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Autore: heuchelei    05/07/2014    4 recensioni
triste | YūtoHaru | missing moments | evviva l'angst(?)
Perché il suo futuro sarà un costante bianco e nero, l'assenza di colore più assoluta.
E in quel momento - proprio mentre entra nella limousine corvina - spera che le cose umide e calde che gli stanno intorbidendo la vista non siano ciò che pensa.

è dedicata alla camioncina per il suo b-day ♥︎
Genere: Angst, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Celia/Haruna, Jude/Yuuto
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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non-ti-scordar-di-me

 

♠︎♤♠︎♤♠︎

 

Non vuole chiudere gli occhi.
Non vuole abbassare le palpebre nemmeno per un istante.
Non vuole sentire quelle voci petulanti che mormorano al suo cuore.
«Poveri bambini.»
«Orfani ad una così giovane età...»
«Ho sentito che è stata avanzata una richiesta di adozione.»
Yūto afferra fermamente la mano della sorellina. Le dita paffute di Haruna gli donano una stilla di conforto. Anche se sono soli, abbandonati, vuole scrutare nelle tenebre striscianti, trovare quel frammento di luce agognato che fende le ombre all'orizzonte.
La loro speranza è sottile come un filo di ragnatela* che si staglia in quel tunnel di sussurri dal sapore della polvere e dell'oceano*.
Un oceano senza fine.


L'altalena ondeggia lentamente, l'aria torrida intaccata dallo stridio di cardini arrugginiti.
«È un bel posto.» mormora Yūto, schiaffeggiandosi mentalmente per la banalità di quel commento. Haruna ha bisogno di sorridere, non di osservazioni palesi su un luogo sconosciuto.
Un luogo che non gli ricorda neppure vagamente la sua vecchia casa, con cuscini color crema e il sentore familiare dei biscotti appena sfornati.
«C'è un bel cielo, qui.» asserisce la piccola Haruna, dondolandosi e sorridendo apertamente. Le suole delle sue scarpe calpestano l'erba secca che fa 'cric crac' sotto i suoi piedi.
Cric crac.
Lo stesso cielo che c'è sopra casa nostra.


Il tè si sta raffreddando.
Con apatia, Yūto si costringe a versarsene una tazza e la porta alle labbra.
È così amaro che gli fa storcere il naso. Sospira, cercando di restare il più immobile possibile.
La testa di Haruna è appoggiata sulla sua spalla, le labbra socchiuse e le palpebre abbassate - due finestre aperte sul mondo, sprangate dal desiderio di conoscere.
Sa che non potrà resistere ancora a lungo. L'orfanotrofio ha già firmato le carte per l'adozione.
Pacatamente, fa scivolare un mano dietro la schiena di sua sorella e lascia che appoggi la guancia contro il suo petto, facendola ascoltare inavvertitamente il battito accelerato del suo cuore.
Lascia un bacio tra i suoi capelli scuri, dissimili dai suoi, e la stringe forte. Le palpebre tremano appena, ma non si sveglia. Più vuole farle sapere, più il dolore si inasprisce.
E, sfortunatamente, non è qualcosa che si possa curare con disinfettante e cerotti.


«È ora di andare.» mormora il signor Kidō con aria burbera, dandogli un buffetto amichevole sulla spalla.
«Sì, solo un attimo.» esala mentre controlla la valigia per quella che deve essere la tredicesima volta, quella mattina «Dovrei salutare gli altri.»
Kidō si passa stancamente una mano tra i capelli pettinati all'indietro.
«Cinque minuti.» Yūto ringrazia distrattamente mentre vola verso l'atrio, lontano dalle occhiate incuriosite degli altri e dal silenzio opprimente del luogo. 
Scandaglia la hall con aria impaziente, finché non vede il familiare ciuffo di capelli aggrovigliati stagliarsi tra le assistenti indaffarate.
Lui la guarda intensamente, sentendo il cuore stringersi per il dolore.
Dentro a gli occhi di Haruna c'è confusione, sfiducia, dolore.
Il sorriso di Yūto si congela sulle labbra. Quello sguardo sembra volerlo trafiggere da parte a parte con la sua infinita melanconia.
E, nonostante la confusione e la fiumana di persone che sta passando accanto a lui, Yūto si sente solo nel mondo. Solo nel freddo gelido delle ombre.
Solo, sotto gli occhi ingenui e giudici di una bambina.
Haruna dice qualcosa, lentamente, ma le parole altrui sembrano soffocare la sua voce, trasformare le sue parole in una serie di movimenti privi di suono.
«Io... volevo proteggerti.» mormora quasi tra sé, mentre vede un sorriso triste affiorare su quelle labbra rosate e piene. Il cuore gli si stringe mentre cerca di raggiungerla, schivando le persone che si affrettano nell'atrio.
Ma Haruna sembra scomparire all'improvviso, inghiottita da un vortice di corpi, volti, espressioni.
Forse, tanto tempo fa, un ragazzo di nome Yūto le aveva promesso che sarebbero sempre stati insieme. Che non l'avrebbe fatta soffrire.
Tanto tempo fa.


Quando varca la porta, sa che lo ha fatto per l'ultima volta. Non ci sono stati addii da film tragi-romantico o mazzi di non-ti-scordar-di-me. Solo una pellicola muta di immagini in bianco e nero.
Perché il suo futuro sarà un costante bianco e nero, l'assenza di colore più assoluta.
E in quel momento - proprio mentre entra nella limousine corvina - spera che le cose umide e calde che gli stanno intorbidendo la vista non siano ciò che pensa.


angolo:
привет~
tutta questa storia di aver pubblicato tre shot in una settimana mi sta veramente spaventando, oya. nee, siamo piuttosto attivi, eh?
allora, ci tengo a dire un po' di cose:
★ questa one-shot è stata scritta per il compleanno di aurara, la mia dolce camioncina che oggi fa gli anni. Я тебя люблю, подруга♥︎ te la meriti tutta~
☆ uhm, io non so perché abbia scelto questo tema e questi personaggi. yūto mi ispirava perché è un personaggio che non avevo mai utilizzato in una shot ed era atto al genere di introspezione che volevo io, lol. probabilmente la scelta è dovuta ai discorsi deliranti(?) tra me e la signorina suoh sul fanservice e la fighezza delle spade e il fatto che ho riguardato quattro volte il primo episodio di tokyo ghoul per poi scoppiare a piangere per la felicità. 
★ inizialmente doveva essere una raccolta di drabble sul periodo che i due fratelli hanno passato all'orfanotrofio. poi le pareo sono fluite e non sapevo cosa togliere, perché mi parevano belle già così.
☆ colpevole. non dovevo scrivere qualcosa di angst ma qualcosa di fluff. seriamente.
purtroppo non ci riesco :'''
io non amo il fluff! voglio l'angoscia e la disperazione. ancora, tokyo ghoul mi influenza^^
★ 
* - questa drabble è piena di riferimenti simbolici. il filo di ragnatela è un concetto ricorrente in kuroshitsuji, sia parlando del principe soma sia se parliamo di *coff* quel figo di *coff* claude. takahiro sakurai è la mia ragione di vita~
* - sapore dell'oceano: oceano = salato = lacrime (non è così lampante) uù
bene ora devo andare - a vedere tokyo ghoul per la quarta volta. non mi stanco mai di sentire nishiki dire 'boom' e vederlo decapitare il tizio con un calcio in testa(?).
miss munaka----//rie :'''D
p.s. miss suoh, you're next♥︎

  
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