5. Nell'ufficio del capitano

 

Non era affatto bello viaggiare per i profondi mari verso il Nord quando un veliero traballava sulle onde che spruzzavano acqua perfino all’interno. I marinai cercavano di schivare quel movimento travolgente quando si formava più ampio, per poi cercare di proseguire velocemente cercando di arrivare alla loro Terra.
Nel frattempo Erik, Noah e Marjukka restavano con gli altri prigionieri nelle proprie stanzette in attesa che qualcuno venga a dargli qualche ordine, come preparare il cibo per tutti, sistemare gli uffici, aiutare i marinai in difficoltà e il capitano o Maestà, che da un po’ di tempo nessuno lo vedeva.
Era nel suo ufficio, intento a studiare la mappa. “Non si può continuare con questa tempesta” si ripeteva continuamente in testa, ma non c’era modo di cessare il viaggio per potersi fermare in qualche isola in mezzo al mare. Il suo obbiettivo era portare i prigionieri a Turmsh, come tutti gli anni, per farli diventare schiavi o soldati per riuscire finalmente a conquistare il Regno Oceanico.
Quella sera si lisciò lentamente la barbetta e si passò una mano sulla fronte umida di sudore. Sentì all’improvviso un tonfo, così lasciò la stanza per vedere cosa fosse successo.
Ma niente di che. Erik cercava di intrufolarsi nelle dispense per prendere qualcosa in più da mangiare, invece si era fregato da solo sbattendo la porta sbagliata e  richiamando l’attenzione del capitano.
“Signorino, tu vieni da quel villaggio a Sud, l’ultimo in cui siamo passati, giusto?” chiese con voce felice di aver scovato un furfante.
Erik trattenne il fiato un momento, girando lo sguardo e tenendo duro il suo negli occhi avidi del capitano. “Sì” rispose con voce fiera il ragazzo.
“Bene, vorrà dire che non mi dimenticherò mai del tuo Paese. Cercavi forse, di rubare?”
“Nossignore, assolutamente no” mentì Erik.
“Cos’hai nelle tasche?” domandò automaticamente il capitano.
Fortunatamente di cibo Erik non era riuscito a prendere nulla, ma aveva la chiave della dispensa e l’uomo se ne accorse.
“Entra nel mio ufficio che facciamo quattro chiacchiere” lo spinse dentro e senza dire niente il ragazzo entrò.
Si trovò davanti una grande stanza, colma di scaffali polverosi, con al centro una scrivania con una sedia dietro e una per gli ospiti. Erik si sedette in quest’ultima, facendo passare lo sguardo da un angolo polveroso a un altro ancora.
“Allora, come ti chiami tu?”
“Erik Ukaan”
“Bene Ukaan… togli tutto quello che hai dalle tasche” ordinò con voce fredda il capitano.
Lui fece come richiesto, sfilò dalla tasca dei suoi pantaloni ormai sporchi e lacerati le chiavi arrugginite della dispensa.
Il Re le prese in mano e le osservò rigirandosele tra le dita, poi osservando con disgusto il ladruncolo.
“Dove le hai prese?”
“Quando ho, come dire, mezzo ucciso il vostro marinaio Tow, ho trovato nelle sue tasche questa chiave e così l’ho presa. Vedete, c’è anche scritto dispensa a caratteri cubitali, come non vederla?” la voce di Erik iniziò un po’ a tremare verso la fine. Aveva detto la verità, aveva quasi ucciso Tow e rubato la chiave… e si sentiva fiero di quello che aveva fatto. Si stava ribellando. Cercava di mostrarsi un po’ dispiaciuto per quello che aveva commesso, ma in realtà non gli importava più di tanto. Sapeva che comunque si sarebbe meritato una punizione.
“Cos’hai fatto a Tow?” grugnì improvvisamente il capitano, balzando in piedi e brandendo il fedele coltello che portava alla cintura.
Il cuore di Erik iniziò a battere più velocemente, ma non lo mostrò.
“Capitano, è semplicemente svenuto. Io l’ho colpito, volevo trovare un modo per sbarazzarmi di lui… insomma, ho preso una vecchia spada e… niente di che, non mi sono neanche impegnato al massimo.”
“Ora basta! Mi stai dando anche troppi problemi ragazzino! Esci subito da qui! Anzi, non uscire dal mio ufficio… rimani, immobile, non fare un passo! Resta lì!” e detto questo, uscì sputacchiando con la faccia rossa e arrabbiata.
Erik sospirò. Si era messo nei guai, aveva fatto tutto lui, ma si sentiva un po’ offeso che Noah non si fosse preoccupato di dove poteva essere. Scrollò leggermente le spalle, tornando a guardarsi intorno.
Due minuti dopo sentì dei passi dal corridoio e pensò subito al capitano, invece erano…
 Noah e Marjukka! Che sollievo!
“Ciao ragazze… che ci fate qui?”
“Che ci fai tu qui! Forza, vieni con noi, ti tiriamo fuori da questo pasticcio!” disse Noah, cercando di convincerlo che avevano un buon piano.
Troppo tardi… il capitano li scovò tutti e tre nel loro ufficio a cercare di scappare. Ma questa volta aveva cinque marinai che li avrebbe aiutato.
“Ops…” mormorò Marjukka.
“Guarda guarda che bel bottino di ragazzi che abbiamo qui… e ora che ci facciamo con voi?”





Buonasera a tutti! Scusate il ritardo, io ve l'avevo detto di non fidarvi della mia puntualità, purtroppo sono fatta così, ho molti impegni e cercavo sempre di trovare un po' di tempo la sera per finire e correggiere questo capitolo.
E' un po' corto, anzi MOLTO CORTO, ma spero non vi dispiaccia, il fatto è che dovevo concentrarmi al massimo sul dialogo tra il Re del Nord ed Erik e l'arrivo delle due amiche. Questa volta il nostro amico l'ha combinata davvero grossa, non trovate?
Ringrazio di nuovo e come sempre tutte le persone che mi seguono e che recensiscono, senza di voi non avrei il coraggio di continuare a pubblicare capitoli :) grazie millee!!
Spero per il prossimo capitolo di arrivare leggermente prima... ehm... già... XD
Vio