a passo lento. Suonai alla porta, ci vollero un po’ per aprire.
Dani spalancò la porta e rimase a fissarmi. Troppo silenzio.
“Ciao Leo..” era Mattia, che mi salutava dalla cucina.
Si alzarono entrambi e mi abbracciarono, stringendomi forte. Quel gesto disse molto più di mille parole. Mi trattenni dallo scoppiare a piangere continuando a ripetermi “Non qui. Non ora.” E sospiravo.
“Mika viene domani, vero?”
Si guardarono, contemporaneamente. “Veramente no. Viene fra tre giorni. È passato stamattina ma andava di fretta perché aveva l’aereo per Londra..”
“Ah.” Non c’era.
“Oggi torna la vocal coach.”
“Rossana?”
“Si.. visto che Mika non c’è..”
Odiai il fatto che me lo ricordavano ogni 5 secondi. Non c’era e l’avevo capito. Ma io avevo bisogno di lui, più di chiunque altro.
“A che ora arriva lei?”
“Dovrebbe essere qui a momenti.”
“Ah, va bene.”
Un tono spento nelle nostre conversazioni. Andai nella mia camera, per sistemare la roba.
Rossana arrivò subito. Nemmeno lei aveva un’aria felice.. forse sapeva tutto. Quei due non avevano potuto evitare di raccontare i cazzi miei a tutti, peggio di due suocere.
Provammo la mia canzone.. era fantastica, come sempre.
Stavo suonando il piano, ma mi bloccai all’improvviso richiamando l’attenzione della vocal coach che mi guardò immediatamente. “Ros..?”
“Dimmi Leonardo.”
“L’hai scelta tu la canzone?”
Scosse la testa “L’ha scelta Mika..”
Di nuovo. Lo aveva fatto apposta.. Quella canzone mi calzava a pennello, specialmente in quella situazione.
Quei tre giorni sembravano non passare mai. Il giorno solo prove, la notte invece.. solo lacrime e pochissima voglia di dormire; e la mattina quelle maledette nottate in bianco si facevano sentire. Non potevo e non riuscivo a dormire. Il suo sorriso sempre presente nella mia mente..
---
“Mika!!” urlai.
La porta si spalancò e finalmente vi entrò. Non mi fregò più di nulla, mi buttai fra le sue braccia affondando in una delle sue coloratissime t-shirt. Trattenni ancora i singhiozzi.
“Leo..” mi carezzò la guancia. Quanto mi era mancato il suo tocco delicato. “Come stai?”
“Mi sei mancato..” sussurrai evitando di rispondergli. D’altronde, come potevo mai stare?!
Salutò gli altri due e ci andammo a sedere in salotto.
“Alora.. cosa ne pensate delle canzoni assegnate??” aveva il suo solito accento e la sua espressione da bimbo.
“Mi piace!” accennarono Matti e Dani all’unisono.
“È perfetta.” Risposi anche io. Ci sorridemmo guardandoci negli occhi.. Mi ci persi come sempre. Per un secondo mi sentii bene.
Qualcuno tossì per finta.. per chiamare la nostra attenzione.. Era Mattia. Tolsi lo sguardo dal suo, con grande fatica e finsi un sorriso davanti agli altri due.
“Avete già con Rossana, vero?” giocava con le mani.
“Si.. e tanto.” Mi intromisi
“Volio ascoltarvi per vedere come va..”
Mi alzai, anticipando tutti gli altri. “Stavolta entro prima io, per favore.” Ingoiai a vuoto.
Mi guardarono malissimo, ma non mi importò.
Ci avviammo in sala. Mi sedetti al piano, ma mi afferrò la mano.
“Non puoi suonare stavolta.”
Sussultai. “Cos?” richiusi lo strumento guardando il riccio dritto negli occhi. “Perché?”
Si girò, per guardare da un’altra parte, quasi avesse paura di incrociare il mio sguardo. “Perché non volio. Devi concentrarti più sulla tua voce..”
“Ma in sti giorni ho sempre provato mentre suonavo!” sbattei una mano sullo sgabello, alzandomi in piedi.
“I know. Ma volio fare un cambiamento. Tu devi esere originale..”
“Ma non riesco a concentrarmi sulla mia voce! Non ci riesco, ho bisogno di qualcosa che mi distragga! Non puoi togliermi il piano! Non ora!”
Si avvicinò, prendendomi il mento fra le dita. Questo contribuì a calmarmi. “Guarda me.”
“Ma..” cercai di protestare
“Silence!” urlò. Mi ammutolii.
“Sing.” Concluse sussurrando.
Cominciai a cantare. Davanti a me c’era lui; i suoi occhi castani, chiari che a volte sembravano prendere un colore completamente diverso: il verde. Abbassai lo sguardo, troppo perfetti.
Mi afferrò la mano, per poi abbassarsi ed inginocchiarsi davanti a me per far si che lo guardassi ancora.
Lentamente si alzò, mantenendo sempre il suo sguardo incatenato al mio senza mollarmi.
Mi fermai a pensare al significato di quella canzone. Come sempre, il riccio non si era sbagliato. Stavo per iniziare a cantare un’altra strofa, ma pensai subito a Giulia. Le parole mi si bloccarono in bocca e sfiatai abbassando la testa ed allontanandomi da lui per poi girarmi dall’altra parte mentre stringevo i denti.
Mi portai una mano sul petto per poi iniziare a piangere silenziosamente.
Mi poggiò una mano sulla spalla.
“Scusami amore..” gli presi la mano “Non ce la faccio. Voglio stare da solo.”
“Leo..io..”
“Ho detto che voglio stare da solo!” gli urlai facendolo ammutolire. Corsi via.
Avevo trattato male il mio riccio, non avevo avuto il coraggio di guardarlo in faccia. Perché facevo così? In fondo lui voleva solo aiutarmi.
Mi chiusi in camera, stringendo il cuscino. Dopo poco mi addormentai. Sognai di tutto, soprattutto lei. Sognai di stringerla forte, i suoi capelli biondi, gli occhi del colore del cielo.
Anche i miei genitori mi apparirono in sogno. Quel giorno in cui decisi di fare coming out; degli schiaffi, i calci e i pugni di mio padre, dei suoi “Mi vergogno di te.”
Per un momento mi sentii mancare l’aria, il cuore accellerò il battito, mi sembrò di morire.
Si concluse tutto con il suono della sveglia, 10 di mattina. Aprii di scatto gli occhi, guardandomi intorno. Ma quanto avevo dormito?
Sul mio comodino un biglietto ed accanto a lui una piccola bottiglia di succo.
Lo lessi:
“Non volevo svegliarte stamattina. Sono dovuto scapare in Francia per il mio lavoro. Proverete solo con Rossana questa setimana. See you Friday night.
  Mika.”

Mi sentii in colpa. Ero stato una merda umana.. e non avrei potuto vederlo fino al live show. Ma io avevo bisogno di lui..
Volevo restare lì tutto il giorno, ma l’urlo della vocal coach mi fece balzare in piedi. Strinsi a me il biglietto e feci un mezzo sorriso.
Dovevo mettercela tutta. Provare, e ancora e ancora.
Dovevo cantare per Giulia, lo avevo promesso a suo padre.
Poi dovevo chiarire con Mika; la mia vita senza di lui sarebbe stata impossibile. Ero stato tanto acido ed egoista.
Mi vestii e guardai la mia foto con Giulia, il biglietto del riccio.. poi uscii.
Ce l’avrei fatta. Solo per loro due.

 

 

ANGOLO DELLA PAZZA DIETRO LO SCHERMO:
Salve a tutti! Deprimente anche questo? Vi giuro che l’altro è più allegro!
Al prossimo capitolo!
Mi sento come la cattiva dei film Disney.. aiuto.
Ciaus!

   
 
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